sabato 29 settembre 2012

La Roma di Zeman tra polemica e carenza di risultati

Ho sempre stimato Zeman, per il coraggio nel'esporsi, per la sua schiettezza, per il suo credo calcistico, perchè a livello di mero divertimento nessun calcio mi ha mai divertito come quello di Zeman, e per la sua serietà e devozione nei confronti del calcio. Lo Zeman dell'ultimo periodo però sembra aver perso la trebisonda. Tende a polemizzare in maniera costante, e da quasi sempre l'impressione di dire che non vince perchè è sempre colpa degli altri e non per demeriti suoi o della sua squadra, continua ad essere legato visceralmente alla nemica Juventus, indubbiamente con le sue ragioni, anche valide, ma restando ancorato a fatti superati, senza guardare avanti.. Inoltre questo inizio di stagione conferma che Zeman appartiene a quella stregua di allenatori tetragoni al cambiamento, cocciuti e ostinati nelle loro idee. Il 4-3-3 Zemaniano è un modulo di movimento soprattutto nella fase offensiva, che richiede attaccanti in grado di muoversi e svariare sul fronte offensivo. Alla Roma l'unico attaccante dotato delle suddette caratteristiche è Lamela. Totti ha 36 anni e il cambio di passo per giocare da esterno lo ha perso da tanto tempo, Osvaldo è sicuramente una punta mobile ma più del centravanti non può fare, Mattia Destro ha le stesse caratteristiche tecniche, ma non ha i colpi e la fisicità dell'Italo-Argentino, mi sembra del tutto sprecato/inutile nel ruolo di attaccante esterno, dove ci vogliono una rapidità e una tecnica di cui il giovane azzurro non dispone. Morale della favola: non si sa per colpa di chi ma questo non è un attacco congeniale al gioco Zemaniano. La maggior parte degli allenatori starebbe ore a chiedersi come correggere la squadra, come valorizzare il materiale di cui si dispone in altro modo, Zeman invece no, non lo può fare, non lo ha mai fatto e dubito che lo farà. Giocare a 3 punte con questo tipo di attaccanti è un handicap che decidi autonomamente di infliggerti. Anche a centrocampo vi sono evidenti problemi tecnico-tattici. Lasciando stare l'universale De Rossi, l'unica nota realmente positiva è Florenzi, che al gioco di Zeman per caratteristiche si presta molto bene. Il resto è da registrare. Sembra chiara l'intenzione di valorizzare Panagiotis Tachtsidis, giocatore ottimo con colpi eccellenti. Tachtsidis però è costretto a pagar dazio e tributo alla sua enorme mole  con rapidità e velocità, di certo non i punti di forza di questo giocatore. Poi c'è Bradley, attualmente infortunato e quindi non giudicabile. Fondamentalmente l'Americano è congeniale al sistema, ma limitare i problemi della Roma alla sola assenza di Bradley è riduttivo. Altro infortunato è Pjanic, ma a giudicare dalle formazioni viste mentre era disponibile, mi sembra proprio di intuire che Zeman non lo veda di buon'occhio, probabilmente a causa di una componente naturalmente incline ai leziosismi nel suo stile di gioco. A completare il quadro Perrotta che ha già imbeccato il viale del tramonto e Marquinho, che secondo me è il giocatore su cui puntare, soprattutto quando Tachtsidis è in campo, quantomeno per dare dinamismo a un centrocampo che di fatto lo richiede ma che con Tachtsidis lo perde. La difesa non la commentiamo, la classica difesa approssimativa che contraddistingue il calcio zemaniano, con una spruzzata di tragicommedia, perchè a parte Balzaretti e qualche buona partita di Castan, si son viste scene di delirio onirico da film di serie Z degli anni 80. 11 gol subiti in 5 partite, più di due di media a partita, non accompagnati come già visto da una grande produzione offensiva. La partita di stasera contro la Juventus(non me ne vogliano gli  Juventini, la Juve ha giocato bene, avrebbe vinto ma gli è stato reso tutto facile) si aggiunge a quella incredibile col Bologna e a quella contro la Sampdoria che con poche mosse e in inferiorità numerica ha imbrigliato i giallorossi. Mi spiace doverlo dire ma se Zeman vuole tenersi il posto deve cambiare qualcosa. Io ad esempio gestirei meglio Totti, Zeman non è Luis Enrique, ha la personalità e il piglio per farlo, e arretrerei il  suo raggio d'azione, lo farei giocare rifinitore, con spazio e compiti ben definiti e farei ruotare gli uomini d'attacco. Per quanto riguarda il centrocampo accantonerei Tachtsidis, è fortissimo ma non è adatto a questo tipo di gioco, e punterei tutto su Florenzi-Bradley-De Rossi, con l'americano a fare da scudo appena rientrerà, nell'attesa metterei invece De Rossi da scudo e Marquinho mezz'ala, ruolo che sa interpretare bene. Per la difesa più della capatina a San Pietro non posso ipotizzare, penso che l'unico modo per limitare i danni sia quello di fare più gol di quanti se ne subiscono. E'davvero un peccato vedere Zeman che con una squadra che ha delle potenzialità, galleggiare a metà classifica, giocando da neo-promossa che si trova in A un pò per caso e un pò per desiderio. Ma se non si inventa qualcosa, mi sa che Zemanlandia capitolo quarto finisce senza lieto fine.

martedì 25 settembre 2012

Non è sempre colpa degli altri-Fenomenologia rosanero

2002-2012 Glerean, Arrigoni, Sonetti, Baldini, Guidolin, Del Neri, Papadopulo, Guidolin-2, Colantuono, Guidolin-3, Colantuono-2, Ballardini, Zenga, Delio Rossi, Cosmi, Rossi-2, Pioli, Mangia, Mutti, Sannino, Gasperini. 17 allenatori, 13 esoneri quattro scadenze naturali di contratto. 2002-2012 Foschi(bene), Sabatini(preferisco Foschi ma Benissimo), Sogliano(ectoplasma dal nome figo) Perinetti e adesso Lo Monaco. In 10 anni 17 allenatori e 5 dirigenti diversi sono il segno tangibile di una gestione dei programmi societari clamorosamente sbagliata.. I progetti, a prescindere dagli obiettivi, si realizzano soltanto tramite quel minimo di continuità almeno a livello dirigenziale. Di esempi ne posso fare parecchi. Il Chievo, squadra che ha obiettivi simili a quelli che ormai sono del Palermo ha lo stesso dirigente da 20 anni(Sartori), conosce i limiti e le potenzialità del progetto, esonera solo se necessario e raggiunge sempre l'obiettivo. Prendiamo anche la Sampdoria dell'era Marotta che del Palermo aveva gli stessi obiettivi e che alla fine ha gabbato il Palermo sul più bello. A Palermo manca proprio la base. Chi viene prima ancora di fare i conti coi tifosi li deve fare con Zamparini, un presidente a cui sicuramente va dato il merito di aver riportato Palermo in alto,   a cui andrebbe spiegato che così non si va da nessuna parte. Non si può chiamare un'allenatore, elevarlo al rango spirituale del Dalai Lama del calcio, e mandarlo via dopo una striscia negativa definendolo il male atavico, ne tantomeno chiamare tre dirigenti in due anni, affidargli mercato e risorse per poi far si che si dimettano o cacciarli quando il materiale a disposizione non ti piace. Il Palermo quest'anno poteva tranquillamente, come fa il Chievo da anni, allestire una squadra per la salvezza. Poteva farlo spendendo una minima parte del ricavo delle cessioni in onesti mestieranti di categoria per tappare le falle di una rosa comunque carente. Si è deciso invece di tenere quelli che l'anno scorso se la son vista brutta rischiando di retrocedere, puntellando la squadra con acquisti senza senso, comprando o doppioni o giocatori che senza l'allargamento della panchina a 12 giocatori si sarebbero accomodati in tribuna. Se Mantovani e Munoz non si son dimostrati affidabili la scorsa stagione, il solo Von Bergen mi sembra un pò pochino e d'altronde sempre del titolare della squadra materasso della scorsa stagione parliamo. Se oltre Miccoli il  Palermo in attacco fatica e si sa che l'unico giocatore semi-affidabile che c'è in rosa è Budan che però oltre ai noti problemi di tenuta fisica ha dovuto soffrire un terribile lutto allora si dovrebbe comprare un'attaccante affidabile. La scommessona Dybala è una bella suggestione, ma l'argentino resta un doppione di Miccoli da vedere in prospettiva futura, e con 12 milioni di euro di punte oneste di categoria te ne compri almeno un paio. A centrocampo non son stati presi i giocatori funzionali al gioco di Sannino, soprattutto sulle fasce, dove non è arrivato nessuno, Giorgi a parte, perchè Brienza, pur essendo un buon giocatore, non può essere considerato un'esterno puro, costringendo l'allenatore a puntare sull'enigmatico Bertolo(3 anni che gioca in A e non ho ancora capito il ruolo esatto). Sannino parte male e viene esonerato per aver perso contro due squadre nettamente più forti e per aver pareggiato in casa con una squadra di pari livello. Viene chiamato Gasperini, che indubbiamente è un allenatore d'esperienza, ma che è iper disfunzionale per gli uomini che ci sono in rosa. Mancano le ali pure, il play-maker, un centrale che sappia portare il pallone e supportare il centrocampo e la punta centrale forte, fenotipi standard del 3-4-3 di Gasperini. E' stato cacciato pure il dirigente che tanto era stato voluto, per quali colpe non si sa. Sia chiaro io sono un'estimatore di Lo Monaco, ma che miracoli può fare, soprattutto a mercato chiuso? Arriva Lo Monaco e i giocatori che fanno? Si trasformano? L'impressione che al Palermo manchi il senso della misura ormai è certezza. Come si può costruire qualcosa se alla prima difficoltà salta la testa dell'allenatore e alla seconda quella del dirigente? Quando a fronte dei miei insuccessi attribuivo agli altri colpe e demeriti, qualcuno mi faceva notare che si, può capitare, anche più volte, ma che non è sempre colpa degli altri. Mi sa che Zampa questo non lo sa ancora...

domenica 16 settembre 2012

Serie A-Impressioni di settembre

Strano ma vero, l'inizio di questa Serie A mi è piaciuto parecchio. Parecchio perchè per la prima volta da tanto tempo si vedono tante sorprese positive, tante partite di sostanziale buon livello e una maggiore competizione. E' chiaro che il posto in meno in Champions non giova al movimento calcistico, se non altro ha avuto il merito di rendere il campionato più competitivo. Procediamo per gradi. In testa ci sono la Juventus, il Napoli e la Lazio. I primi due nomi non mi sorprendono, perchè la prima non perde da 41 partite in campionato, ha una rosa profondissima, un sistema di gioco implementato e un nome sullo stemma che ricomincia ad avere il suo peso, mentre la seconda, dopo aver dimostrato l'anno scorso di essere squadra ostica per tutti, sta incominciando a dare una certa continuità al gioco espresso, grazie a una rosa di buon livello, finanziata dalla cessione di un Lavezzi, che a giudicare questo Napoli senza di lui, appare pure sopravvalutato. La Lazio però è una sorpresa, sorpresa come il suo allenatore, Petkovic. Per me era il primo a cadere, fino ad ora ne ha fatti cadere tre. La Lazio è sicuramente una buona squadra, l'inizio era comunque abbordabile, ma ho la sensazione che Petkovic sia un tecnico concreto e deciso e che sia in grado di massimizzare il rendimento dei giocatori di maggior talento, guardare Klose ed Hernanes come riprova di ciò che ho scritto. Può essere una mina vagante, non dico vincere lo scudetto, ma essere nel gruppo di testa si. Un'altra sorpresa, a punteggio pieno ma con una penalizzazione di un punto è la Sampdoria. Tornata nella sua dimensione, ha battuto un modesto Milan, ha regolato il Siena ed ha steso il Pescara. Può non sembrare tanto, ma per una neo-promossa a prescindere dal nome che porti, fare il tuo dovere giocando anche benino non è roba da poco. A sei punti troviamo la Fiorentina e l'Inter.In queste prime uscite la Fiorentina è sembrata troppo legata alle giocate di Jovetic. Se non illumina il montenegrino, si va inevitabilmente sotto. Nonostante ciò, essendo la rosa della Fiorentina di buon livello, ed essendo stata costruita a immagine e somiglianza del tecnico Montella, son convinto che alla lunga verrà fuori il valore assoluto. Luci ed ombre invece per l'Inter. Le luci sono date da Milito, che non ha perso il feeling col gol e dalla cosiddetta fascia di mezzo, cioè quei giocatori non giovani ma non vecchi che all'Inter son mancati nelle ultime stagioni e che fino ad ora garantiscono un rendimento accettabile. Le ombre son date invece da una quadratura che sembra ancor lontana dall'essere trovata e dal dover gestire troppi nomi nell'assegnazione del supporting cast di Milito. Cassano, Sneijder, Palacio, Coutinho e Alvarez, tutti buoni giocatori che la panchina non la vogliono e non la possono fare, e che possono diventare di difficile gestione, anzi, direi che lo sono già. Stramaccioni ha l'ingrato compito di rilanciare una squadra che è passata repentinamente da cima a fondo, e lo può fare soltanto dimostrando di essere Stramaccioni senza appellativi ed evocazioni di Mourinhana memoria, rivendicando a fondo le sue scelte, come fino ad ora sta facendo. A quattro punti troviamo Catania e Roma. Il neo allenatore del Catania Maran sta facendo benissimo nel continuare il sentiero tracciato da Montella, senza avere la presunzione di voler cambiare le cose e i risultati si vedono. Perdere con la Fiorentina ci può stare, i rossoblù hanno fatto bene il loro dovere, anche con un pò di fortuna. La Roma ha perfettamente dimostrato di avere la forma mentis zemaniana. 7 gol fatti e 6 subiti nelle prime tre partite, un atteggiamento totalmente offensivo e la capacità di stupire sempre. Proprio come sta facendo il tecnico boemo, libero pensatore che però negli ultimi tempi sconfina troppo negli attacchi e nelle querelle senza badare ai risultati. La partita di oggi ne è emblematico esempio. Grande gruppone a 3 punti. Cominciamo dal Milan. Il sanguinoso dopo Thiago-Ibra è incominciato come si temeva, cioè male. I giocatori che sono arrivati devono calarsi nella realtà di essere nel club più titolato al mondo e per la prima volta a distanza di anni nel Milan manca un giocatore risolutivo, che non può essere il falcidiato Pato. Una base buona su cui lavorare c'è, ma ho l'impressione che Allegri non sia in grado di valorizzare quel poco che ha. Bisogna dare una svolta e in fretta, altrimenti diventa un miraggio pure l'Europa League. Passiamo al Genoa. Se le partite durassero 45 minuti, son convinto che il Genoa sarebbe campione d'Italia. Dal punto di vista del gioco benomale ci siamo, ma i cali di tenuta atletica avuti dal Grifone nei secondi tempi delle partite son davvero preoccupanti. Penso che De Canio debba lavorare molto sull'intesa Borriello-Immobile, cercando di optare per un modulo meno dispendioso dal punto di vista energetico rispetto al 4-3-3 visto fino ad ora. Perchè non sempre i buoni giocatori possono bastare. Il Genoa ne ha tanti, ha comunque più da guadagnare che da perdere. Il Parma di Donadoni invece si ritrova nel dover gestire la fastidiosa eredità di Giovinco. I vari Pabon, Ninis e Belfodil visti fino adesso, in rampa di lancio per affiancare Amauri quando rientrerà, non sembrano avere la personalità adatta a ricoprire questo ruolo e non è solamente un fatto tecnico. Bisogna riprendere, a prescindere da quale sarà l'assemblaggio finale, l'ottima strada tracciata l'anno scorso e gli obiettivi potranno essere raggiunti. Passiamo al Chievo Verona. Sostanzialmente anche quando acquistano 10 giocatori diversi nessuno sembra accorgersene, perchè questa squadra da sempre l'impressione di essere uguale. Lo è nella politica societaria e nelle ambizioni. L'inizio è accettabile per una squadra che mira alla salvezza, ma bisogna fare attenzione alle Sabbiemobili. La dote extra del Chievo, più che qualche giocatore di livello, è il contesto non ipertrofico. Non son sicurissimo come gli altri anni che questo possa diventare il valore aggiunto. Chiudiamo il gruppone dei tre punti con il Bologna. Finita l'era Di Vaio e perso Ramirez ci si aspettava un ridimensionamento. L'inizio con due sconfitte sembrava confermarlo. La vittoria in rimonta contro la Roma di oggi, inaspettata sicuramente, da uno slancio a una squadra che può raggiungere con grossa tranquillità l'obiettivo salvezza. D'altronde Diamanti ha finalmente raggiunto la maturità che non gli ha consentito di esplodere prima e il sostituto di Di Vaio è Gilardino, che di gol in A ne ha fatti 146, c'è molto di peggio. A due punti troviamo l'Atalanta, penalizzata anche quest'anno, di due punti, e il Cagliari. Per la formazione orobica l'inizio è stato buono. E' arrivato un successo comunque inaspettato, che ha confermato la bontà della rosa dell'Atalanta, a mio parere la squadra più equilibrata in tutti i sensi della Serie A. Si sta lavorando davvero bene dalle parti di Bergamo e le premesse per bissare l'ottima stagione passata secondo me ci sono tutte. A Cagliari invece si sorride di meno. Le false partenze del Cagliari da quando è tornato in Serie A, sono effettivamente state ricorrenti, ma alla fine la salvezza è praticamente arrivata sempre. Non vedo il motivo per cui non debba arrivare quest'anno, i giocatori validi per centrare l'obiettivo ci sono.  Bisogna vedere se Cellino asseconderà la sua smania di esonerare l'allenatore dopo un periodo negativo. Esonero o non esonero sarà comunque una mossa risolutiva, come insegna Allegri, o i vari traghettatori come Sonetti o Ballardini nel 2008 che hanno salvato la squadra. Un punto solo per l'Udinese e per il Palermo. Per i friulani l'aver mancato di nuovo l'obiettivo Champions, questa volta contro una squadra più che abbordabile, ha probabilmente rappresentato una clamorosa mazzata per una squadra che non avrà più questa possibilità per molto tempo. L'inizio è stato traumatico. Due sconfitte contro Fiorentina e Juventus, a cui fino alla stagione passata riusciva tranquillamente a dare filo da torcere e un pareggio contro il Siena in cui la vittoria è stata gettata alle ortiche(per essere fini). Se non altro c'è la consapevolezza che l'età dell'oro è finita e che bisogna ricominciare a lavorare per raggiungere l'obiettivo minimo di un campionato tranquillo e i mezzi comunque ci sono. Per il Palermo invece il clima sembra essere di Armageddon. Due sconfitte, che ci possono tranquillamente stare, contro Lazio e Napoli e un pareggio casalingo contro il Cagliari dopo una partita che hai controllato più o meno agevolmente. Zamparini non ha resistito all'irresistibile voglia di esonerare l'allenatore(che, come sempre era l'uomo giusto, iper voluto, l'uomo della svolta, il taumaturgo, ecc..ecc.). Via Sannino, a cui non è stata consegnata una squadra congeniale al suo calcio quadrato e scolastico, dentro Gasperini, l'allenatore secondo me più inadatto da ingaggiare vista la rosa del Palermo, che già sembra poco elastica, figurati per il 3-4-3 prediletto dal tecnico. A inquietare più dei risultati il desolante mix tra una condizione fisica da scapoli-ammogliati del giovedì e un gioco inesistente. Inizio di campionato che rappresenta il culmine di tutta una serie di scelte sbagliate sul mercato. Gasperini rischia dunque il ruolo di Caronte, traghettatore verso gli inferi della Serie B. Non pensavo che l'avrei detto, ma il rischio è più che concreto. A 0 punti il Pescara. Dopo la promozione si doveva ripartire da Zeman, dal pescarese Verratti e magari dalla speranza di trattenere Insigne e Immobile. Non è andata così e al giovane mister Stroppa è stata consegnata una squadra infarcita di giovani talenti, spruzzata con qualche gregario di Serie A. Fino ad ora è andata male, e ci credo, come può fare non dico Stroppa, chiunque a dare una dimensione di squadra a una cozzagglia ammassata senza criterio? I buoni giocatori(Perin, Weiss, Caprari per citare i più mainstream) ci sono anche ma non mi sembra sufficiente e l'inizio con 0 punti e nove gol subiti sembra essere il prologo di una stagione disastrosa. Concludiamo col Siena, ultimissimo a meno 4 punti.  Come insegnano l'Atalanta lo scorso anno e la Reggina del 2007, partire bene è fondamentale,e il calendario che metteva di fronte i senesi con due neopromosse sembrava favorevole per recuperare subito la penalizzazione. La partenza è dunque da considerarsi disastrosa. Lasciati per strada 5 punti contro Torino e Sampdoria, il pareggio di oggi con l'Udinese si può considerare per quello che è: un buon segnale, ma ininfluente per l'obiettivo finale, che, almeno secondo me, difficilmente verrà raggiunto.

Il campionato è appena iniziato, e il calcio insegna che i verdetti son decretati da matematica e dal fischio finale dell'ultima giornata. L'unica cosa di cui son convinto è che il campionato di quest'anno sarà uno dei più appassionanti degli ultimi 20 anni.

sabato 15 settembre 2012

NBA-Miniguida alla Western Conference

Manca meno di un mese all'inizio della stagione NBA, secondo me questa sarà una delle stagioni NBA più belle di sempre. Vuoi per il draft profondissimo, vuoi per il mercato e per i clamorosi acquisti, quella che si prospetta è una stagione con tante squadre di ottimo livello. In questo post cercherò di analizzare le 15 franchigie della Western Conference.


Dallas Mavericks

E' finita l'era dell'anello, ne incomincia una nuova. Gli addii di Chandler e di Barea nel 2011 avevano già pesato sulla squadra di coach Carlisle, che nella scorsa stagione è apparsa scarica, priva di idee, cattiveria e concretezza. L'obiettivo dichiarato della franchigia texana era quello di mettere a segno l'acquisto di un all-star, ma il rinnovo di Deron Williams con i Nets ha fatto saltare i piani. E' scattato comunque un restyling. Via Haywood, Lamar Odom(e la signora Khloe) e soprattutto Jason Terry, e lasciato andare Jason Kidd ai Knicks, sono arrivati Kaman, il pivot che mancava dopo la partenza di Chandler, Brand, che come lungo dalla panchina è un'ottimo acquisto, Dahntay Jones, Collison, a cui tocca l'ingrato compito di non far rimpiangere Jasone, e soprattutto O.J. Mayo, giocatore di talento assoluto che a Memphis non si è espresso del tutto. L'età del roster è stata sostanzialmente abbassata nonostante la presenza di giocatori come Vince Carter, da tempo in fase calante, Shawn Marion, bel giocatore ma non più quello di una volta, e soprattutto Dirk Nowitzki, l'unica vera certezza di questa squadra. Per essere una franchigia in rebuilding non è messa assolutamente male. Bisognerà capire durante la Regular Season quale sarà la faccia di questa squadra. Son curioso di vedere se Mayo agirà da sesto uomo come ai Grizzlies, per avere un impatto maggiore contro i secondi quintetti o se invece verrà investito dei galloni da titolare. A prescindere da questo vedo comunque i Mavs ai Play-off, con l'ultimo posto disponibile, anche se a livello di competitività assoluta c'è ancora molto lavoro da fare.

Denver Nuggets

Nel 2011 hanno perso il loro uomo franchigia, Anthony, entrando in ricostruzione. Un anno e mezzo dopo i Nuggets si ritrovano dov'erano nell'era Melo, cioè competitivi ad ovest. Dalla trade con i Knicks secondo me  hanno solamente guadagnato. A un roster che l'anno scorso aveva mostrato un'ottima combinazione di tecnica e di esplosività fisica, si è aggiunto l'all-star e campione olimpico Andrè Iguodala, che da un'ulteriore dose di tritolo alla franchigia del Colorado. Iguodala è l'elemento perfetto, quello che coniuga i buoni fondamentali con un'atletismo invidiabile. Dal punto di vista atletico fronteggiare i Nuggets, soprattutto in casa con i vari McGee, Faried, Chandler e Lawson sarà cosa davvero difficile. Se a questi nomi aggiungi gente come Mozgov, pivot vecchia scuola notevolmente migliorato e soprattutto Danilo Gallinari, non puoi ottenere altro che una squadra competitiva, nonostante le partenze di giocatori come Afflalo ed Harrington che a Denver avevano un loro perché. Proprio Gallinari può essere considerato un potenziale fattore in questa squadra. L'ala milanese ha ormai dimostrato di essere un giocatore della lega, visti i mezzi tecnici che ha a disposizione e l'uso che ne fa. Se gli infortuni non lo perseguiteranno e se riuscirà ad aggiungere quel pizzico(sottolineo pizzico) di cattiveria e personalità che ancora gli mancano, può essere più che importante e decisivo. George Karl, vecchio volpone NBA, ha a disposizione un roster di altissimo livello, comparabile se non a quello dei Supersonics del 1996, almeno a quello dei Milwaukee Bucks che nel 2001 fecero sudare freddo Allen Iverson e i 76ers. Li vedo ai Play-off in una posizione dalla 4 alla 6, e in grado di  poter fare un pò di strada in più nella Post-Season rispetto agli ultimi anni.

Golden State Warriors

La franchigia californiana a distanza di anni può finalmente dire di avere un roster minimamente competitivo. La trade Bogut-Ellis con i Bucks è stato l'ulteriore segnale della volontà di affidare la squadra all'ottimo Stephen Curry, potenziale all-star NBA. Il mercato estivo ha portato giocatori di esperienza come Carl Landry e Jarrett Jack, utilissimi per allungare le rotazioni e soprattutto Harrison Barnes, uno dei pezzi da 90 di questo draft, il più profondo dal 1996, destinato a comporre assieme a David Lee e Bogut un'ottimo front-court, con Richard Jefferson pronto a fare da chioccia. Se Klay Thompson conferma le ottime doti messe in mostra l'anno scorso, se Stephen Curry ultima il percorso di maturità e se Harrison Barnes mantiene le promesse, allora siamo di fronte a una delle possibili sorprese della stagione. Si giocheranno i play-off, sinceramente non penso riusciranno ad arrivare, li considero un possibile domani nella Western Conference.

Houston Rockets

Nella squadra che fu del maestro Olajuwon c'è aria di rifondazione. Roster lunghissimo e pieno di novità a cominciare da Jeremy Lin, il giocatore che ha incantato il mondo nel Febbraio-Marzo scorso. Al play di Harvard il compito di dare le geometrie che gli ottimi Lowry e Dragic(andati a Toronto e Phoenix), e soprattutto dimostrare di essere a tutti gli effetti un giocatore della lega e non un colpo mediatico. Lin andrà a completare il reparto guardie composto da  i nuovi arrivi Livingston, Delfino(ottimo acquisto per la sua completezza), Toney Douglas(che fungerà da cambio di Lin), il leader tecnico Kevin Martin, che fino ad ora però non ha inciso più di tanto sui risultati di squadra e Jeremy Lamb da U-Conn, altro prospetto interessante. Passando al reparto lunghi si registra l'arrivo del pivot turco da Chicago Asik, che sarà con ogni probabilità il centro titolare. Il turco pur avendo dimostrato personalità e buone doti difensive non sembra avere gli attributi tecnici giusti per poter essere titolare in una squadra che comunque aspira alla Post-Season.  A completare il reparto lunghi  JaJuan Johnson e Patterson, e il neo-draftato White, mentre l'ottimo Parsons e Morris completano quello delle forwards. Giocatori indubbiamente di prospetto, troppo poco per essere competitivi a lungo andare. Il lavoro della dirigenza è orientato ad assicurare un futuro a medio lungo termine, per il presente non li vedo competitivi alla lunga per un posto ai Play-off.

Los Angeles Clippers

L'inizio dell'era Blake Griffin è coinciso con l'inizio dell'era:"I Clippers non sono una barzelletta". Dopo gli arrivi di Billups, Butler e soprattutto Chris Paul, cioè tre all-star, nella scorsa stagione, quest'anno si è pensato di puntellare il roster a disposizione di coach Del Negro. Nonostante le partenze di Mo Williams, di Young, di Foye, di Kenyon Martin e dell'utilissimo Reggie Evans, sono arrivati ottimi giocatori, tutti con grande esperienza NBA. A cominciare da Lamar Odom, che torna nella Los Angeles dove tutto è cominciato per la felicità dei tifosi(forse) e di Khloe Kardashian(sicuramente). Avere a disposizione una Point-forward come lui può essere un'arma, se le sue condizioni psicologiche non sono quelle di Dallas. Gli arrivi nel reparto lunghi si completano con due talentuosi(si, mi piace scherzare) Hollins e Turiaf, comunque più che utili a dare ossigeno ai due lunghi della squadra. I colpi di mercato però non finiscono qui, sono inoltre arrivati nonno Grant Hill, che a 40 anni da compiere resta un giocatore favoloso, e Jamal Crawford, in cerca di riscatto dopo un'opaca stagione ai Portland Trail Blazers e da pochissimo Matt "Frankestein Jr" Barnes. Non sottovaluterei l'impatto di Jamalone, soprattutto in uscita dalla panchina, dove negli ultimi anni ha fatto vedere che può garantire più di un ottimo apporto. Il roster è di livello molto alto. Sono una potenziale contender, potrebbero pure arrivare in un'eventuale conference Finals a patto di avere fortuna negli accoppiamenti Play-off. L'unico che non mi convince a pieno è DeAndre Jordan. Forte è forte, ma in una squadra così densa di talento, non sarebbe stato meglio cercare un pivot magari meno atletico ma sicuramente più completo per dare equilibri diversi? Questo lo dirà il campo.

Los Angeles Lakers

Nell'NBA comunque vada sono loro i protagonisti. Sia quando vincono, sia quando perdono, sia quando acquistano, sia quando non acquistano. Dopo le ultime deludenti stagioni a Lakerslandia è scattata la rivoluzione. Aperitivo offerto da Buss e Kupchak Steve Nash, 38 anni, stagionato, sicuramente, fortissimo, pure, che cerca l'assalto a quell'anello che non ha mai raggiunto nonostante i due titoli di MVP e la poetica visione di gioco. Poi è la volta di un'altro vino di annata, meno prestigioso ma sempre molto appetibile, cioè Antawn Jamison, che dopo tre anni passati nella Cleveland nella transizione(dolorosa, molto dolorosa) tra Lebron James, il nulla cosmico e Kyrie Irving, si gioca pure lui la possibilità di vincere un titolo, da panchinaro di lusso addetto alla produzione punti. Già con Nash e Jamison il roster era mediamente competitivo. Ad Agosto mentre i comuni mortali erano al lido a prendere il sole organizzano una trade equiparabile a quelle fatte nel 2007 per Garnett ed Allen, portando a casa nientepopòdimenoche Dwight Howard, il pivot più forte dell'NBA, al posto di Andrew Bynum, che, nonostante i due titoli vinti da centro titolare, si era mostrato molto indolente nelle ultime due stagioni. Nella trade che ha portato il simpatico(ma neanche troppo) amante del cartone animato "Il re Leone", sono arrivati anche Duhon e Clark, che si aggiungono a una panchina in cui siedono il mai amatissimo Steve Blake, Devin Ebanks, Jordan "Gandhi" Hill e un'altro colpo, cioè Jodie Meeks, che secondo me può dire davvero la sua e a volte fare la differenza, vista la sua attitudine a tirare qualche bomba quando gli capita. E poi ci sono loro. Pau Gasol, reduce da due stagioni fosche in cui di fatto è stato surclassato dal fratello Marc(si il ciccione, bravo ok, ma mai ci si sarebbe aspettato di vederlo all'ASG al posto di Pau), Metta World Peace, e soprattutto l'uomo franchigia Kobe Bryant, reduce da un divorzio salato e da un'altro alloro olimpico. Il roster secondo me è ipercompetitivo, migliore di quello che ha allestito Miami quest'anno e direi che fare di meglio era molto difficile. Adesso però vengono i nodi al pettine. Di punti di domanda come sempre ce ne stanno parecchi. Primo su tutti Mike Brown. E' un buon capo-allenatore, secondo me però non ha una personalità da Lakers, figuriamoci in questa versione fatta da campioni e comprimari molto forti. Bisogna vedere come sarà in grado di controllare la nave. Il secondo punto è il fu Ron Artest. Bisognerà capire se partirà nello starting five, o se subentrerà dalla panchina. Può fare entrambe le cose tecnicamente e teoricamente. Bisogna capire quanto Metta World Peace contribuisca alla Pace nel mondo se viene relegato in panchina o peggio ancora lanciato da titolare con dei compiti precisi, che lui tende a maltollerare. Dulcis in fundo Kobe Bryant. Gli arrivi di Howard e Nash spianano la strada a nuove soluzioni di gioco che potrebbero metterlo un pò, ma non troppo, più a margine nel gioco giallo-viola. Il 24 però per sua natura, tende a prendere un discreto numero di tiri e a catalizzare il gioco su di se. Dubito fortemente che accetti di fare il tiratore perimetrale sugli scarichi di Nash dopo un pick-and-roll giocato con Howard, o che accetti di tornare al ruolo di sidekick che aveva ai tempi di Shaq, cosa che ritengo improbabile. E qui si ritorna al punto uno. Se Mike Brown trova la ricetta giusta per gestire tutte queste problematiche e a dare una dimensione di squadra nella squadra più non ho più aggettivi del mondo, allora loro vincono il titolo. Altrimenti arrivano alle WCF perdendole.

Memphis Grizzlies

Via O.J. Mayo e l'ectoplasmatico Arenas. Dentro Bayless perfetto ibrido di due giocatori che, con tutti i limiti del caso, erano comunque di ottimo livello, e Ellington. Non c'è stato un'effettivo miglioramento o un balzo che invece molte squadre della Western Conference hanno fatto. Il livello e salito praticamente dappertutto a parte a Memphis, che resta comunque una squadra competitiva. Anche qui ci son delle incognite. Una su tutte Zach Randolph. Nelle ultime due stagioni uomo franchigia e copertina di Memphis nonostante Rudy Gay. Z-Bo tecnicamente non si discute, ma l'anagrafe quest'anno dice 31 e sinceramente non son convinto che possa replicare le ultime stagioni. Memphis resta competitiva per i Play-off dove può tranquillamente ambire agli ultimi due posti, ma urge un restyiling a partire dalla prossima stagione,

Minnesota Timberwolves

A 5 anni dalla fine dell'era KG i T'Wolves possono finalmente dire di avere una squadra. Si riparte dall'asse Love-Rubio, che l'anno scorso, prima dell'infortunio dello spagnolo, ha tenuto i Wolves in lizza per i play-off. Su questo nucleo forte la dirigenza ha saputo costruire molto bene. In primis un mercato di livello eccezionale. Sono arrivati Budinger e il figliol prodigo NBA Andrei Kirilenko, pronti a giocarsi il posto nello starting five come Small Forward, consapevoli comunque di poter avere un impatto positivo anche in uscita dalla panchina. Vedo più Kirilenko. Sempre dalla Russia arriva Alexei Shved, talentuosa guardia, una delle rivelazioni delle scorse Olimpiadi che hanno visto la selezione guidata da Blatt arrivare alla medaglia di bronzo, anche grazie ai suoi 25 punti nella finalina contro l'Argentina. Shved se riesce ad ambientarsi può diventare un fattore in questa squadra, qualunque sia il suo ruolo. A chiudere il mercato due onesti comprimari come Stiesma e Cunningham e una scommessa, che si spera sia vincente: Brandon Roy. Le ginocchia non gli hanno dato tregua a Portland, e la sua carriera era prematuramente terminata. Ha deciso di tornare, in quali condizioni non lo sappiamo, speriamo buone. I rischi sono minimi e la resa può essere massima se Mr. Elegance torna ai suoi meravigliosi standard. Nomi che si aggiungono ai già citati Love e Rubio, accoppiata potenzialmente tra le più devastanti della lega(aggiungerei che vedo Love come potenziale giocatore in lizza per l'MVP), Pekovic, cresciuto notevolmente nella scorsa stagione, Ridnour, il lungo iperatletico Williams, e JJ Barea, il fattore decisivo nei Mavs per la conquista del titolo 2011. Ma il vero uomo in più può essere il coach: Rick Adelman. Allenatore fantastico, che l'anello non è mai riuscito a vincerlo ma che ha sempre allenato egregiamente. Ha a disposizione una squadra giovane e talentuosa che secondo me può far rendere al massimo. Previsione? Non mi sembra così utopico vederli ai Playoff tra le squadre che nel primo turno hanno il fattore campo.

New Orleans Hornets

L'era dopo Chris Paul poteva essere dolorosa, e invece è andata molto ma molto meglio del previsto Il Draft 2012 ha regalato alla franchigia della Louisiana Austin Rivers, figlio del Doc di Boston, da Duke, ottimo play di prospettiva e soprattutto lui, il monociglio più desiderato d'America, Anthony Davis, prima scelta assoluta a furor di popolo e medaglia d'oro a Londra 2012. Ai due giovani talenti si è aggiunto il Most Improved Player della scorsa stagione, Ryan Anderson, arrivato da Orlando in cambio di Gustavo Ayòn. I tre giocatori, giovani e di talento, affiancheranno la stella della squadra, Eric Gordon. Al venezuelano Vazquez toccherà probabilmente il compito di produrre punti dalla panchina in cui siede gente come Warrick, Roger Mason e Robin Lopez, che potrebbe essere il centro titolare nel caso in cui Davis giochi da Power Forward, Jason Smith e il nigeriano Aminu. Lasciano la Louisiana Kaman, Jack e Belinelli, di certo non ricordato come uno dei giocatori che hanno shockato la Louisiana. La squadra di coach Williams è giovane, futuribile e talentuosa. Troppo giovane per poter aspirare ai play-off, abbastanza grande per poter divenire una futura contender.

Oklahoma City Thunder

Nonostante la pesante sconfitta nelle finals 2012, dalle parti di Oklahoma City hanno pensato di cambiare poco com'è logico che sia. L'unico addio di rilievo, per ora è quello di Fisher. Nel roster entrano Orton, ex Orlando, Rautins, ex Knicks, e Hasheem Thabeet, seconda scelta del Draft 2010, che fino ad ora dire che ha deluso è poco. Resta il nucleo forte dei Big Three Durant, Westbrook e Harden, adesso pure ori olimpici,  assieme a Perkins, Sefolosha ed Ibaka. Sostanzialmente le cose restano immutate. Fino a quando non verrà la grana Harden, in scadenza nel 2013, che può essere rifirmato a certe cifre solo a patto di accettare una Luxury tax molto salata. Se le cose restano così, OKC rimane una contender/la contender, ma se dovessero cedere Harden per evitare di perderlo a costo 0, sarà inevitabile un ridimensionamento delle ambizioni.

Phoenix Suns

Si chiude l'era Nash, vanno via Grant Hill e Robin Lopez, inizia una nuova era a Planet Orange. Era che inizia sotto il segno di Michael Beasley , il Balotelli della NBA, e con il ritorno di Goran Dragic, erede designato da Steve Nash di Steve Nash. Il ruolo di guardia è stato affidato a un'altro ex Minnesota, Wesley Johnson, giocatore di talento che finora non è mai esploso.Sono arrivati anche l'ottimo Scola e Jermaine O'Neal( bisogna vedere in quali condizioni fisiche). Son rimasti Shannon Brown, Jared Dudley e Marcin Gortat, sorpresa Suns nella scorsa stagione, in cui i Play-off sono stati mancati di un soffio. L'impressione che ho è che la squadra sia rimasta allo stesso livello in cui era l'anno scorso, ma che nel contempo a ovest, il livello si sia alzato, e di parecchio, non consentendo allo stato attuale ai Suns di poter aspirare concretamente ai Play-off. Fosse arrivata una guardia concretamente forte(si parlava di Eric Gordon o O.J. Mayo) probabilmente sarebbe stato un'altro paio di maniche.

Portland Trail Blazers

Aldridge, Batum, la speranza che Claver faccia meglio del suo predecessore spagnolo in maglia Blazers Rudy Fernandez, i giovani Lillard e Matthews e nulla più. A Portland sono presumibilmente consapevoli che questa sarà una stagione dispari. Il roster esclusi i nomi già fatti, presenta una serie di onesti mestieranti, come Pavlovic, Hickson e Price, troppo poco per sperare di essere minimamente competitivi. Al GM Neil Olshey, forse il vero colpo di mercato della franchigia dell'Oregon, il compito di lavorare su questa base per costruire qualcosa in futuro. Penso che i Blazers giocheranno per una prima scelta al Draft, sperando di non incappare in un Bowie o Oden bis.


Sacramento Kings

Altra squadra non messa propriamente benissimo, la cui situazione è accentuata dalla più che possibile relocation probabilmente ad Anaheim. I nomi ci sarebbero anche, perchè i vari Evans, Thornton, Cousins per citare i più mainstream sono con tutti i loro difetti(e son parecchi) dei buoni giocatori. Si è aggiunto a loro anche il cavallo di ritorno NBA Aaron Brooks, tornato dopo l'esperienza cinese. Dal draft è arrivato l'interessante Robinson, ci sono due giovani come Fredette e Isaiah Thomas, ultima chiamata assoluta del Draft 2011 e nonostante questo tra i primi 7 rookie dell'anno. In mezzo giocatori come Garcia, Hayes, Salmons, con una discreta esperienza NBA. Troppo poco, e temo che anche qui, come a Portland giocheranno per far arrivare una chiamata alta al draft, se la prima è meglio. In attesa di sapere se saranno a Sacramento o ad Anaheim.

San Antonio Spurs

Praticamente gli stessi dell'anno scorso, con anno e un De Colo in più. L'anno scorso hanno sorpreso il mondo per essere arrivati a un pelino di barba in ricrescita dalle Finali NBA giocando una pallacanestro eccezionale prima del crollo da gara 3 in poi contro OKC. Gli Spurs sembrano essere un'ottimo vino d'annata. Il livello però è aumentato e nell'NBA moderna l'atletismo conta davvero tanto e loro oltre Kawhi Leonard e lo scostante DeJuan Blair non hanno "molto da offrire". Riusciranno ad arrivare ai Play-off senza dubbio, non con la posizione numero 1, e saranno comunque in grado di far bene. Il loro roster è comunque uno dei più completi della Western Conference e giocare contro di loro continuerà a non essere una passeggiata per nessuno. Se poi Duncan, Ginobili e Parker si mantengono(difficile comunque) ai livelli dello scorso anno, allora possono arrivare ulteriori soddisfazioni.

Utah Jazz

Dopo la fine dell'era Sloan-Williams-Boozer per la squadra di Salt Lake City potevano essere lacrime e sangue. Invece il futuro sembra essere radioso e il presente è molto di più che di buone speranze. La squadra , diretta da un'ottimo Tyrone Corbin. è un giusto connubio di giocatori esperti come Millsap, Jefferson, Marvin Williams, a dirla tutta uno che ha disatteso le aspettative su di lui, Mo Williams, che prenderà il posto del mai convincente Devin Harris, Randy Foye e Jamaal Tinsley, e un gruppo di giovani di più che belle speranze come il turco Kanter, Derrick Favors e soprattutto Gordon Hayward. L'ex Butler University ha tutti i numeri per affermarsi quest'anno come giocatore della Lega. Poi spruzzare il tutto con una serie di funamboli come Jeremy Evans e Alec Burks e la ricetta è completa. Gli Utah Jazz sono più che in grado di giocarsi le ultime piazze  per i Play-Off con Dallas e Memphis. Pur personalmente vedendoli un pò indietro rispetto a queste due franchigie, non mi stupirei più di tanto laddove centrassero la qualificazione.