sabato 29 settembre 2012

La Roma di Zeman tra polemica e carenza di risultati

Ho sempre stimato Zeman, per il coraggio nel'esporsi, per la sua schiettezza, per il suo credo calcistico, perchè a livello di mero divertimento nessun calcio mi ha mai divertito come quello di Zeman, e per la sua serietà e devozione nei confronti del calcio. Lo Zeman dell'ultimo periodo però sembra aver perso la trebisonda. Tende a polemizzare in maniera costante, e da quasi sempre l'impressione di dire che non vince perchè è sempre colpa degli altri e non per demeriti suoi o della sua squadra, continua ad essere legato visceralmente alla nemica Juventus, indubbiamente con le sue ragioni, anche valide, ma restando ancorato a fatti superati, senza guardare avanti.. Inoltre questo inizio di stagione conferma che Zeman appartiene a quella stregua di allenatori tetragoni al cambiamento, cocciuti e ostinati nelle loro idee. Il 4-3-3 Zemaniano è un modulo di movimento soprattutto nella fase offensiva, che richiede attaccanti in grado di muoversi e svariare sul fronte offensivo. Alla Roma l'unico attaccante dotato delle suddette caratteristiche è Lamela. Totti ha 36 anni e il cambio di passo per giocare da esterno lo ha perso da tanto tempo, Osvaldo è sicuramente una punta mobile ma più del centravanti non può fare, Mattia Destro ha le stesse caratteristiche tecniche, ma non ha i colpi e la fisicità dell'Italo-Argentino, mi sembra del tutto sprecato/inutile nel ruolo di attaccante esterno, dove ci vogliono una rapidità e una tecnica di cui il giovane azzurro non dispone. Morale della favola: non si sa per colpa di chi ma questo non è un attacco congeniale al gioco Zemaniano. La maggior parte degli allenatori starebbe ore a chiedersi come correggere la squadra, come valorizzare il materiale di cui si dispone in altro modo, Zeman invece no, non lo può fare, non lo ha mai fatto e dubito che lo farà. Giocare a 3 punte con questo tipo di attaccanti è un handicap che decidi autonomamente di infliggerti. Anche a centrocampo vi sono evidenti problemi tecnico-tattici. Lasciando stare l'universale De Rossi, l'unica nota realmente positiva è Florenzi, che al gioco di Zeman per caratteristiche si presta molto bene. Il resto è da registrare. Sembra chiara l'intenzione di valorizzare Panagiotis Tachtsidis, giocatore ottimo con colpi eccellenti. Tachtsidis però è costretto a pagar dazio e tributo alla sua enorme mole  con rapidità e velocità, di certo non i punti di forza di questo giocatore. Poi c'è Bradley, attualmente infortunato e quindi non giudicabile. Fondamentalmente l'Americano è congeniale al sistema, ma limitare i problemi della Roma alla sola assenza di Bradley è riduttivo. Altro infortunato è Pjanic, ma a giudicare dalle formazioni viste mentre era disponibile, mi sembra proprio di intuire che Zeman non lo veda di buon'occhio, probabilmente a causa di una componente naturalmente incline ai leziosismi nel suo stile di gioco. A completare il quadro Perrotta che ha già imbeccato il viale del tramonto e Marquinho, che secondo me è il giocatore su cui puntare, soprattutto quando Tachtsidis è in campo, quantomeno per dare dinamismo a un centrocampo che di fatto lo richiede ma che con Tachtsidis lo perde. La difesa non la commentiamo, la classica difesa approssimativa che contraddistingue il calcio zemaniano, con una spruzzata di tragicommedia, perchè a parte Balzaretti e qualche buona partita di Castan, si son viste scene di delirio onirico da film di serie Z degli anni 80. 11 gol subiti in 5 partite, più di due di media a partita, non accompagnati come già visto da una grande produzione offensiva. La partita di stasera contro la Juventus(non me ne vogliano gli  Juventini, la Juve ha giocato bene, avrebbe vinto ma gli è stato reso tutto facile) si aggiunge a quella incredibile col Bologna e a quella contro la Sampdoria che con poche mosse e in inferiorità numerica ha imbrigliato i giallorossi. Mi spiace doverlo dire ma se Zeman vuole tenersi il posto deve cambiare qualcosa. Io ad esempio gestirei meglio Totti, Zeman non è Luis Enrique, ha la personalità e il piglio per farlo, e arretrerei il  suo raggio d'azione, lo farei giocare rifinitore, con spazio e compiti ben definiti e farei ruotare gli uomini d'attacco. Per quanto riguarda il centrocampo accantonerei Tachtsidis, è fortissimo ma non è adatto a questo tipo di gioco, e punterei tutto su Florenzi-Bradley-De Rossi, con l'americano a fare da scudo appena rientrerà, nell'attesa metterei invece De Rossi da scudo e Marquinho mezz'ala, ruolo che sa interpretare bene. Per la difesa più della capatina a San Pietro non posso ipotizzare, penso che l'unico modo per limitare i danni sia quello di fare più gol di quanti se ne subiscono. E'davvero un peccato vedere Zeman che con una squadra che ha delle potenzialità, galleggiare a metà classifica, giocando da neo-promossa che si trova in A un pò per caso e un pò per desiderio. Ma se non si inventa qualcosa, mi sa che Zemanlandia capitolo quarto finisce senza lieto fine.

martedì 25 settembre 2012

Non è sempre colpa degli altri-Fenomenologia rosanero

2002-2012 Glerean, Arrigoni, Sonetti, Baldini, Guidolin, Del Neri, Papadopulo, Guidolin-2, Colantuono, Guidolin-3, Colantuono-2, Ballardini, Zenga, Delio Rossi, Cosmi, Rossi-2, Pioli, Mangia, Mutti, Sannino, Gasperini. 17 allenatori, 13 esoneri quattro scadenze naturali di contratto. 2002-2012 Foschi(bene), Sabatini(preferisco Foschi ma Benissimo), Sogliano(ectoplasma dal nome figo) Perinetti e adesso Lo Monaco. In 10 anni 17 allenatori e 5 dirigenti diversi sono il segno tangibile di una gestione dei programmi societari clamorosamente sbagliata.. I progetti, a prescindere dagli obiettivi, si realizzano soltanto tramite quel minimo di continuità almeno a livello dirigenziale. Di esempi ne posso fare parecchi. Il Chievo, squadra che ha obiettivi simili a quelli che ormai sono del Palermo ha lo stesso dirigente da 20 anni(Sartori), conosce i limiti e le potenzialità del progetto, esonera solo se necessario e raggiunge sempre l'obiettivo. Prendiamo anche la Sampdoria dell'era Marotta che del Palermo aveva gli stessi obiettivi e che alla fine ha gabbato il Palermo sul più bello. A Palermo manca proprio la base. Chi viene prima ancora di fare i conti coi tifosi li deve fare con Zamparini, un presidente a cui sicuramente va dato il merito di aver riportato Palermo in alto,   a cui andrebbe spiegato che così non si va da nessuna parte. Non si può chiamare un'allenatore, elevarlo al rango spirituale del Dalai Lama del calcio, e mandarlo via dopo una striscia negativa definendolo il male atavico, ne tantomeno chiamare tre dirigenti in due anni, affidargli mercato e risorse per poi far si che si dimettano o cacciarli quando il materiale a disposizione non ti piace. Il Palermo quest'anno poteva tranquillamente, come fa il Chievo da anni, allestire una squadra per la salvezza. Poteva farlo spendendo una minima parte del ricavo delle cessioni in onesti mestieranti di categoria per tappare le falle di una rosa comunque carente. Si è deciso invece di tenere quelli che l'anno scorso se la son vista brutta rischiando di retrocedere, puntellando la squadra con acquisti senza senso, comprando o doppioni o giocatori che senza l'allargamento della panchina a 12 giocatori si sarebbero accomodati in tribuna. Se Mantovani e Munoz non si son dimostrati affidabili la scorsa stagione, il solo Von Bergen mi sembra un pò pochino e d'altronde sempre del titolare della squadra materasso della scorsa stagione parliamo. Se oltre Miccoli il  Palermo in attacco fatica e si sa che l'unico giocatore semi-affidabile che c'è in rosa è Budan che però oltre ai noti problemi di tenuta fisica ha dovuto soffrire un terribile lutto allora si dovrebbe comprare un'attaccante affidabile. La scommessona Dybala è una bella suggestione, ma l'argentino resta un doppione di Miccoli da vedere in prospettiva futura, e con 12 milioni di euro di punte oneste di categoria te ne compri almeno un paio. A centrocampo non son stati presi i giocatori funzionali al gioco di Sannino, soprattutto sulle fasce, dove non è arrivato nessuno, Giorgi a parte, perchè Brienza, pur essendo un buon giocatore, non può essere considerato un'esterno puro, costringendo l'allenatore a puntare sull'enigmatico Bertolo(3 anni che gioca in A e non ho ancora capito il ruolo esatto). Sannino parte male e viene esonerato per aver perso contro due squadre nettamente più forti e per aver pareggiato in casa con una squadra di pari livello. Viene chiamato Gasperini, che indubbiamente è un allenatore d'esperienza, ma che è iper disfunzionale per gli uomini che ci sono in rosa. Mancano le ali pure, il play-maker, un centrale che sappia portare il pallone e supportare il centrocampo e la punta centrale forte, fenotipi standard del 3-4-3 di Gasperini. E' stato cacciato pure il dirigente che tanto era stato voluto, per quali colpe non si sa. Sia chiaro io sono un'estimatore di Lo Monaco, ma che miracoli può fare, soprattutto a mercato chiuso? Arriva Lo Monaco e i giocatori che fanno? Si trasformano? L'impressione che al Palermo manchi il senso della misura ormai è certezza. Come si può costruire qualcosa se alla prima difficoltà salta la testa dell'allenatore e alla seconda quella del dirigente? Quando a fronte dei miei insuccessi attribuivo agli altri colpe e demeriti, qualcuno mi faceva notare che si, può capitare, anche più volte, ma che non è sempre colpa degli altri. Mi sa che Zampa questo non lo sa ancora...

domenica 16 settembre 2012

Serie A-Impressioni di settembre

Strano ma vero, l'inizio di questa Serie A mi è piaciuto parecchio. Parecchio perchè per la prima volta da tanto tempo si vedono tante sorprese positive, tante partite di sostanziale buon livello e una maggiore competizione. E' chiaro che il posto in meno in Champions non giova al movimento calcistico, se non altro ha avuto il merito di rendere il campionato più competitivo. Procediamo per gradi. In testa ci sono la Juventus, il Napoli e la Lazio. I primi due nomi non mi sorprendono, perchè la prima non perde da 41 partite in campionato, ha una rosa profondissima, un sistema di gioco implementato e un nome sullo stemma che ricomincia ad avere il suo peso, mentre la seconda, dopo aver dimostrato l'anno scorso di essere squadra ostica per tutti, sta incominciando a dare una certa continuità al gioco espresso, grazie a una rosa di buon livello, finanziata dalla cessione di un Lavezzi, che a giudicare questo Napoli senza di lui, appare pure sopravvalutato. La Lazio però è una sorpresa, sorpresa come il suo allenatore, Petkovic. Per me era il primo a cadere, fino ad ora ne ha fatti cadere tre. La Lazio è sicuramente una buona squadra, l'inizio era comunque abbordabile, ma ho la sensazione che Petkovic sia un tecnico concreto e deciso e che sia in grado di massimizzare il rendimento dei giocatori di maggior talento, guardare Klose ed Hernanes come riprova di ciò che ho scritto. Può essere una mina vagante, non dico vincere lo scudetto, ma essere nel gruppo di testa si. Un'altra sorpresa, a punteggio pieno ma con una penalizzazione di un punto è la Sampdoria. Tornata nella sua dimensione, ha battuto un modesto Milan, ha regolato il Siena ed ha steso il Pescara. Può non sembrare tanto, ma per una neo-promossa a prescindere dal nome che porti, fare il tuo dovere giocando anche benino non è roba da poco. A sei punti troviamo la Fiorentina e l'Inter.In queste prime uscite la Fiorentina è sembrata troppo legata alle giocate di Jovetic. Se non illumina il montenegrino, si va inevitabilmente sotto. Nonostante ciò, essendo la rosa della Fiorentina di buon livello, ed essendo stata costruita a immagine e somiglianza del tecnico Montella, son convinto che alla lunga verrà fuori il valore assoluto. Luci ed ombre invece per l'Inter. Le luci sono date da Milito, che non ha perso il feeling col gol e dalla cosiddetta fascia di mezzo, cioè quei giocatori non giovani ma non vecchi che all'Inter son mancati nelle ultime stagioni e che fino ad ora garantiscono un rendimento accettabile. Le ombre son date invece da una quadratura che sembra ancor lontana dall'essere trovata e dal dover gestire troppi nomi nell'assegnazione del supporting cast di Milito. Cassano, Sneijder, Palacio, Coutinho e Alvarez, tutti buoni giocatori che la panchina non la vogliono e non la possono fare, e che possono diventare di difficile gestione, anzi, direi che lo sono già. Stramaccioni ha l'ingrato compito di rilanciare una squadra che è passata repentinamente da cima a fondo, e lo può fare soltanto dimostrando di essere Stramaccioni senza appellativi ed evocazioni di Mourinhana memoria, rivendicando a fondo le sue scelte, come fino ad ora sta facendo. A quattro punti troviamo Catania e Roma. Il neo allenatore del Catania Maran sta facendo benissimo nel continuare il sentiero tracciato da Montella, senza avere la presunzione di voler cambiare le cose e i risultati si vedono. Perdere con la Fiorentina ci può stare, i rossoblù hanno fatto bene il loro dovere, anche con un pò di fortuna. La Roma ha perfettamente dimostrato di avere la forma mentis zemaniana. 7 gol fatti e 6 subiti nelle prime tre partite, un atteggiamento totalmente offensivo e la capacità di stupire sempre. Proprio come sta facendo il tecnico boemo, libero pensatore che però negli ultimi tempi sconfina troppo negli attacchi e nelle querelle senza badare ai risultati. La partita di oggi ne è emblematico esempio. Grande gruppone a 3 punti. Cominciamo dal Milan. Il sanguinoso dopo Thiago-Ibra è incominciato come si temeva, cioè male. I giocatori che sono arrivati devono calarsi nella realtà di essere nel club più titolato al mondo e per la prima volta a distanza di anni nel Milan manca un giocatore risolutivo, che non può essere il falcidiato Pato. Una base buona su cui lavorare c'è, ma ho l'impressione che Allegri non sia in grado di valorizzare quel poco che ha. Bisogna dare una svolta e in fretta, altrimenti diventa un miraggio pure l'Europa League. Passiamo al Genoa. Se le partite durassero 45 minuti, son convinto che il Genoa sarebbe campione d'Italia. Dal punto di vista del gioco benomale ci siamo, ma i cali di tenuta atletica avuti dal Grifone nei secondi tempi delle partite son davvero preoccupanti. Penso che De Canio debba lavorare molto sull'intesa Borriello-Immobile, cercando di optare per un modulo meno dispendioso dal punto di vista energetico rispetto al 4-3-3 visto fino ad ora. Perchè non sempre i buoni giocatori possono bastare. Il Genoa ne ha tanti, ha comunque più da guadagnare che da perdere. Il Parma di Donadoni invece si ritrova nel dover gestire la fastidiosa eredità di Giovinco. I vari Pabon, Ninis e Belfodil visti fino adesso, in rampa di lancio per affiancare Amauri quando rientrerà, non sembrano avere la personalità adatta a ricoprire questo ruolo e non è solamente un fatto tecnico. Bisogna riprendere, a prescindere da quale sarà l'assemblaggio finale, l'ottima strada tracciata l'anno scorso e gli obiettivi potranno essere raggiunti. Passiamo al Chievo Verona. Sostanzialmente anche quando acquistano 10 giocatori diversi nessuno sembra accorgersene, perchè questa squadra da sempre l'impressione di essere uguale. Lo è nella politica societaria e nelle ambizioni. L'inizio è accettabile per una squadra che mira alla salvezza, ma bisogna fare attenzione alle Sabbiemobili. La dote extra del Chievo, più che qualche giocatore di livello, è il contesto non ipertrofico. Non son sicurissimo come gli altri anni che questo possa diventare il valore aggiunto. Chiudiamo il gruppone dei tre punti con il Bologna. Finita l'era Di Vaio e perso Ramirez ci si aspettava un ridimensionamento. L'inizio con due sconfitte sembrava confermarlo. La vittoria in rimonta contro la Roma di oggi, inaspettata sicuramente, da uno slancio a una squadra che può raggiungere con grossa tranquillità l'obiettivo salvezza. D'altronde Diamanti ha finalmente raggiunto la maturità che non gli ha consentito di esplodere prima e il sostituto di Di Vaio è Gilardino, che di gol in A ne ha fatti 146, c'è molto di peggio. A due punti troviamo l'Atalanta, penalizzata anche quest'anno, di due punti, e il Cagliari. Per la formazione orobica l'inizio è stato buono. E' arrivato un successo comunque inaspettato, che ha confermato la bontà della rosa dell'Atalanta, a mio parere la squadra più equilibrata in tutti i sensi della Serie A. Si sta lavorando davvero bene dalle parti di Bergamo e le premesse per bissare l'ottima stagione passata secondo me ci sono tutte. A Cagliari invece si sorride di meno. Le false partenze del Cagliari da quando è tornato in Serie A, sono effettivamente state ricorrenti, ma alla fine la salvezza è praticamente arrivata sempre. Non vedo il motivo per cui non debba arrivare quest'anno, i giocatori validi per centrare l'obiettivo ci sono.  Bisogna vedere se Cellino asseconderà la sua smania di esonerare l'allenatore dopo un periodo negativo. Esonero o non esonero sarà comunque una mossa risolutiva, come insegna Allegri, o i vari traghettatori come Sonetti o Ballardini nel 2008 che hanno salvato la squadra. Un punto solo per l'Udinese e per il Palermo. Per i friulani l'aver mancato di nuovo l'obiettivo Champions, questa volta contro una squadra più che abbordabile, ha probabilmente rappresentato una clamorosa mazzata per una squadra che non avrà più questa possibilità per molto tempo. L'inizio è stato traumatico. Due sconfitte contro Fiorentina e Juventus, a cui fino alla stagione passata riusciva tranquillamente a dare filo da torcere e un pareggio contro il Siena in cui la vittoria è stata gettata alle ortiche(per essere fini). Se non altro c'è la consapevolezza che l'età dell'oro è finita e che bisogna ricominciare a lavorare per raggiungere l'obiettivo minimo di un campionato tranquillo e i mezzi comunque ci sono. Per il Palermo invece il clima sembra essere di Armageddon. Due sconfitte, che ci possono tranquillamente stare, contro Lazio e Napoli e un pareggio casalingo contro il Cagliari dopo una partita che hai controllato più o meno agevolmente. Zamparini non ha resistito all'irresistibile voglia di esonerare l'allenatore(che, come sempre era l'uomo giusto, iper voluto, l'uomo della svolta, il taumaturgo, ecc..ecc.). Via Sannino, a cui non è stata consegnata una squadra congeniale al suo calcio quadrato e scolastico, dentro Gasperini, l'allenatore secondo me più inadatto da ingaggiare vista la rosa del Palermo, che già sembra poco elastica, figurati per il 3-4-3 prediletto dal tecnico. A inquietare più dei risultati il desolante mix tra una condizione fisica da scapoli-ammogliati del giovedì e un gioco inesistente. Inizio di campionato che rappresenta il culmine di tutta una serie di scelte sbagliate sul mercato. Gasperini rischia dunque il ruolo di Caronte, traghettatore verso gli inferi della Serie B. Non pensavo che l'avrei detto, ma il rischio è più che concreto. A 0 punti il Pescara. Dopo la promozione si doveva ripartire da Zeman, dal pescarese Verratti e magari dalla speranza di trattenere Insigne e Immobile. Non è andata così e al giovane mister Stroppa è stata consegnata una squadra infarcita di giovani talenti, spruzzata con qualche gregario di Serie A. Fino ad ora è andata male, e ci credo, come può fare non dico Stroppa, chiunque a dare una dimensione di squadra a una cozzagglia ammassata senza criterio? I buoni giocatori(Perin, Weiss, Caprari per citare i più mainstream) ci sono anche ma non mi sembra sufficiente e l'inizio con 0 punti e nove gol subiti sembra essere il prologo di una stagione disastrosa. Concludiamo col Siena, ultimissimo a meno 4 punti.  Come insegnano l'Atalanta lo scorso anno e la Reggina del 2007, partire bene è fondamentale,e il calendario che metteva di fronte i senesi con due neopromosse sembrava favorevole per recuperare subito la penalizzazione. La partenza è dunque da considerarsi disastrosa. Lasciati per strada 5 punti contro Torino e Sampdoria, il pareggio di oggi con l'Udinese si può considerare per quello che è: un buon segnale, ma ininfluente per l'obiettivo finale, che, almeno secondo me, difficilmente verrà raggiunto.

Il campionato è appena iniziato, e il calcio insegna che i verdetti son decretati da matematica e dal fischio finale dell'ultima giornata. L'unica cosa di cui son convinto è che il campionato di quest'anno sarà uno dei più appassionanti degli ultimi 20 anni.

sabato 15 settembre 2012

NBA-Miniguida alla Western Conference

Manca meno di un mese all'inizio della stagione NBA, secondo me questa sarà una delle stagioni NBA più belle di sempre. Vuoi per il draft profondissimo, vuoi per il mercato e per i clamorosi acquisti, quella che si prospetta è una stagione con tante squadre di ottimo livello. In questo post cercherò di analizzare le 15 franchigie della Western Conference.


Dallas Mavericks

E' finita l'era dell'anello, ne incomincia una nuova. Gli addii di Chandler e di Barea nel 2011 avevano già pesato sulla squadra di coach Carlisle, che nella scorsa stagione è apparsa scarica, priva di idee, cattiveria e concretezza. L'obiettivo dichiarato della franchigia texana era quello di mettere a segno l'acquisto di un all-star, ma il rinnovo di Deron Williams con i Nets ha fatto saltare i piani. E' scattato comunque un restyling. Via Haywood, Lamar Odom(e la signora Khloe) e soprattutto Jason Terry, e lasciato andare Jason Kidd ai Knicks, sono arrivati Kaman, il pivot che mancava dopo la partenza di Chandler, Brand, che come lungo dalla panchina è un'ottimo acquisto, Dahntay Jones, Collison, a cui tocca l'ingrato compito di non far rimpiangere Jasone, e soprattutto O.J. Mayo, giocatore di talento assoluto che a Memphis non si è espresso del tutto. L'età del roster è stata sostanzialmente abbassata nonostante la presenza di giocatori come Vince Carter, da tempo in fase calante, Shawn Marion, bel giocatore ma non più quello di una volta, e soprattutto Dirk Nowitzki, l'unica vera certezza di questa squadra. Per essere una franchigia in rebuilding non è messa assolutamente male. Bisognerà capire durante la Regular Season quale sarà la faccia di questa squadra. Son curioso di vedere se Mayo agirà da sesto uomo come ai Grizzlies, per avere un impatto maggiore contro i secondi quintetti o se invece verrà investito dei galloni da titolare. A prescindere da questo vedo comunque i Mavs ai Play-off, con l'ultimo posto disponibile, anche se a livello di competitività assoluta c'è ancora molto lavoro da fare.

Denver Nuggets

Nel 2011 hanno perso il loro uomo franchigia, Anthony, entrando in ricostruzione. Un anno e mezzo dopo i Nuggets si ritrovano dov'erano nell'era Melo, cioè competitivi ad ovest. Dalla trade con i Knicks secondo me  hanno solamente guadagnato. A un roster che l'anno scorso aveva mostrato un'ottima combinazione di tecnica e di esplosività fisica, si è aggiunto l'all-star e campione olimpico Andrè Iguodala, che da un'ulteriore dose di tritolo alla franchigia del Colorado. Iguodala è l'elemento perfetto, quello che coniuga i buoni fondamentali con un'atletismo invidiabile. Dal punto di vista atletico fronteggiare i Nuggets, soprattutto in casa con i vari McGee, Faried, Chandler e Lawson sarà cosa davvero difficile. Se a questi nomi aggiungi gente come Mozgov, pivot vecchia scuola notevolmente migliorato e soprattutto Danilo Gallinari, non puoi ottenere altro che una squadra competitiva, nonostante le partenze di giocatori come Afflalo ed Harrington che a Denver avevano un loro perché. Proprio Gallinari può essere considerato un potenziale fattore in questa squadra. L'ala milanese ha ormai dimostrato di essere un giocatore della lega, visti i mezzi tecnici che ha a disposizione e l'uso che ne fa. Se gli infortuni non lo perseguiteranno e se riuscirà ad aggiungere quel pizzico(sottolineo pizzico) di cattiveria e personalità che ancora gli mancano, può essere più che importante e decisivo. George Karl, vecchio volpone NBA, ha a disposizione un roster di altissimo livello, comparabile se non a quello dei Supersonics del 1996, almeno a quello dei Milwaukee Bucks che nel 2001 fecero sudare freddo Allen Iverson e i 76ers. Li vedo ai Play-off in una posizione dalla 4 alla 6, e in grado di  poter fare un pò di strada in più nella Post-Season rispetto agli ultimi anni.

Golden State Warriors

La franchigia californiana a distanza di anni può finalmente dire di avere un roster minimamente competitivo. La trade Bogut-Ellis con i Bucks è stato l'ulteriore segnale della volontà di affidare la squadra all'ottimo Stephen Curry, potenziale all-star NBA. Il mercato estivo ha portato giocatori di esperienza come Carl Landry e Jarrett Jack, utilissimi per allungare le rotazioni e soprattutto Harrison Barnes, uno dei pezzi da 90 di questo draft, il più profondo dal 1996, destinato a comporre assieme a David Lee e Bogut un'ottimo front-court, con Richard Jefferson pronto a fare da chioccia. Se Klay Thompson conferma le ottime doti messe in mostra l'anno scorso, se Stephen Curry ultima il percorso di maturità e se Harrison Barnes mantiene le promesse, allora siamo di fronte a una delle possibili sorprese della stagione. Si giocheranno i play-off, sinceramente non penso riusciranno ad arrivare, li considero un possibile domani nella Western Conference.

Houston Rockets

Nella squadra che fu del maestro Olajuwon c'è aria di rifondazione. Roster lunghissimo e pieno di novità a cominciare da Jeremy Lin, il giocatore che ha incantato il mondo nel Febbraio-Marzo scorso. Al play di Harvard il compito di dare le geometrie che gli ottimi Lowry e Dragic(andati a Toronto e Phoenix), e soprattutto dimostrare di essere a tutti gli effetti un giocatore della lega e non un colpo mediatico. Lin andrà a completare il reparto guardie composto da  i nuovi arrivi Livingston, Delfino(ottimo acquisto per la sua completezza), Toney Douglas(che fungerà da cambio di Lin), il leader tecnico Kevin Martin, che fino ad ora però non ha inciso più di tanto sui risultati di squadra e Jeremy Lamb da U-Conn, altro prospetto interessante. Passando al reparto lunghi si registra l'arrivo del pivot turco da Chicago Asik, che sarà con ogni probabilità il centro titolare. Il turco pur avendo dimostrato personalità e buone doti difensive non sembra avere gli attributi tecnici giusti per poter essere titolare in una squadra che comunque aspira alla Post-Season.  A completare il reparto lunghi  JaJuan Johnson e Patterson, e il neo-draftato White, mentre l'ottimo Parsons e Morris completano quello delle forwards. Giocatori indubbiamente di prospetto, troppo poco per essere competitivi a lungo andare. Il lavoro della dirigenza è orientato ad assicurare un futuro a medio lungo termine, per il presente non li vedo competitivi alla lunga per un posto ai Play-off.

Los Angeles Clippers

L'inizio dell'era Blake Griffin è coinciso con l'inizio dell'era:"I Clippers non sono una barzelletta". Dopo gli arrivi di Billups, Butler e soprattutto Chris Paul, cioè tre all-star, nella scorsa stagione, quest'anno si è pensato di puntellare il roster a disposizione di coach Del Negro. Nonostante le partenze di Mo Williams, di Young, di Foye, di Kenyon Martin e dell'utilissimo Reggie Evans, sono arrivati ottimi giocatori, tutti con grande esperienza NBA. A cominciare da Lamar Odom, che torna nella Los Angeles dove tutto è cominciato per la felicità dei tifosi(forse) e di Khloe Kardashian(sicuramente). Avere a disposizione una Point-forward come lui può essere un'arma, se le sue condizioni psicologiche non sono quelle di Dallas. Gli arrivi nel reparto lunghi si completano con due talentuosi(si, mi piace scherzare) Hollins e Turiaf, comunque più che utili a dare ossigeno ai due lunghi della squadra. I colpi di mercato però non finiscono qui, sono inoltre arrivati nonno Grant Hill, che a 40 anni da compiere resta un giocatore favoloso, e Jamal Crawford, in cerca di riscatto dopo un'opaca stagione ai Portland Trail Blazers e da pochissimo Matt "Frankestein Jr" Barnes. Non sottovaluterei l'impatto di Jamalone, soprattutto in uscita dalla panchina, dove negli ultimi anni ha fatto vedere che può garantire più di un ottimo apporto. Il roster è di livello molto alto. Sono una potenziale contender, potrebbero pure arrivare in un'eventuale conference Finals a patto di avere fortuna negli accoppiamenti Play-off. L'unico che non mi convince a pieno è DeAndre Jordan. Forte è forte, ma in una squadra così densa di talento, non sarebbe stato meglio cercare un pivot magari meno atletico ma sicuramente più completo per dare equilibri diversi? Questo lo dirà il campo.

Los Angeles Lakers

Nell'NBA comunque vada sono loro i protagonisti. Sia quando vincono, sia quando perdono, sia quando acquistano, sia quando non acquistano. Dopo le ultime deludenti stagioni a Lakerslandia è scattata la rivoluzione. Aperitivo offerto da Buss e Kupchak Steve Nash, 38 anni, stagionato, sicuramente, fortissimo, pure, che cerca l'assalto a quell'anello che non ha mai raggiunto nonostante i due titoli di MVP e la poetica visione di gioco. Poi è la volta di un'altro vino di annata, meno prestigioso ma sempre molto appetibile, cioè Antawn Jamison, che dopo tre anni passati nella Cleveland nella transizione(dolorosa, molto dolorosa) tra Lebron James, il nulla cosmico e Kyrie Irving, si gioca pure lui la possibilità di vincere un titolo, da panchinaro di lusso addetto alla produzione punti. Già con Nash e Jamison il roster era mediamente competitivo. Ad Agosto mentre i comuni mortali erano al lido a prendere il sole organizzano una trade equiparabile a quelle fatte nel 2007 per Garnett ed Allen, portando a casa nientepopòdimenoche Dwight Howard, il pivot più forte dell'NBA, al posto di Andrew Bynum, che, nonostante i due titoli vinti da centro titolare, si era mostrato molto indolente nelle ultime due stagioni. Nella trade che ha portato il simpatico(ma neanche troppo) amante del cartone animato "Il re Leone", sono arrivati anche Duhon e Clark, che si aggiungono a una panchina in cui siedono il mai amatissimo Steve Blake, Devin Ebanks, Jordan "Gandhi" Hill e un'altro colpo, cioè Jodie Meeks, che secondo me può dire davvero la sua e a volte fare la differenza, vista la sua attitudine a tirare qualche bomba quando gli capita. E poi ci sono loro. Pau Gasol, reduce da due stagioni fosche in cui di fatto è stato surclassato dal fratello Marc(si il ciccione, bravo ok, ma mai ci si sarebbe aspettato di vederlo all'ASG al posto di Pau), Metta World Peace, e soprattutto l'uomo franchigia Kobe Bryant, reduce da un divorzio salato e da un'altro alloro olimpico. Il roster secondo me è ipercompetitivo, migliore di quello che ha allestito Miami quest'anno e direi che fare di meglio era molto difficile. Adesso però vengono i nodi al pettine. Di punti di domanda come sempre ce ne stanno parecchi. Primo su tutti Mike Brown. E' un buon capo-allenatore, secondo me però non ha una personalità da Lakers, figuriamoci in questa versione fatta da campioni e comprimari molto forti. Bisogna vedere come sarà in grado di controllare la nave. Il secondo punto è il fu Ron Artest. Bisognerà capire se partirà nello starting five, o se subentrerà dalla panchina. Può fare entrambe le cose tecnicamente e teoricamente. Bisogna capire quanto Metta World Peace contribuisca alla Pace nel mondo se viene relegato in panchina o peggio ancora lanciato da titolare con dei compiti precisi, che lui tende a maltollerare. Dulcis in fundo Kobe Bryant. Gli arrivi di Howard e Nash spianano la strada a nuove soluzioni di gioco che potrebbero metterlo un pò, ma non troppo, più a margine nel gioco giallo-viola. Il 24 però per sua natura, tende a prendere un discreto numero di tiri e a catalizzare il gioco su di se. Dubito fortemente che accetti di fare il tiratore perimetrale sugli scarichi di Nash dopo un pick-and-roll giocato con Howard, o che accetti di tornare al ruolo di sidekick che aveva ai tempi di Shaq, cosa che ritengo improbabile. E qui si ritorna al punto uno. Se Mike Brown trova la ricetta giusta per gestire tutte queste problematiche e a dare una dimensione di squadra nella squadra più non ho più aggettivi del mondo, allora loro vincono il titolo. Altrimenti arrivano alle WCF perdendole.

Memphis Grizzlies

Via O.J. Mayo e l'ectoplasmatico Arenas. Dentro Bayless perfetto ibrido di due giocatori che, con tutti i limiti del caso, erano comunque di ottimo livello, e Ellington. Non c'è stato un'effettivo miglioramento o un balzo che invece molte squadre della Western Conference hanno fatto. Il livello e salito praticamente dappertutto a parte a Memphis, che resta comunque una squadra competitiva. Anche qui ci son delle incognite. Una su tutte Zach Randolph. Nelle ultime due stagioni uomo franchigia e copertina di Memphis nonostante Rudy Gay. Z-Bo tecnicamente non si discute, ma l'anagrafe quest'anno dice 31 e sinceramente non son convinto che possa replicare le ultime stagioni. Memphis resta competitiva per i Play-off dove può tranquillamente ambire agli ultimi due posti, ma urge un restyiling a partire dalla prossima stagione,

Minnesota Timberwolves

A 5 anni dalla fine dell'era KG i T'Wolves possono finalmente dire di avere una squadra. Si riparte dall'asse Love-Rubio, che l'anno scorso, prima dell'infortunio dello spagnolo, ha tenuto i Wolves in lizza per i play-off. Su questo nucleo forte la dirigenza ha saputo costruire molto bene. In primis un mercato di livello eccezionale. Sono arrivati Budinger e il figliol prodigo NBA Andrei Kirilenko, pronti a giocarsi il posto nello starting five come Small Forward, consapevoli comunque di poter avere un impatto positivo anche in uscita dalla panchina. Vedo più Kirilenko. Sempre dalla Russia arriva Alexei Shved, talentuosa guardia, una delle rivelazioni delle scorse Olimpiadi che hanno visto la selezione guidata da Blatt arrivare alla medaglia di bronzo, anche grazie ai suoi 25 punti nella finalina contro l'Argentina. Shved se riesce ad ambientarsi può diventare un fattore in questa squadra, qualunque sia il suo ruolo. A chiudere il mercato due onesti comprimari come Stiesma e Cunningham e una scommessa, che si spera sia vincente: Brandon Roy. Le ginocchia non gli hanno dato tregua a Portland, e la sua carriera era prematuramente terminata. Ha deciso di tornare, in quali condizioni non lo sappiamo, speriamo buone. I rischi sono minimi e la resa può essere massima se Mr. Elegance torna ai suoi meravigliosi standard. Nomi che si aggiungono ai già citati Love e Rubio, accoppiata potenzialmente tra le più devastanti della lega(aggiungerei che vedo Love come potenziale giocatore in lizza per l'MVP), Pekovic, cresciuto notevolmente nella scorsa stagione, Ridnour, il lungo iperatletico Williams, e JJ Barea, il fattore decisivo nei Mavs per la conquista del titolo 2011. Ma il vero uomo in più può essere il coach: Rick Adelman. Allenatore fantastico, che l'anello non è mai riuscito a vincerlo ma che ha sempre allenato egregiamente. Ha a disposizione una squadra giovane e talentuosa che secondo me può far rendere al massimo. Previsione? Non mi sembra così utopico vederli ai Playoff tra le squadre che nel primo turno hanno il fattore campo.

New Orleans Hornets

L'era dopo Chris Paul poteva essere dolorosa, e invece è andata molto ma molto meglio del previsto Il Draft 2012 ha regalato alla franchigia della Louisiana Austin Rivers, figlio del Doc di Boston, da Duke, ottimo play di prospettiva e soprattutto lui, il monociglio più desiderato d'America, Anthony Davis, prima scelta assoluta a furor di popolo e medaglia d'oro a Londra 2012. Ai due giovani talenti si è aggiunto il Most Improved Player della scorsa stagione, Ryan Anderson, arrivato da Orlando in cambio di Gustavo Ayòn. I tre giocatori, giovani e di talento, affiancheranno la stella della squadra, Eric Gordon. Al venezuelano Vazquez toccherà probabilmente il compito di produrre punti dalla panchina in cui siede gente come Warrick, Roger Mason e Robin Lopez, che potrebbe essere il centro titolare nel caso in cui Davis giochi da Power Forward, Jason Smith e il nigeriano Aminu. Lasciano la Louisiana Kaman, Jack e Belinelli, di certo non ricordato come uno dei giocatori che hanno shockato la Louisiana. La squadra di coach Williams è giovane, futuribile e talentuosa. Troppo giovane per poter aspirare ai play-off, abbastanza grande per poter divenire una futura contender.

Oklahoma City Thunder

Nonostante la pesante sconfitta nelle finals 2012, dalle parti di Oklahoma City hanno pensato di cambiare poco com'è logico che sia. L'unico addio di rilievo, per ora è quello di Fisher. Nel roster entrano Orton, ex Orlando, Rautins, ex Knicks, e Hasheem Thabeet, seconda scelta del Draft 2010, che fino ad ora dire che ha deluso è poco. Resta il nucleo forte dei Big Three Durant, Westbrook e Harden, adesso pure ori olimpici,  assieme a Perkins, Sefolosha ed Ibaka. Sostanzialmente le cose restano immutate. Fino a quando non verrà la grana Harden, in scadenza nel 2013, che può essere rifirmato a certe cifre solo a patto di accettare una Luxury tax molto salata. Se le cose restano così, OKC rimane una contender/la contender, ma se dovessero cedere Harden per evitare di perderlo a costo 0, sarà inevitabile un ridimensionamento delle ambizioni.

Phoenix Suns

Si chiude l'era Nash, vanno via Grant Hill e Robin Lopez, inizia una nuova era a Planet Orange. Era che inizia sotto il segno di Michael Beasley , il Balotelli della NBA, e con il ritorno di Goran Dragic, erede designato da Steve Nash di Steve Nash. Il ruolo di guardia è stato affidato a un'altro ex Minnesota, Wesley Johnson, giocatore di talento che finora non è mai esploso.Sono arrivati anche l'ottimo Scola e Jermaine O'Neal( bisogna vedere in quali condizioni fisiche). Son rimasti Shannon Brown, Jared Dudley e Marcin Gortat, sorpresa Suns nella scorsa stagione, in cui i Play-off sono stati mancati di un soffio. L'impressione che ho è che la squadra sia rimasta allo stesso livello in cui era l'anno scorso, ma che nel contempo a ovest, il livello si sia alzato, e di parecchio, non consentendo allo stato attuale ai Suns di poter aspirare concretamente ai Play-off. Fosse arrivata una guardia concretamente forte(si parlava di Eric Gordon o O.J. Mayo) probabilmente sarebbe stato un'altro paio di maniche.

Portland Trail Blazers

Aldridge, Batum, la speranza che Claver faccia meglio del suo predecessore spagnolo in maglia Blazers Rudy Fernandez, i giovani Lillard e Matthews e nulla più. A Portland sono presumibilmente consapevoli che questa sarà una stagione dispari. Il roster esclusi i nomi già fatti, presenta una serie di onesti mestieranti, come Pavlovic, Hickson e Price, troppo poco per sperare di essere minimamente competitivi. Al GM Neil Olshey, forse il vero colpo di mercato della franchigia dell'Oregon, il compito di lavorare su questa base per costruire qualcosa in futuro. Penso che i Blazers giocheranno per una prima scelta al Draft, sperando di non incappare in un Bowie o Oden bis.


Sacramento Kings

Altra squadra non messa propriamente benissimo, la cui situazione è accentuata dalla più che possibile relocation probabilmente ad Anaheim. I nomi ci sarebbero anche, perchè i vari Evans, Thornton, Cousins per citare i più mainstream sono con tutti i loro difetti(e son parecchi) dei buoni giocatori. Si è aggiunto a loro anche il cavallo di ritorno NBA Aaron Brooks, tornato dopo l'esperienza cinese. Dal draft è arrivato l'interessante Robinson, ci sono due giovani come Fredette e Isaiah Thomas, ultima chiamata assoluta del Draft 2011 e nonostante questo tra i primi 7 rookie dell'anno. In mezzo giocatori come Garcia, Hayes, Salmons, con una discreta esperienza NBA. Troppo poco, e temo che anche qui, come a Portland giocheranno per far arrivare una chiamata alta al draft, se la prima è meglio. In attesa di sapere se saranno a Sacramento o ad Anaheim.

San Antonio Spurs

Praticamente gli stessi dell'anno scorso, con anno e un De Colo in più. L'anno scorso hanno sorpreso il mondo per essere arrivati a un pelino di barba in ricrescita dalle Finali NBA giocando una pallacanestro eccezionale prima del crollo da gara 3 in poi contro OKC. Gli Spurs sembrano essere un'ottimo vino d'annata. Il livello però è aumentato e nell'NBA moderna l'atletismo conta davvero tanto e loro oltre Kawhi Leonard e lo scostante DeJuan Blair non hanno "molto da offrire". Riusciranno ad arrivare ai Play-off senza dubbio, non con la posizione numero 1, e saranno comunque in grado di far bene. Il loro roster è comunque uno dei più completi della Western Conference e giocare contro di loro continuerà a non essere una passeggiata per nessuno. Se poi Duncan, Ginobili e Parker si mantengono(difficile comunque) ai livelli dello scorso anno, allora possono arrivare ulteriori soddisfazioni.

Utah Jazz

Dopo la fine dell'era Sloan-Williams-Boozer per la squadra di Salt Lake City potevano essere lacrime e sangue. Invece il futuro sembra essere radioso e il presente è molto di più che di buone speranze. La squadra , diretta da un'ottimo Tyrone Corbin. è un giusto connubio di giocatori esperti come Millsap, Jefferson, Marvin Williams, a dirla tutta uno che ha disatteso le aspettative su di lui, Mo Williams, che prenderà il posto del mai convincente Devin Harris, Randy Foye e Jamaal Tinsley, e un gruppo di giovani di più che belle speranze come il turco Kanter, Derrick Favors e soprattutto Gordon Hayward. L'ex Butler University ha tutti i numeri per affermarsi quest'anno come giocatore della Lega. Poi spruzzare il tutto con una serie di funamboli come Jeremy Evans e Alec Burks e la ricetta è completa. Gli Utah Jazz sono più che in grado di giocarsi le ultime piazze  per i Play-Off con Dallas e Memphis. Pur personalmente vedendoli un pò indietro rispetto a queste due franchigie, non mi stupirei più di tanto laddove centrassero la qualificazione.



giovedì 31 maggio 2012

Gioca Jouer-Calcio Italiano edition

Volevo scrivere un post su Euro 2012, una mia personalissima guida sulla manifestazione che partirà a breve. Invece ho deciso di scrivere un post sulla vicenda del calcioscommesse italiano. Solito pistolotto esegetico e argomentato? No, stavolta vediamo di riderci su. Tutti noi almeno una volta nella vita abbiamo ballato il Gioca Jouer, canzone abbastanza nota di Claudio Cecchetto, che era di giro tanto tempo fa e che continua ad essere di giro. Anche nel 2012...

Gioca l'over!

One, two, three, four, five, six, seven mila eur!

Chiamare!
Combinare!
Autogol!
Over 2,5!
Puntare!
Truffare!
Ritirare!
Zingari!
Biscotto!
Ungheresi!
Caramba!
Ok!
Sbagliare!
Combine!
Inciuci!
Biscotti!
Superbet!


Ok ragazzi adesso cerchiamo di farlo meglio. Vi ricordo che si parte sempre da chiamare, fate attenzione alla differenza tra Gol e Over e nel finale fate un'autogol per sicurezza. Fatelo bene. Gioca l'Over!


Chiamare!
Combinare!
Autogol!
Over 2,5!
Puntare!
Truffare!
Ritirare!
Zingari!
Biscotto!
Ungheresi!
Caramba!
Ok!
Sbagliare!
Combine!
Inciuci!
Biscotti!
Superbet!


One, two, three, four, five, six, seven mila eur!

Ok ragazzi ora più veloce, perché la procura di Cremona vi sta addosso e rischiate la galera, se riuscirete a farlo e se non vi vengono a prendere a casa vostra o al ritiro a Coverciano, d'ora in poi potrete farlo anche senza telefono o internet, perchè sarete dei veri campioni di Gioca l'Over!





lunedì 28 maggio 2012

Eastern Conference Finals: istruzioni per l'uso

E dopo l'articolo sulla Western Conference Finals, ecco l'articolo sulla Eastern Conference Finals. A sfidarsi le due squadre che hanno scelto di puntare sui "big three", ovvero tre giocatori di talento purissimo e una manica di comprimari. I primi sono i tanto vituperati Miami Heat della triade Bosh(di cui bisogna valutare le condizioni dopo l'infortunio) Wade e soprattutto LeBron James, un giocatore che riscuote le stesse simpatie di un esattore fiscale. Dall'altro lato abbiamo la storia del gioco, ovvero i Boston Celtics di Pierce, Allen e Garnett, campioni nel 2008, finalisti nel 2010, all'assalto delle Finals prima del prepensionamento. Gli Heat, o Hate se preferite, arrivano a queste ECF da secondi del Seed, dopo aver eliminato gli  "irresistibili" New York Knicks per 4-1 e più agguerriti Indiana Pacers vincendo per 4-2 non senza patemi d'animo. Rispetto alla squadra che l'anno scorso soccombette a Dallas c'è qualche differenza, non particolarmente evidente dal punto di vista del gioco. Gli Heat infatti continuano a mostrare un'ottima intensità in difesa e un gioco offensivo non pervenuto che si regge tutto sugli isolamenti di Wade e James, sugli scarichi da 3 per Miller o per Battier, o sulla palla dentro per  Bosh. Sostanzialmente una squadra non bella da vedere ma con "qualche freccia in faretra". Un fattore decisivo può essere la voglia di LeBron James di vincere il titolo tanto agognato, la cui assenza continua a fomentare lo spirito degli haters del mondo, nonostante tre titoli di MVP e un bagaglio tecnico notevole. I Boston Celtics invece arrivano alle ECF dopo una Serie ben giocata contro Atlanta, battuta 4-2 e dopo una lunga battaglia durata sette gare, in una serie davvero brutta contro i Philadelphia 76ers. Come già detto i Celtics dell'edizione "Big Three" hanno l'ultima possibilità di giocarsi qualcosa di importante, nonchè la possibilità di rifarsi sugli Heat, che con loro negli scorsi Playoff hanno letteralmente scherzato, imponendosi per 4-1. La squadra di Rivers, che cavalca lo tsunami generato dall'infortunio di Derrick Rose che ha di fatto messo fuori dai giochi Chicago, può contare, rispetto all'anno scorso, in Brandon Bass, erede degno più per la caratura tecnica che per le caratteristiche di Perkins, che secondo me da quelle parti rimpiangono ancora, vista la sua funzione fondamentale in una squadra che ha fatto due Finals in tre anni vincendone una. A completare il roster una serie di onesti mestieranti NBA come Dooling, Hollins ,Daniels e Pietrùs, i rookie Moore(visto anche a Treviso), Johnson e Stiemsma, mentre mancherà una delle rivelazioni Celtics di quest'anno, cioè Avery Bradley che nella scorsa gara 7 contro i Sixers ha finito la stagione. Ma il vero leader di questa squadra è uno di quelli che non fa parte ne dei Big Three, ne dei comprimari e si chiama Rajon Rondo. Le sue grandi doti di agonista combinate a quelle di passatore e rimbalzista lo rendono senza dubbio il vero leader della squadra, nonostante non si possa definire un tiratore affidabile. Può diventare uno dei fattori della serie, perché per difendere sulle sue sortite James e Wade dovranno fare del lavoro extra. Nella sfida vedo meglio Miami, perché a parità di tasso tecnico, la maggiore freschezza anagrafica e la fisicità dominante degli Heat, dovrebbe prevalere su un gruppo molto attempato come quello di Boston, che, a prescindere dal risultato, chiuderà in maniera onorevole un'importante pagina della sua storia recente, che l'ha vista tornare vincente dopo anni di oblio. Questo però non vuol dire che per Miami sarà una passeggiata di salute, visto che il canto del cigno dei senatori può rivelarsi fastidioso e il numero nove in maglia bianco verde può far saltare il banco a suo piacimento. Detto questo pronostico un 4-2 Heat e auguro buone finali di Conference a tutti!

giovedì 24 maggio 2012

Western Conference Finals: Istruzioni per l'uso

Una finale tra la prima e la seconda classificata della Western Conference non la si vedeva da tre stagioni, quando i Los Angeles Lakers sconfissero per 4-2 i Denver Nuggets dell'era Melo-Billups. Le due squadre più forti della Regular Season(e secondo me allo stato attuale anche dell'NBA) cioè i San Antonio Spurs e gli Oklahoma City Thunder si giocheranno la vittoria della Western Conference e l'accesso alle Finals. Per gli Spurs sarebbe la quinta volta, mentre per i Thunder(senza considerare il periodo della franchigia a Seattle) sarebbe la prima volta. Procediamo con ordine. I San Antonio Spurs a distanza di un anno dal clamoroso upset contro Memphis son tornati prepotentemente sulla breccia. Di nuovo primi a ovest,  in questa stagione mutilata,hanno rifilato due sweep agli Utah Jazz e ai Los Angeles Clippers, squadre che sicuramente avevano degli elementi per mettere in difficoltà una squadra non verdissima dal punto di vista anagrafico. La ricetta è semplice ma congeniale: mantenere lo zoccolo duro e affiancare giocatori giovani e freschi come Kawhi Leonard, che secondo me si candida ad essere l'erede spirituale di Bowen e come Danny Green, che nel giro di poco tempo è passato dall' NBDL ad essere titolare in una potenza ad ovest. A completare il quadro una gestione intelligente dei senatori Duncan e Ginobili, che sostanzialmente non invecchiano dal punto di vista cestistico, un Tony Parker in forma strepitosa, l'arrivo di giocatori esperti come Boris Diaw e cavallo di ritorno Stephen Jackson, l'affidabilità di Bonner sugli scarichi per il tiro da 3 e la maturazione definitiva dei sidekick Splitter e Neal. Ho l'impressione netta che a San Antonio ci sia l'humus giusto per arrivare fino in fondo e che i vuoti lasciati dai ritiri di Bowen e Horry (che secondo me hanno inciso più di quel che si può pensare nelle stagioni deludenti degli anni scorsi) siano stati colmati. Inoltre il primo titolo della franchigia texana arrivò proprio nell'anno del primo lockout, nel 1999. Gli ingredienti per l'anello ci sono tutti, a parte una macumba sfavorevole negli anni pari. In contrapposizione ai navigati Spurs, la giovane casata emergente degli Oklahoma City Thunder. Ammetto che, pensando ai tempi in cui giocavo a NBA Live e ad altre reminescenze,  la sfida sarebbe stata ancor più affascinante se la franchigia fosse rimasta a Seattle. Tornando ai discorsi di natura prettamente tecnica i Thunder hanno diverse armi. Un reparto lunghi affidabilissimo tanto per cominciare. Avere Perkins e Ibaka, antirimbalzista il primo, eccelso rimbalzista e stoppatore il secondo è davvero una fortuna. E adesso passiamo alle note dolenti per gli avversari. Le due shooting guard rispondono al nome di Thabo Sefolosha, uno dei più appiccicosi difensori della lega e James Harden, sesto uomo dell'anno e sopravvissuto a un colpo mortifero di Metta World Peace(so che tutto il periodo suonerà strano, ma questa è la verità). Un Harden che vorrà sfruttare questa chance di vittoria del titolo, perché potrebbe essere l'ultima con la casacca celeste di OKC, che sarà impossibilitata a offrirgli un contratto adeguato a causa dei contrattoni dati a tali Westbrook Russell e Durant Kevin, le due armi di distruzione di massa dei Thunder. Su questi due fenomeni OKC ha costruito il suo presente e il suo futuro. Sulla cresta dell'onda da tre anni, la coppia Westbrook-Durant è riuscita ad essere più devastante delle cavallette, chiedere ai Mavericks, che giocando al meglio delle loro possibilità sono stati clamorosamente sweppati e ai Los Angeles Lakers sconfitti senza alcun appello. A completare il mosaico OKC giocatori navigati come Mohammed, Collison, e soprattutto Derek Fisher che va a caccia di quel sesto anello che lo porterebbe ad eguagliare nientepopòdimenoche Michael Jordan, uno che a tempo perso metteva quattro canestrini. Il cocktail esplosivo per una finale di conference epocale c'è tutto. Veniamo alle considerazioni di natura tecnica della serie. A livello di accoppiamenti singoli un rookie come Kawhi Leonard potrebbe soffrire sia Kevin Durant(scopriamo l'acqua calda), sia la normale inesperienza, in quanto rookie, in gare di questo tipo. Westbrook ha tutte le armi per far soffrire Tony Parker, che però rispetto al figlio di UCLA, ha due doti in più, cioè una calma che Westbrook non ha e l'esperienza data da tre titoli vinti e da mille battaglie nella Post-season. Sarà un bel duello. Nel duello tra shooting guard, più che la sfida tra i quintettisti Green e Sefolosha(lo svizzero nei minuti in cui sarà in campo non lo farà sorridere molto secondo me) tiene banco la sfida di fioretto e sciabola tra Ginobili e Harden, che secondo me non vede nessuno in netto vantaggio, vista la capacità di entrambi di incidere nelle partite a livello di punti segnati, anche questo un bel duello. Per quanto riguarda la sfida tra Diaw e Perkins, penso che il tasso tecnico del francese possa creare qualche grattacapo a un giocatore  come Perkins, che non ha doti tecniche extra, ma che in compenso occupa bene la zona pittata. Inoltre il carattere nevrotico di quest'ultimo, avvezzo ai falli tecnici come io son avvezzo alla cioccolata(parecchio, credetemi parecchio) potrebbe essere un fattore. Finiamo con la sfida tra Duncan e Ibaka. Da un lato lo scienziato del gioco in post, la PF più forte della storia del gioco, dall'altro un'atleta spaventoso. Vedo favorito Duncan, perché, per quanto non sia più fresco come una volta, ha ancora tutti i mezzi tecnici intatti, e questo fa tanto, anche in una lega superfisica come l'NBA. Interessante vedere anche la sfida tra le panchine. Già parlato del confronto Ginobili-Harden, va considerato che la panchina degli Spurs ha più elementi con punti nelle mani, Jackson e Bonner su tutti, a differenza di OKC, che non ha dei realizzatori di stirpe oltre Harden, salvo miracoli imprevisti da parte di Daequan Cook. Concludo l'intervento con un pronostico. La serie secondo me può avere un nome e un cognome: Russell Westbrook. Se quest'ultimo decide di non prendersi troppi tiri, giocando senza forzare, la serie è destinata in tempi brevi o lunghi che siano ad andare a OKC, che per la cronaca non ha il fattore campo. Se invece Westbrook vorrà essere Westbrook fino alla fine, una squadra esperta come gli Spurs sarà in grado di far pagare questo bug, assieme a tutte le altre carenze che OKC mostrerà nella serie. Mi aspetto comunque una serie combattutissima, a prescindere dal risultato finale.

mercoledì 23 maggio 2012

Serie A-Pagellone di fine stagione

Arrivo con colpevole ritardo me ne rendo conto,  ma questa è una delle tante cose che dici di dover fare ma che alla fine fai tardivamente o non fai. Il campionato di Serie A s è concluso tre settimane fa, a trionfare è stata, con merito, la Juventus che come il Milan 1991/1992 non ha perso una partita. In questo post il mio personalissimo cartellino squadra per squadra con pagella, giocatore top e giocatore flop.

Atalanta voto 8

La compagine orobica doveva giocarsi la salvezza con sei punti di penalizzazione, frutto del calcioscommesse e delle azioni discutibili dell'ormai ex indiscutibile capitano Doni. La compagine di Colantuono ha mostrato personalità, un buon collettivo, ottime individualità e la personalità giusta per giocare contro chiunque. Merito del lavoro del già citato Colantuono e di Marino, che hanno azzeccato praticamente tutti gli acquisti.

Il migliore: German Denis

Ho scelto il nome più facile nel contesto più difficile. Perchè nell'Atalanta del ritrovato Cigarini, del funambolico Moralez e dei guizzanti Schelotto e Bonaventura a fare la differenza più di tutti è stato proprio "El Tanque". Voluto a Bergamo da chi lo aveva voluto a Napoli, Denis, che mai era arrivato in doppia cifra da quando è in Italia segna 16 gol in 32 partite, media di 0,5 a partita. Non male direi!

Il peggiore: Andrea Masiello

Non c'è una motivazione tecnica, Masiello stava giocando più che bene. Diventa il flop per il suo coinvolgimento attivo in una vicenda torbida come quella del calcioscommesse, in cui ha confessato una partecipazione più che attiva.

Bologna voto 7,5

Partenza a salve con Pierpaolo Bisoli in panchina, poi l'arrivo di Pioli e la risoluzione della vicenda Ramirez. La chiave di volta di una stagione partita male è finita benissimo. Salvezza ampiamente raggiunta, attraverso un sistema di gioco solido e ben implementato, con un'ottima dose di talento la davanti, che ha garantito gol e sprazzi di spettacolo puro.

Il migliore: Alessandro Diamanti

Si è sempre detto che lui fosse un talento purissimo che ha pagato negli anni il non aver mai trovato la continuità di prestazione. Nelle stagioni che ha disputato in A le squadre che lo hanno avuto(Livorno e Brescia) sono retrocesse e il West Ham, che su di lui aveva puntato, alla fine non ci ha creduto più di tanto. A Bologna Diamanti ha trovato l'ambiente ideale per mostrare le sue doti tecniche. Gol d'autore e tanti assist per un giocatore che, se è in forma, può e sa essere decisivo.

Il peggiore: Panagiotis Konè

Ovviamente peggiore si fa per dire, visto che nel Bologna di quest'anno è più corretto parlare di giocatore meno brillante. Lui ha dell'ottimo potenziale, quest'anno secondo me non si è visto del tutto, e rispetto all'ottima stagione col Brescia, sicuramente anche per lo spazio in meno che ha avuto, è apparso in involuzione.

Cagliari voto 6,5

Un inizio buono con Ficcadenti, un intermezzo mediocre come l'interregno di Ballardini, un finale di ottimo livello con il ritorno di Ficcadenti in panchina. Il Cagliari si è dimostrata come ogni anno una squadra con un potenziale più che sufficiente per raggiungere la salvezza, ma che spesso non riesce ad essere espresso del tutto, complicando la situazione della squadra sarda.

Il migliore: Mauricio Pinilla

Arrivato dal Palermo a Gennaio, la punta cilena ha dimostrato quelle doti da puntero completo che lo hanno reso a inizio carriera una promessa mondiale e adesso un ritorno prepotente dopo anni di oblio. Otto gol fondamentali per il raggiungimento di una salvezza che a metà stagione sembrava sempre più difficile.

Il peggiore: Thiago Ribeiro

Capocannoniere della scorsa edizione della Copa Libertadores, si presentava al pubblico del Sant'Elia come un colpaccio. Il misero bottino di 5 gol in 31 partite, coadiuvato da prestazioni mai convincenti fa si che il brasiliano venga,almeno per ora, inserito nel gotha delle "punte sudamericane che al Cagliari hanno toppato ma che alla fine non hanno fatto danni".

Catania voto 7,5

Rispetto agli anni scorsi la compagine etnea, ha messo assieme individualità di buon livello, collettivo, e un gioco corale che si è lasciato guardare per buona parte della stagione.Montella ha costruito le sue fortune grazie al suo 4-3-3 e a una rosa ben assortita che ha consentito al tecnico di Pomigliano d'Arco di poter fare affidamento su più giocatori in diverse circostanze senza snaturare la squadra.

Il migliore: Pablo Barrientos

Arrivato incerottato, discriminato da Giampaolo nella stagione passata prima che venisse esonerato, elemento importante se non decisivo quest'anno. Giocatore tecnicamente validissimo, ha dimostrato di essere in grado di accendere la luce in diversi momenti della stagione e di essere in possesso di una gran classe.

Il peggiore: Davide Lanzafame

Come per il Bologna, trovare un peggiore in senso stretto non è corretto. Ma qualcuno lo dovevo pur indicare e Lanzafame, con tutte le attenuanti del caso a cominciare dal poco spazio, non mi ha convinto in particolar modo.

Cesena voto 3,5

Dopo la salvezza raggiunta l'anno scorso con grandi meriti e con l'intelligenza di implementare elementi validi alla rosa che aveva raggiunto la promozione, i romagnoli si sono resi protagonisti di una disfatta senza appello, che cozza violentemente con le scelte della società, che tra Giugno e Gennaio ha puntato su nomi altisonanti come Mutu, Candreva(poi ceduto), Santana, e Iaquinta, lasciando partire alcuni dei giocatori che furono artefici della salvezza. In mezzo tre allenatori che non han saputo invertire la rotta e un'ultimo posto come epilogo che appariva all'orizzonte già da Gennaio.

Il migliore: Mario Alberto Santana

Se proprio lo dobbiamo trovare è lui. Il centrocampista argentino arrivato dal Napoli si è reso protagonista di un'ottimo finale di stagione, per quanto fine a se stesso. Ha dato l'impressione di non voler mai mollare e oggi sembra un giocatore ritrovato.

Il peggiore: Jorge Martinez

Di giocatori da inserire ce ne sarebbero tanti, perché in pochissimi sono stati a non deludere in senso assoluto. Martinez arrivava a Cesena con tanta voglia di riscatto, ha giocato poche partite prima di infortunarsi, e in quelle dire che ha deluso sarebbe un complimento.

Chievo Verona voto 6,5

Dopo gli anni del "Miracolo" il Chievo ha sempre dimostrato di essere una squadra quadrata, senza particolari velleità altisonanti. Si punta sul collettivo, si implementano diversi giocatori e ogni tanto qualche acquisto esotico ma non esoso, con uno sguardo costante al portafoglio. La ricetta perfetta per la salvezza.

Il migliore: Michael Bradley

In un Chievo dove nessuno brilla in modo accecante ma dove tutti fanno bene la menzione d'onore va all'americano, che si è dimostrato uomo d'ordine, abile a interdire ma anche a iniziare l'azione e con il futuro davanti a se. Ha avuto un'ottimo impatto con la Serie A e secondo me sentiremo parlare di lui in futuro.

Il peggiore: Rinaldo Cruzado

Era stato uno dei migliori giocatori della Coppa America, dove aveva mostrato un buon talento. Talento che in Italia non si è materialmente visto.

Fiorentina voto 5 -

Una stagione sofferta conclusasi con una salvezza sofferta. La società ha dato fiducia a Mihajlovic dopo una stagione precedente tutt'altro che esaltante, per poi tornare sui suoi passi. L'arrivo di Rossi non è servito a svegliare un'ambiente narcotizzato, che si è svegliato soltanto a fine stagione quando la Serie B non era più una boutade ma un rischio concreto. La Fiorentina di quest'anno è stata un'ammasso di giocatori di talento senza un criterio logico. L'episodio di Fiorentina-Novara è stato emblematico per una squadra che deve pensare a una rifondazione. A cominciare dalla scelta di un degno erede di Prandelli.

Il migliore: Stevan Jovetic

Leader tecnico di una squadra brutta da vedere, ha dimostrato di essere pronto a imbeccare la direzione per diventare un fuoriclasse in senso assoluto, dando un'apporto decisivo con i suoi gol e le sue giocate. Si deve ricostruire partendo da Jo-Jo come base di partenza.

Il peggiore: Adem Ljajic

Forte è forte, ma si è dimostrato anche incostante, presuntuoso e inaffidabile, un pò come la Fiorentina di quest'anno. Fermo restando che Rossi ha sbagliato, Ljajic rappresenta in tutto e per tutto il vero flop della stagione, ancor più dei vari Cerci, Cassani e Montolivo.

Genoa voto 3,5

Si son salvati a stento pur avendo una rosa per me non inferiore a quella di tante contender per l'Europa League. Questa salvezza probabilmente è pure frutto dell'incapacità delle tre retrocesse di porsi nella condizione di essere una vera e propria insidia. Bisognerebbe spiegare alla dirigenza che una squadra non si costruisce soltanto con i campioni e con i proclami, ma con progetti concreti che mancano dall'epoca di Gasperini. Altrimenti rischi ancora che ti chiedano indietro le maglie(una delle pagine più nere della storia della Serie A).

Il migliore: Rodrigo Palacio

Sembra cosa fatta il passaggio all'Inter che arriva al culmine di una stagione strepitosa a livello individuale, in cui l'attaccante dalla stempiatura incipiente e dalla treccina volante ha mostrato quel repertorio che gli aveva consegnato un posto di diritto nella Selecciòn albiceleste a cavallo tra il 2006 e il 2007.

Il peggiore: Kevin Constant

Considerando la megasfiga galattica di Birsa e Ze Eduardo(ciò comunque non toglie loro il titolo di flop allo stato attuale) consegno la maglia nera a un giocatore che rispetto alla stagione passata ha fortemente deluso, dimostrando davvero tanti limiti e poca continuità dal punto di vista delle prestazioni, il che stupisce considerando anche la lunga concorrenza che ha dovuto affrontare il Genoa per accaparrarselo.

Inter 4

Una stagione disastrosa partita con l'ingaggio di Gasperini come allenatore, ingaggio in cui forse non credeva nemmeno la dirigenza vista la campagna acquisti disastrosa e tutto fuorché funzionale alle idee del tecnico. La mossa di chiamare il vecchio nemico Ranieri, si è rivelata inizialmente fruttuosa, per poi culminare in uno dei più clamorosi crolli della storia della Serie A, crollo che in altre circostanze avrebbe potuto portare a conseguenze peggiori. L'arrivo di Stramaccioni, chiamato dopo il definitivo crollo di tutte le ambizioni, ha portato nella squadra una nuova iniezione di fiducia e una qualità di gioco superiore, non sufficiente a raggiungere il traguardo minimo della qualificazione in CL. L'era del triplete è bella che finita, ora bisogna ricostruire da quel poco di buono che questa stagione ha messo in evidenza.

Il migliore: Diego Milito

Arrivò da principe, diventò re a Madrid, per poi essere visconte dimezzato. Sembrava finito e invece è tornato a essere dominatore dell'area di rigore, segnando a ripetizione gol importanti e rendendosi protagonista di grandi exploit individuali. Calcisticamente parlando ha la sua età, ma ha dimostrato di poter dire tranquillamente la sua e le cifre sono con lui.

Il peggiore: Diego Forlan

Il flop, se ce n'è uno. Arrivato all'Inter per non far rimpiangere Eto'o, non solo ha fatto rimpiangere lui, anche   i vari Arnautovic, Quaresma, Suazo, Mancini e tutti quei giocatori che all'Inter non avevano convinto del tutto. Un pesce fuor d'acqua in qualsiasi situazione, in qualsiasi sistema di gioco. Un giocatore che tecnicamente non  si può discutere, ma che quest'anno ha palesato troppi limiti e ha fallito tutte le chance. Ci può stare avere difficoltà di adattamento i primi tempi, ma nell'arco di una stagione, soprattutto se sei in una grande squadra o vieni fuori in campo o vai fuori dal campo.

Juventus voto 10

Lasciando stare antipatie e rivalità calcistiche di sorta(chi mi conosce sa da che parte batte il mio cuore) è stata una stagione perfetta. Perfetta perché il gioco espresso è stato di qualità, perfetta perché i protagonisti lo sono stati fino in fondo, perfetta perché la Juve ha trovato un grande allenatore e perfetta perché non haiperso una partita. Hanno vinto e per poco non vincevano la Coppa Italia, divenendo con ogni probabilità l'unica squadra di una Top League a non perdere mai in partita ufficiale. Per quest'anno hanno ragione loro.

Il migliore: Arturo Vidal

La chiave di Volta della Juventus è stata sicuramente la mediana, dove i Campioni d'Italia potevano annoverare giocatori di valore assoluto. A spiccare il centrocampista cileno, che ha dimostrato di avere un background tecnico totale e di saper garantire un rendimento sempre altisonante. Per me il migliore è lui.

Il peggiore: Alessandro Matri

Anche in questo caso la definizione peggiore forse è un pò troppo fastosa per la fattispecie esatta. Però Matri è stata a lungo la punta titolare, e i suoi 10 gol sono pochini se giochi nella Juventus. Il realizzatore puro è mancato in questa stagione e la Juventus lo sta cercando sul mercato. Questo la dice davvero lunga.

Lazio voto 7-

Hanno perso l'ennesima occasione per andare in Champions e quest'anno di roba per potersi qualificare ce n'era davvero tanta. A cominciare da Hernanes, per arrivare al colpaccio Klose e alla sorpresa Lulic. E'mancata, oltre a una dose di cattiveria, anche la fortuna, visto che i suddetti si sono infortunati proprio nel rush finale dove di fatto il sogno Champions è finito. Ad ogni modo i biancocelesti son tornati ad essere competitivi è questo non è poco. L'unico vero errore è stato quello di non rimpiazzare il flop Cissé a gennaio, una seconda punta sarebbe servita e come.

Il migliore: Miroslav Klose

Il vero panzer. Punta fortissima di testa e con una buona mira, vecchio stampo, vintage, come tanto mi piacciono. Ha segnato i suol gol e ha dato il suo contributo. Se non si fosse infortunato probabilmente si parlerebbe della qualificazione in CL della Lazio, perché alla fine è lui ad essere mancato davvero.

Il peggiore: Andrè Dias

Pur essendo un'ottimo difensore ha mostrato tutti i suoi limiti tecnici, che a dirla tutta poi non son molti, e caratteriali, e li proprio non ci siamo. Spesso nevrotico, si è reso protagonista di brutti episodi, che, assieme a una stagione un pò sottotono completano un quadro poco onorifico.

Lecce voto 5,5

Quando, in una squadra che mira alla salvezza, una stagione parte molto male, difficilmente può terminare bene. Con l'arrivo di Cosmi il Lecce si è proposto a lungo di essere l'eccezione a quella regola, che invece è stata confermata. Il cuore e la buona volontà non son bastate e il campo ha decretato la Serie B.

Il migliore: Luis Muriel

Il giocatore di proprietà dell'Udinese ha dimostrato di avere ottimi mezzi tecnici, regalando giocate che a volte ricordavano il Fenomeno Ronaldo. Per essere un debuttante ha fatto molto bene, i mezzi tecnici ci sono davvero, tornerà all'Udinese, son curioso di vederlo all'opera in Champions.

Il peggiore: Daniele Corvia

Non è mai stato, a discapito di un promettentissimo inizio nella primavera della Roma, un bomber di razza. Ha sempre segnato poco e anche quest'anno non ha inciso più di tanto nelle occasioni in cui è stato chiamato in causa.

Milan voto 5,5

Il voto è così basso perché, fermo restando che lo scudetto lo ha vinto chi lo ha meritato, la formazione rossonera ha avuto molte occasioni per chiudere il campionato, avendo soprattutto i giocatori per poter chiudere il campionato,  non lo ha fatto, tornando a rimarcare spesso e volentieri l'episodio(per carità sicuramente sfavorevole) del gol di Muntari. Se sei il Milan ed hai la squadra che hai, il campionato lo devi vincere.

Il migliore: Zlatan Ibrahimovic-Antonio Nocerino

Ex aequo. Il primo perché ha vinto il titolo di capocannoniere lasciando sotto l'abisso e realizzando gol da cineteca. Il secondo, perché, pur essendo arrivato per pochi soldi e come"Vice Gattuso" o come "Ah si quello che gioca nel Palermo" ha giocato una stagione strepitosa, dando una grande continuità alla strada che aveva tracciato a inizio carriera.

Il peggiore: Robinho

E' tradizione consolidata che gli eredi di Pelè', soprattutto quando parla O' Rei, fanno flop. Robinho ha parzialmente disatteso le aspettative in carriera. Quest'anno pochi gol, tanti errori e la sensazione diventata certezza che Cassano avrebbe fatto molto ma molto meglio.

Napoli voto 7,5

Scelte sul mercato medie, alcuni buoni acquisti, altri acquisti inutili, qualche oggetto misterioso o bidone, una stagione sommariamente buona considerando l'impegno su tre fronti, onorato fino alla fine e con buoni risultati. La scelta di mantenere intatta l'ossatura della squadra ha dato buoni frutti, tuttavia ho l'impressione che l'anno prossimo Napoli sarà una via carovaniera.

Il migliore: Edinson Cavani

E' lui l'uomo della storia del Napoli, è lui l'uomo decisivo. Goleador implacabile, punta totale, ha trovato la via della consacrazione che a Palermo non era riuscito totalmente a imbeccare, probabilmenteperché giocava alla Dirk Kuyt.

Il peggiore: Gokhan Inler

Prendersela con i vari Fideleff, Vargas e le altre entità ectoplasmatiche sarebbe troppo facile. Indico il nome di Inler non tanto perché sia stato effettivamente il peggiore, ma perché, soprattutto se si compara il giocatore visto a Udine, ha dato spesso l'impressione di essere un pesce fuor d'acqua, avulso dal contesto di squadra Napoli. Considerando che è stato il fiore all'occhiello della campagna acquisti, mi aspettavo di più.

Novara voto 5

Exploit isolati come le vittorie contro l'Inter, in mezzo la netta sensazione che in Serie A non sarebbero rimasti a lungo a causa di una squadra che non è mai sembrata idonea per la categoria. L'errore principale a mio modo di vedere è stato quello di acquistare  male all'inizio e troppo a gennaio. A questo si aggiunge l'esonero seppur temporaneo di Tesser e l'impressione che l'humus che ha portato il Novara a fare il doppio salto sia venuto a mancare di botto.

Il migliore: Marco Rigoni

Torna in Serie A a 12 anni di distanza dal cameo Juventino, dimostrando di essere un giocatore molto valido, che avrebbe potuto avere una carriera migliore rispetto a quella avuta. Non son soltanto gli undici gol(anche se molti son stati realizzati su rigore), lo si è potuto vedere dalle ottime doti di proposizione e di organizzazione del gioco. Potrebbe essere l'inizio di una seconda carriera.

Il peggiore: Andrea Caracciolo

Premettendo che di certo non poteva fare miracoli, è arrivato a Novara per garantire i gol che mancavano, ne ha segnati solo due, uno importante contro l'Inter e uno inutile contro la Roma. Troppo poco considerando il tanto spazio che ha avuto.

Palermo voto 4,5

Stagione partita sotto una cattiva stella con Pioli, poi rigeneratosi a Bologna, iniziata bene in campionato con il giovane Mangia, in cui Zamparini aveva creduto salvo ricredersi dopo 18 giornate e terminata con un Mutti che ha faticosamente evitato una retrocessione che aleggiava sotto forma di spauracchio. Una campagna acquisti che ha visto più partenze significative che arrivi e un clima da Armageddon, hanno fatto si che si  profilasse la peggiore stagione del Palermo da quando è tornato in Serie A. Dopo anni di bel calcio, sembra profilarsi un clamoroso ridimensionamento.

Il migliore: Fabrizio Miccoli

Leader tecnico, ideologico e spirituale della squadra, il vero genio della Lampada. Idolo indiscusso, così come è indiscusso il grandissimo talento del giocatore.Talento che ha materialmente salvato la squadra.

Il peggiore: Josip Ilicic

Luce intermittente lo scorso anno, luce spenta quest'anno. Non ha confermato le cose buone che ha fatto vedere l'anno scorso, in compenso ha confermato tutti i limiti di un giocatore delle sue dimensioni collocato in  una posizione nevralgica. Si è svalutato notevolmente rispetto all'anno scorso. Dargli fiducia o venderlo? A Zamparini l'ardua sentenza.

Parma voto 7,5

Partenza medio-bassa, esonero dell'allenatore che aveva miracolosamente salvato i biancocrociati il giorno prima. Si profila l'Armageddon. Invece le cose cambiano. Dopo una "fase di studio" Donadoni trova la ricetta per un Parma che nelle ultime giornate vola all'ottavo posto grazie a una clamorosa serie di sette vittorie consecutive. Va riconosciuta la bravura del tecnico nel saper valorizzare alcune buone individualità, come Valdès e Paletta per citarne due, dando nel frattempo alla squadra una concretezza maggiore.

Il migliore: Sebastian Giovinco

Ho provato in tutti i modi di fare una scelta non scontata, non ci son riuscito. Che Giovinco sia davvero forte questo è conclamato, altezza o non altezza. Ma la stagione monstre di quest'anno dove ha letteralmente dominato il proscenio, lo rende oltre che uno dei migliori giocatori italiani, anche uno dei pezzi più ambiti del mercato estivo.

Il peggiore: Fabiano Santacroce

Aveva l'occasione per affermarsi a livello nazionale, per dimostrare di non essere una promessa non mantenuta. Occasione che per vari motivi ha perso e che non son sicuro che potrà riavere.

Roma voto 5,5

Cambio di proprietà, arrivano gli americani, entusiasmo. Viene scelto Luis Enrique come allenatore, perchè può portare la tanto amata filosofia Barcelona. Vengono fatti tanti acquisti, spesso con molta fretta e senza logica. La Roma alterna grandi partite a grandi figuracce, non trova mai un briciolo di continuità e va fuori dall'Europa. Una rosa costruita secondo me male, unita a un allenatore che, pur volendo portare un modello di calcio interessante, non è riuscito a dare un'identità alla squadra hanno comportato il risultato stagionale

Il migliore: Fabio Borini

Più che il migliore in senso assoluto e la grande sorpresa di stagione.Arrivato sottotraccia l'ex Chelsea  ha scalato le gerarchie dimostrando di avere personalità, buon fiuto del gol e una sorprendente duttilità tattica, imponendosi come possibile domani nella formazione capitolina.

Il peggiore Simon Kjaer

Se è troppo facile dire Bojan, che ha deluso praticamente tutti, è ancor più facile dire Simon Kjaer. Il difensore danese ex Palermo, doveva riscattarsi, e farsi riscattare, dopo l'esperienza fallimentare di Wolfsburg. Difficile fare peggio. Lui ci è riuscito, giocando partite orrende, dimostrando di essere l'ombra dell'eccellente centrale che calcava il Renzo Barbera.

Siena voto 7

Squadra quadrata se ce n'è una, i bianconeri, tornati in A, hanno meritato ampiamente la salvezza. La squadra di Sannino si è dimostrata sempre compatta e solida, con gli uomini giusti al posto giusto, diventando rognosa per qualunque avversaria, soprattutto al Franchi.

Il migliore: Mattia Destro

Arrivato come giovane di belle speranze, ha saputo fare l'eccellente spalla quando Calaiò era titolare. Dopo l'infortunio di quest'ultimo, ha preso in mano l'attacco, segnando con continuità e guidando il reparto. Anche lui, come Borini, ha davanti ottime prospettive, e non è un caso che tante squadre gli stiano dando la caccia.

Il peggiore: Daniele Mannini

Uno dei colpi estivi dei senesi, ha deluso le aspettative, non ha trovato continuità(a dirla tutta gli è sempre mancata) e non ha reso come poteva e doveva rendere.

Udinese voto 9,5

Quando la stagione passata l'Udinese si è  qualificata in CL, veniva  considerata un fuoco di paglia, a maggior ragione dopo le cessioni eccellenti di Sanchez e Inler e praticamente nessun acquisto. Quest'anno addirittura si è migliorata, anche se il valore del piazzamento equivale al quarto posto dello scorso anno. Merito di Guidolin, che ha implementato un'eccezionale sistema di gioco, che in Serie A risulta davvero difficile da affrontare. L'anno prossimo torneranno alla base Cuadrado e Muriel da Lecce, giocatori di ottimo livello. Le potenzialità per affermarsi ci sono. Il tutto a costi infimi.

Il migliore: Antonio Di Natale

Dopo due anni sulla cresta dell'onda, in cui per altro nessuno avrebbe scommesso, quest'anno giornalisti, scommettitori, fantacalcisti e tutte le categorie del mondo davano Di Natale come un giocatore al canto del cigno. Non ha vinto il titolo di capocannoniere, sarebbe stata un'impresa mai riuscita a nessuno vincerlo per tre volte di fila. In compenso ha segnato gol pesanti, ha trascinato l'Udinese in CL ancora una volta e si è ripreso una nazionale Italiana da cui era ormai uscito per limiti di età. Immenso.

Il peggiore: Gabriel Torje

Arrivato come il "Messi di Romania", fermo restando che le etichette fanno male e che tra la Serie A e la Divizia A c'è parecchia differenza, è da considerarsi senza dubbio la più grossa delusione dell'Udinese di questa stagione. Inconsistente, è l'unica parola che mi viene.

martedì 24 aprile 2012

Il Barcelona e la solita storia dell'anno successivo

Pochi minuti fa il Chelsea ha pareggiato con il Barcelona, strappando dunque il pass per la finale di Champions di Monaco di Baviera. Un risultato iper meritato, conseguito da un Chelsea gagliardo che nonostante l'inferiorità numerica è riuscito a impattare la partita, restando compatto e unito contro un'avversario molto più forte. Molti dicono che questa partita ricorda la semifinale di due anni fa contro l'Inter. Secondo me, il Chelsea ha fatto molto meglio dell'Inter, perchè a differenza dei neroazzurri, in una situazione simile se non più difficile ha saputo aspettare il momento in cui uscire la testa dal guscio di tartaruga. Ad ogni modo mi sento in dovere di fare delle considerazioni sul Barcelona. Non tanto per la partita, in cui secondo me il Barcelona, non ha giocato così male come si può pensare . Ma per quello che accade nel Barcellona di Pep Guardiola e degli illegali l'anno successivo alla vittoria della Champions League, fattispecie esatta stagione 2009/2010 e 2011/2012.. Nel 2009 ricordiamo tutti la formazione tipo del superBarca del triplete: Victor Valdes; Dani Alves, Puyol, Piquè, Abidal; Busquets(o Yaya Tourè), Iniesta, Xavi; Eto'o, Messi, Henry. Una squadra spettacolare, con un tasso tecnico elevatissimo che vinse con merito la finale di Champions a Roma contro il Manchester United. Estate 2009: la vecchia legge "Squadra che vince non si cambia" viene stravolta dal Barcelona, che acquista per 75 milioni di euro, 50 più il cartellino di Samuel Eto'o valutato 25 milioni in plusvalenza, di Zlatan Ibrahimovic dall'Inter. A questa scelta di mercato se ne aggiungono altre: la cessione di Yaya Tourè per 24 milioni di pound, praticamente subito reinvestiti nell'acquisto di Mascherano dal Liverpool per 22 milioni di pound, e fino a qua, come mossa ci può anche stare, via un'ottimo mediano, degnamente rimpiazzato. Ma a Barcelona si sa, sono glamour, vengono acquistati anche Maxwell e  Chygrinsky, disastroso stopper ucraino, ma davvero disastroso, pagato 25 milioni di euro allo Shaktar, cioè la stessa cifra della valutazione di Eto'o. Stagione 2009/2010. Il Barcelona vince i trofei consequenziali alle vittorie della stagione precedente, cioè la Supercoppa di Spagna, la Supercoppa Europea e il Mondiale per Club, cui aggiunge un'altra Liga conquistata praticamente a mani basse. Si vede però che nel Barcellona qualcosa è cambiato. Henry non è più titolare, gioca il giovane Pedrito, che il suo posto se lo è guadagnato a forza di ottime prestazioni e gol pesanti. Ma la vera "rivoluzione copernicana", non nell'accezione classica del termine, è la punta. Non più una punta felinide come Eto'o implacabile goleador rapido come una pantera, ma Ibrahimovic, talento purissimo con uno scarso feeling con l'Europa e con l'attacco a 3 punte. Non è un fatto di cifre(21 gol in 45 partite complessive non è un brutto bottino) è proprio un fatto tattico. Un pennellone come Zlatan rende meglio con una squadra costruita solo per lui, Ibracentrica, definiamola così. Adattarsi in un modulo come il 4-3-3, modulo di spettacolo ma anche di fatica, in quel tipo di attacco lì che è un attacco che richiede grande corsa e ottima capacità di tagli e inserimenti non è una cosa che si sposa col background fisico e tecnico dello svedese. Ciò si è tradotto in una relativa "penuria" di risultati e in quella che sarà una clamorosa minusvalenza di bilancio, cui si aggiunge la consapevolezza che dare via Eto'o non sia stato propriamente un'affare. Prima del mondiale 2010 viene acquistato David Villa dal Valencia, un finalizzatore rapido e tecnico allo stesso tempo, che si sposa perfettamente con l'attacco a 3 di Guardiola, a Villa si aggiungerà anche Adriano Correia dal Siviglia. Vengono ceduti Chygrinsky(che viene ceduto allo Shaktar per 15 milioni di euro, uh che affarone!) e soprattutto Zlatan Ibrahimovic che viene ceduto per 24 milioni di euro(di riscatto dopo il prestito). Il Barcelona torna ad essere se stesso, torna a praticare il calcio a velocità Barcelona, con un attacco che da l'impressione di essere incontrastabile, con il fenomeno assoluto Messi, affiancato dal letale Villa e dal guizzante Pedrito. A gennaio arriverà anche Afellay, acquisto per me inutile ma contenti loro contenti tutti, e nonostante il dramma che colpisce Abidal, la squadra vince Liga e soprattutto al Champions, sconfiggendo di nuovo il Manchester, a Londra, per 3-1 e segnano manco a dirlo i tre tenori. Viene sfiorato il secondo triplete, a rovinare i piani colui che li aveva rovinati nel 2010, cioè Josè Mourinho, allenatore dell'Inter del 2010 e del Real Madrid che vince la Coppa del Re 2011. Mercato del 2011. Squadra che vince non si cambia? A Barcelona non vale. Vengono acquistati Alexis Sànchez per 26 milioni di euro più 11 di bonus e nientepopodimenoche Cesc Fàbregas, acquistato dall'Arsenal per 34 milioni di euro più vari bonus e lasciato all'Arsenal quando aveva 16 anni per il nulla cosmico(per la serie: noi gli affari li sappiamo fare). Questi due giocatori, com'è logico che sia, devono avere un posto nell'undici titolare. Il Barcellona in questa stagione ha vinto come due stagioni fa la Supercoppa Spagnola, quella Europea e la coppa del Mondo per Club, ma a differenza di due anni fa è andato clamorosamente sotto in campionato. Per far spazio a Fàbregas e Sànchez i due trombati eccellenti sono stati Villa, che poi si è infortunato gravemente, e Pedrito, che ha subito l'avanzamento costante di Iniesta sulla linea degli attaccanti. Gli stessi Villa e Pedrito che, nei trionfi del 2011 avevano avuto un ruolo fondamentale. Quest'anno la Liga è nelle mani del Real, e oggi è arrivata l'eliminazione per mano di un Chelsea, che fino a un mese e mezzo fa rischiava di uscire per mano del Napoli. Nel calcio ci stanno le stagioni in cui le cose non vanno come devono come possono andare; tuttavia non posso fare a meno di notare di una serie di errori evitabili, imputabili forse alla dirigenza, forse a Guardiola, bisognerebbe chiederlo agli addetti ai lavori del Nou Camp. Sarebbe stato sicuramente meglio aggiungere innesti di diverso tipo alla rosa, acquisti in stile Keita, giocatori di rendimento e con caratteristiche complementari al sistema di gioco della squadra, che in caso di infortuni, periodi di forma pessima o momenti intensi della stagione, ti consentano comunque di mantenere alto lo standard della squadra piuttosto che acquistare ogni anno dei Top Player ad alto costo che, non necessariamente ti garantiscono un valore aggiunto, anzi spesso portano a  delle problematiche, secondo me evidenti nella stagione del Barcelona 2011/2012 che "ha fatto peggio" di quello del 2010.

mercoledì 25 gennaio 2012

Breve storia del calcio contemporaneo europeo

In principio fu la sentenza Bosman. Jean Marc Bosman è un ex calciatore belga che nel 1990 giocava nell'RFC Liegi, una squadra belga, che all'epoca militava nella Jupiler League, la serie A belga. Decise di trasferirsi in Francia nel Dunkerque, squadra nemmeno tanto blasonata, alla scadenza del contratto, ma il trasferimento saltò in quanto le due società non trovarono un'accordo economico. Bosman si ritrovo contro la federazione calcistica belga, la Uefa e la sua stessa squadra. Al termine di una battaglia legale durata 5 anni nei quali Bosman si ritrovò sprofondare nelle serie minori del Belgio e della Francia, fu il calciatore ad avere la meglio. La corte di giustizia delle comunità europee del vicino Lussemburgo diede ragione al mediano, deliberando che ogni giocatore affiliato a una federazione calcistica dell'Unione Europea, potesse essere libero a scadenza di contratto, di passare in un'altra squadra sempre affiliata a una federazione calcistica dell'UE. Fino a qua niente di strano in linea teorica. Se lavoro in una fabbrica firmando un contratto biennale, una volta scaduto e non rinnovato son libero di fare ciò che mi pare. La sentenza inoltre stabilì la possibilità di firmare precontratti a sei mesi dalla scadenza naturale del contratto, ed eliminò le restrizioni ai giocatori stranieri comunitari, non ponendo più vincoli. Sembrava una vittoria e invece fu una disfatta. Son passati 17 anni da quella sentenza ed il calcio è completamente cambiato. I procuratori hanno ottenuto nelle loro mani un potere smisurato, facendo leva sull'ormai noto status di parametro 0, istituzionalizzato dopo la sentenza. I giocatori a parametro 0 vengono presi senza pagare un soldo alla società in cui il giocatore era sotto contratto(e grazie al cazzo, direte voi). Benissimo. Molto spesso a gennaio incominciano i tram-tram sui giocatori che a giugno si libereranno dall'ingaggio. Molto spesso, cito ad esempio Nocerino, vengono svenduti per evitare di non ricavare nulla dalla cessione. Ma un'altro aspetto particolare è l'ingaggio degli stessi. Tantissimi parametri zero, al primo anno di contratto prendono ingaggi al netto di gran lunga superiori rispetto a quelli del contratto precedente. Vi basti pensare a Flamini che fu ingaggiato dal Milan a costo 0 nel 2008 e che oggi è il secondo giocatore più pagato della squadra rossonera. Al primo anno prendeva 5,6 milioni di euro, molto ma molto di più di quanto prendeva all'Arsenal. Un'arma che spesso viene usata dai procuratori o perchè no dai giocatori stessi, che testualmente più o meno equivale a un: se queste cifre non ce le date voi, troviamo qualcun'altro che è disposto a elargirle. Un mezzo di ricatto a tutti gli effetti. Ed ecco dunque proliferare i fuori rosa, quelli che il contratto non lo vogliono rinnovare, ma che nel frattempo non vogliono essere ceduti a gennaio, onde evitare di poter perdere la possibilità di farsi pagare a peso d'oro con lo status di parametro 0. Adesso lasciate aperta l'icona, e passiamo a un'altra nota dolente, almeno per me. Quando ho incominciato a interessarmi seriamente di calcio era la stagione 1995/1996. C'erano tre competizioni UEFA per club: la Champions League in senso strettissimo, divenuta tale dopo la riforma della Coppa dei Campioni del 1992 resasi necessaria dopo la disgregazione dei regimi totalitari dell'est, la Coppa Uefa e la Coppa delle Coppe. Inutile dire che la prima era riservata ai campioni, la seconda la disputavano seconda terza e quarta, mentre l'ultima era riservata ai vincitori o alle finaliste delle coppe nazionali, suggestivo fu, se vi ricordate il cammino del Vicenza nel 1998 di Guidolin con Zauli, Otero, Mendez, Ambrosini e compagnia bella, che si arrese solo in semifinale al Chelsea di Vialli e Zola, che poi vinse la coppa. L'anno precedente nel 1997 la Champions viene estesa alle seconde squadre dei maggiori campionati, che classificandosi appunto seconde, accedevano al turno preliminare e fino a qua tutto sommato ci può stare, mi sembra pure sensato, aumenti livello, concorrenza e dunque lo spettacolo. Nel 1998/1999 i cambiamenti definitivi. In Champions League accederanno le prime quattro squadre delle Top League(Italia, Spagna e Inghilterra), il numero si riduce a 3 in Francia e Germania e via discorrendo. I turni preliminari diventano 3 e la prima fase a gironi è collegata con la Coppa Uefa, visto che le terze classificate vengono "retrocesse". Questa dunque viene paradossalmente "declassata" nel tentativo di favorirla vista anche la soppressione della Coppa delle Coppe  nel 1999 dopo la vittoria della Lazio sul Maiorca. Infatti per quanto la Coppa Uefa divenga pur sempre la seconda competizione europea, dando inoltre accesso alla Supercoppa e divenendo la competizione premio per i vincitori della coppa nazionale, subisce un clamoroso calo di appeal, testimoniato dalle figuracce italiane e inglesi(eccezion fatta per il Liverpool nel 2001)  e da i non certo esaltanti cammini delle squadre francesi e tedesche. Fanno eccezione le spagnole che in quattro anni dal 2003/2004 al 2006/2007 se ne sono aggiudicate tre con Siviglia e Valencia. Se negli anni 80 e 90 accadeva che la Steaua Bucarest, il PSV, la Stella Rossa Belgrado riuscissero a portarsi a casa l'ambito trofeo, che l'Ajax era considerata a rigor di logica un'insidia da scansare e non una squadra al limite del materasso e che squadre come la Dinamo Kiev potessero giocarsi le loro chance, dal 2000 in poi è stato un monopolio Italo-Spagnolo. Tre coppe in Italia, quattro in Spagna. Si aggiungono due successi inglesi di Manchester United e Liverpool, un cameo del Bayern Monaco e un trionfo fuori scripta del Porto nel 2004. Vi dirò che quest'anno la presenza di APOEL e Basilea alla fase finale mi strappa qualche sorrisetto in più, ma la Champions diventa una competizione per pochi eletti, sostanzialmente quelli ricchi, mentre la Coppa Uefa diventa una competizione quasi umiliante, fatevi il conto di quante squadre blasonate escono nella fase a gironi o in partite facilissime ad eliminazione diretta. Il tutto per fare soldi coi diritti televisivi. Il calcio a ritmo di balalaika delle squadre dell'est "smette di suonare" tanto quelli forti se ne scappano subito nei top Club. Poi un giorno arrivò le Roi Michel Platini. Giocatore favoloso, dirigente animato di buoni propositi che mi lasciano un pò perplesso. Modifica coatta della Champions League, le squadre che vi accedono direttamente diventano 22, le altre 10 usciranno fuori da un complesso ma tutto sommato equo sistema di preliminari. Si spiegano dunque le apparizioni delle scognite squadre rumene come il Cluj, l'Unirea Urziceni, l'Otelul Galati o il materializzarsi delle squadre belga, ucraine ecc ecc. Non mi dispiace tutto sommato. Il danno però sta nella riforma della Coppa Uefa, che cambia nella forma e nel nome ma non nella sostanza. Diventa Europa League e viene così strutturata: tre turni preliminari, playoff, fase a gironi, eliminazione diretta con scorrimento delle terze della Champions: una vera e propria schifezza ad hoc per fare soldi coi diritti televisivi. Se sei un topteam l'Europa League è umiliante perchè vuol dire che non ti sei dimostrato all'altezza del nome che hai o delle tue aspettative. Se sei una squadra normale fare l'Europa League non è più l'opportunità della vita, non almeno nell'Europa che "conta", ma quasi un onere pazzesco, per la serie se mi giocavo la salvezza a quest'ora ero in vacanza. Eppure questa operazione doveva rilanciare la vecchia Coppa Uefa o delle Fiere se come me non avete più i capelli ma siete nati prima. Sinceramente questo calcio Europeo mi piace davvero poco. Riapriamo l'icona sui parametri 0 e sui vari trasferimenti. Se la Bosman sembrava la fine di un raffinato percorso giuridico sportivo, invece era solo l'inizio di un'altra serie di cagate. Stavolta nasce dall'ordinamento FIFA l'articolo 17 che dà la possibilità a un giocatore di svincolarsi a 3 anni dalla firma di un contratto se il giocatore ha almeno 28 anni, se ne ha di più il tempo si riduce a due. Entrato in vigore nel 2005, il primo giocatore a usufruirne su Andy Webster, stopper degli Hearts e della nazionale scozzese per trasferirsi al Wigan. L'Hearts ricevette un'indennità pari a un anno di stipendio del giocatore, mentre lui lasciò il segno nel Wigan giocando la bellezza di quattro partite. In Italia invece il primo a usufruirne fu Morgan De Sanctis, che si svincolò dall'Udinese pagando l'indennità, per altro per fare il vice Palop a Siviglia, non il massimo della vita. Questa sentenza non fa altro che aumentare il potere di contrattazione dei procuratori o degli stessi giocatori, riducendo la potestà dei club. Ora che la volontà di un giocatore vada rispettata questo non lo si mette in dubbio. Io però metto in dubbio la volontà di queste scelte che hanno condizionato notevolmente il mercato moderno, creando non pochi problemi. Il giocatore ha si il diritto di scegliere il suo futuro, ma è sacrosanto che siano le società a decidere a quali condizioni questo debba avvenire, salvo se non si arriva alla scadenza naturale del contratto. La Bosman ha gettato le basi per un "decadimento" se così si può definire del calcio. L'allargamento della Champions League e le riforme successive del calcio Europeo hanno fatto il resto. Personalmente ritengo che una Champions League davvero spettacolare sia un Champions League magari anche larga, ma con massimo due rappresentanti per Top League. E credetemi il livello globale non si abbassa, resterebbe uguale, anzi forse aumenterebbe. Cosiccome l'Europa League che potrebbe ripercorrere i fasti di colei che l'ha preceduta come nomenclatura. Sarò sincero nel dirvi che continuerò a seguire e ad amare il calcio. Ma sono ancora più sincero nel dirvi che il calcio di oggi, pur conservando dei focolai di immutata bellezza, non mi piace proprio per nulla.

Gli altri campioni del mondo-L'altra faccia della medaglia iridata

Tendenzialmente i facenti parte di una rosa che vince il mondiale sono giocatori di livello, titolari nei topteam o stelle assolute nelle altre squadre, insomma tutti giocatori di caratura, con uno spazio definito nel gioco e nella storia. Ma non è sempre così. Ho deciso in questo post di stilare una rosa di tutti quei campioni del mondo che dopo la gloria, son finiti nell'oblio calcistico.

Portieri
Charbonnier: portiere titolare dell'Auxerre del santone Roux, partecipò alla spedizione come terzo portiere, comodamente seduto in panchina. Dopo il mondiale fece il secondo portiere ai Rangers alle spalle di Stefan Klos e finì la sua carriera al Sion in Svizzera. Non il massimo della vita.

Islas: il disastroso portiere della seleccion albiceleste nel 1994. Era il secondo del mitico Pumpido

Gilmar Rinaldi: portiere discutibile, notevole procuratore
Difensori
Steiner: bandiera del Colonia convocato da Beckenbauer. Sperava di giocare qualche minutino in quel mondiale. Se davanti hai Aughentaler, Kohler, Buchwald, Reuter e Thon puoi anche crederci.

Capdevila: in realtà non è che sia finito propriamente nel dimenticatoio. Però già della tua selezione sei quello nettamente più scarso, se poi in un anno passi da campione del mondo a fuori rosa nel Benfica che per averti ha fatto carte false, allora non puoi che essere incluso nella lista.

Killer: il mio preferito in assoluto. Stopper della nazionale argentina campione del mondo del 1978. Passò dal Rosario Central al Newell's Old Boys, un pò come passare dalla Juve al Toro dall'oggi al domani. Ma con quel nome chi gli poteva dire niente.

Roque Junior: mi sarebbe piaciuto, ma è anacronistico, vederlo in coppia con Killer. Ne avremmo viste delle belle. Le perle che ha regalato alla Serie A sono indimenticabili

Polga: in quel mondiale del 2002 perse il posto a favore di Roque Junior, quindi ha poco da sorridere.

Zaccardo: a dirla tutta inserirlo in questa lista mi sembra eccessivo, ma non ho  ancora messo un italiano e quindi non vorrei passare per fazioso. Ha segnato la rete più bella dell'Italia ai mondiali, nella sua porta, ma sempre una gran rete. Se ne è andato da Palermo sperando in una chiamata importante. Ha scaldato la panchina al Wolfsburg. Adesso ha ritrovato se stesso a Parma, anche se a dirla tutta lui resterà per tutti" the(own) goal".

Marchena: in realtà lui non è finito nel dimenticatoio. Stopper protagonista nel Valencia di Benitez, adesso è titolare al Villarreal. Per giunta ha la striscia di imbattibilità più lunga della storia nelle partite internazionali. Siccome però dovevo completare il reparto e lui è uno dei giocatori più antipatici e scorretti della storia del calcio, un posto gliel'ho trovato con piacere.
Centrocampisti
Borghi: forse non tutti sanno che...ha vinto anche lui il mondiale! Era un pupillo di Berlusconi, che sbarellava per questo trequartista argentino. Fu mandato in prestito al Como e poi gli fu preferito Rijkaard, chissà perchè...

Diomedè: anche lui faceva parte della banda del santone Roux all'Auxerre. Esterno sinistro, fu convocato da Jacquet nel 1998 ed ebbe anche lui diritto a una medaglia. Due anni dopo il mondiale fu ingaggiato dal Liverpool dove raggiunse la bellezza di 5 partite, anche a causa di alcuni infortuni. Ha finito la sua carriera tra Ajaccio, Creteil e Clermont Foot nell'anonimato piu totale.

Vampeta: nel reparto è in assoluto quello più di vero culto. Se lo ricordavate a causa dei suoi nefasti in neroazzurro, e per essere un icona gay nel suo paese, bè dimenticate un dettaglio. Anche lui è un campione del mondo, e non nel suo piccolo. Ha giocato 18 minuti nel mondiale 2002. Adesso è atteso a una nuova sfida: rifondare i Village People.

Batista: proprio lui l'ex allenatore della seleccion. Quello che ha fatto grandi le giovanili e ha coperto di ridicolo la nazionale maggiore. Campione del mondo anche lui, nel 1986, assieme a Maradona, grande amico suo a giudicare soprattutto dalle stilnovistiche tenzoni dei mesi scorsi. Ha battuto inoltre Tony Hadley e Solange nella classifica inerente all'uso di gel e altri prodotti dei capelli.

Barone: cambio dei mediani di rottura della nazionale italiana campione del mondo nel 2006. Non un fenomeno, ma comunque un buon giocatore che viveva un'ottimo periodo di forma. Che lo ha abbandonato repentinamente. Doveva andare alla Juve, ma calciopoli fece saltare tutto, andò a Torino comunque, sponda granata, tre stagioni tiepide culminate nella retrocessione del 2009. Un anno a Cagliari come vice dei vice mediani e poi un'anno di inattività. Adesso la Serie B con il Livorno. Eppure a Berlino c'era anche lui.

Mazinho(o Mazinga se preferite): di brasiliano aveva solo il nome. Medianaccio che a dirla tutta un pò di piedi li aveva ma nulla di esaltante, ha trascorso una buona parte della carriera in Italia, patria di nascita del figlio che altri non è che Thiago Alcantara(sorpresi vero?).

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Attaccanti

Selvaggi: quando sono triste, abbattuto senza fiducia, le persone grandi che mi stanno attorno mi dicono: "ricordati che anche Selvaggi ha vinto un mondiale". Molto sottotraccia, ma la sua vera  vittoria sta nell'aver ciullato il posto a Pruzzo e Beccalossi. Mica male.

Graziani: uno dei migliori bomber della storia della Serie A, 130 reti, uno dei gemelli del gol del mitico Toro degli anni 70. Se volete sapere il motivo per cui si ritrova nella lista andate su Youtube, ne troverete parecchi!

Edilson: uno dei tanti soggetti di vero culto del Brasile Pentacampeao. Il Selvaggi brasiliano e ho detto tutto.

Luizao: una garanzia sotto porta per le difese avversarie, un feeling con il gol tutto suo, praticamente nulla. Pensate se avesse deciso di giocare con il suo vero nome Luis Carlos Bombonato Goulart che sembra il nome di un megafazendero galattico brasiliano o al massimo di un viados in pensione.

Guivarc'h: e poi c'è lui. Il peggiore di tutti. Se siete tristi ricordatevi, davvero, che se anche Guivarc'h ha vinto un mondiale, nella vita potete farcela anche voi e possiamo farcela tutti. Una prima punta scarsa ma molto scarsa, elegante come può esserlo una pelliccia fuxia. Gli unici punti in cui Guivarc'h ha messo del suo per la sua nazionale, la Francia, sono quelli che ha procurato a Cannavaro.

Ma per quanto si possa ridere, per quanto si possa sfotterli, loro son pur sempre campioni del mondo.