mercoledì 25 gennaio 2012

Breve storia del calcio contemporaneo europeo

In principio fu la sentenza Bosman. Jean Marc Bosman è un ex calciatore belga che nel 1990 giocava nell'RFC Liegi, una squadra belga, che all'epoca militava nella Jupiler League, la serie A belga. Decise di trasferirsi in Francia nel Dunkerque, squadra nemmeno tanto blasonata, alla scadenza del contratto, ma il trasferimento saltò in quanto le due società non trovarono un'accordo economico. Bosman si ritrovo contro la federazione calcistica belga, la Uefa e la sua stessa squadra. Al termine di una battaglia legale durata 5 anni nei quali Bosman si ritrovò sprofondare nelle serie minori del Belgio e della Francia, fu il calciatore ad avere la meglio. La corte di giustizia delle comunità europee del vicino Lussemburgo diede ragione al mediano, deliberando che ogni giocatore affiliato a una federazione calcistica dell'Unione Europea, potesse essere libero a scadenza di contratto, di passare in un'altra squadra sempre affiliata a una federazione calcistica dell'UE. Fino a qua niente di strano in linea teorica. Se lavoro in una fabbrica firmando un contratto biennale, una volta scaduto e non rinnovato son libero di fare ciò che mi pare. La sentenza inoltre stabilì la possibilità di firmare precontratti a sei mesi dalla scadenza naturale del contratto, ed eliminò le restrizioni ai giocatori stranieri comunitari, non ponendo più vincoli. Sembrava una vittoria e invece fu una disfatta. Son passati 17 anni da quella sentenza ed il calcio è completamente cambiato. I procuratori hanno ottenuto nelle loro mani un potere smisurato, facendo leva sull'ormai noto status di parametro 0, istituzionalizzato dopo la sentenza. I giocatori a parametro 0 vengono presi senza pagare un soldo alla società in cui il giocatore era sotto contratto(e grazie al cazzo, direte voi). Benissimo. Molto spesso a gennaio incominciano i tram-tram sui giocatori che a giugno si libereranno dall'ingaggio. Molto spesso, cito ad esempio Nocerino, vengono svenduti per evitare di non ricavare nulla dalla cessione. Ma un'altro aspetto particolare è l'ingaggio degli stessi. Tantissimi parametri zero, al primo anno di contratto prendono ingaggi al netto di gran lunga superiori rispetto a quelli del contratto precedente. Vi basti pensare a Flamini che fu ingaggiato dal Milan a costo 0 nel 2008 e che oggi è il secondo giocatore più pagato della squadra rossonera. Al primo anno prendeva 5,6 milioni di euro, molto ma molto di più di quanto prendeva all'Arsenal. Un'arma che spesso viene usata dai procuratori o perchè no dai giocatori stessi, che testualmente più o meno equivale a un: se queste cifre non ce le date voi, troviamo qualcun'altro che è disposto a elargirle. Un mezzo di ricatto a tutti gli effetti. Ed ecco dunque proliferare i fuori rosa, quelli che il contratto non lo vogliono rinnovare, ma che nel frattempo non vogliono essere ceduti a gennaio, onde evitare di poter perdere la possibilità di farsi pagare a peso d'oro con lo status di parametro 0. Adesso lasciate aperta l'icona, e passiamo a un'altra nota dolente, almeno per me. Quando ho incominciato a interessarmi seriamente di calcio era la stagione 1995/1996. C'erano tre competizioni UEFA per club: la Champions League in senso strettissimo, divenuta tale dopo la riforma della Coppa dei Campioni del 1992 resasi necessaria dopo la disgregazione dei regimi totalitari dell'est, la Coppa Uefa e la Coppa delle Coppe. Inutile dire che la prima era riservata ai campioni, la seconda la disputavano seconda terza e quarta, mentre l'ultima era riservata ai vincitori o alle finaliste delle coppe nazionali, suggestivo fu, se vi ricordate il cammino del Vicenza nel 1998 di Guidolin con Zauli, Otero, Mendez, Ambrosini e compagnia bella, che si arrese solo in semifinale al Chelsea di Vialli e Zola, che poi vinse la coppa. L'anno precedente nel 1997 la Champions viene estesa alle seconde squadre dei maggiori campionati, che classificandosi appunto seconde, accedevano al turno preliminare e fino a qua tutto sommato ci può stare, mi sembra pure sensato, aumenti livello, concorrenza e dunque lo spettacolo. Nel 1998/1999 i cambiamenti definitivi. In Champions League accederanno le prime quattro squadre delle Top League(Italia, Spagna e Inghilterra), il numero si riduce a 3 in Francia e Germania e via discorrendo. I turni preliminari diventano 3 e la prima fase a gironi è collegata con la Coppa Uefa, visto che le terze classificate vengono "retrocesse". Questa dunque viene paradossalmente "declassata" nel tentativo di favorirla vista anche la soppressione della Coppa delle Coppe  nel 1999 dopo la vittoria della Lazio sul Maiorca. Infatti per quanto la Coppa Uefa divenga pur sempre la seconda competizione europea, dando inoltre accesso alla Supercoppa e divenendo la competizione premio per i vincitori della coppa nazionale, subisce un clamoroso calo di appeal, testimoniato dalle figuracce italiane e inglesi(eccezion fatta per il Liverpool nel 2001)  e da i non certo esaltanti cammini delle squadre francesi e tedesche. Fanno eccezione le spagnole che in quattro anni dal 2003/2004 al 2006/2007 se ne sono aggiudicate tre con Siviglia e Valencia. Se negli anni 80 e 90 accadeva che la Steaua Bucarest, il PSV, la Stella Rossa Belgrado riuscissero a portarsi a casa l'ambito trofeo, che l'Ajax era considerata a rigor di logica un'insidia da scansare e non una squadra al limite del materasso e che squadre come la Dinamo Kiev potessero giocarsi le loro chance, dal 2000 in poi è stato un monopolio Italo-Spagnolo. Tre coppe in Italia, quattro in Spagna. Si aggiungono due successi inglesi di Manchester United e Liverpool, un cameo del Bayern Monaco e un trionfo fuori scripta del Porto nel 2004. Vi dirò che quest'anno la presenza di APOEL e Basilea alla fase finale mi strappa qualche sorrisetto in più, ma la Champions diventa una competizione per pochi eletti, sostanzialmente quelli ricchi, mentre la Coppa Uefa diventa una competizione quasi umiliante, fatevi il conto di quante squadre blasonate escono nella fase a gironi o in partite facilissime ad eliminazione diretta. Il tutto per fare soldi coi diritti televisivi. Il calcio a ritmo di balalaika delle squadre dell'est "smette di suonare" tanto quelli forti se ne scappano subito nei top Club. Poi un giorno arrivò le Roi Michel Platini. Giocatore favoloso, dirigente animato di buoni propositi che mi lasciano un pò perplesso. Modifica coatta della Champions League, le squadre che vi accedono direttamente diventano 22, le altre 10 usciranno fuori da un complesso ma tutto sommato equo sistema di preliminari. Si spiegano dunque le apparizioni delle scognite squadre rumene come il Cluj, l'Unirea Urziceni, l'Otelul Galati o il materializzarsi delle squadre belga, ucraine ecc ecc. Non mi dispiace tutto sommato. Il danno però sta nella riforma della Coppa Uefa, che cambia nella forma e nel nome ma non nella sostanza. Diventa Europa League e viene così strutturata: tre turni preliminari, playoff, fase a gironi, eliminazione diretta con scorrimento delle terze della Champions: una vera e propria schifezza ad hoc per fare soldi coi diritti televisivi. Se sei un topteam l'Europa League è umiliante perchè vuol dire che non ti sei dimostrato all'altezza del nome che hai o delle tue aspettative. Se sei una squadra normale fare l'Europa League non è più l'opportunità della vita, non almeno nell'Europa che "conta", ma quasi un onere pazzesco, per la serie se mi giocavo la salvezza a quest'ora ero in vacanza. Eppure questa operazione doveva rilanciare la vecchia Coppa Uefa o delle Fiere se come me non avete più i capelli ma siete nati prima. Sinceramente questo calcio Europeo mi piace davvero poco. Riapriamo l'icona sui parametri 0 e sui vari trasferimenti. Se la Bosman sembrava la fine di un raffinato percorso giuridico sportivo, invece era solo l'inizio di un'altra serie di cagate. Stavolta nasce dall'ordinamento FIFA l'articolo 17 che dà la possibilità a un giocatore di svincolarsi a 3 anni dalla firma di un contratto se il giocatore ha almeno 28 anni, se ne ha di più il tempo si riduce a due. Entrato in vigore nel 2005, il primo giocatore a usufruirne su Andy Webster, stopper degli Hearts e della nazionale scozzese per trasferirsi al Wigan. L'Hearts ricevette un'indennità pari a un anno di stipendio del giocatore, mentre lui lasciò il segno nel Wigan giocando la bellezza di quattro partite. In Italia invece il primo a usufruirne fu Morgan De Sanctis, che si svincolò dall'Udinese pagando l'indennità, per altro per fare il vice Palop a Siviglia, non il massimo della vita. Questa sentenza non fa altro che aumentare il potere di contrattazione dei procuratori o degli stessi giocatori, riducendo la potestà dei club. Ora che la volontà di un giocatore vada rispettata questo non lo si mette in dubbio. Io però metto in dubbio la volontà di queste scelte che hanno condizionato notevolmente il mercato moderno, creando non pochi problemi. Il giocatore ha si il diritto di scegliere il suo futuro, ma è sacrosanto che siano le società a decidere a quali condizioni questo debba avvenire, salvo se non si arriva alla scadenza naturale del contratto. La Bosman ha gettato le basi per un "decadimento" se così si può definire del calcio. L'allargamento della Champions League e le riforme successive del calcio Europeo hanno fatto il resto. Personalmente ritengo che una Champions League davvero spettacolare sia un Champions League magari anche larga, ma con massimo due rappresentanti per Top League. E credetemi il livello globale non si abbassa, resterebbe uguale, anzi forse aumenterebbe. Cosiccome l'Europa League che potrebbe ripercorrere i fasti di colei che l'ha preceduta come nomenclatura. Sarò sincero nel dirvi che continuerò a seguire e ad amare il calcio. Ma sono ancora più sincero nel dirvi che il calcio di oggi, pur conservando dei focolai di immutata bellezza, non mi piace proprio per nulla.

Gli altri campioni del mondo-L'altra faccia della medaglia iridata

Tendenzialmente i facenti parte di una rosa che vince il mondiale sono giocatori di livello, titolari nei topteam o stelle assolute nelle altre squadre, insomma tutti giocatori di caratura, con uno spazio definito nel gioco e nella storia. Ma non è sempre così. Ho deciso in questo post di stilare una rosa di tutti quei campioni del mondo che dopo la gloria, son finiti nell'oblio calcistico.

Portieri
Charbonnier: portiere titolare dell'Auxerre del santone Roux, partecipò alla spedizione come terzo portiere, comodamente seduto in panchina. Dopo il mondiale fece il secondo portiere ai Rangers alle spalle di Stefan Klos e finì la sua carriera al Sion in Svizzera. Non il massimo della vita.

Islas: il disastroso portiere della seleccion albiceleste nel 1994. Era il secondo del mitico Pumpido

Gilmar Rinaldi: portiere discutibile, notevole procuratore
Difensori
Steiner: bandiera del Colonia convocato da Beckenbauer. Sperava di giocare qualche minutino in quel mondiale. Se davanti hai Aughentaler, Kohler, Buchwald, Reuter e Thon puoi anche crederci.

Capdevila: in realtà non è che sia finito propriamente nel dimenticatoio. Però già della tua selezione sei quello nettamente più scarso, se poi in un anno passi da campione del mondo a fuori rosa nel Benfica che per averti ha fatto carte false, allora non puoi che essere incluso nella lista.

Killer: il mio preferito in assoluto. Stopper della nazionale argentina campione del mondo del 1978. Passò dal Rosario Central al Newell's Old Boys, un pò come passare dalla Juve al Toro dall'oggi al domani. Ma con quel nome chi gli poteva dire niente.

Roque Junior: mi sarebbe piaciuto, ma è anacronistico, vederlo in coppia con Killer. Ne avremmo viste delle belle. Le perle che ha regalato alla Serie A sono indimenticabili

Polga: in quel mondiale del 2002 perse il posto a favore di Roque Junior, quindi ha poco da sorridere.

Zaccardo: a dirla tutta inserirlo in questa lista mi sembra eccessivo, ma non ho  ancora messo un italiano e quindi non vorrei passare per fazioso. Ha segnato la rete più bella dell'Italia ai mondiali, nella sua porta, ma sempre una gran rete. Se ne è andato da Palermo sperando in una chiamata importante. Ha scaldato la panchina al Wolfsburg. Adesso ha ritrovato se stesso a Parma, anche se a dirla tutta lui resterà per tutti" the(own) goal".

Marchena: in realtà lui non è finito nel dimenticatoio. Stopper protagonista nel Valencia di Benitez, adesso è titolare al Villarreal. Per giunta ha la striscia di imbattibilità più lunga della storia nelle partite internazionali. Siccome però dovevo completare il reparto e lui è uno dei giocatori più antipatici e scorretti della storia del calcio, un posto gliel'ho trovato con piacere.
Centrocampisti
Borghi: forse non tutti sanno che...ha vinto anche lui il mondiale! Era un pupillo di Berlusconi, che sbarellava per questo trequartista argentino. Fu mandato in prestito al Como e poi gli fu preferito Rijkaard, chissà perchè...

Diomedè: anche lui faceva parte della banda del santone Roux all'Auxerre. Esterno sinistro, fu convocato da Jacquet nel 1998 ed ebbe anche lui diritto a una medaglia. Due anni dopo il mondiale fu ingaggiato dal Liverpool dove raggiunse la bellezza di 5 partite, anche a causa di alcuni infortuni. Ha finito la sua carriera tra Ajaccio, Creteil e Clermont Foot nell'anonimato piu totale.

Vampeta: nel reparto è in assoluto quello più di vero culto. Se lo ricordavate a causa dei suoi nefasti in neroazzurro, e per essere un icona gay nel suo paese, bè dimenticate un dettaglio. Anche lui è un campione del mondo, e non nel suo piccolo. Ha giocato 18 minuti nel mondiale 2002. Adesso è atteso a una nuova sfida: rifondare i Village People.

Batista: proprio lui l'ex allenatore della seleccion. Quello che ha fatto grandi le giovanili e ha coperto di ridicolo la nazionale maggiore. Campione del mondo anche lui, nel 1986, assieme a Maradona, grande amico suo a giudicare soprattutto dalle stilnovistiche tenzoni dei mesi scorsi. Ha battuto inoltre Tony Hadley e Solange nella classifica inerente all'uso di gel e altri prodotti dei capelli.

Barone: cambio dei mediani di rottura della nazionale italiana campione del mondo nel 2006. Non un fenomeno, ma comunque un buon giocatore che viveva un'ottimo periodo di forma. Che lo ha abbandonato repentinamente. Doveva andare alla Juve, ma calciopoli fece saltare tutto, andò a Torino comunque, sponda granata, tre stagioni tiepide culminate nella retrocessione del 2009. Un anno a Cagliari come vice dei vice mediani e poi un'anno di inattività. Adesso la Serie B con il Livorno. Eppure a Berlino c'era anche lui.

Mazinho(o Mazinga se preferite): di brasiliano aveva solo il nome. Medianaccio che a dirla tutta un pò di piedi li aveva ma nulla di esaltante, ha trascorso una buona parte della carriera in Italia, patria di nascita del figlio che altri non è che Thiago Alcantara(sorpresi vero?).

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Attaccanti

Selvaggi: quando sono triste, abbattuto senza fiducia, le persone grandi che mi stanno attorno mi dicono: "ricordati che anche Selvaggi ha vinto un mondiale". Molto sottotraccia, ma la sua vera  vittoria sta nell'aver ciullato il posto a Pruzzo e Beccalossi. Mica male.

Graziani: uno dei migliori bomber della storia della Serie A, 130 reti, uno dei gemelli del gol del mitico Toro degli anni 70. Se volete sapere il motivo per cui si ritrova nella lista andate su Youtube, ne troverete parecchi!

Edilson: uno dei tanti soggetti di vero culto del Brasile Pentacampeao. Il Selvaggi brasiliano e ho detto tutto.

Luizao: una garanzia sotto porta per le difese avversarie, un feeling con il gol tutto suo, praticamente nulla. Pensate se avesse deciso di giocare con il suo vero nome Luis Carlos Bombonato Goulart che sembra il nome di un megafazendero galattico brasiliano o al massimo di un viados in pensione.

Guivarc'h: e poi c'è lui. Il peggiore di tutti. Se siete tristi ricordatevi, davvero, che se anche Guivarc'h ha vinto un mondiale, nella vita potete farcela anche voi e possiamo farcela tutti. Una prima punta scarsa ma molto scarsa, elegante come può esserlo una pelliccia fuxia. Gli unici punti in cui Guivarc'h ha messo del suo per la sua nazionale, la Francia, sono quelli che ha procurato a Cannavaro.

Ma per quanto si possa ridere, per quanto si possa sfotterli, loro son pur sempre campioni del mondo.