domenica 5 gennaio 2014

Calcio Europeo: un utopia tra tradizione e modernità

Diciamocela tutta, per noi che abbiamo avuto la fortuna(da intendersi solo in senso calcistico perché per il resto nuotiamo tra il fango e la merda) di nascere negli anni 80-90 il calcio non è quello che vediamo oggi, ovvero una cosa bella che tende a diventare sempre più brutta, talvolta noiosa, che ti da l'impressione di essere costruita come il Wrestling. Il calcio per noi era altra cosa. Era altra cosa perché all'inizio della CL ci mettevamo le mani tra i capelli perché incocciare Ajax o Benfica al girone era una cosa brutta, mentre oggi non dico sia una formalità ma quasi. Era altra cosa perché avevamo una sempre affascinante Coppa delle Coppe ed una Coppa Uefa(perché Europa League è sinonimo di merda) con le seconde e terze classificate che era teatro di sfide epiche e che vincerla non era un buon risultato ma un ottimo risultato. Il danno inizia con la riforma del 1998, quando, dato il commiato alla Coppa delle Coppe, si è riformata la CL dando la possibilità alle federazioni migliori di mandare più squadre a seconda dei risultati sportivi. In CL ci vanno le prime 4 dei campionati top, le prime tre dei campionati appena sotto e via discorrendo. In Coppa Uefa ci vanno le squadre subito dietro alle squadre CL e le vincitrici di coppa, che spesso e volentieri diventano se non le finaliste addirittura le seste, settime. In CL aumentano le partite da giocare(ricordiamo tutti la doppia fase a gironi di CL del periodo 1999-2003, affascinante ma improponibile) fino ad arrivare agli ottavi di finale prima e poi alla riforma dei preliminari fatta da Platini. Questa riforma ha contribuito a produrre quantomeno a livello tecnico il "mostro". Tutto l'appeal calcistico si concentra nella top 5 Francia, Germania, Spagna, Italia, Inghilterra, al Portogallo va qualche briciola, l'Olanda diventa piano piano periferia calcistica e i nuovi oligarchi Russi e Ucraini hanno tanti soldi ma pur sempre un appeal relativo. Dall'edizione 2000 in poi, se si esclude il Porto di Mourinho, la CL è sempre rimasta tra Italia, Inghilterra, Spagna e Germania. Nelle semifinali di CL se si esclude il Porto di Mou, il PSV di Hiddink nel 2005 e il Lione di Puel nel 2010, le squadre provenivano sempre dalle quattro nazioni su citate. Per carità è chiaro che se le squadre forti arrivano da qua, sono quelle ad arrivare in fondo, soprattutto se una terza quarta classificata del campionato italiano, tedesco, spagnolo o inglese diventa più appetibile a livello economico(e non meramente contestuale e tecnico) rispetto ad altre squadre, anche se queste si chiamano Ajax, Celtic, Benfica e sto citando le più mainstream. Il talento finisce inevitabilmente per concentrarsi tutto al centro, il resto come già detto diventa periferia. Si assiste dunque ad una fase a gironi che per quanto sia sempre e comunque in grado di regalare sorprese, diventa sempre più noiosa, lenta, tendenzialmente prevedibile e quasi inutile. Della Coppa Uefa, pardon Europa merda ehm League(chiedo scusa) meglio non parlarne. Un tempo se non un onore era una bella sfida, oggi è un onere quasi fardello. Le grandi squadre che ci finiscono, sanno di esserci finite per sbaglio o come scotto da pagare per "gli errori" commessi in campionato o ai Preliminari di Champions e tendono a giocarla così in maniera spensierata, e in più la super fase da 12 gironi con quarantotto squadre finisce per mettere insieme una cozzaglia di squadre alcune oggettivamente raccapriccianti, altre demotivate, rendendo la coppa interessante soltanto dai quarti in poi dove viene fuori il vero valore che spesso e volentieri è dato dalle squadre calcinculate dalla Champions League. Sono assolutamente consapevole del fatto che le Coppe Europee restano comunque coppe belle ed affascinanti, così come sono consapevole del fatto che tante partite portano più soldi e che tante squadre portano visibilità e denaro, tuttavia credo anche che questa strutturazione delle Coppe Europee faccia davvero male sia al gioco che alla competitività assoluta del calcio europeo per Club. In un calcio dove tra la storia, la tradizione e la possibilità di giocare partite importanti viene subito surclassata dal danaroso sceicco o imprenditore asiatico, russo, o quant'altro, avere un impostazione anche formalmente uguale ma sostanzialmente diversa aiuterebbe. La Champions League si chiama così perché la giocano i campioni e allora facciamola, come si faceva un tempo, farla giocare soltanto ai Campioni e alle seconde classificate. Le prime due dei campionati migliori, le prime dei campionati approssimativi e simpatici. 16 vanno nella fase a gironi, le altre fanno un preliminare in cui massimo devono giocare 4 partite ad eliminazione diretta. La fase a gironi resta a 32 squadre, il numero delle partite è ,lo stesso, ma la Coppa viene giocata anche da squadre provenienti da altre nazioni che a differenza di come accade oggi non vengono per fare le squadre simpatia-materasso-over 6,5 ma che vengono per giocarsi le proprie chance di qualificazione in condizioni migliori ed essendo più appetibili come piazze per i giocatori(se Larsson giocasse oggi al Celtic non ci sarebbe mai andato per fare un esempio). Il livello della competizione resterebbe comunque alto. Consequenzialmente un Europa League con le terze e le quarte diverrebbe se la vogliamo mettere sul piano sportivo una competizione di livello e se la vogliamo mettere sul piano commerciale un prodotto più vendibile non solo in Europa, ma anche nel mondo e già dalle prime fasi della competizione, a differenza di oggi che per un appassionato di calcio, salvo coinvolgimenti da tifosi, è un onere, una formalità al limite della rottura di cazzi, e con un fascino molto scarso. Insomma un ritorno al passato con un impostazione moderna e cosmopolita che il calcio, sport cosmopolita per eccellenza deve avere. Va bene giocare tante partite, passi anche il concetto che il calcio possa produrre soldi, come detto è uno sport seguitissimo e cosmopolita, e per quanto i soldi al calcio non facciano necessariamente bene, a livello logico ci può stare che il calcio "chiami la moneta". Ma il calcio è gioco e in quanto gioco è spettacolo, e lo spettacolo tra sentenze Bosman, Webster, coppe noiose e livellamento rischia di diventare definitivamente un fatto meramente economico-finanziario.