Atalanta: la ricetta della formazione orobica si chiama rabbia. La rabbia per una penalizzazione che poteva compromettere una stagione che è seriamente incominciata con il segno positivo nella classifica. Le grandi motivazioni, assieme a un Cigarini ritrovato e a un Denis esplosivo sottoporta possono fare la differenza.
Bologna: c'è chiaramente qualcosa che non va. La compagine di Bisoli è una ruota che non gira, Diamanti, il leader tecnico, illumina davvero poco, Di Vaio ha le polveri bagnate e Ramirez è ormai un caso nazionale. Con queste premesse la salvezza può apparire una chimera. Urgono provvedimenti immediati
Cagliari: una partenza in stile 1969/1970 e la solita campagna acquisti intelligente. Da ormai tre stagioni i sardi non si ritrovano costretti al patema d'animo per la salvezza. I timori legati all'esonero di Donadoni durante l'estate son stati dissipati da un Ficcadenti che assieme al bel gioco porta i risultati. Chapeau.
Cesena: Mutu, Candreva, Martinez, Eder, Comotto, la conferma di Parolo, in sostanza un mercato per restare tra le grandi. Giocando così però la vedo dura. Rispetto all'anno scorso manca la qualità di gioco e, soprattutto, la grande determinazione mostrata l'anno scorso dalla compagine romagnola. Un punto in 5 partite è davvero troppo poco.
Chievo: l'obiettivo è sempre quello da anni, cosiccome è da anni uguale la politica societaria, basata sul puntellamento di una rosa che ormai è una costante in Serie A. Se i mussi mantengono il cinismo calcistico delle sfide contro Napoli e Genoa, continueranno sicuramente a volare.
Fiorentina: il rientro di Jovetic ha consentito a Mihajlovic di poter finalmente mettere in mostra le sue idee calcistiche. Il gioco espresso è di qualità, il talento individuale c'è e come, cosiccome il potenziale di una squadra che, in attesa di ritrovare Gilardino, puo riaffacciarsi nei piani alti della classifica dopo due stagioni altalenanti.
Genoa: il bello e il cattivo tempo. Alterna ottime partite a prestazioni scialbe e mediocri. Non sempre Palacio, che mantiene finora le promesse di inizio carriera, può salvare una baracca che paga l'assenza di una punta da 15 gol all'anno che non risponde ne al nome di Caracciolo ne a quello di Pratto.
Inter: il cambio d'allenatore ha giovato a un ambiente che in Gasperini riconosceva il nulla chimico. Ma Ranieri non può fare miracoli e, Rocchi o non Rocchi, comunque c'è ancora tantissimo lavoro da fare per il recupero di una squadra che del triplete conserva solo il ricordo.
Juventus: nella Torino bianconera si può tornare a gioire. Antonio Conte, amatissimo e mai dimenticato dalla tifoseria, non ha portato con se soltanto il parrucchino(o il tricologo che gli ha trapiantato i capelli, sinceramente non so), ma ha portato il bel gioco e soprattutto la grinta, che la Juve aveva perso da ormai due stagioni. Una squadra che ha trovato in Pirlo il suo faro e nel pressing la sua vocazione. Per parlare di traguardi forse è presto, ma a sognare si può incominciare da adesso.
Lazio: grandi progetti, grandi firme, grandissimi nomi e un gioco da ritrovare. L'ambiente è fumantino, come testimoniano i disagi esternati da Reja in queste settimane. Ma la qualità della rosa biancoceleste è indiscutibile, se trovano continuità di gioco, possono dire la loro.
Lecce: la squadra in assoluto più brutta da vedere. Non ha gioco, non ha brillantezza, non ha carattere ed ha una rosa che sulla carta è inferiore a quasi tutte le squadre di Serie A. Di Francesco, che tanto bene aveva fatto al Pescara, è chiamato a ridare linfa e motivazioni a una squadra che rischia seriamente di retrocedere.
Milan: a Milano piangono tutti. La differenza con l'Inter è data da un punto in più in classifica ma i problemi sono tanti. L'Ibracentrismo in primis, se sei una grande squadra non te lo puoi permettere, una prima punta di scorta seriva e come. Inoltre il centrocampo sembra imballato e gli innesti di Aquilani e Nocerino non son sembrati sufficienti a risolverne i problemi. C'è uno scudetto da confermare, questo non è il passo giusto.
Napoli: si torna a sognare nella patria di San Gennaro. La squadra c'è, gioca davvero bene e si appresta a diventare grande, lisci di Fideleff permettendo. Certo la stagione è lunga e impegnativa, ma i mezzi per giocarsi le posizioni di vertice ci sono e la carica della città può essere una molla in più.
Novara: quando li vedo giocare ho l'impressione che quella favola, cominciata due anni fa con quella trasferta a San Siro sognando il colpaccio al Milan, non sia ancora finita, e che anzi stia continuando. Tesser si dimostra un coraggiosissimo condottiero di una squadra che è partita dalla Lega Pro e che sull'onda del grande entusiasmo si è trovata in A, per restarci.
Palermo: squadra in smobilitazione, eliminazione dall'Europa, ennesimo esonero. Le premesse per uno sfacelo ci son tutte. E poi arriva Mangia, tecnico giovane e sconosciuto ai più. Sembrava una barzelletta, ora non ride più nessuno, a parte i Palermitani, che gongolano felici. L'allenatore lombardo ha dato alla squadra delle idee tattiche precise, ma soprattutto una compattezza e un carattere che nemmeno l'amatissimo Delio Rossi era riuscito a dare. Se l'appetito vien Mangiando...
Parma: nel segno della Formica. Giovinco si rivela sempre più leader. La statura non è proporzionale al talento immenso del giocatore scuola Juve, in grado di risolvere le partite, in attesa di trovare altri due fattori: la continuità e Sergio Floccari...
Roma: mistero buffo. Bratislava, Cagliari, l'impressione che Luis Enrique fosse il fiasco catalano, il cugino scemo di Guardiola, e chi più ne ha più ne metta. Adesso sono arrivate due vittorie, al termine di due buone partite. Il potenziale c'è, se poi arriva a esserci anche il gioco...
Siena: gli ingredienti per una salvezza tranquilla sembrano esserci tutti. Ottimi giocatori, un'allenatore emergente che ha un grande carattere, la voglia di fare e la personalità. L'inizio è stato altalenante, si può e si deve migliorare.
Udinese: cessioni eccellenti, eliminazione dalla Champions League, campagna acquisti deficitaria(all'apparenza) e primo posto in classifica. Guidolin prova a ripetere i fasti dell'anno scorso, nel segno di Di Natale e del calcio ritmato e veloce che l'anno scorso ha fatto sognare il Friuli, che, a giudicare dalle prestazioni dei bianconeri, di svegliarsi proprio non ne vuole sapere.