Dallas Mavericks
E' finita l'era dell'anello, ne incomincia una nuova. Gli addii di Chandler e di Barea nel 2011 avevano già pesato sulla squadra di coach Carlisle, che nella scorsa stagione è apparsa scarica, priva di idee, cattiveria e concretezza. L'obiettivo dichiarato della franchigia texana era quello di mettere a segno l'acquisto di un all-star, ma il rinnovo di Deron Williams con i Nets ha fatto saltare i piani. E' scattato comunque un restyling. Via Haywood, Lamar Odom(e la signora Khloe) e soprattutto Jason Terry, e lasciato andare Jason Kidd ai Knicks, sono arrivati Kaman, il pivot che mancava dopo la partenza di Chandler, Brand, che come lungo dalla panchina è un'ottimo acquisto, Dahntay Jones, Collison, a cui tocca l'ingrato compito di non far rimpiangere Jasone, e soprattutto O.J. Mayo, giocatore di talento assoluto che a Memphis non si è espresso del tutto. L'età del roster è stata sostanzialmente abbassata nonostante la presenza di giocatori come Vince Carter, da tempo in fase calante, Shawn Marion, bel giocatore ma non più quello di una volta, e soprattutto Dirk Nowitzki, l'unica vera certezza di questa squadra. Per essere una franchigia in rebuilding non è messa assolutamente male. Bisognerà capire durante la Regular Season quale sarà la faccia di questa squadra. Son curioso di vedere se Mayo agirà da sesto uomo come ai Grizzlies, per avere un impatto maggiore contro i secondi quintetti o se invece verrà investito dei galloni da titolare. A prescindere da questo vedo comunque i Mavs ai Play-off, con l'ultimo posto disponibile, anche se a livello di competitività assoluta c'è ancora molto lavoro da fare.
E' finita l'era dell'anello, ne incomincia una nuova. Gli addii di Chandler e di Barea nel 2011 avevano già pesato sulla squadra di coach Carlisle, che nella scorsa stagione è apparsa scarica, priva di idee, cattiveria e concretezza. L'obiettivo dichiarato della franchigia texana era quello di mettere a segno l'acquisto di un all-star, ma il rinnovo di Deron Williams con i Nets ha fatto saltare i piani. E' scattato comunque un restyling. Via Haywood, Lamar Odom(e la signora Khloe) e soprattutto Jason Terry, e lasciato andare Jason Kidd ai Knicks, sono arrivati Kaman, il pivot che mancava dopo la partenza di Chandler, Brand, che come lungo dalla panchina è un'ottimo acquisto, Dahntay Jones, Collison, a cui tocca l'ingrato compito di non far rimpiangere Jasone, e soprattutto O.J. Mayo, giocatore di talento assoluto che a Memphis non si è espresso del tutto. L'età del roster è stata sostanzialmente abbassata nonostante la presenza di giocatori come Vince Carter, da tempo in fase calante, Shawn Marion, bel giocatore ma non più quello di una volta, e soprattutto Dirk Nowitzki, l'unica vera certezza di questa squadra. Per essere una franchigia in rebuilding non è messa assolutamente male. Bisognerà capire durante la Regular Season quale sarà la faccia di questa squadra. Son curioso di vedere se Mayo agirà da sesto uomo come ai Grizzlies, per avere un impatto maggiore contro i secondi quintetti o se invece verrà investito dei galloni da titolare. A prescindere da questo vedo comunque i Mavs ai Play-off, con l'ultimo posto disponibile, anche se a livello di competitività assoluta c'è ancora molto lavoro da fare.
Denver Nuggets
Nel 2011 hanno perso il loro uomo franchigia, Anthony, entrando in ricostruzione. Un anno e mezzo dopo i Nuggets si ritrovano dov'erano nell'era Melo, cioè competitivi ad ovest. Dalla trade con i Knicks secondo me hanno solamente guadagnato. A un roster che l'anno scorso aveva mostrato un'ottima combinazione di tecnica e di esplosività fisica, si è aggiunto l'all-star e campione olimpico Andrè Iguodala, che da un'ulteriore dose di tritolo alla franchigia del Colorado. Iguodala è l'elemento perfetto, quello che coniuga i buoni fondamentali con un'atletismo invidiabile. Dal punto di vista atletico fronteggiare i Nuggets, soprattutto in casa con i vari McGee, Faried, Chandler e Lawson sarà cosa davvero difficile. Se a questi nomi aggiungi gente come Mozgov, pivot vecchia scuola notevolmente migliorato e soprattutto Danilo Gallinari, non puoi ottenere altro che una squadra competitiva, nonostante le partenze di giocatori come Afflalo ed Harrington che a Denver avevano un loro perché. Proprio Gallinari può essere considerato un potenziale fattore in questa squadra. L'ala milanese ha ormai dimostrato di essere un giocatore della lega, visti i mezzi tecnici che ha a disposizione e l'uso che ne fa. Se gli infortuni non lo perseguiteranno e se riuscirà ad aggiungere quel pizzico(sottolineo pizzico) di cattiveria e personalità che ancora gli mancano, può essere più che importante e decisivo. George Karl, vecchio volpone NBA, ha a disposizione un roster di altissimo livello, comparabile se non a quello dei Supersonics del 1996, almeno a quello dei Milwaukee Bucks che nel 2001 fecero sudare freddo Allen Iverson e i 76ers. Li vedo ai Play-off in una posizione dalla 4 alla 6, e in grado di poter fare un pò di strada in più nella Post-Season rispetto agli ultimi anni.
Golden State Warriors
La franchigia californiana a distanza di anni può finalmente dire di avere un roster minimamente competitivo. La trade Bogut-Ellis con i Bucks è stato l'ulteriore segnale della volontà di affidare la squadra all'ottimo Stephen Curry, potenziale all-star NBA. Il mercato estivo ha portato giocatori di esperienza come Carl Landry e Jarrett Jack, utilissimi per allungare le rotazioni e soprattutto Harrison Barnes, uno dei pezzi da 90 di questo draft, il più profondo dal 1996, destinato a comporre assieme a David Lee e Bogut un'ottimo front-court, con Richard Jefferson pronto a fare da chioccia. Se Klay Thompson conferma le ottime doti messe in mostra l'anno scorso, se Stephen Curry ultima il percorso di maturità e se Harrison Barnes mantiene le promesse, allora siamo di fronte a una delle possibili sorprese della stagione. Si giocheranno i play-off, sinceramente non penso riusciranno ad arrivare, li considero un possibile domani nella Western Conference.
Houston Rockets
Nella squadra che fu del maestro Olajuwon c'è aria di rifondazione. Roster lunghissimo e pieno di novità a cominciare da Jeremy Lin, il giocatore che ha incantato il mondo nel Febbraio-Marzo scorso. Al play di Harvard il compito di dare le geometrie che gli ottimi Lowry e Dragic(andati a Toronto e Phoenix), e soprattutto dimostrare di essere a tutti gli effetti un giocatore della lega e non un colpo mediatico. Lin andrà a completare il reparto guardie composto da i nuovi arrivi Livingston, Delfino(ottimo acquisto per la sua completezza), Toney Douglas(che fungerà da cambio di Lin), il leader tecnico Kevin Martin, che fino ad ora però non ha inciso più di tanto sui risultati di squadra e Jeremy Lamb da U-Conn, altro prospetto interessante. Passando al reparto lunghi si registra l'arrivo del pivot turco da Chicago Asik, che sarà con ogni probabilità il centro titolare. Il turco pur avendo dimostrato personalità e buone doti difensive non sembra avere gli attributi tecnici giusti per poter essere titolare in una squadra che comunque aspira alla Post-Season. A completare il reparto lunghi JaJuan Johnson e Patterson, e il neo-draftato White, mentre l'ottimo Parsons e Morris completano quello delle forwards. Giocatori indubbiamente di prospetto, troppo poco per essere competitivi a lungo andare. Il lavoro della dirigenza è orientato ad assicurare un futuro a medio lungo termine, per il presente non li vedo competitivi alla lunga per un posto ai Play-off.
Los Angeles Clippers
L'inizio dell'era Blake Griffin è coinciso con l'inizio dell'era:"I Clippers non sono una barzelletta". Dopo gli arrivi di Billups, Butler e soprattutto Chris Paul, cioè tre all-star, nella scorsa stagione, quest'anno si è pensato di puntellare il roster a disposizione di coach Del Negro. Nonostante le partenze di Mo Williams, di Young, di Foye, di Kenyon Martin e dell'utilissimo Reggie Evans, sono arrivati ottimi giocatori, tutti con grande esperienza NBA. A cominciare da Lamar Odom, che torna nella Los Angeles dove tutto è cominciato per la felicità dei tifosi(forse) e di Khloe Kardashian(sicuramente). Avere a disposizione una Point-forward come lui può essere un'arma, se le sue condizioni psicologiche non sono quelle di Dallas. Gli arrivi nel reparto lunghi si completano con due talentuosi(si, mi piace scherzare) Hollins e Turiaf, comunque più che utili a dare ossigeno ai due lunghi della squadra. I colpi di mercato però non finiscono qui, sono inoltre arrivati nonno Grant Hill, che a 40 anni da compiere resta un giocatore favoloso, e Jamal Crawford, in cerca di riscatto dopo un'opaca stagione ai Portland Trail Blazers e da pochissimo Matt "Frankestein Jr" Barnes. Non sottovaluterei l'impatto di Jamalone, soprattutto in uscita dalla panchina, dove negli ultimi anni ha fatto vedere che può garantire più di un ottimo apporto. Il roster è di livello molto alto. Sono una potenziale contender, potrebbero pure arrivare in un'eventuale conference Finals a patto di avere fortuna negli accoppiamenti Play-off. L'unico che non mi convince a pieno è DeAndre Jordan. Forte è forte, ma in una squadra così densa di talento, non sarebbe stato meglio cercare un pivot magari meno atletico ma sicuramente più completo per dare equilibri diversi? Questo lo dirà il campo.
Los Angeles Lakers
Nell'NBA comunque vada sono loro i protagonisti. Sia quando vincono, sia quando perdono, sia quando acquistano, sia quando non acquistano. Dopo le ultime deludenti stagioni a Lakerslandia è scattata la rivoluzione. Aperitivo offerto da Buss e Kupchak Steve Nash, 38 anni, stagionato, sicuramente, fortissimo, pure, che cerca l'assalto a quell'anello che non ha mai raggiunto nonostante i due titoli di MVP e la poetica visione di gioco. Poi è la volta di un'altro vino di annata, meno prestigioso ma sempre molto appetibile, cioè Antawn Jamison, che dopo tre anni passati nella Cleveland nella transizione(dolorosa, molto dolorosa) tra Lebron James, il nulla cosmico e Kyrie Irving, si gioca pure lui la possibilità di vincere un titolo, da panchinaro di lusso addetto alla produzione punti. Già con Nash e Jamison il roster era mediamente competitivo. Ad Agosto mentre i comuni mortali erano al lido a prendere il sole organizzano una trade equiparabile a quelle fatte nel 2007 per Garnett ed Allen, portando a casa nientepopòdimenoche Dwight Howard, il pivot più forte dell'NBA, al posto di Andrew Bynum, che, nonostante i due titoli vinti da centro titolare, si era mostrato molto indolente nelle ultime due stagioni. Nella trade che ha portato il simpatico(ma neanche troppo) amante del cartone animato "Il re Leone", sono arrivati anche Duhon e Clark, che si aggiungono a una panchina in cui siedono il mai amatissimo Steve Blake, Devin Ebanks, Jordan "Gandhi" Hill e un'altro colpo, cioè Jodie Meeks, che secondo me può dire davvero la sua e a volte fare la differenza, vista la sua attitudine a tirare qualche bomba quando gli capita. E poi ci sono loro. Pau Gasol, reduce da due stagioni fosche in cui di fatto è stato surclassato dal fratello Marc(si il ciccione, bravo ok, ma mai ci si sarebbe aspettato di vederlo all'ASG al posto di Pau), Metta World Peace, e soprattutto l'uomo franchigia Kobe Bryant, reduce da un divorzio salato e da un'altro alloro olimpico. Il roster secondo me è ipercompetitivo, migliore di quello che ha allestito Miami quest'anno e direi che fare di meglio era molto difficile. Adesso però vengono i nodi al pettine. Di punti di domanda come sempre ce ne stanno parecchi. Primo su tutti Mike Brown. E' un buon capo-allenatore, secondo me però non ha una personalità da Lakers, figuriamoci in questa versione fatta da campioni e comprimari molto forti. Bisogna vedere come sarà in grado di controllare la nave. Il secondo punto è il fu Ron Artest. Bisognerà capire se partirà nello starting five, o se subentrerà dalla panchina. Può fare entrambe le cose tecnicamente e teoricamente. Bisogna capire quanto Metta World Peace contribuisca alla Pace nel mondo se viene relegato in panchina o peggio ancora lanciato da titolare con dei compiti precisi, che lui tende a maltollerare. Dulcis in fundo Kobe Bryant. Gli arrivi di Howard e Nash spianano la strada a nuove soluzioni di gioco che potrebbero metterlo un pò, ma non troppo, più a margine nel gioco giallo-viola. Il 24 però per sua natura, tende a prendere un discreto numero di tiri e a catalizzare il gioco su di se. Dubito fortemente che accetti di fare il tiratore perimetrale sugli scarichi di Nash dopo un pick-and-roll giocato con Howard, o che accetti di tornare al ruolo di sidekick che aveva ai tempi di Shaq, cosa che ritengo improbabile. E qui si ritorna al punto uno. Se Mike Brown trova la ricetta giusta per gestire tutte queste problematiche e a dare una dimensione di squadra nella squadra più non ho più aggettivi del mondo, allora loro vincono il titolo. Altrimenti arrivano alle WCF perdendole.
Memphis Grizzlies
Via O.J. Mayo e l'ectoplasmatico Arenas. Dentro Bayless perfetto ibrido di due giocatori che, con tutti i limiti del caso, erano comunque di ottimo livello, e Ellington. Non c'è stato un'effettivo miglioramento o un balzo che invece molte squadre della Western Conference hanno fatto. Il livello e salito praticamente dappertutto a parte a Memphis, che resta comunque una squadra competitiva. Anche qui ci son delle incognite. Una su tutte Zach Randolph. Nelle ultime due stagioni uomo franchigia e copertina di Memphis nonostante Rudy Gay. Z-Bo tecnicamente non si discute, ma l'anagrafe quest'anno dice 31 e sinceramente non son convinto che possa replicare le ultime stagioni. Memphis resta competitiva per i Play-off dove può tranquillamente ambire agli ultimi due posti, ma urge un restyiling a partire dalla prossima stagione,
Minnesota Timberwolves
A 5 anni dalla fine dell'era KG i T'Wolves possono finalmente dire di avere una squadra. Si riparte dall'asse Love-Rubio, che l'anno scorso, prima dell'infortunio dello spagnolo, ha tenuto i Wolves in lizza per i play-off. Su questo nucleo forte la dirigenza ha saputo costruire molto bene. In primis un mercato di livello eccezionale. Sono arrivati Budinger e il figliol prodigo NBA Andrei Kirilenko, pronti a giocarsi il posto nello starting five come Small Forward, consapevoli comunque di poter avere un impatto positivo anche in uscita dalla panchina. Vedo più Kirilenko. Sempre dalla Russia arriva Alexei Shved, talentuosa guardia, una delle rivelazioni delle scorse Olimpiadi che hanno visto la selezione guidata da Blatt arrivare alla medaglia di bronzo, anche grazie ai suoi 25 punti nella finalina contro l'Argentina. Shved se riesce ad ambientarsi può diventare un fattore in questa squadra, qualunque sia il suo ruolo. A chiudere il mercato due onesti comprimari come Stiesma e Cunningham e una scommessa, che si spera sia vincente: Brandon Roy. Le ginocchia non gli hanno dato tregua a Portland, e la sua carriera era prematuramente terminata. Ha deciso di tornare, in quali condizioni non lo sappiamo, speriamo buone. I rischi sono minimi e la resa può essere massima se Mr. Elegance torna ai suoi meravigliosi standard. Nomi che si aggiungono ai già citati Love e Rubio, accoppiata potenzialmente tra le più devastanti della lega(aggiungerei che vedo Love come potenziale giocatore in lizza per l'MVP), Pekovic, cresciuto notevolmente nella scorsa stagione, Ridnour, il lungo iperatletico Williams, e JJ Barea, il fattore decisivo nei Mavs per la conquista del titolo 2011. Ma il vero uomo in più può essere il coach: Rick Adelman. Allenatore fantastico, che l'anello non è mai riuscito a vincerlo ma che ha sempre allenato egregiamente. Ha a disposizione una squadra giovane e talentuosa che secondo me può far rendere al massimo. Previsione? Non mi sembra così utopico vederli ai Playoff tra le squadre che nel primo turno hanno il fattore campo.
New Orleans Hornets
L'era dopo Chris Paul poteva essere dolorosa, e invece è andata molto ma molto meglio del previsto Il Draft 2012 ha regalato alla franchigia della Louisiana Austin Rivers, figlio del Doc di Boston, da Duke, ottimo play di prospettiva e soprattutto lui, il monociglio più desiderato d'America, Anthony Davis, prima scelta assoluta a furor di popolo e medaglia d'oro a Londra 2012. Ai due giovani talenti si è aggiunto il Most Improved Player della scorsa stagione, Ryan Anderson, arrivato da Orlando in cambio di Gustavo Ayòn. I tre giocatori, giovani e di talento, affiancheranno la stella della squadra, Eric Gordon. Al venezuelano Vazquez toccherà probabilmente il compito di produrre punti dalla panchina in cui siede gente come Warrick, Roger Mason e Robin Lopez, che potrebbe essere il centro titolare nel caso in cui Davis giochi da Power Forward, Jason Smith e il nigeriano Aminu. Lasciano la Louisiana Kaman, Jack e Belinelli, di certo non ricordato come uno dei giocatori che hanno shockato la Louisiana. La squadra di coach Williams è giovane, futuribile e talentuosa. Troppo giovane per poter aspirare ai play-off, abbastanza grande per poter divenire una futura contender.
Oklahoma City Thunder
Nonostante la pesante sconfitta nelle finals 2012, dalle parti di Oklahoma City hanno pensato di cambiare poco com'è logico che sia. L'unico addio di rilievo, per ora è quello di Fisher. Nel roster entrano Orton, ex Orlando, Rautins, ex Knicks, e Hasheem Thabeet, seconda scelta del Draft 2010, che fino ad ora dire che ha deluso è poco. Resta il nucleo forte dei Big Three Durant, Westbrook e Harden, adesso pure ori olimpici, assieme a Perkins, Sefolosha ed Ibaka. Sostanzialmente le cose restano immutate. Fino a quando non verrà la grana Harden, in scadenza nel 2013, che può essere rifirmato a certe cifre solo a patto di accettare una Luxury tax molto salata. Se le cose restano così, OKC rimane una contender/la contender, ma se dovessero cedere Harden per evitare di perderlo a costo 0, sarà inevitabile un ridimensionamento delle ambizioni.
Phoenix Suns
Si chiude l'era Nash, vanno via Grant Hill e Robin Lopez, inizia una nuova era a Planet Orange. Era che inizia sotto il segno di Michael Beasley , il Balotelli della NBA, e con il ritorno di Goran Dragic, erede designato da Steve Nash di Steve Nash. Il ruolo di guardia è stato affidato a un'altro ex Minnesota, Wesley Johnson, giocatore di talento che finora non è mai esploso.Sono arrivati anche l'ottimo Scola e Jermaine O'Neal( bisogna vedere in quali condizioni fisiche). Son rimasti Shannon Brown, Jared Dudley e Marcin Gortat, sorpresa Suns nella scorsa stagione, in cui i Play-off sono stati mancati di un soffio. L'impressione che ho è che la squadra sia rimasta allo stesso livello in cui era l'anno scorso, ma che nel contempo a ovest, il livello si sia alzato, e di parecchio, non consentendo allo stato attuale ai Suns di poter aspirare concretamente ai Play-off. Fosse arrivata una guardia concretamente forte(si parlava di Eric Gordon o O.J. Mayo) probabilmente sarebbe stato un'altro paio di maniche.
Portland Trail Blazers
Aldridge, Batum, la speranza che Claver faccia meglio del suo predecessore spagnolo in maglia Blazers Rudy Fernandez, i giovani Lillard e Matthews e nulla più. A Portland sono presumibilmente consapevoli che questa sarà una stagione dispari. Il roster esclusi i nomi già fatti, presenta una serie di onesti mestieranti, come Pavlovic, Hickson e Price, troppo poco per sperare di essere minimamente competitivi. Al GM Neil Olshey, forse il vero colpo di mercato della franchigia dell'Oregon, il compito di lavorare su questa base per costruire qualcosa in futuro. Penso che i Blazers giocheranno per una prima scelta al Draft, sperando di non incappare in un Bowie o Oden bis.
Sacramento Kings
Altra squadra non messa propriamente benissimo, la cui situazione è accentuata dalla più che possibile relocation probabilmente ad Anaheim. I nomi ci sarebbero anche, perchè i vari Evans, Thornton, Cousins per citare i più mainstream sono con tutti i loro difetti(e son parecchi) dei buoni giocatori. Si è aggiunto a loro anche il cavallo di ritorno NBA Aaron Brooks, tornato dopo l'esperienza cinese. Dal draft è arrivato l'interessante Robinson, ci sono due giovani come Fredette e Isaiah Thomas, ultima chiamata assoluta del Draft 2011 e nonostante questo tra i primi 7 rookie dell'anno. In mezzo giocatori come Garcia, Hayes, Salmons, con una discreta esperienza NBA. Troppo poco, e temo che anche qui, come a Portland giocheranno per far arrivare una chiamata alta al draft, se la prima è meglio. In attesa di sapere se saranno a Sacramento o ad Anaheim.
San Antonio Spurs
Praticamente gli stessi dell'anno scorso, con anno e un De Colo in più. L'anno scorso hanno sorpreso il mondo per essere arrivati a un pelino di barba in ricrescita dalle Finali NBA giocando una pallacanestro eccezionale prima del crollo da gara 3 in poi contro OKC. Gli Spurs sembrano essere un'ottimo vino d'annata. Il livello però è aumentato e nell'NBA moderna l'atletismo conta davvero tanto e loro oltre Kawhi Leonard e lo scostante DeJuan Blair non hanno "molto da offrire". Riusciranno ad arrivare ai Play-off senza dubbio, non con la posizione numero 1, e saranno comunque in grado di far bene. Il loro roster è comunque uno dei più completi della Western Conference e giocare contro di loro continuerà a non essere una passeggiata per nessuno. Se poi Duncan, Ginobili e Parker si mantengono(difficile comunque) ai livelli dello scorso anno, allora possono arrivare ulteriori soddisfazioni.
Utah Jazz
Dopo la fine dell'era Sloan-Williams-Boozer per la squadra di Salt Lake City potevano essere lacrime e sangue. Invece il futuro sembra essere radioso e il presente è molto di più che di buone speranze. La squadra , diretta da un'ottimo Tyrone Corbin. è un giusto connubio di giocatori esperti come Millsap, Jefferson, Marvin Williams, a dirla tutta uno che ha disatteso le aspettative su di lui, Mo Williams, che prenderà il posto del mai convincente Devin Harris, Randy Foye e Jamaal Tinsley, e un gruppo di giovani di più che belle speranze come il turco Kanter, Derrick Favors e soprattutto Gordon Hayward. L'ex Butler University ha tutti i numeri per affermarsi quest'anno come giocatore della Lega. Poi spruzzare il tutto con una serie di funamboli come Jeremy Evans e Alec Burks e la ricetta è completa. Gli Utah Jazz sono più che in grado di giocarsi le ultime piazze per i Play-Off con Dallas e Memphis. Pur personalmente vedendoli un pò indietro rispetto a queste due franchigie, non mi stupirei più di tanto laddove centrassero la qualificazione.
Nel 2011 hanno perso il loro uomo franchigia, Anthony, entrando in ricostruzione. Un anno e mezzo dopo i Nuggets si ritrovano dov'erano nell'era Melo, cioè competitivi ad ovest. Dalla trade con i Knicks secondo me hanno solamente guadagnato. A un roster che l'anno scorso aveva mostrato un'ottima combinazione di tecnica e di esplosività fisica, si è aggiunto l'all-star e campione olimpico Andrè Iguodala, che da un'ulteriore dose di tritolo alla franchigia del Colorado. Iguodala è l'elemento perfetto, quello che coniuga i buoni fondamentali con un'atletismo invidiabile. Dal punto di vista atletico fronteggiare i Nuggets, soprattutto in casa con i vari McGee, Faried, Chandler e Lawson sarà cosa davvero difficile. Se a questi nomi aggiungi gente come Mozgov, pivot vecchia scuola notevolmente migliorato e soprattutto Danilo Gallinari, non puoi ottenere altro che una squadra competitiva, nonostante le partenze di giocatori come Afflalo ed Harrington che a Denver avevano un loro perché. Proprio Gallinari può essere considerato un potenziale fattore in questa squadra. L'ala milanese ha ormai dimostrato di essere un giocatore della lega, visti i mezzi tecnici che ha a disposizione e l'uso che ne fa. Se gli infortuni non lo perseguiteranno e se riuscirà ad aggiungere quel pizzico(sottolineo pizzico) di cattiveria e personalità che ancora gli mancano, può essere più che importante e decisivo. George Karl, vecchio volpone NBA, ha a disposizione un roster di altissimo livello, comparabile se non a quello dei Supersonics del 1996, almeno a quello dei Milwaukee Bucks che nel 2001 fecero sudare freddo Allen Iverson e i 76ers. Li vedo ai Play-off in una posizione dalla 4 alla 6, e in grado di poter fare un pò di strada in più nella Post-Season rispetto agli ultimi anni.
Golden State Warriors
La franchigia californiana a distanza di anni può finalmente dire di avere un roster minimamente competitivo. La trade Bogut-Ellis con i Bucks è stato l'ulteriore segnale della volontà di affidare la squadra all'ottimo Stephen Curry, potenziale all-star NBA. Il mercato estivo ha portato giocatori di esperienza come Carl Landry e Jarrett Jack, utilissimi per allungare le rotazioni e soprattutto Harrison Barnes, uno dei pezzi da 90 di questo draft, il più profondo dal 1996, destinato a comporre assieme a David Lee e Bogut un'ottimo front-court, con Richard Jefferson pronto a fare da chioccia. Se Klay Thompson conferma le ottime doti messe in mostra l'anno scorso, se Stephen Curry ultima il percorso di maturità e se Harrison Barnes mantiene le promesse, allora siamo di fronte a una delle possibili sorprese della stagione. Si giocheranno i play-off, sinceramente non penso riusciranno ad arrivare, li considero un possibile domani nella Western Conference.
Houston Rockets
Nella squadra che fu del maestro Olajuwon c'è aria di rifondazione. Roster lunghissimo e pieno di novità a cominciare da Jeremy Lin, il giocatore che ha incantato il mondo nel Febbraio-Marzo scorso. Al play di Harvard il compito di dare le geometrie che gli ottimi Lowry e Dragic(andati a Toronto e Phoenix), e soprattutto dimostrare di essere a tutti gli effetti un giocatore della lega e non un colpo mediatico. Lin andrà a completare il reparto guardie composto da i nuovi arrivi Livingston, Delfino(ottimo acquisto per la sua completezza), Toney Douglas(che fungerà da cambio di Lin), il leader tecnico Kevin Martin, che fino ad ora però non ha inciso più di tanto sui risultati di squadra e Jeremy Lamb da U-Conn, altro prospetto interessante. Passando al reparto lunghi si registra l'arrivo del pivot turco da Chicago Asik, che sarà con ogni probabilità il centro titolare. Il turco pur avendo dimostrato personalità e buone doti difensive non sembra avere gli attributi tecnici giusti per poter essere titolare in una squadra che comunque aspira alla Post-Season. A completare il reparto lunghi JaJuan Johnson e Patterson, e il neo-draftato White, mentre l'ottimo Parsons e Morris completano quello delle forwards. Giocatori indubbiamente di prospetto, troppo poco per essere competitivi a lungo andare. Il lavoro della dirigenza è orientato ad assicurare un futuro a medio lungo termine, per il presente non li vedo competitivi alla lunga per un posto ai Play-off.
Los Angeles Clippers
L'inizio dell'era Blake Griffin è coinciso con l'inizio dell'era:"I Clippers non sono una barzelletta". Dopo gli arrivi di Billups, Butler e soprattutto Chris Paul, cioè tre all-star, nella scorsa stagione, quest'anno si è pensato di puntellare il roster a disposizione di coach Del Negro. Nonostante le partenze di Mo Williams, di Young, di Foye, di Kenyon Martin e dell'utilissimo Reggie Evans, sono arrivati ottimi giocatori, tutti con grande esperienza NBA. A cominciare da Lamar Odom, che torna nella Los Angeles dove tutto è cominciato per la felicità dei tifosi(forse) e di Khloe Kardashian(sicuramente). Avere a disposizione una Point-forward come lui può essere un'arma, se le sue condizioni psicologiche non sono quelle di Dallas. Gli arrivi nel reparto lunghi si completano con due talentuosi(si, mi piace scherzare) Hollins e Turiaf, comunque più che utili a dare ossigeno ai due lunghi della squadra. I colpi di mercato però non finiscono qui, sono inoltre arrivati nonno Grant Hill, che a 40 anni da compiere resta un giocatore favoloso, e Jamal Crawford, in cerca di riscatto dopo un'opaca stagione ai Portland Trail Blazers e da pochissimo Matt "Frankestein Jr" Barnes. Non sottovaluterei l'impatto di Jamalone, soprattutto in uscita dalla panchina, dove negli ultimi anni ha fatto vedere che può garantire più di un ottimo apporto. Il roster è di livello molto alto. Sono una potenziale contender, potrebbero pure arrivare in un'eventuale conference Finals a patto di avere fortuna negli accoppiamenti Play-off. L'unico che non mi convince a pieno è DeAndre Jordan. Forte è forte, ma in una squadra così densa di talento, non sarebbe stato meglio cercare un pivot magari meno atletico ma sicuramente più completo per dare equilibri diversi? Questo lo dirà il campo.
Los Angeles Lakers
Nell'NBA comunque vada sono loro i protagonisti. Sia quando vincono, sia quando perdono, sia quando acquistano, sia quando non acquistano. Dopo le ultime deludenti stagioni a Lakerslandia è scattata la rivoluzione. Aperitivo offerto da Buss e Kupchak Steve Nash, 38 anni, stagionato, sicuramente, fortissimo, pure, che cerca l'assalto a quell'anello che non ha mai raggiunto nonostante i due titoli di MVP e la poetica visione di gioco. Poi è la volta di un'altro vino di annata, meno prestigioso ma sempre molto appetibile, cioè Antawn Jamison, che dopo tre anni passati nella Cleveland nella transizione(dolorosa, molto dolorosa) tra Lebron James, il nulla cosmico e Kyrie Irving, si gioca pure lui la possibilità di vincere un titolo, da panchinaro di lusso addetto alla produzione punti. Già con Nash e Jamison il roster era mediamente competitivo. Ad Agosto mentre i comuni mortali erano al lido a prendere il sole organizzano una trade equiparabile a quelle fatte nel 2007 per Garnett ed Allen, portando a casa nientepopòdimenoche Dwight Howard, il pivot più forte dell'NBA, al posto di Andrew Bynum, che, nonostante i due titoli vinti da centro titolare, si era mostrato molto indolente nelle ultime due stagioni. Nella trade che ha portato il simpatico(ma neanche troppo) amante del cartone animato "Il re Leone", sono arrivati anche Duhon e Clark, che si aggiungono a una panchina in cui siedono il mai amatissimo Steve Blake, Devin Ebanks, Jordan "Gandhi" Hill e un'altro colpo, cioè Jodie Meeks, che secondo me può dire davvero la sua e a volte fare la differenza, vista la sua attitudine a tirare qualche bomba quando gli capita. E poi ci sono loro. Pau Gasol, reduce da due stagioni fosche in cui di fatto è stato surclassato dal fratello Marc(si il ciccione, bravo ok, ma mai ci si sarebbe aspettato di vederlo all'ASG al posto di Pau), Metta World Peace, e soprattutto l'uomo franchigia Kobe Bryant, reduce da un divorzio salato e da un'altro alloro olimpico. Il roster secondo me è ipercompetitivo, migliore di quello che ha allestito Miami quest'anno e direi che fare di meglio era molto difficile. Adesso però vengono i nodi al pettine. Di punti di domanda come sempre ce ne stanno parecchi. Primo su tutti Mike Brown. E' un buon capo-allenatore, secondo me però non ha una personalità da Lakers, figuriamoci in questa versione fatta da campioni e comprimari molto forti. Bisogna vedere come sarà in grado di controllare la nave. Il secondo punto è il fu Ron Artest. Bisognerà capire se partirà nello starting five, o se subentrerà dalla panchina. Può fare entrambe le cose tecnicamente e teoricamente. Bisogna capire quanto Metta World Peace contribuisca alla Pace nel mondo se viene relegato in panchina o peggio ancora lanciato da titolare con dei compiti precisi, che lui tende a maltollerare. Dulcis in fundo Kobe Bryant. Gli arrivi di Howard e Nash spianano la strada a nuove soluzioni di gioco che potrebbero metterlo un pò, ma non troppo, più a margine nel gioco giallo-viola. Il 24 però per sua natura, tende a prendere un discreto numero di tiri e a catalizzare il gioco su di se. Dubito fortemente che accetti di fare il tiratore perimetrale sugli scarichi di Nash dopo un pick-and-roll giocato con Howard, o che accetti di tornare al ruolo di sidekick che aveva ai tempi di Shaq, cosa che ritengo improbabile. E qui si ritorna al punto uno. Se Mike Brown trova la ricetta giusta per gestire tutte queste problematiche e a dare una dimensione di squadra nella squadra più non ho più aggettivi del mondo, allora loro vincono il titolo. Altrimenti arrivano alle WCF perdendole.
Memphis Grizzlies
Via O.J. Mayo e l'ectoplasmatico Arenas. Dentro Bayless perfetto ibrido di due giocatori che, con tutti i limiti del caso, erano comunque di ottimo livello, e Ellington. Non c'è stato un'effettivo miglioramento o un balzo che invece molte squadre della Western Conference hanno fatto. Il livello e salito praticamente dappertutto a parte a Memphis, che resta comunque una squadra competitiva. Anche qui ci son delle incognite. Una su tutte Zach Randolph. Nelle ultime due stagioni uomo franchigia e copertina di Memphis nonostante Rudy Gay. Z-Bo tecnicamente non si discute, ma l'anagrafe quest'anno dice 31 e sinceramente non son convinto che possa replicare le ultime stagioni. Memphis resta competitiva per i Play-off dove può tranquillamente ambire agli ultimi due posti, ma urge un restyiling a partire dalla prossima stagione,
Minnesota Timberwolves
A 5 anni dalla fine dell'era KG i T'Wolves possono finalmente dire di avere una squadra. Si riparte dall'asse Love-Rubio, che l'anno scorso, prima dell'infortunio dello spagnolo, ha tenuto i Wolves in lizza per i play-off. Su questo nucleo forte la dirigenza ha saputo costruire molto bene. In primis un mercato di livello eccezionale. Sono arrivati Budinger e il figliol prodigo NBA Andrei Kirilenko, pronti a giocarsi il posto nello starting five come Small Forward, consapevoli comunque di poter avere un impatto positivo anche in uscita dalla panchina. Vedo più Kirilenko. Sempre dalla Russia arriva Alexei Shved, talentuosa guardia, una delle rivelazioni delle scorse Olimpiadi che hanno visto la selezione guidata da Blatt arrivare alla medaglia di bronzo, anche grazie ai suoi 25 punti nella finalina contro l'Argentina. Shved se riesce ad ambientarsi può diventare un fattore in questa squadra, qualunque sia il suo ruolo. A chiudere il mercato due onesti comprimari come Stiesma e Cunningham e una scommessa, che si spera sia vincente: Brandon Roy. Le ginocchia non gli hanno dato tregua a Portland, e la sua carriera era prematuramente terminata. Ha deciso di tornare, in quali condizioni non lo sappiamo, speriamo buone. I rischi sono minimi e la resa può essere massima se Mr. Elegance torna ai suoi meravigliosi standard. Nomi che si aggiungono ai già citati Love e Rubio, accoppiata potenzialmente tra le più devastanti della lega(aggiungerei che vedo Love come potenziale giocatore in lizza per l'MVP), Pekovic, cresciuto notevolmente nella scorsa stagione, Ridnour, il lungo iperatletico Williams, e JJ Barea, il fattore decisivo nei Mavs per la conquista del titolo 2011. Ma il vero uomo in più può essere il coach: Rick Adelman. Allenatore fantastico, che l'anello non è mai riuscito a vincerlo ma che ha sempre allenato egregiamente. Ha a disposizione una squadra giovane e talentuosa che secondo me può far rendere al massimo. Previsione? Non mi sembra così utopico vederli ai Playoff tra le squadre che nel primo turno hanno il fattore campo.
New Orleans Hornets
L'era dopo Chris Paul poteva essere dolorosa, e invece è andata molto ma molto meglio del previsto Il Draft 2012 ha regalato alla franchigia della Louisiana Austin Rivers, figlio del Doc di Boston, da Duke, ottimo play di prospettiva e soprattutto lui, il monociglio più desiderato d'America, Anthony Davis, prima scelta assoluta a furor di popolo e medaglia d'oro a Londra 2012. Ai due giovani talenti si è aggiunto il Most Improved Player della scorsa stagione, Ryan Anderson, arrivato da Orlando in cambio di Gustavo Ayòn. I tre giocatori, giovani e di talento, affiancheranno la stella della squadra, Eric Gordon. Al venezuelano Vazquez toccherà probabilmente il compito di produrre punti dalla panchina in cui siede gente come Warrick, Roger Mason e Robin Lopez, che potrebbe essere il centro titolare nel caso in cui Davis giochi da Power Forward, Jason Smith e il nigeriano Aminu. Lasciano la Louisiana Kaman, Jack e Belinelli, di certo non ricordato come uno dei giocatori che hanno shockato la Louisiana. La squadra di coach Williams è giovane, futuribile e talentuosa. Troppo giovane per poter aspirare ai play-off, abbastanza grande per poter divenire una futura contender.
Oklahoma City Thunder
Nonostante la pesante sconfitta nelle finals 2012, dalle parti di Oklahoma City hanno pensato di cambiare poco com'è logico che sia. L'unico addio di rilievo, per ora è quello di Fisher. Nel roster entrano Orton, ex Orlando, Rautins, ex Knicks, e Hasheem Thabeet, seconda scelta del Draft 2010, che fino ad ora dire che ha deluso è poco. Resta il nucleo forte dei Big Three Durant, Westbrook e Harden, adesso pure ori olimpici, assieme a Perkins, Sefolosha ed Ibaka. Sostanzialmente le cose restano immutate. Fino a quando non verrà la grana Harden, in scadenza nel 2013, che può essere rifirmato a certe cifre solo a patto di accettare una Luxury tax molto salata. Se le cose restano così, OKC rimane una contender/la contender, ma se dovessero cedere Harden per evitare di perderlo a costo 0, sarà inevitabile un ridimensionamento delle ambizioni.
Phoenix Suns
Si chiude l'era Nash, vanno via Grant Hill e Robin Lopez, inizia una nuova era a Planet Orange. Era che inizia sotto il segno di Michael Beasley , il Balotelli della NBA, e con il ritorno di Goran Dragic, erede designato da Steve Nash di Steve Nash. Il ruolo di guardia è stato affidato a un'altro ex Minnesota, Wesley Johnson, giocatore di talento che finora non è mai esploso.Sono arrivati anche l'ottimo Scola e Jermaine O'Neal( bisogna vedere in quali condizioni fisiche). Son rimasti Shannon Brown, Jared Dudley e Marcin Gortat, sorpresa Suns nella scorsa stagione, in cui i Play-off sono stati mancati di un soffio. L'impressione che ho è che la squadra sia rimasta allo stesso livello in cui era l'anno scorso, ma che nel contempo a ovest, il livello si sia alzato, e di parecchio, non consentendo allo stato attuale ai Suns di poter aspirare concretamente ai Play-off. Fosse arrivata una guardia concretamente forte(si parlava di Eric Gordon o O.J. Mayo) probabilmente sarebbe stato un'altro paio di maniche.
Portland Trail Blazers
Aldridge, Batum, la speranza che Claver faccia meglio del suo predecessore spagnolo in maglia Blazers Rudy Fernandez, i giovani Lillard e Matthews e nulla più. A Portland sono presumibilmente consapevoli che questa sarà una stagione dispari. Il roster esclusi i nomi già fatti, presenta una serie di onesti mestieranti, come Pavlovic, Hickson e Price, troppo poco per sperare di essere minimamente competitivi. Al GM Neil Olshey, forse il vero colpo di mercato della franchigia dell'Oregon, il compito di lavorare su questa base per costruire qualcosa in futuro. Penso che i Blazers giocheranno per una prima scelta al Draft, sperando di non incappare in un Bowie o Oden bis.
Sacramento Kings
Altra squadra non messa propriamente benissimo, la cui situazione è accentuata dalla più che possibile relocation probabilmente ad Anaheim. I nomi ci sarebbero anche, perchè i vari Evans, Thornton, Cousins per citare i più mainstream sono con tutti i loro difetti(e son parecchi) dei buoni giocatori. Si è aggiunto a loro anche il cavallo di ritorno NBA Aaron Brooks, tornato dopo l'esperienza cinese. Dal draft è arrivato l'interessante Robinson, ci sono due giovani come Fredette e Isaiah Thomas, ultima chiamata assoluta del Draft 2011 e nonostante questo tra i primi 7 rookie dell'anno. In mezzo giocatori come Garcia, Hayes, Salmons, con una discreta esperienza NBA. Troppo poco, e temo che anche qui, come a Portland giocheranno per far arrivare una chiamata alta al draft, se la prima è meglio. In attesa di sapere se saranno a Sacramento o ad Anaheim.
San Antonio Spurs
Praticamente gli stessi dell'anno scorso, con anno e un De Colo in più. L'anno scorso hanno sorpreso il mondo per essere arrivati a un pelino di barba in ricrescita dalle Finali NBA giocando una pallacanestro eccezionale prima del crollo da gara 3 in poi contro OKC. Gli Spurs sembrano essere un'ottimo vino d'annata. Il livello però è aumentato e nell'NBA moderna l'atletismo conta davvero tanto e loro oltre Kawhi Leonard e lo scostante DeJuan Blair non hanno "molto da offrire". Riusciranno ad arrivare ai Play-off senza dubbio, non con la posizione numero 1, e saranno comunque in grado di far bene. Il loro roster è comunque uno dei più completi della Western Conference e giocare contro di loro continuerà a non essere una passeggiata per nessuno. Se poi Duncan, Ginobili e Parker si mantengono(difficile comunque) ai livelli dello scorso anno, allora possono arrivare ulteriori soddisfazioni.
Utah Jazz
Dopo la fine dell'era Sloan-Williams-Boozer per la squadra di Salt Lake City potevano essere lacrime e sangue. Invece il futuro sembra essere radioso e il presente è molto di più che di buone speranze. La squadra , diretta da un'ottimo Tyrone Corbin. è un giusto connubio di giocatori esperti come Millsap, Jefferson, Marvin Williams, a dirla tutta uno che ha disatteso le aspettative su di lui, Mo Williams, che prenderà il posto del mai convincente Devin Harris, Randy Foye e Jamaal Tinsley, e un gruppo di giovani di più che belle speranze come il turco Kanter, Derrick Favors e soprattutto Gordon Hayward. L'ex Butler University ha tutti i numeri per affermarsi quest'anno come giocatore della Lega. Poi spruzzare il tutto con una serie di funamboli come Jeremy Evans e Alec Burks e la ricetta è completa. Gli Utah Jazz sono più che in grado di giocarsi le ultime piazze per i Play-Off con Dallas e Memphis. Pur personalmente vedendoli un pò indietro rispetto a queste due franchigie, non mi stupirei più di tanto laddove centrassero la qualificazione.
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