Ieri si celebrava il quarto anniversario della conquista della Champions League e del triplete dell'Inter, il momento più alto della storia neroazzurra al pari del ciclo della prima "Grande Inter" forse anche di più. Quel meraviglioso momento però ormai appartiene al passato e con l'addio di Samuel, Milito e Cambiasso ed il ritiro di capitan Zanetti, avvenuti nelle scorse settimane è ormai arrivato il momento di archiviare il passato in una teca d'oro e di voltare pagina, al termine di una stagione complicata sotto il profilo sia tecnico che societario, con l'arrivo di Thohir alla presidenza e la fine dell'era Moratti, conclusasi con un quinto posto che considerando le premesse della viglia può anche andare, ma che per ovvi motivi non suscita grossi entusiasmi e che considerando che stagione è stata un po' di amaro in bocca lo lascia perché qualcosa in più si poteva fare.
Mazzarri un anno dopo
L'arrivo di Walter Mazzarri, reduce da stagioni di ottimo livello con il Napoli, rappresentava di fatto il vero colpo di mercato di un Inter, che dopo anni di spese ingenti, si è trovata economicamente ridimensionata e impossibilitata a spendere in maniera adeguata, anche a causa di scelte di mercato discutibili e talvolta raccapriccianti della dirigenza. Il mercato estivo prosegue più o meno su questo filone, arrivano Campagnaro(fedelissimo di Mazzarri), Andreolli, Icardi, Belfodil(per cui è stato sacrificato Cassano e anche 10 milioni), Wallace(presto in prestito secco dal Chelsea così per il gusto di sentirsi un po' lo Stoke, un po' il QPR) e Rolando. Ci si deve arrangiare dunque con quello che c'è, ma l'inizio di campionato e confortante. L'Inter è in palla, ha un'idea di gioco più o meno definita, riesce a tenere testa ad avversari più attrezzati e quando non vince ha spesso episodi avversi di svariata matrice. In contumacia Icardi e Belfodil, il tandem Alvarez-Palacio funziona, la mediana è ben assortita e gli esterni corrono. Nella fase centrale della stagione Mazzarri decide che a giocare in appoggio a Palacio non sarà più Alvarez ma Guarin, con l'argentino a fare l'interno nella linea a 5. L'ingranaggio si rompe. Nella fase cruciale del girone di andata arrivano tre pareggi di fila contro Bologna, Parma e Sampdoria, una sconfitta roboante contro il Napoli che di fatto sancisce il declassamento dell'Inter da squadra che può lottare per il terzo posto a squadra che va per il piazzamento Uefa, in mezzo una vittoria stringatissima contro il Trapani ed un derby vinto a fine anno col Milan come cioccolattino alla fine di una portata di rape amarissime e salate. L'anno nuovo incomincia come era finito quello vecchio cioè male, in un gennaio tumultuosissimo dove il mercato ha portato D'Ambrosio(che ha preso il posto di Pereira), Ruben Botta(rientrato alla base dopo essere stato parcheggiato al Livorno) ed Hernanes, il vero colpo dell'anno per l'Inter. In mezzo uno scambio saltato Vucinic-Guarin che ha portato Thohir a mandare via Branca(che aveva finito il bonus per le cazzate) anche alla luce dell'enorme impatto mediatico che aveva avuto quest'idea brillante(si c'è del sarcasmo, a iosa proprio). Hernanes da un quid in più, ma a quest'Inter di quid in più gliene servono almeno 4-5, e i risultati sono sempre quelli. L'Inter fa fatica, esce in malo modo dalla Coppa Italia, quando vince lo fa per inerzia su avversari inferiori, quando perde e pareggia lo fa in maniera tragicomica. Mazzarri dimostra tutti i suoi limiti di natura tattica e mentale. Non sembra adatto all'esigente e vogliosa di riscatto piazza neroazzurra, è evidente che c'è qualcosa che non va nell'impostazione della squadra, ma a cambiare è al massimo la forma, non la sostanza. La conferma che tra lui e l'ambiente non sia nato questo grande amore viene confermato alla penultima giornata contro la Lazio a San Siro, nella partita della qualificazione in EL e del saluto interista a San Siro, Mazzarri viene fischiato. Alla base dei fischi il mancato ingresso di Zanetti del derby, percepito dall'ambiente come uno schiaffo. Ma come sempre c'è il testo tra le righe: "facciamo cagare ma per te va bene così". Il messaggio sembra più o meno quello. A far discutere soprattutto la gestione di Kovacic, il giocatore del futuro dell'Inter reduce da un grande finale di stagione, sul quale Mazzarri non ha puntato deciso sin da subito, e che ha snobbato in momenti in cui gli si sarebbe potuta dare fiduca. Alla fine, anche grazie ai successi negli scontri diretti(unica nota positiva del girone di ritorno) ed al fatto che a giro le inseguitrici si son fermate tra di loro o da sole, l'obiettivo minimo è stato centrato. Si ritorna in Europa, ma senza lode e con qualche nota di infamia. Adesso però lo scenario è cambiato. Della gloriosa era del triplete restano solo bellissimi ricordi, dalla transizione si arriva all'inizio del nuovo ciclo e Mazzarri può lavorare sia dal punto di vista tecnico che ambientale, per dare la sua impronta. La società lo ha confermato e credo che sia la cosa più giusta da fare. Lui in questi giorni ha parlato di difesa a 4(una cosa che a Mazzarri si è vista fare pochissimo, forse mai), segno che ha capito che in una squadra come l'Inter, l'esser legati visceralmente alla propria idea anche se è evidente che non funziona è cosa più rischiosa che saggia. Può fare grandi cose, ma le attenuanti sono finite.
Il prossimo capitano
Una delle scelte difficili a cui sarà chiamato Mazzarri è la scelta del prossimo capitano, anzi per dirla meglio, la scelta di quello che verrà a indossare la fascia dopo Javier Zanetti perché di capitano ce ne è uno solo, lui. Nelle tante occasioni in cui Pupi non è sceso in campo la fascia è andata al vice Cambiasso e in caso di contestuale assenza si è scelto il criterio di anzianità di servizio. E' il motivo questo, per cui, quando tutti gli argentini reduci del triplete sono stati assenti, la fascia è andata prima a Ranocchia e poi addirittura a Nagatomo contro la Juventus. Se il criterio è questo allora la fascia andrà a uno tra i suddetti, il che non è proprio il massimo come idea. Ranocchia da quando è all'Inter non ha mostrato oltre che al carisma la cattiveria necessaria per essere uno stopper(in certi momenti addirittura per essere un calciatore professionista), mentre Nagatomo, uno che in campo da il massimo, corre per 6, e lotta come un Samurai alla fine paga due cose: A il fatto di aver fatto eccellenti cappellate con dovizia nei dettagli negli anni, B(fattore extracalcistico) il fatto di vivere nella diabolica società dell'immagine del XXI secolo. Forse si potrebbe esplorare qualche altra soluzione. Una soluzione molto british football sarebbe quella di dare la fascia al nuovo arrivato Nemanja Vidic, ex capitano dello United, stopper roccioso, granitico e aggressivo(come Ranocchia insomma) che ha tutte le carte in regola per indossare la fascia, ma la scelta presenta fattori di rischio non di poco conto. A quel punto valutando i giocatori sia per militanza che per esperienza, che per la personalità mostrata in campo, il cerchio si restringe e restano due nomi: Rodrigo Palacio e Samir Handanovic. Il primo artillero silenzioso che segna, pressa, corre e lotta senza mai lamentarsi ma con grande grinta, il secondo portierone che quando è in forma non si passa e guai a farlo incazzare. Tra i due sceglierei Handanovic perché sembra quello dalla personalità più espansiva.
Promossi, bocciati e rimandati.
Non è stato un anno entusiasmante e nemmeno facile ma fortunatamente gli elementi positivi all'unisono ci sono stati. Handanovic dopo un periodo difficile si è ripreso alla grande tornando ad essere decisivo. In difesa Rolando è stata la piacevole sorpresa. Oggetto misterioso a Napoli si è materializzato a Milano come uno stopper lento si, ma anche roccioso, intelligente ed in grado di guidare il reparto. A centrocampo Kovacic ed Hernanes hanno dato quello di cui l'Inter ha bisogno, ovvero la qualità, mentre in attacco sia Palacio,(che nonostante venga spremuto come un limone da quando è all'Inter ha fatto pure molti gol), che Icardi(9 gol in 22 gare non intere tutti su azione e alcuni di pregevole fattura) sono promossi a pieni voti. In questo gruppo mi sento di aggiungere Nagatomo che ha tutte le caratteristiche tecniche per ricoprire quel ruolo e lo ha ampiamente dimostrato(non fosse che ogni tanto si perde nel mondo dei fumetti giapponesi). A questo gruppo si aggiunge il già citato Vidic, parametro zero, attempato si, il cui nome è una garanzia e il cui carisma abbinato all'esperienza possono essere fondamentali per una difesa che è stata intermittente. La base sulla quale costruire c'è. Poi ci sono le note più o meno dolenti. In difesa nomi alla mano si potrebbe anche non intervenire, ma il campo sembra dire oggettivamente altro. Campagnaro è partito bene ma poi si è spento, anche a causa dei suoi persistenti problemi fisici. Ha i suoi anni e la coesistenza con gli altri difensori dell'Inter non sembra essere facile e non credo sia felice di fare panchina. Si può sacrificare, anche perché sarebbe una plusvalenza di bilancio che in questi tempi non si butta via. Ranocchia a quanto pare verrà confermato, ma bisogna essere onesti. Da quando è arrivato nel 2011 ha fatto qualche partita buona e troppe partite in cui ha sul groppone la responsabilità di gol che alla fine son costati tanto in termini di risultati e detto sinceramente la svolta tanto attesa non è mai arrivata. Alla prima offerta buona si può anche cedere. A differenza di quest'ultimo Juan Jesus ha dimostrato di avere abbastanza cattiveria e personalità, ma pecca ancora di discontinuità. Va riconfermato, ma se la svolta deve arrivare o arriva adesso o rischia di non arrivare mai più. Concludo con Andreolli. Ha giocato pochissimo e solo perché non c'erano alternative, se l'è cavata tutto sommato bene(specie contro il Napoli) e credo che in una stagione che sulla carta parte per essere lunga possa tornare molto utile alla causa. A centrocampo le note dolenti son troppe. Taider è un incursore che però non ti da ne qualità ne sostanza, ti da la corsa, ma corre male, spesso e volentieri fuori posizione. Concedendogli il privilegio dell'età giovane gli si può anche dare una seconda possibilità, ma va scolarizzato, altrimenti è inutile. Kuzmanovic non è scarso ma in un sistema dinamico come quello di Mazzarri ci sta come il ribes sugli spaghetti al pomodoro. Troppo lento. Ricky Alvarez invece si è confermato come sempre: talentuoso, ma terribilmente discontinuo. Da quando è all'Inter si è sempre mostrato così, non è un giocatore affidabile e tenerlo come riserva ha il senso che ha. Si può cedere sperando di monetizzare, senza avere troppi rimpianti anche laddove esplodesse dopo la cessione. E poi c'è Mister "o salto tutti o la tiro al terzo anello tirando giù due piccioni" Guarin, altro giocatore che si è espresso a sprazzi, che quest'anno, nel momento in cui è stato responsabilizzato ha deluso, e che, sia per aver dichiarato amore alla Juve, sia per prestazioni scadenti tra cui quella del retropassaggio che ha regalato il pareggio al Livorno. Gli è stato rinnovato il contratto fino al 2017, credo più per evitare una svalutazione sul mercato che per fiducia. Alla prima offerta giusta, sui 12-14 milioni, va ceduto, anche qui senza troppi rimpianti, specie se puoi utilizzare il ricavato per acquistare un giocatore più funzionale. Passando agli esterni. Già parlato di Nagatomo, restano da esaminare D'Ambrosio e Jonathan. Il primo non ha infiammato in particolar modo da quando è arrivato a gennaio, non sembra avere doti extra, ma non significa che non sia un giocatore adeguato. Anzi, credo che sia l'esterno giusto per quel sistema, ovvero l'incursore di fascia, che non avrà un gran tocco di palla, che fa il solito cross teso sperando che qualcuno ci arrivi, ma che corre per sei e che lo spazio lo attacca in continuazione. Per altro può giocare indifferentemente in tutte e due le fasce. Da tenere. Su Jonathan il discorso è diverso. Ha giocato bene in molte partite, in altre è stato inguardabile, si è visto che i mezzi tecnici ci sono, ma credo che per il gioco di Mazzarri sia preferibile più un incursore che fa le due fasi, o al massimo un terzino di copertura. Si può tenere, ma si può anche cedere senza troppi rimpianti. In attacco l'unico da prendere in esame tra i giocatori che sono attualmente in rosa, è Ruben Botta. Tanti spezzoni in cui si sono intravisti aspetti positivi, un giocatore che gioca semplice e che non ha problemi ad attaccare lo spazio sia con che senza la palla. Può diventare una risorsa sia a partita in corso che come uomo di rotazione.
Consigli per gli acquisti
E' evidente che le priorità d'azione dell'Inter si concentrano su mediana e attacco, ma anche la difesa va rivista, perché alla fine 42 gol presi in 41 partite ufficiali non son tantissimi, ma se presi quando li ha presi l'Inter e come li ha presi l'Inter allora vuol dire che non è tutto oro ciò che luccica. Partiamo proprio dalla difesa. L'arrivo di Vidic rappresenta un innesto importante e va a colmare il vuoto lasciato da Samuel, ma pensare di confermare tutto il blocco sarebbe un errore. E' chiaro comunque che arrivare ai supertop(top player giovani o nel pieno della carriera) dalle prestazioni ottime e dal prezzo salato è praticamente impossibile. Tra poco ci saranno i mondiali e credo che quello possa essere un buon serbatoio dove andare a pescare, magari facendo un affare importante. In questo momento i nomi che mi vengono in mente sono cinque. Due giocano in Italia e sono Glik tanto forte quanto irruento, e Paletta, che sta mantenendo le promesse di inizio carriera. Gli altri nomi sono meno inflazionati e sono Balanta del River, Lovren del Southampton e Musacchio del Villarreal. Il primo è una bella promessa che potrebbe diventare realtà, il secondo è maturato notevolmente ed ha molta esperienza nonostante non sia vecchio, il terzo ha buoni margini di miglioramento. Sugli esterni si parla di Caner Erkin del Fenerbahce come possibile acquisto a costo zero. Sarebbe un bell'acquisto ma ammetto di avere delle perplessità sul suo utilizzo in una linea a 5 da unico esterno. Se dovesse essere confermato l'acquisto del turco(anche se l'anno prossimo rientra Mbaye, che a Livorno ha fatto vedere che i numeri ci sono ma che manca ancora un po' di esperienza) allora si potrebbe(per me dovrebbe) intervenire sull'altro out, quello di destra. Un nome potrebbe essere Darmian, che nasce come terzino di copertura ma che ha dimostrato anche di essere abbastanza volitivo e propositivo, un altro potrebbe essere un Van der Wiel dato in uscita dopo due stagioni difficili al PSG, che se recuperato sotto il profilo psicofisico, può fare la sua ottima parte. Sulla mediana Mazzarri ha parlato chiaro. Serve un centromediano, uno che ti dia sostanza ma che sia in grado di fare il primo tocco ad inizio azione. Il nome che ha fatto, Luiz Gustavo è il nome giusto. Lui ha messo subito le mani avanti dicendo che arrivarci è difficile. Vero ma fino a un certo punto, se se ne fa un fatto di liquidità, con Guarin e Alvarez si può ricavare una fetta sostanziosa di quello che serve per l'acquisto del cartellino(tra i 18 e i 20 milioni) o tentare anche di usarli come contropartita tecnica. Altrimenti si possono esplorare soluzioni alternative. Si è parlato di Javi Garcia e Mario Suarez, nomi che si possono stare, che hanno caratteristiche simili ma un modo di giocare differente(specie Mario Suarez, molto più incontrista che metodista). Altri due nomi mi vengono in mente tra le opportunità low cost. Il primo è Gary Medel, centrocampista cileno del Cardiff, molto dinamico e coriaceo, che in virtù della retrocessione può andare via ad un prezzo buono, l'altro Leroy Fer, che in realtà è più incursore che metodista, che anche lui gioca in una squadra retrocessa in Championship, ovvero il Norwich, che può andare via anche lui a un prezzo buono e su cui si può lavorare. Nota a margine: rientrerà Laxalt dal Bologna(che non capisco perché non ci abbia puntato specie dal momento in cui ha capito che un Diamanti non è per sempre) a cui secondo me una chance va data assolutamente. Resta l'attacco dove in primis va rimpiazzato Milito(in senso numerico, ne storico ne tecnico), e poi bisogna vedere se le voci che danno Icardi in partenza siano vere o meno. Si è parlato tanto di nomi come Torres e Dzeko. Certo schifo non fanno,anche se il primo è in parabola nettamente discendente, ma credo affiancare un nome di questo spessore a Icardi, può limitarne la crescita e stroncarne la fiducia. Un nome del genere sarebbe perfetto si, ma solo laddove il Canito partisse. Il nome che invece spendo per completare l'attacco è un nome che non so quanto possa piacere ma che penso sia adeguato, specie considerando la stagione da cui è reduce e le sue caratteristiche tecniche: Paulinho del Livorno. Considerando il contesto tecnicamente luttuoso in cui giocava ha fatto quindici gol, alcuni anche di pregevole fattura, si muove molto per essere una prima punta, tecnicamente è completo ed è il classico attaccante che si integrerebbe perfettamente con qualunque tipo di punta. Se il prezzo è ragionevole, io punterei su di lui, oppure aspetterei sempre i Mondiali.
venerdì 23 maggio 2014
mercoledì 21 maggio 2014
Verso Atletico-Real...che finale sarà?
La stagione 2013/2014 giunge al suo atto conclusivo, per quanto riguarda le competizioni per club. Sabato sera a Lisbona si disputerà la finale di Champions League tra Atletico Madrid e Real Madrid. Per la seconda volta(la prima fu Real Madrid-Valencia 3-0 nel 2000) due squadre spagnole si affrontano in una finale, ma è la prima volta assoluta di una stracittadina nella finale della coppa dalle grandi orecchie. Nella partita che,comunque vada a finire, suggellerà l'egemonia spagnola nel calcio intereuropeo e probabilmente anche internazionale, molteplici sono gli spunti da prendere in analisi.
Regine di Spagna
Per la prima volta a distanza di 5 anni il Barcellona non porta a casa nessuna competizione in ambito nazionale. A far festa proprio Real Madrid ed Atletico. I primi, hanno conquistato la Coppa del Re, battendo prima proprio l'Atletico in semifinale(vendicandosi della sconfitta patita lo scorso anno in finale) e poi il Barcellona, grazie ad un gol stupendo di Bale. In campionato invece a trionfare a 18 anni di distanza i Colchoneros, che al termine di un cammino perentorio, nonostante i tentennamenti delle ultime giornate, hanno portato a casa il successo finale. Un traguardo incredibile considerando il potenziale economico nettamente inferiore a quello che hanno a disposizione sia il Real che il Barcellona a cui si aggiunge la cessione inevitabile di Falcao nel giugno scorso. La dimostrazione che nel calcio i soldi contano, ma che lavorando con metodo si può ancora vincere.
Atletico Madrid: se l'appetito vien mangiando...
Diciamocela tutta. Se qualcuno fosse venuto da noi appassionato di calcio a dirci che l'Atletico Madrid avrebbe fatto questa stagione ci saremmo spanciati dalle risate, ma non perché l'Atletico Madrid è una brutta squadra, negli anni passati ha fatto cose egregie. Lo avremmo fatto perché, tenendo conto del livello della Champions e del fatto che il tuo miglior giocatore l'hai dovuto cedere per quadrare il bilancio, allora è impossibile pure profilare scenari utopistici. Come già detto però, con un lavoro logico, inquadrato e metodico, nel calcio si possono fare grandi cose, anche vincere contro ogni pronostico. Le chiavi del successo Colchoneros? Condizione atletica smagliante, spirito di gruppo, idee semplici e giuste attuate con soluzione di continuità in maniera sempre ottimale. A dirigere l'orchestra Diego Pablo Simeone, allenatore che alla grinta che aveva da giocatore ha abbinato un senso tecnico-tattico che si vede oggi in pochissimi allenatori, che puta caso stanno tutti al vertice. Un gioco quello dell'Atletico Madrid, fatto di lotta, di fatica, di pressing incessante ma anche di bellissime giocate collettive, specie sulle fasce dove i colchoneros hanno dimostrato un eccellente capacità di allargamento del campo. La squadra è molto elastica, tanto lunga e ampia in fase offensiva, quanto compatta e stretta in fase di non possesso. Tantissimi gli uomini chiave della squadra di Simeone, a cominciare dal reparto difensivo, dove i terzini Juanfran e soprattutto Filipe Luis(escluso da Scolari per il mondiale ad appannaggio di Maxwell, scelta incomprensibile) garantiscono spinta e copertura, mentre la coppia di centrali Miranda-Godin(prossimo avversario dell'Italia) si è rivelata per rendimento tra le migliori d'Europa. A impressionare in particolar modo però è il centrocampo dei colchoneros, un centrocampo vastamente assortito e molto duttile, in cui i giocatori sono stati chiamati ad interpretare ruoli diversi in varianti diverse dal centrocampo 2-3 del 4-2-3-1 passando per quello a 4 in linea e sparute volte anche quello a rombo, sempre con ottimi risultati. Difficile scegliere chi è stato il migliore in assoluto, ma viene difficile non menzionare l'eccellente stagione di Koke, esterno destro che ha funto anche da playmaker avanzato con ottimi risultati in termini realizzativi(7 gol e 18 assist tra campionato e coppe), quella di Gabi, capitano e leader non solo umano ma anche tecnico, e quella di Raul Garcia, che grazie alla sua duttilità che gli consente di interpretare tutti i ruoli del sistema dell'Atletico si è saputo ritagliare un suo spazio sia da titolare che da subentrato garantendo oltre alla sostanza, anche un grande apporto in fase offensiva, dimostrandosi elemento prezioso. In attacco l'hombre de la historia si chiama Diego Costa, chiamato al duro compito di non far rimpiangere Falcao dopo esserne stato un'ottima spalla, ha risposto con una stagione strepitosa condita da 36 gol, 7 assist ed una quantità invereconda di botte prese e date(soprattutto prese) per la squadra. A completare il quadro un Villa a fine carriera che però la sua parte l'ha fatta, ed un Adrian che senza particolari acuti(ad eccezione della tibiata che ha aperto la strada alla vittoria contro il Chelsea in semifinale) si è reso utile alla causa. Ingredienti che sommati hanno dato vita ad uno degli imprevisti più piacevoli della storia, ovvero la vittoria della Liga e adesso questa finale. Se l'appetito vien mangiando...
Real Madrid: l'obsesion della decima
Lo scorso anno in questo periodo l'era Mourinho volgeva al termine, portando con se una Coppa del Re, un titolo nazionale, tre semifinali consecutive, e soprattutto tantissime polemiche. Il bilancio del triennio dello Special One non è stato negativo, ma l'ambiente non ha retto la sovrastruttura ideologica del Mou-Pensiero, crollando miseramente negli ultimi tre mesi di stagione. Alla Casa Blanca c'è stata l'ennesima costosissima rivoluzione. Fuori Ozil, Higuain, Kakà, Callejon, Albiol e Carvalho, dentro i talentini spagnoli Carvajal, Illarramendi e Isco, campioni d'Europa con le "Furiette rosse" e reduci da stagioni esaltanti, e soprattutto Gareth Bale, arrivato dal Tottenham per l'invereconda cifra di 100 milioni di euro, che sommata ai 76 milioni già spesi per i tre giovani spagnoli fa un totale di 176 milioni. A dirigere le operazioni è stato chiamato Carlo Ancelotti, uno dei tecnici più vincenti del corrente secolo. L'obiettivo più o meno dichiarato è sempre quello: la decima. Ovvero la Coppa dei Campioni che manca nella bacheca delle Merengues da 12 anni. Ancelotti la Champions League l'ha vinta per due volte con il Milan, non partendo mai necessariamente da favorito e avendo a disposizione ottime squadre ma non le migliori. Il Real parte dunque tra mille polemiche per le spese faraoniche ed una grandissima curiosità nel vedere come si integreranno Bale e colui che è stato spodestato dal trono di acquisto più caro della storia del calcio, ovvero Cristiano Ronaldo, il leader tecnico del Real. La prima parte di stagione è un po' così. Il Real che gioca come giocava l'anno prima con Isco al posto di Ozil e un rampante Carvajal in procinto di fare le scarpe al tristissimo Arbeloa, domina le partite che deve dominare, passa agevolissimamente il girone di Champions, ma negli scontri diretti non brilla e a novembre si infortuna pure Khedira, l'equalizzatore del centrocampo. Poi a gennaio contro l'Espanyol arriva il colpo di genio in stile Pirlo regista: Di Maria mezz'ala e si passa al 4-3-3. L'argentino, che con l'acquisto di Bale diventava una riserva davvero troppo di lusso, trova la sua dimensione ideale in un modulo dove ha licenza di uccidere e campo per correre, sul lato opposto del reparto Modric ha spazio ulteriore per creare e inserirsi, in mezzo Xabi Alonso in posizione leggermente arretrata libero di impostare il gioco. Davanti tre nomi, tre garanzie. Il Real è devastante, ad eccezione dei match di ritorno in campionato contro Barca e Atletico(giocati comunque egregiamente), asfalta praticamente tutto quello che trova, vince come detto la Coppa del Re ed in Champions non fa prigionieri, regolando tre avversarie tedeschetra cui il Bayern campione di tutto, con una semplicità sconvolgente soffrendo soltanto nella partita di ritorno contro il Borussia Dortmund. A qualificazione raggiunta è arrivato il calo che di fatto è costato, nella grande frenata del gruppo di testa della Liga, il titolo spagnolo, andato agli amici Colchoneros. Nessuno lo dice, tutti lo pensano e soprattutto lo sanno. Da quel momento la testa si è proiettata a Lisbona e a sabato sera, perché la decima era lo scopo di partenza, la pressione è tutta sul Real che a differenza dell'Atletico ha tutto da perdere e che laddove dovesse perdere proprio con l'Atletico vedrebbe la materializzazione di quello che per un Merengues è un incubo talmente brutto da non affacciarsi nemmeno in sogno per manifesta violenza psicologica.
Come arrivano le squadre alla finale?
Tantissime motivazioni ma anche tante assenze. Nell'Atletico Madrid è quasi certo il forfait di Diego Costa, e molto probabile quello di Turan, mentre nel Real che sarà già privo dello squalificato Xabi Alonso sono in forte dubbio Pepe, Benzema e Cristiano Ronaldo, tutti e tre infortunati. E' comunque impossibile che questi giocatori scendano contestualmente in campo. Grande è dunque la curiosità di vedere come le due squadre si presenteranno in campo e le ipotesi sono molteplic
Atletico Madrid
Ribadire la pesantezza delle assenze con altre argomentazioni sarebbe lapalissiano, allora vediamo quali potrebbero essere le possibili soluzioni in casa Atletico. Nella partita del titolo, in cui Costa e Turan si sono infortunati, Simeone schierava il 4-4-2 di partenza(con la stessa identica formazione di partenza del match di andata con il Real al Bernabeu), che non è cambiato fino alla terza sostituzione anch'essa forzata di Adrian(che ha sostituito Costa)per Sosa passando al 4-2-3-1. Nei quattro precedenti di stagione una vittoria nel girone di andata, un pareggio e due sconfitte pesanti in coppa del Re. Nelle due sconfitte in Coppa Simeone ha schierato una formazione di qualità con Koke schierato come regista all'andata, pagando pesantemente dazio. Appare molto più probabile dunque che il "Cholo" per questa finale, pur senza rinunciare all'aggressività che caratterizza i colchoneros, decida di vestirsi pesante, come ha fatto nella sfida di ritorno in campionato finito. Probabile dunque che a prendere il posto di Turan sia quel Raul Garcia che quest'anno in campionato ha fatto pure la punta. Di lettura più difficile la sostituzione di Diego Costa. Se da un lato non è così improbabile che Simeone voglia mettere le due punte, dall'altro lato si potrebbero presentare diverse problematiche. La prima è che Adrian-Villa è un attacco troppo leggero da mandare contro la difesa Merengues, la seconda è che in caso di necessità di recuperare il risultato, non avere giocatori puramente offensivi da mandare dalla panchina potrebbe rivelarsi un rischio non da poco. Più probabile mi pare l'utilizzo di un 4-2-3-1, il modulo prediletto dal Cholo, con la conferma in blocco di difesa e centrali di centrocampo(Tiago è in splendida forma attualmente) con l'inserimento di uno tra Diego(che ti garantirebbe qualità di palleggio negli ultimi metri) e Sosa(che ti da un certo tipo di profondità), meno probabile invece la partenza da titolare di Cebolla Rodriguez che però un ruolo in questa partita, potrebbe anche averlo.Non ci sarebbe nemmeno da stupirsi se accanto a Gabi Simeone decida di mettere Mario Suarez per blindare il centrocampo e provare a contenere i rischi. Unica incognita del modulo con unico terminale offensivo gli attaccanti in forma e a disposizione. A livello tecnico Villa non si discute, è il delantero per eccellenza, ma la consistenza fisica è quella che è e lo spunto non è più quello dei bei tempi, Adrian da Villa ha tanto da imparare, ma sicuramente potrebbe dare maggiore profondità all'attacco.
Probabile formazione Atletico Madrid(4-2-3-1)
Courtois; Juanfran, Miranda, Godin, Filipe Luis; Gabi, Tiago(Mario Suarez); Koke, Diego(Sosa), Raul Garcia; Villa
Real Madrid
Più dubbi che certezze in casa Blancos. Non tanto dal punto di vista del canovaccio tattico che dovrebbe rimanere invariato, ma dal punto di vista delle scelte di formazione, difficili, specie considerando le possibili assenze. Partiamo dalla difesa, l'unico sicuro del posto è Sergio Ramos, lo sarebbe stato anche Pepe non fosse che è in dubbio e in quel caso giocherebbe Varane. A rigor di logica i terzini dovrebbero essere Carvajal(ottima stagione) e Marcelo, che però appare meno intoccabile viste le ottime partite di Coentrao(credo che l'unico dubbio sia legato proprio all'out di sinsitra). Dubito che Ancelotti possa stupire tutti e decidere di puntare su Arbeloa che fa i suoi compitini, Qui le ipotesi sono davvero molteplici. Se il sostituto naturale di Pepe risponde al nome di Varane, più difficile sarà scegliere chi giocherà sulla mediana al posto di Xabi e come assemblare l'attacco con la possibile contumacia di uno tra Benzema e Ronaldo. A centrocampo le ipotesi concrete a mio modo di vedere son due: o anche qui gioca il sostituto di Xabi Alonso, ovvero quell'Illarramendi che sicuramente si farà ma che ancora non pare aver sviluppato la personalità giusta a livello europeo, oppure Modric va in cabina di regia e a fare la mezz'ala ci va l'appena rientrato Sami Khedira, la cui sostanza può tornare più che utile in fase di non possesso. E ora passiamo all'attacco. Ancelotti è uno che i suoi rischi se li prende, ma non osa mai troppo. Più inverosimile invece l'utilizzo di Ramos a centrocampo come nel clasico di andata, specie se Pepe non dovesse farcela. Se Benzema e Ronaldo sono contestualmente in dubbio è difficilissimo che li metta tutti e due in campo sapendo che due brucerebbe due sostituzioni e se uno dei due termini di scelta si chiama Ronaldo allora l'altro salta sicuramente, a meno che il portoghese non dia lui forfait. Anche qui le ipotesi sono molteplici. Il vice Benzema è Alvaro Morata, ottima promessa, che ha un buon fiuto del gol ma che rischia di fare un salto troppo grande dopo una stagione da rincalzo(con ottimi numeri sia chiaro ma sempre da rincalzo). A quel punto, tenendo anche conto dell'infortunio grave di Jesè Rodriguez, Di Maria potrebbe tornare al ruolo originale di esterno destro, con Bale a sinistra come nella finale di Coppa del Re, con Ronaldo a fare il centravanti. Meno probabile l'utilizzo di Isco come esterno d'attacco, non è lento ma non ha quel tipo di passo. A quel punto si libererebbe un altro posto a centrocampo e fisiologicamente lo dovrebbe prendere Illarramendi, a meno che non decida di giocare con Casemiro o decida di osare Isco, che in quel ruolo ci ha giocato e che potrebbe trarre giovamento dalla presenza di Khedira che a quel punto diverrebbe certa. Altrimenti si va per gerarchie e giocano i naturali sostituti dei giocatori assenti, cosa di cui, conoscendo Ancelotti, ho qualche dubbio.
Probabile formazione Real Madrid (4-3-3)
Casillas; Carvajal, Ramos, Pepe(Varane), Marcelo(Coentrao); Khedira, Modric; Ilarramendi(Isco); Di Maria, Ronaldo, Bale
Che partita sarà?
Un derby è sempre un derby in qualunque situazione, figuriamoci nel contesto di una finale di CL dove tutto è clamorosamente amplificato, perché la CL può far discutere sulla forma ma non sul contenuto. Da un lato un Atletico Madrid che ha già vinto la Liga e che per quanto mentalmente carico non ha assolutamente nulla da perdere e che comunque vada uscirà tra gli applausi. Dall'altro lato un Real Madrid che ha già vinto un trofeo ma che vuole e in un certo senso deve, vincere il trofeo, pena una stagione che finirebbe sotto damnatio memoriae. Perdere una finale è già dura, perderla con i rivali cittadini, come già detto manco nel peggiore incubo che puoi fare la notte. Il Real partirà con un impressionante quantità di pressione. Che partita sarà dipenderà dalla capacità dei blancos di reggere lo stress e di trasformarlo in motivazione e benzina mentale. Se la squadra sarà capace di farlo allora credo che alla fine il maggior talento del Real, seppur di misura. Ma se il Real mostrerà anche solo un momento di debolezza l'Atletico Madrid non si farà problemi ad approfittarne e porterà a casa la coppa. Al di la di ogni ipotesi ed elucubrazioni tecnico tattiche sarà questo tipo di dettaglio a fare la differenza.
Regine di Spagna
Per la prima volta a distanza di 5 anni il Barcellona non porta a casa nessuna competizione in ambito nazionale. A far festa proprio Real Madrid ed Atletico. I primi, hanno conquistato la Coppa del Re, battendo prima proprio l'Atletico in semifinale(vendicandosi della sconfitta patita lo scorso anno in finale) e poi il Barcellona, grazie ad un gol stupendo di Bale. In campionato invece a trionfare a 18 anni di distanza i Colchoneros, che al termine di un cammino perentorio, nonostante i tentennamenti delle ultime giornate, hanno portato a casa il successo finale. Un traguardo incredibile considerando il potenziale economico nettamente inferiore a quello che hanno a disposizione sia il Real che il Barcellona a cui si aggiunge la cessione inevitabile di Falcao nel giugno scorso. La dimostrazione che nel calcio i soldi contano, ma che lavorando con metodo si può ancora vincere.
Atletico Madrid: se l'appetito vien mangiando...
Diciamocela tutta. Se qualcuno fosse venuto da noi appassionato di calcio a dirci che l'Atletico Madrid avrebbe fatto questa stagione ci saremmo spanciati dalle risate, ma non perché l'Atletico Madrid è una brutta squadra, negli anni passati ha fatto cose egregie. Lo avremmo fatto perché, tenendo conto del livello della Champions e del fatto che il tuo miglior giocatore l'hai dovuto cedere per quadrare il bilancio, allora è impossibile pure profilare scenari utopistici. Come già detto però, con un lavoro logico, inquadrato e metodico, nel calcio si possono fare grandi cose, anche vincere contro ogni pronostico. Le chiavi del successo Colchoneros? Condizione atletica smagliante, spirito di gruppo, idee semplici e giuste attuate con soluzione di continuità in maniera sempre ottimale. A dirigere l'orchestra Diego Pablo Simeone, allenatore che alla grinta che aveva da giocatore ha abbinato un senso tecnico-tattico che si vede oggi in pochissimi allenatori, che puta caso stanno tutti al vertice. Un gioco quello dell'Atletico Madrid, fatto di lotta, di fatica, di pressing incessante ma anche di bellissime giocate collettive, specie sulle fasce dove i colchoneros hanno dimostrato un eccellente capacità di allargamento del campo. La squadra è molto elastica, tanto lunga e ampia in fase offensiva, quanto compatta e stretta in fase di non possesso. Tantissimi gli uomini chiave della squadra di Simeone, a cominciare dal reparto difensivo, dove i terzini Juanfran e soprattutto Filipe Luis(escluso da Scolari per il mondiale ad appannaggio di Maxwell, scelta incomprensibile) garantiscono spinta e copertura, mentre la coppia di centrali Miranda-Godin(prossimo avversario dell'Italia) si è rivelata per rendimento tra le migliori d'Europa. A impressionare in particolar modo però è il centrocampo dei colchoneros, un centrocampo vastamente assortito e molto duttile, in cui i giocatori sono stati chiamati ad interpretare ruoli diversi in varianti diverse dal centrocampo 2-3 del 4-2-3-1 passando per quello a 4 in linea e sparute volte anche quello a rombo, sempre con ottimi risultati. Difficile scegliere chi è stato il migliore in assoluto, ma viene difficile non menzionare l'eccellente stagione di Koke, esterno destro che ha funto anche da playmaker avanzato con ottimi risultati in termini realizzativi(7 gol e 18 assist tra campionato e coppe), quella di Gabi, capitano e leader non solo umano ma anche tecnico, e quella di Raul Garcia, che grazie alla sua duttilità che gli consente di interpretare tutti i ruoli del sistema dell'Atletico si è saputo ritagliare un suo spazio sia da titolare che da subentrato garantendo oltre alla sostanza, anche un grande apporto in fase offensiva, dimostrandosi elemento prezioso. In attacco l'hombre de la historia si chiama Diego Costa, chiamato al duro compito di non far rimpiangere Falcao dopo esserne stato un'ottima spalla, ha risposto con una stagione strepitosa condita da 36 gol, 7 assist ed una quantità invereconda di botte prese e date(soprattutto prese) per la squadra. A completare il quadro un Villa a fine carriera che però la sua parte l'ha fatta, ed un Adrian che senza particolari acuti(ad eccezione della tibiata che ha aperto la strada alla vittoria contro il Chelsea in semifinale) si è reso utile alla causa. Ingredienti che sommati hanno dato vita ad uno degli imprevisti più piacevoli della storia, ovvero la vittoria della Liga e adesso questa finale. Se l'appetito vien mangiando...
Real Madrid: l'obsesion della decima
Lo scorso anno in questo periodo l'era Mourinho volgeva al termine, portando con se una Coppa del Re, un titolo nazionale, tre semifinali consecutive, e soprattutto tantissime polemiche. Il bilancio del triennio dello Special One non è stato negativo, ma l'ambiente non ha retto la sovrastruttura ideologica del Mou-Pensiero, crollando miseramente negli ultimi tre mesi di stagione. Alla Casa Blanca c'è stata l'ennesima costosissima rivoluzione. Fuori Ozil, Higuain, Kakà, Callejon, Albiol e Carvalho, dentro i talentini spagnoli Carvajal, Illarramendi e Isco, campioni d'Europa con le "Furiette rosse" e reduci da stagioni esaltanti, e soprattutto Gareth Bale, arrivato dal Tottenham per l'invereconda cifra di 100 milioni di euro, che sommata ai 76 milioni già spesi per i tre giovani spagnoli fa un totale di 176 milioni. A dirigere le operazioni è stato chiamato Carlo Ancelotti, uno dei tecnici più vincenti del corrente secolo. L'obiettivo più o meno dichiarato è sempre quello: la decima. Ovvero la Coppa dei Campioni che manca nella bacheca delle Merengues da 12 anni. Ancelotti la Champions League l'ha vinta per due volte con il Milan, non partendo mai necessariamente da favorito e avendo a disposizione ottime squadre ma non le migliori. Il Real parte dunque tra mille polemiche per le spese faraoniche ed una grandissima curiosità nel vedere come si integreranno Bale e colui che è stato spodestato dal trono di acquisto più caro della storia del calcio, ovvero Cristiano Ronaldo, il leader tecnico del Real. La prima parte di stagione è un po' così. Il Real che gioca come giocava l'anno prima con Isco al posto di Ozil e un rampante Carvajal in procinto di fare le scarpe al tristissimo Arbeloa, domina le partite che deve dominare, passa agevolissimamente il girone di Champions, ma negli scontri diretti non brilla e a novembre si infortuna pure Khedira, l'equalizzatore del centrocampo. Poi a gennaio contro l'Espanyol arriva il colpo di genio in stile Pirlo regista: Di Maria mezz'ala e si passa al 4-3-3. L'argentino, che con l'acquisto di Bale diventava una riserva davvero troppo di lusso, trova la sua dimensione ideale in un modulo dove ha licenza di uccidere e campo per correre, sul lato opposto del reparto Modric ha spazio ulteriore per creare e inserirsi, in mezzo Xabi Alonso in posizione leggermente arretrata libero di impostare il gioco. Davanti tre nomi, tre garanzie. Il Real è devastante, ad eccezione dei match di ritorno in campionato contro Barca e Atletico(giocati comunque egregiamente), asfalta praticamente tutto quello che trova, vince come detto la Coppa del Re ed in Champions non fa prigionieri, regolando tre avversarie tedeschetra cui il Bayern campione di tutto, con una semplicità sconvolgente soffrendo soltanto nella partita di ritorno contro il Borussia Dortmund. A qualificazione raggiunta è arrivato il calo che di fatto è costato, nella grande frenata del gruppo di testa della Liga, il titolo spagnolo, andato agli amici Colchoneros. Nessuno lo dice, tutti lo pensano e soprattutto lo sanno. Da quel momento la testa si è proiettata a Lisbona e a sabato sera, perché la decima era lo scopo di partenza, la pressione è tutta sul Real che a differenza dell'Atletico ha tutto da perdere e che laddove dovesse perdere proprio con l'Atletico vedrebbe la materializzazione di quello che per un Merengues è un incubo talmente brutto da non affacciarsi nemmeno in sogno per manifesta violenza psicologica.
Come arrivano le squadre alla finale?
Tantissime motivazioni ma anche tante assenze. Nell'Atletico Madrid è quasi certo il forfait di Diego Costa, e molto probabile quello di Turan, mentre nel Real che sarà già privo dello squalificato Xabi Alonso sono in forte dubbio Pepe, Benzema e Cristiano Ronaldo, tutti e tre infortunati. E' comunque impossibile che questi giocatori scendano contestualmente in campo. Grande è dunque la curiosità di vedere come le due squadre si presenteranno in campo e le ipotesi sono molteplic
Atletico Madrid
Ribadire la pesantezza delle assenze con altre argomentazioni sarebbe lapalissiano, allora vediamo quali potrebbero essere le possibili soluzioni in casa Atletico. Nella partita del titolo, in cui Costa e Turan si sono infortunati, Simeone schierava il 4-4-2 di partenza(con la stessa identica formazione di partenza del match di andata con il Real al Bernabeu), che non è cambiato fino alla terza sostituzione anch'essa forzata di Adrian(che ha sostituito Costa)per Sosa passando al 4-2-3-1. Nei quattro precedenti di stagione una vittoria nel girone di andata, un pareggio e due sconfitte pesanti in coppa del Re. Nelle due sconfitte in Coppa Simeone ha schierato una formazione di qualità con Koke schierato come regista all'andata, pagando pesantemente dazio. Appare molto più probabile dunque che il "Cholo" per questa finale, pur senza rinunciare all'aggressività che caratterizza i colchoneros, decida di vestirsi pesante, come ha fatto nella sfida di ritorno in campionato finito. Probabile dunque che a prendere il posto di Turan sia quel Raul Garcia che quest'anno in campionato ha fatto pure la punta. Di lettura più difficile la sostituzione di Diego Costa. Se da un lato non è così improbabile che Simeone voglia mettere le due punte, dall'altro lato si potrebbero presentare diverse problematiche. La prima è che Adrian-Villa è un attacco troppo leggero da mandare contro la difesa Merengues, la seconda è che in caso di necessità di recuperare il risultato, non avere giocatori puramente offensivi da mandare dalla panchina potrebbe rivelarsi un rischio non da poco. Più probabile mi pare l'utilizzo di un 4-2-3-1, il modulo prediletto dal Cholo, con la conferma in blocco di difesa e centrali di centrocampo(Tiago è in splendida forma attualmente) con l'inserimento di uno tra Diego(che ti garantirebbe qualità di palleggio negli ultimi metri) e Sosa(che ti da un certo tipo di profondità), meno probabile invece la partenza da titolare di Cebolla Rodriguez che però un ruolo in questa partita, potrebbe anche averlo.Non ci sarebbe nemmeno da stupirsi se accanto a Gabi Simeone decida di mettere Mario Suarez per blindare il centrocampo e provare a contenere i rischi. Unica incognita del modulo con unico terminale offensivo gli attaccanti in forma e a disposizione. A livello tecnico Villa non si discute, è il delantero per eccellenza, ma la consistenza fisica è quella che è e lo spunto non è più quello dei bei tempi, Adrian da Villa ha tanto da imparare, ma sicuramente potrebbe dare maggiore profondità all'attacco.
Probabile formazione Atletico Madrid(4-2-3-1)
Courtois; Juanfran, Miranda, Godin, Filipe Luis; Gabi, Tiago(Mario Suarez); Koke, Diego(Sosa), Raul Garcia; Villa
Real Madrid
Più dubbi che certezze in casa Blancos. Non tanto dal punto di vista del canovaccio tattico che dovrebbe rimanere invariato, ma dal punto di vista delle scelte di formazione, difficili, specie considerando le possibili assenze. Partiamo dalla difesa, l'unico sicuro del posto è Sergio Ramos, lo sarebbe stato anche Pepe non fosse che è in dubbio e in quel caso giocherebbe Varane. A rigor di logica i terzini dovrebbero essere Carvajal(ottima stagione) e Marcelo, che però appare meno intoccabile viste le ottime partite di Coentrao(credo che l'unico dubbio sia legato proprio all'out di sinsitra). Dubito che Ancelotti possa stupire tutti e decidere di puntare su Arbeloa che fa i suoi compitini, Qui le ipotesi sono davvero molteplici. Se il sostituto naturale di Pepe risponde al nome di Varane, più difficile sarà scegliere chi giocherà sulla mediana al posto di Xabi e come assemblare l'attacco con la possibile contumacia di uno tra Benzema e Ronaldo. A centrocampo le ipotesi concrete a mio modo di vedere son due: o anche qui gioca il sostituto di Xabi Alonso, ovvero quell'Illarramendi che sicuramente si farà ma che ancora non pare aver sviluppato la personalità giusta a livello europeo, oppure Modric va in cabina di regia e a fare la mezz'ala ci va l'appena rientrato Sami Khedira, la cui sostanza può tornare più che utile in fase di non possesso. E ora passiamo all'attacco. Ancelotti è uno che i suoi rischi se li prende, ma non osa mai troppo. Più inverosimile invece l'utilizzo di Ramos a centrocampo come nel clasico di andata, specie se Pepe non dovesse farcela. Se Benzema e Ronaldo sono contestualmente in dubbio è difficilissimo che li metta tutti e due in campo sapendo che due brucerebbe due sostituzioni e se uno dei due termini di scelta si chiama Ronaldo allora l'altro salta sicuramente, a meno che il portoghese non dia lui forfait. Anche qui le ipotesi sono molteplici. Il vice Benzema è Alvaro Morata, ottima promessa, che ha un buon fiuto del gol ma che rischia di fare un salto troppo grande dopo una stagione da rincalzo(con ottimi numeri sia chiaro ma sempre da rincalzo). A quel punto, tenendo anche conto dell'infortunio grave di Jesè Rodriguez, Di Maria potrebbe tornare al ruolo originale di esterno destro, con Bale a sinistra come nella finale di Coppa del Re, con Ronaldo a fare il centravanti. Meno probabile l'utilizzo di Isco come esterno d'attacco, non è lento ma non ha quel tipo di passo. A quel punto si libererebbe un altro posto a centrocampo e fisiologicamente lo dovrebbe prendere Illarramendi, a meno che non decida di giocare con Casemiro o decida di osare Isco, che in quel ruolo ci ha giocato e che potrebbe trarre giovamento dalla presenza di Khedira che a quel punto diverrebbe certa. Altrimenti si va per gerarchie e giocano i naturali sostituti dei giocatori assenti, cosa di cui, conoscendo Ancelotti, ho qualche dubbio.
Probabile formazione Real Madrid (4-3-3)
Casillas; Carvajal, Ramos, Pepe(Varane), Marcelo(Coentrao); Khedira, Modric; Ilarramendi(Isco); Di Maria, Ronaldo, Bale
Che partita sarà?
Un derby è sempre un derby in qualunque situazione, figuriamoci nel contesto di una finale di CL dove tutto è clamorosamente amplificato, perché la CL può far discutere sulla forma ma non sul contenuto. Da un lato un Atletico Madrid che ha già vinto la Liga e che per quanto mentalmente carico non ha assolutamente nulla da perdere e che comunque vada uscirà tra gli applausi. Dall'altro lato un Real Madrid che ha già vinto un trofeo ma che vuole e in un certo senso deve, vincere il trofeo, pena una stagione che finirebbe sotto damnatio memoriae. Perdere una finale è già dura, perderla con i rivali cittadini, come già detto manco nel peggiore incubo che puoi fare la notte. Il Real partirà con un impressionante quantità di pressione. Che partita sarà dipenderà dalla capacità dei blancos di reggere lo stress e di trasformarlo in motivazione e benzina mentale. Se la squadra sarà capace di farlo allora credo che alla fine il maggior talento del Real, seppur di misura. Ma se il Real mostrerà anche solo un momento di debolezza l'Atletico Madrid non si farà problemi ad approfittarne e porterà a casa la coppa. Al di la di ogni ipotesi ed elucubrazioni tecnico tattiche sarà questo tipo di dettaglio a fare la differenza.
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