giovedì 17 gennaio 2013

Serie A: il Palermo tra tattica e spettri

Da palermitano mi viene difficile non essere suscettibile alle vicissitudini della squadra della mia città, che in questo momento si trova al penultimo posto della Serie A, che senza la penalizzazione del Siena si tramuterebbe in ultimo. Diciamocela tutta, da quando i rosanero sono tornati in Serie A, questa rosa è la peggiore a stacco chilometrico, talmente assemblata male da ricordare mefitiche compagini come il Padova o la Cremonese del 1995/1996, il Venezia(dell'era Zamparini) del 2001/2002, il Novara dell'anno scorso, tanto per citarne alcune. Squadre brutte da vedere con organici più o meno di livello basso, con qualche buon nome e sotto una struttura fatiscente. Procediamo con ordine. Partiamo dal prologo con il mercato e con il duo Perinetti-Sannino. Disastroso su tutti i fronti. Il Palermo ha sostanzialmente venduto molti giocatori titolari, come i senatori Balzaretti e Migliaccio, o Silvestre, o lo stesso Viviano, tanto acclamato come il portiere di livello consono a una squadra come il Palermo e poi lasciato andare senza nemmeno scaldarsi un po'. A rimpiazzare i suddetti sono arrivati nell'ordine: Samir Ujkani portiere del Novara retrocesso, Santiago Garcia, terzino nemmeno titolare del Novara retrocesso, Steve Von Bergen, centrale svizzero con esperienza del Cesena straretrocesso e dulcis in fundo Egidio Arevalo Rios,giocatore per carità di caratura, titolare dell'Uruguay campione di Sud America e quarto al Mondiale, pochino se si considera che è un mediano preposto alla distruzione del gioco e che in fase di impostazione e in zona gol da il contributo che può dare un giocatore standard in quel ruolo, esiguo. A questi nomi si aggiungono Michel Morganella, terzino destro titolare del Novara(che è retrocesso l'ho già detto?) e della selezione olimpica svizzera in cui ha lasciato un'indelebile traccia, soprattutto su Twitter, Jasmin Kurtic, reduce da una stagione buona al Varese, il cavallo di ritorno Cetto dopo il prestito al Lille, cavallo di ritorno capitolo secondo(o terzo o quarto non ricordo) Franco Brienza, l'esterno Luigi Giorgi e dulcis in fundo Paulo Dybala, l'unico nome che può far ben sperare, pagato una cifra all'Instituto, squadra di Serie B Argentina, su cui si punta per il futuro. Un po' pochino per una squadra che sostanzialmente è stata per la maggior parte della sua storia recente nel lato buono della classifica, cioè tra le prime dieci e che è  reduce da una stagione spaventosamente brutta. Sannino imposta la squadra secondo il suo credo, il 4-4-2 di Delneriana memoria con i terzini che si sovrappongono buttando continui palloni in mezzo, gli esterni veloci che corrono per tutta la partita, le due punte centrali complementari e via discorrendo. Va male, ma male male male. 3 partite due sconfitte nette e un pareggio interno col Cagliari a due minuti da una vittoria che ormai si profilava all'orizzonte. Zamparini da sfogo a quella parte di se che gli impone di esonerare l'allenatore al primo campanello di allarme. Non pago decide di far fuori il dirigente che tanto aveva voluto, cioè Perinetti, reo di aver costruito una squadra scarsa e di aver scelto un incapace come allenatore. Tutto nella norma, almeno a Palermo. Arrivano Pietro Lo Monaco che si è distinto negli anni a Catania per aver fatto ogni anno le scelte giuste, tra acquisti, allenatori che siano dall'inizio o subentrati e  per aver vinto quasi tutte le scommesse fatte, e Gianpiero Gasperini, allenatore reduce da una terrificante esperienza all'Inter dove è riuscito nell'impresa di farsi detestare più di Rafa Benitez dai giocatori e di Gresko dai tifosi. Con Gasperini si cambia faccia e modulo, 3-4-3, il suo cavallo di battaglia. Tre centrali di difesa, due statici e uno che porta il pallone fino alla metà campo, terzini totali, centrocampisti in grado di fare taglio e cucito a centrocampo, due ali veloci in grado di attaccare la profondità, un terminale offensivo di riferimento. Al Genoa funzionava così soprattutto nell'anno del quinto posto con Milito punta, i vari Jankovic, Palladino, Sculli sugli esterni, Milanetto, Juric e Thiago Motta sulla mediana a centrocampo, Rossi e Criscito esterni di centrocampo, i vari Sokratis, Ferrari, Bocchetti, Biava in difesa, insomma una buona gamma di giocatori da far girare che si sposavano perfettamente con la sua idea di calcio. Come al Palermo. Ma anche no. Per incominciare manca il centrale che porta la palla. Mantovani, Cetto, Munoz, Von Bergen non sono così terribili come sembrano ma col pallone hanno lo stesso feeling che avrebbe Rocco Siffredi con la castità. Al problema Gasperini sopperisce subito reinventando Donati come libero in stile anni 70-80 con buoni risultati. L'arretramento di Donati comporta però un' impoverimento del centrocampo. E qui scattano i primi problemi. Barreto è un'interditore con il piede di marmo, ma a livello di impostazione del gioco è quello che è. Arevalo Rios stesso discorso con la semplice differenza che una verticalizzazione non la tenta nemmeno per sbaglio, probabilmente non la sa fare, d'altronde non è stato preso per quello, il giovane Viola, preso già a Gennaio 2012 evidentemente non è ritenuto pronto e si va ad aggiungere all'ennesima sfilza di giovani presi dalla cadetteria che a Palermo non si riescono ad esprimere. Fiducia dunque a Kurtic che ha tempi di inserimento, un tiro importante, ma che non è uomo in grado di iniziare l'azione. Sulle fasce a centrocampo Morganella si da da fare, corre come un dannato ma i risultati sono davvero modesti. Per non parlare di Garcia che si dimostra veramente inadatto al ruolo di terzino e mi permetto di dire anche alla Serie A. Le alternative, da Pisano a Giorgi quando è stato provato in quel ruolo, passando per Bertolo non danno grosse soddisfazioni, privando dunque il Palermo del fondamentale contributo richiesto da Gasperini alle due fasi, cioè la collaborazione degli esterni bassi. Passiamo all'attacco. Come già detto due attaccanti esterni e una punta centrale. Sdeng. Tecnicamente ci sarebbe Brienza che l'esterno a centrocampo o in attacco lo ha fatto e tutto sommato lo sa fare, c'è(meglio dire c'era) Giorgi che è stato adattato e che tutto sommato non è stato così censurabile. A questi giocatori aggiungi oltre a Miccoli, emblema capitano e leader tecnico di questa squadra e Dybala(comunque due punte centrali), giocatori come Ilicic ed Hernandez. Appunto. Ilicic fino a prova contraria è un trequartista, non sa coprire altri ruoli. Non penso fosse gradito a Sannino che nel suo sistema non prevede il trequartista, figuriamoci a Gasperini, che, come voi ricorderete, si è di fatto giocato l'opportunità all'Inter quando si è ritrovato ad avere un'indigesto Sneijder, tenuto al posto di Eto'o approdato alla corte dell'Anzhi. Solo che all'Inter partendo dall'inizio ha pagato le conseguenze del suo lavoro e di un mercato contro la sua corrente. A Palermo subentrato a stagione iniziata Ilicic te lo devi tenere e lo devi fare giocare, perché a livello tecnico non c'è molto meglio. Passando a Hernandez, in questo caso sale solo l'acidità. E' una punta centrale, ma non ha ne la struttura fisica per essere il terminale offensivo di quel tipo di attacco, ne tanto meno la tenuta di posizione, la resistenza o la voglia se preferite di fare l'ala. Insomma un peso anche questo che devi accettare, sempre a patto che non arrivi qualche infortunio. Unica costante di Abel Hernandez in Italia. Sostanzialmente Ilicic gioca defilato sulla destra per tentare di sfruttare  il suo mancino, di un certo livello, ma non ha tempistica e cambio di passo per stare in quel posto. A destra ci sta un Brienza avanti con l'età e non nella versione migliore che a Palermo hanno avuto modo di apprezzare e al centro ci sta Miccoli. Il valore non si discute, l'incisività nemmeno, la funzionalità alla posizione si. A questo quadro di certo non confortante aggiungi che i tuoi due portieri, Ujkani e Benussi sono affidabili come lo sarebbe un prototipo di automobile degli anni 40 in autostrada. Soprattutto Ujkani, il portiere titolare ha fatto una sfilza di errori che son costati parecchi punti lasciati per strada. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Tre vittorie, sei pareggi e undici sconfitte. Peggior attacco della Serie A e una delle difese peggiori. Per il mercato di Gennaio tifosi e allenatore invocano rinforzi. Sono arrivati nell'ordine Aronica che è un centrale di rendimento, buon acquisto, anche se ripeto per quel tipo di difesa forse serviva dell'altro, sempre se non si vuole insistere su Donati libero, Anselmo, pupillo di Lo Monaco scambiato per Eros Pisano, centrocampista centrale definito di qualità(se c'è non la si vede oppure la nasconde molto bene perché risulterà più sorprendente quando farà qualcosa di buono) e Andrea Dossena, secondo me l'unico acquisto totalmente azzeccato e funzionale al 3-4-3 di Gasperini. Serve nell'ordine: un portiere che dia sicurezza al reparto difensivo e se arriva Sorrentino è un colpo eccezionale, un  terzino con le caratteristiche di Dossena però a destra, un centrocampista di qualità anche se il mercato offre tutte soluzioni fuori portata(Lodi è del Catania, Cigarini te lo puoi scordare, D'Agostino è andato al Pescara), oppure un centrale di difesa in grado di portare il pallone sulla mediana(ci sarebbe pure Bocchetti in scadenza di contratto, ma dubito che il suo nome sia scritto da qualche parte, riportare Bovo potrebbe pure essere una soluzione) se si riporta Donati a centrocampo. Dulcis in fundo un'esterno alto d'attacco(ci sarebbe Sculli, fedelissimo di Gasperini e perfetto per il ruolo) in modo tale da avere un'alternativa valida o comunque la possibilità di una soluzione alternativa a tre attaccanti messi nel ruolo sbagliato, e una punta centrale. Si parla di Milan Baros, nome di caratura internazionale e con esperienza da vendere. Non lo ritengo il nome giusto. E' una punta centrale che fa(o faceva, va pur sempre per i 32 anni) della rapidità e della capacità di crear spazio per il compagno di reparto la caratteristica principale. Ha un feeling con il gol medio basso, almeno cosi dice la sua storia nelle topleague e non credo abbia la struttura fisica per essere il terminale centrale. Serve una punta vera, una prima punta vecchia scuola. Completa, piedi mediamente buoni, buona fisicità, capacità di far salire la squadra e di giocare di sponda e di garantire un numero onesto di gol. Gol che al Palermo sono mancati e che servono come il pane. Lo Monaco è chiamato a un durissimo lavoro per fornire i mezzi necessari alla rincorsa per la salvezza. La situazione è critica. o si cambia la marcia o si saluta la categoria.