LAZIO: Leverkusen o non Leverkusen ripetere i fasti della stagione passata, in cui non c'erano le Coppe è davvero difficile. Sicuramente aver tenuto l'ossatura della squadra è un buon vantaggio, e non è comunque detto che i giovani arrivati(occhio a Morrison, perché se gli metti la testa a posto hai un potenziale fenomeno) non siano in grado di dare un quid alla squadra. Passare il preliminare sarebbe importante sia per il prestigio sia per la possibilità di operare sul mercato e di correggere le criticità di una rosa comunque di buon livello. I biancocelesti non partono coi favori del pronostico nella corsa Champions, ma possono comunque aspirare ad una buona stagione, che gli consenta di assestarsi definitivamente nel lotto delle squadre competitive italiane. P.S. Se proprio Biglia se ne vuole andare, c'è pur sempre Cataldi in rampa di lancio.
MILAN: chiusa la triste parentesi Inzaghi(scelta sbagliata e scorretta, visto che hanno finito per bruciare SuperPippo agli occhi dei milanisti, e non lo meritava) si riparte dai capitali di Mister Bee e dalla guida di Sinisa Mihajlovic, che arriva con l'obiettivo principale di dare carica ad un ambiente un po' demotivato. Bertolacci, Romagnoli e(forse) Soriano sono il nuovo che avanza, Bacca è l'artillero da cui passano le sorti del Milan, Luiz Adriano la scommessa low-cost(si fa per dire), il ritorno di Ibra il sogno di mezza estate. Le premesse per una stagione sicuramente migliore delle ultime due, Zlatan o non Zlatan ci sono tutte, ma per aspirare ad una stagione da Milan, serve maggior qualità a centrocampo, regista o fantasista che sia.
NAPOLI: finita l'era Benitez, un'era in cui luci ed ombre si sono alternate senza soluzione di continuità e in cui i partenopei hanno fallito il tanto atteso salto di qualità, De Laurentiis ha deciso di affidarsi a Giuntoli, artefice del Carpi dei Miracoli sulla scrivania e Sarri, demiurgo dell'ottimo Empoli dell'anno scorso in campo. All'ombra del Vesuvio sono arrivati i fedelissimi del nuovo mister Hysaj e Valdifiori, l'ottimo centrocampista Allan, lo stopper Chiriches e il rientrante Reina, a cui si aggiunge l'altro portiere Gabriel e l'altro rientrante(ma per fine prestito) El Kaddouri, congeniale al gioco del nuovo tecnico . Inoltre, a dispetto di ciò che si potesse pensare, nonostante la mancata qualificazione alla CL non c'è stata nessuna cessione di rilievo, il che da un lato presuppone l'aumento della qualità complessiva della squadra, ma dall'altro può generare problemi di sovraffollamento, quelli già "denunciati" dal malcontento di Gabbiadini. E' comunque più che probabile che qualcosa succeda in uscita. In generale tutto è legato all'osmosi che ci sarà tra la squadra e le idee di Sarri. Se ci sarà sinergia il Napoli è destinato a far bene sia in campionato che in Europa. In caso contrario il flop è decisamente dietro l'angolo.
PALERMO: Perso fisiologicamente Dybala, il Palermo aveva lavorato molto bene a inizio mercato, prendendo diversi giovani interessanti, su tutti Hiljemark, uno dei centrocampisti più interessanti del panorama europeo. Poi c'è stata la grana attaccante con i vari Defrel, Araujo e Campbell che per un motivo o per un altro non sono arrivati. Ceduto Belotti per presumibili ragioni di natura tecnica, scelta decisamente rischiosa, in attesa di capire se Gilardino sarà il titolare, è stato preso Djurdjevic, giovane promessa serba fino ad adesso tutt'altro che mantenuta. Alla questione punta si è aggiunta quella della possibile partenza di Lazaar e soprattutto di Vazquez, cessioni che potrebbero concretizzarsi(specie quella di Vazquez, se davvero la Juve chiama...). Ad oggi il Palermo è un cantiere decisamente aperto, che dalla sua ha l'avere in panchina un tecnico molto valido come Iachini, ma che in compenso deve capire quale sarà la sua base per costruire. Se Vazquez dovesse restare e l'unico problema da risolvere è quello dell'attaccante, allora il Palermo può aspirare tranquillamente alla salvezza. In caso contrario il rischio di ritrovarsi nel pantano della lotta salvezza sarebbe più concreto che mai. Ripetere la stagione precedente, in ogni caso, sembra molto difficile per non dire impossibile.
ROMA: . Dopo due anni da contender con alterne fortune, la Roma di Rudi Garcia si presenta al tavolo dei grandi con l'intenzione di colmare il gap che c'è con la Juventus. Per farlo si è affidata ad un mercato molto abbondante(finanziato in grossa parte dalle cessioni remunerative di Bertolacci e Romagnoli, giocatori fuori dai piani della squadra). Le operazioni principali si son concentrate in attacco dove sono arrivati Iago Falquè, e sopratttutto Mohamed Salah ed Edin Dzeko, pezzi da 90 di un reparto offensivo che nonostante le partenze di Destro e del mai amato Doumbia va necessariamente sfoltito. In difesa, coraggiosa, per non dire discutibile la scelta di affidare la porta a Szczesny, mentre son da valutare gli arrivi di Gyomber e soprattutto di Rudiger, considerato un possibile stopper della Germania del futuro, che si giocherà il posto con Castan e Manolas, mentre a centrocampo è stato mantenuto il blocco, nella speranza(fino ad ora purtroppo disattesa) che Kevin Strootman abbia più fortuna. Se c'è un anno in cui fondamentalmente la Roma si può prendere quello scudetto che manca da 14 anni è questo, ma ci sono comunque numerose incognite. Da quella già citata del portiere passando ad una difesa che legherà le sue sorti al rientro di Castan dopo la delicatissima operazione, passando dal fatto che per la prima volta dai tempi di Carlos Bianchi(che voleva darlo alla Sampdoria, lungimirante..) Totti dovrebbe partire con la certezza di non essere titolare, cosa che alle soglie dei 39 anni ci può stare, ma che non sempre si accetta serenamente. Anche alla risoluzione di queste incognite è legata la gloria di una Roma, la cui stagione sia in assenza di tricolore, che in assenza di competitività reale, sarebbe un fiasco rilevante.
SAMPDORIA: il fiasco con il Vojvodina, per quanto avvenuto a Luglio, è indicativo del fatto che rispetto all'anno scorso la situazione dei blucerchiati è decisamente cambiata. La Doria si ritrova in un momento di significativa instabilità tecnica, ed il ritorno di Cassano(che anche da PanzAntonio può dire la sua) non sembra sufficiente da solo a risolvere le problematiche palesate dalla squadra di Zenga, che non appare la guida adatta ad una squadra che, tecnicamente, aspira a replicare la stagione a ridosso dell'Europa dello scorso anno. Sulla carta questa Sampdoria, può aspirare ad un onesta stagione a metà classifica, ma tra situazioni tecniche confuse e notizie sulla scarsa salute dei conti del "Baciccia" il rischio di ritrovarsi in una stagione in cui salvarsi è l'unica cosa che conta, è abbastanza alto. E in questo caso le battute di Ferrero servirebbero a poco.
SASSUOLO: perso(se così si può dire) Zaza, e rimasto Mimmo Berardi(destinato a palcoscenici importanti), i neroverdi quest'anno giocano con l'obiettivo di migliorare il dodicesimo posto dello scorso anno, magari arrivando nella metà di sinistra della classifica. Zaza a parte, l'ossatura della squadra è rimasta la stessa, con gli acquisti dell'ex Cesena Defrel, di Duncan e di Politano(erede spirituale di Berardi) che vanno a implementare una rosa di buona qualità. Se la punta francese(che per dinamismo, appare più adatta rispetto a Zaza al gioco di Di Francesco) riuscirà a calarsi nel nuovo contesto tattico, il Sasol può sicuramente riconfermarsi sui livelli dell'anno scorso.
TORINO: in estate dei granata si è parlato poco, ma gli arrivi di Zappacosta(erede spirituale di Darmian), Baselli e Belotti, rappresentano tasselli importanti per una squadra che negli ultimi due anni ha fatto davvero molto bene, e che l'anno scorso ha onorato l'Europa League ed ha disputato un ottimo campionato, iniziato così e così ma concluso alla grande. Per la squadra di Ventura, artefice di questa rinascita, quest'anno è la prova di maturità e le possibilità che il "Toro" possa inserirsi ancora una volta nella corsa all'Europa League, sono decisamente più alte di quello che si può pensare. Sempre se il destino, che con il Torino sa essere storicamente beffardo, non decida di accanirsi ancora sui granata.
UDINESE: a giudicare dal mercato del Watford, si ha l'impressione che Pozzo abbia deciso a questo giro di fare della squadra dell'Hertfordshire, l'ammiraglia della sua flotta. Lasciato andare Stramaccioni, i bianconeri si sono affidati a Colantuono, tecnico valido, che però in linea di principio è più rodato per le salvezze che per traguardi europei. In squadra oltre al rientro di Edenilson, si registra l'arrivo nell'affare Allan di Duvan Zapata, attaccante che ha un ottimo rapporto gol-minuti giocati. Per il resto sono arrivati giocatori più di puntello che di spessore acclarato. Migliorare il sedicesimo posto dello scorso anno è l'obiettivo minimo e sembra essere la portata, ma un miglioramento netto sembra difficile, anche se i friulani sono una squadra in grado di sorprendere sempre.
VERONA: dopo due stagioni buone l'Hellas Verona si presenta ai nastri di partenza della Serie A con l'obiettivo di consolidarsi a metà classifica. Il mercato ha portato alla squadra di Mandorlini giocatori interessanti come Viviani e lo stopper ex Malmo Helander, e giocatori affidabili come il rientrante Romulo e Siligardi, e, soprattutto, Giampaolo Pazzini, che si ricongiunge con quello che fu suo "maestro" alla Fiorentina, ovvero Luca Toni, capocannoniere uscente del campionato assieme a Icardi, Due attaccanti d'alto profilo, che però non si prestano alla presenza contemporanea nel 4-3-3 utilizzato da Mandorlini come modulo di riferimento. Nonostante questo dettaglio tattico, l'Hellas da l'impressione di poter tranquillamente confermarsi sui livelli dell'anno scorso, e se Mandorlini sarà bravo nel far giocare assieme i due bomber, la cui coesistenza non era facile già ai tempi di Firenze, può fare anche qualcosina in più.
Spazio Emilio
Perchè lo sport è un mondo di opinione
venerdì 21 agosto 2015
Serie A 2015/2016 squadra per squadra: prima parte
La Serie A 2015/2016 parte domani con l'anticipo tra Roma ed Hellas Verona. In questo pezzo troverete la mia analisi sulle 20 squadre che saranno ai nastri di partenza di questa stagione. Ecco la prima parte
ATALANTA: persi tre pezzi importanti come Benalouane, Zappacosta e Baselli(l'aspetto positivo di quest'ultima cessione e che verrà meno il dualismo con Cigarini) alla "Dea" sono arrivati Kurtic, l'olandese de Roon e il giovane Monachello, a cui si aggiunge il riscatto di Pinilla. La situazione degli orobici rispetto all'anno scorso non sembra particolarmente migliorata ed è più che probabile che i neroazzurri si ritrovino anche quest'anno invischiati nella lotta per non retrocedere e anche abbastanza a lungo.
BOLOGNA: una proprietà facoltosa, un ottimo allenatore, un dirigente navigato e Mattia Destro in attacco. Non proprio la vostra neopromossa di fiducia. I rossoblu, tornati in A dopo un anno di purgatorio allo stato attuale sono una squadra che può aspirare a qualcosa di più di una "semplice" salvezza. La rosa(oltre a quella del già citato Destro) con le aggiunzioni di Mirante, Rossettini, Crisetig, Rizzo, Brighi e Brienza, appare adatta a disputare un campionato di buon profilo. Se poi arrivasse il trequartista richiesto da Rossi, potrebbe anche scapparci la sorpresa, anche se per quest'anno la metà classifica è l'obiettivo più realistico.
CARPI: la matricola biancorossa ha optato per un mercato significativo, aggiungendo allo zoccolo duro che ha portato la squadra in A, giocatori come Brkic, Spolli, Martinho, Marrone, Gabriel Silva e Lazzari, gente di categoria che alla squadra allenata da Castori da sulla carta un quid significativo. Un salto di qualità significativo, forse fin troppo alto per una realtà virtuosa come quella carpigiana, arrivata dai dilettanti in Serie A nel giro di 6 anni ed abituata a fare calcio in un modo diverso da quello proposto in questo mercato. Lotteranno per non retrocedere, e tra le squadre che lottano per salvarsi, per ovvi motivi partono senza i favori del pronostico. Le possibilità che possano salvarsi son le stesse che il fiasco possa essere totale.
CHIEVO VERONA: l'obiettivo è sempre quello: salvezza tranquilla e tutti a casa. Per farlo i "mussi" hanno aggiunto alla rosa giocatori di buon tasso tecnico come Castro(che Maran conosce benissimo) e M'Poku a cui si aggiungono onesti mestieranti come Cacciatore e Gobbi e un giocatore come Pepe, desideroso di riscatto dopo anni difficili. Buoni innesti per raggiungere un obiettivo che appare decisamente alla portata, anche nel caso in cui, come spesso è successo negli anni, ci sia un cambio d'allenatore.
EMPOLI: finita l'era Sarri, la società azzurra, che ha perso pezzi importanti come Rugani, Valdifiori e lo stesso Tavano, si è affidata a Giampaolo, tecnico che negli ultimi anni ha collezionato più esoneri e fiaschi che buoni risultati. Una scelta rischiosa, che risulta a tratti incomprensibile. Da questa estate 2015 i toscani escono decisamente ridimensionati e si candidano ad essere una delle papabili alla retrocessione in questa stagione a meno di clamorose sorprese.
FIORENTINA: finito il ciclo(buono, ma sfortunato) di Montella, la dirigenza viola si è affidata a Paulo Sousa, tecnico di respiro internazionale che a Basilea è arrivato allo step che precede la consacrazione. Tante le partenze significative dalla squadra del giglio, da quelle tutt'altro che indolori di Neto e Salah, passando per quelle di Aquliani e Savic, arrivando a quella più serenamente accettabile dell'ectoplasmatico Gomez. In entrata sono arrivati Sepe(che si giocherà il posto con Tatarusanu), Astori, Mario Suarez e Kalinic e il brasiliano Gilberto, giocatori che idealmente e chi più chi meno, vanno a prendere il posto dei partenti. La Fiorentina di quest'anno sulla carta appare meno forte rispetto a quella dell'anno scorso ed ha la considerazione relativa che si da ad una squadra in ricostruzione e con un allenatore nuovo. Ma bisogna fare attenzione, perché la squadra non è comunque scarsa, e soprattutto ha frecce importanti al suo arco. Se Babacar riesce a trovare continuità sotto porta, se Vecino si conferma sui livelli di Empoli e, soprattutto, se il talento cristallino di Federico Bernardeschi viene fuori,i viola possono confermarsi sullo standard delle stagioni precedenti. E se la sorte dovesse finalmente fare un sorriso al buon Pepito Rossi, può arrivare anche qualcosina in più.
FROSINONE: sulla carta la matricola laziale è la compagine più scarsa della Serie A. Il mercato ha portato in Ciociaria giovani come Verde,Chibsah, Longo e Leali, chiamati alla prova di maturità e giocatori come Diakitè e Rosi. Non proprio il massimo che si può chiedere al mercato. Bisogna però fare molta attenzione. E' sicuramente vero che la rosa non appare di livello adeguato, ma è altrettanto vero che ,come insegna l'Empoli dell'anno scorso(con tutte le dovute proporzioni del caso), nella lotta salvezza, avere un organico ben rinforzato può essere un vantaggio, ma avere delle idee di gioco chiare fa decisamente la differenza e in questo senso i gialloblu sono messi bene. Si restano una candidata se non la candidata principale alla retrocessione, ma guai ad attaccargli l'etichetta di squadra materasso, perché ci si potrebbe rimaner male.
GENOA: dopo l'Europa League sfumata per la Licenza UEFA, il Grifo riparte da Gasperini e da una squadra che, come spesso è successo ai rossoblu in questi anni, è decisamente cambiata nella sostanza. Persi dei pezzi importanti come Bertolacci, Iago Falque, Edenilson e Niang e in attesa di capire il futuro di Perotti, i rossoblu si presentano con una rosa che si presta alle idee di calcio di Gasperini, ma che non regge il paragone con la squadra dello scorso anno, almeno sulla carta(anche se va detto che anche il Genoa dello scorso anno a inizio campionato, non destava chissà quale entusiasmo), Difficile ripetere la stagione dell'anno scorso, più probabile una stagione onesta a metà classifica.
INTER: il mercato estivo ha portato nella Milano neroazzurra giocatori all'altezza del blasone della squadra(chiaramente in proporzione al momento che sta vivendo il calcio meneghino e più in generale italiano) a cui han fatto seguito le cessioni di Shaqiri(al limite dell'incomprensibile) e di Kovacic(più giusta, considerando l'enigma tecnico che regna attorno al giovane croato e la grossa plusvalenza). In generale la prima parola che viene in mente guardando a quest'Inter che per presentarsi al ballo delle grandi sta correndo grossi rischi economici è: confusione. Il materiale c'è, ma le recenti uscite in campo(per quanto sia pur sempre calcio estivo che lascia il tempo che trova) e le notizie di mercato, con l'inseguimento(sensato il giusto) di Perisic, denotano che in questo momento all'Inter ci sia la più totale confusione. Se i neroazzurri arrivassero in Champions League non ci sarebbe nulla da stupirsi, lo stesso varrebbe per un'altra stagione interlocutoria, con l'aggravante che, un'altra stagione interlocutoria, presenterebbe un salatissimo conto da pagare.
JUVENTUS: Dopo l'arrivo di Dybala, gli addii non preventivati di Pirlo e Tevez hanno sconquassato i piani di mercato dei vicecampioni d'Europa. Per sostituire Tevez la Juventus ha deciso di prendere Manzdukic, il top-player con la valutazione di mercato più accessibile. Il croato è un ottimo giocatore, che lavora tanto per la squadra e che più che segnare tanto, segna il giusto e sempre quando serve. Il suo arrivo però finirà inevitabilmente ad offuscare la luce o del numero 9(per quanto atipico) che c'era già ovvero Morata, o quella di Dybala, che rappresenta un investimento significativo che rischi di bruciare, a cui si aggiunge l'inspiegabile acquisto di Zaza come quarto attaccante. I veri problemi sorgono a centrocampo, perché l'addio di Pirlo, e quello successivo(probabilmente fisiologico, sicuramente significativo) di Vidal, sommati alle condizioni fisiche precarie del neoacquisto Khedira, rendono la mediana bianconera, fino all'anno scorso il punto di forza, qualcosa che avrà bisogno di essere plasmata con il tempo, in attesa di capire cosa porterà il mercato e se la 10 a Pogba rappresenta qualcosa di simbolico o pragmatico. Nonostante questo restano comunque la squadra da battere, ma quest'anno come non mai, un eventuale giro a vuoto in una qualunque parte della stagione(cosa possibile quest'anno), può essere pagato a caro prezzo.
ATALANTA: persi tre pezzi importanti come Benalouane, Zappacosta e Baselli(l'aspetto positivo di quest'ultima cessione e che verrà meno il dualismo con Cigarini) alla "Dea" sono arrivati Kurtic, l'olandese de Roon e il giovane Monachello, a cui si aggiunge il riscatto di Pinilla. La situazione degli orobici rispetto all'anno scorso non sembra particolarmente migliorata ed è più che probabile che i neroazzurri si ritrovino anche quest'anno invischiati nella lotta per non retrocedere e anche abbastanza a lungo.
BOLOGNA: una proprietà facoltosa, un ottimo allenatore, un dirigente navigato e Mattia Destro in attacco. Non proprio la vostra neopromossa di fiducia. I rossoblu, tornati in A dopo un anno di purgatorio allo stato attuale sono una squadra che può aspirare a qualcosa di più di una "semplice" salvezza. La rosa(oltre a quella del già citato Destro) con le aggiunzioni di Mirante, Rossettini, Crisetig, Rizzo, Brighi e Brienza, appare adatta a disputare un campionato di buon profilo. Se poi arrivasse il trequartista richiesto da Rossi, potrebbe anche scapparci la sorpresa, anche se per quest'anno la metà classifica è l'obiettivo più realistico.
CARPI: la matricola biancorossa ha optato per un mercato significativo, aggiungendo allo zoccolo duro che ha portato la squadra in A, giocatori come Brkic, Spolli, Martinho, Marrone, Gabriel Silva e Lazzari, gente di categoria che alla squadra allenata da Castori da sulla carta un quid significativo. Un salto di qualità significativo, forse fin troppo alto per una realtà virtuosa come quella carpigiana, arrivata dai dilettanti in Serie A nel giro di 6 anni ed abituata a fare calcio in un modo diverso da quello proposto in questo mercato. Lotteranno per non retrocedere, e tra le squadre che lottano per salvarsi, per ovvi motivi partono senza i favori del pronostico. Le possibilità che possano salvarsi son le stesse che il fiasco possa essere totale.
CHIEVO VERONA: l'obiettivo è sempre quello: salvezza tranquilla e tutti a casa. Per farlo i "mussi" hanno aggiunto alla rosa giocatori di buon tasso tecnico come Castro(che Maran conosce benissimo) e M'Poku a cui si aggiungono onesti mestieranti come Cacciatore e Gobbi e un giocatore come Pepe, desideroso di riscatto dopo anni difficili. Buoni innesti per raggiungere un obiettivo che appare decisamente alla portata, anche nel caso in cui, come spesso è successo negli anni, ci sia un cambio d'allenatore.
EMPOLI: finita l'era Sarri, la società azzurra, che ha perso pezzi importanti come Rugani, Valdifiori e lo stesso Tavano, si è affidata a Giampaolo, tecnico che negli ultimi anni ha collezionato più esoneri e fiaschi che buoni risultati. Una scelta rischiosa, che risulta a tratti incomprensibile. Da questa estate 2015 i toscani escono decisamente ridimensionati e si candidano ad essere una delle papabili alla retrocessione in questa stagione a meno di clamorose sorprese.
FIORENTINA: finito il ciclo(buono, ma sfortunato) di Montella, la dirigenza viola si è affidata a Paulo Sousa, tecnico di respiro internazionale che a Basilea è arrivato allo step che precede la consacrazione. Tante le partenze significative dalla squadra del giglio, da quelle tutt'altro che indolori di Neto e Salah, passando per quelle di Aquliani e Savic, arrivando a quella più serenamente accettabile dell'ectoplasmatico Gomez. In entrata sono arrivati Sepe(che si giocherà il posto con Tatarusanu), Astori, Mario Suarez e Kalinic e il brasiliano Gilberto, giocatori che idealmente e chi più chi meno, vanno a prendere il posto dei partenti. La Fiorentina di quest'anno sulla carta appare meno forte rispetto a quella dell'anno scorso ed ha la considerazione relativa che si da ad una squadra in ricostruzione e con un allenatore nuovo. Ma bisogna fare attenzione, perché la squadra non è comunque scarsa, e soprattutto ha frecce importanti al suo arco. Se Babacar riesce a trovare continuità sotto porta, se Vecino si conferma sui livelli di Empoli e, soprattutto, se il talento cristallino di Federico Bernardeschi viene fuori,i viola possono confermarsi sullo standard delle stagioni precedenti. E se la sorte dovesse finalmente fare un sorriso al buon Pepito Rossi, può arrivare anche qualcosina in più.
FROSINONE: sulla carta la matricola laziale è la compagine più scarsa della Serie A. Il mercato ha portato in Ciociaria giovani come Verde,Chibsah, Longo e Leali, chiamati alla prova di maturità e giocatori come Diakitè e Rosi. Non proprio il massimo che si può chiedere al mercato. Bisogna però fare molta attenzione. E' sicuramente vero che la rosa non appare di livello adeguato, ma è altrettanto vero che ,come insegna l'Empoli dell'anno scorso(con tutte le dovute proporzioni del caso), nella lotta salvezza, avere un organico ben rinforzato può essere un vantaggio, ma avere delle idee di gioco chiare fa decisamente la differenza e in questo senso i gialloblu sono messi bene. Si restano una candidata se non la candidata principale alla retrocessione, ma guai ad attaccargli l'etichetta di squadra materasso, perché ci si potrebbe rimaner male.
GENOA: dopo l'Europa League sfumata per la Licenza UEFA, il Grifo riparte da Gasperini e da una squadra che, come spesso è successo ai rossoblu in questi anni, è decisamente cambiata nella sostanza. Persi dei pezzi importanti come Bertolacci, Iago Falque, Edenilson e Niang e in attesa di capire il futuro di Perotti, i rossoblu si presentano con una rosa che si presta alle idee di calcio di Gasperini, ma che non regge il paragone con la squadra dello scorso anno, almeno sulla carta(anche se va detto che anche il Genoa dello scorso anno a inizio campionato, non destava chissà quale entusiasmo), Difficile ripetere la stagione dell'anno scorso, più probabile una stagione onesta a metà classifica.
INTER: il mercato estivo ha portato nella Milano neroazzurra giocatori all'altezza del blasone della squadra(chiaramente in proporzione al momento che sta vivendo il calcio meneghino e più in generale italiano) a cui han fatto seguito le cessioni di Shaqiri(al limite dell'incomprensibile) e di Kovacic(più giusta, considerando l'enigma tecnico che regna attorno al giovane croato e la grossa plusvalenza). In generale la prima parola che viene in mente guardando a quest'Inter che per presentarsi al ballo delle grandi sta correndo grossi rischi economici è: confusione. Il materiale c'è, ma le recenti uscite in campo(per quanto sia pur sempre calcio estivo che lascia il tempo che trova) e le notizie di mercato, con l'inseguimento(sensato il giusto) di Perisic, denotano che in questo momento all'Inter ci sia la più totale confusione. Se i neroazzurri arrivassero in Champions League non ci sarebbe nulla da stupirsi, lo stesso varrebbe per un'altra stagione interlocutoria, con l'aggravante che, un'altra stagione interlocutoria, presenterebbe un salatissimo conto da pagare.
JUVENTUS: Dopo l'arrivo di Dybala, gli addii non preventivati di Pirlo e Tevez hanno sconquassato i piani di mercato dei vicecampioni d'Europa. Per sostituire Tevez la Juventus ha deciso di prendere Manzdukic, il top-player con la valutazione di mercato più accessibile. Il croato è un ottimo giocatore, che lavora tanto per la squadra e che più che segnare tanto, segna il giusto e sempre quando serve. Il suo arrivo però finirà inevitabilmente ad offuscare la luce o del numero 9(per quanto atipico) che c'era già ovvero Morata, o quella di Dybala, che rappresenta un investimento significativo che rischi di bruciare, a cui si aggiunge l'inspiegabile acquisto di Zaza come quarto attaccante. I veri problemi sorgono a centrocampo, perché l'addio di Pirlo, e quello successivo(probabilmente fisiologico, sicuramente significativo) di Vidal, sommati alle condizioni fisiche precarie del neoacquisto Khedira, rendono la mediana bianconera, fino all'anno scorso il punto di forza, qualcosa che avrà bisogno di essere plasmata con il tempo, in attesa di capire cosa porterà il mercato e se la 10 a Pogba rappresenta qualcosa di simbolico o pragmatico. Nonostante questo restano comunque la squadra da battere, ma quest'anno come non mai, un eventuale giro a vuoto in una qualunque parte della stagione(cosa possibile quest'anno), può essere pagato a caro prezzo.
domenica 14 dicembre 2014
Serie A: breve analisi sul Napoli
Premessa personale: essendo impegnato nella cronaca del derby basco(che in questo post torna comunque utile) ho potuto vedere solo qualche minuto di Milan Napoli per poi accontentarmi degli highlights. Detto ciò partiamo dalla premessa di natura tecnico-tattica sul Napoli: è stata totalmente sbagliata la base tecnica su cui impostare il lavoro di mercato. La scorsa stagione, una stagione di buon livello, aveva dato indicazioni chiare su quali fossero i punti deboli del Napoli(aldilà della continuità di rendimento) ovvero una difesa porosa ed una mediana priva della qualità e del dinamismo necessario per sviluppare più gioco nel 4-2-3-1.E' rientrato Gargano, sono arrivati Koulibaly(complementare difensivo come Albiol, discontinuo come Albiol e anche di più), De Guzman(non è scarso, ma è un incursore per quanto di qualità ), Michu(vice-Higuain di lusso, che comunque nasce come incursore offensivo e che vale meno di Zapata e lo dicono i numeri), David Lopez(sei tempi di gioco in meno di Behrami). Non sono dunque arrivate soluzioni concrete e ciò si è ripercosso nella figuraccia(perché vedendolo oggi e seguendolo in stagione si può dire che è stata una figuraccia) contro l'Athletic, e nell'inizio di stagione stentato. Il Napoli, per come è impostato ha inevitabilmente come prerogativa vitale quella di sviluppare gioco sulle corsie laterali, ergo di caricare le responsabilità offensive tutte sugli esterni. Se questi sono in giornata o in periodo si, allora il Napoli(lo si è visto in CL l'anno scorso, ma anche con la Roma quest'anno) fa venire la labirintite a tutti. Se invece capita una partita no, oppure una partita più difficile dove magari ci sono giocatori che si accoppiano meglio, allora il Napoli va in difficoltà e non ha soluzioni alternative di gioco, perché nella zona centrale del campo manca la qualità giusta(Jorginho l'avrebbe anche, ma Benitez, forse per questione di equilibri già labili, lo vede meno rispetto ad altri) .E chiaramente, quando l'attacco non funziona, mascherare tutti i difetti di struttura, diventa impossibile, specie se sono quelli che ti fanno perdere le partite. In molti hanno scaricato la colpa su Hamsik, definendolo un giocatore involuto o finito, senza capire che c'è un dettaglio che fa la differenza. Ovvero che c'è una differenza abissale tra il giocare da incursore con 30-40 metri di campo da attaccare con accanto Lavezzi e Cavani, come accadeva con Mazzarri, e dover giocare di fatto da regista avanzato con meno spazio da poter attaccare e dovendo dettare i tempi di gioco senza averlo come attitudine(perché solo i piedi, che Hamsik ha, non bastano). Morale della favola: questo sistema di gioco abbinato alle prerogative che gli sono delegate, penalizza notevolmente lo slovacco, che non può incidere più di tanto. Poi ci sono tante altre cose sullo sfondo(se le scrivessi tutte finirei domani mattina, ma penso siano abbastanza chiare, ne cito una, Higuain, che evidentemente pensava ai tempi della firma del contratto di trovarsi in benaltra situazione). Per come è costruito ed impostato questo Napoli ha probabilmente raggiunto l'apice lo scorso anno. Per salire di livello occorrono delle modifiche sostanziali della base tecnica, sia sotto il profilo dei giocatori, che sotto il profilo tattico, perché se è tanto evidente il fatto che questo Napoli sia una squadra lacunosa, è altrettanto evidente quanto l'allenatore si sia cristallizzato troppo su una sola impostazione.
lunedì 7 luglio 2014
Luglio 2014-Postille neroazzurre.
Mentre la Febbre mondiale sta per raggiungere i 42 gradi ed è pronta a far scoppiare il termometro, le squadre di club incominciano a mettere le basi per preparare la stagione e anche l'Inter non è da meno, c'è da prepararsi bene per Agosto, per il preliminare di Europa League. E' la prima stagione intesa in senso estensivo dell'era Thohir, ed è una stagione difficile da decifrare. L'era Moratti è definitivamente finita, Zanetti ha dismesso il completo da gara per mettere quello da gala(vicepresidente, e magari un giorno quel vice lo togliamo) e bisogna ricominciare a fare sul serio. O quantomeno provarci.
Il dilemma di quello che viene dopo Zanetti
Quando ero a San Siro il giorno di Inter-Lazio mi sentivo male ma non malissimo: sapevo che sarebbe stata l'ultima del CAPITANO, MITO, LEGGENDA JAVIER ZANETTI(scusate se son di parte), ma A Agosto era lontano, B pensavo che sarebbe rimasto Cambiasso anche da panchinaro. Adesso Cambiasso è svincolato e Agosto e schifosamente vicino. E mi sento malissimo adesso, perché A, devo realizzare l'idea che quel 4 su e giù lo vedrò solo alle partite vecchie glorie, B Mazzarri ha deciso di assegnare la fascia per anzianità di servizio. E i due giocatori che giocano da più tempo sono Yuto Nagatomo e Andrea Ranocchia. Sul primo mi limito a dire: "Yuto ti voglio bene ma non sei cosa", ma se penso al secondo mi viene da piangere. Lo abbiamo aspettato manco fosse Godot, fa una partita buona e dieci pessime, è alto un metro e novanta ma è totalmente privo di cattiveria e quella gamba la mette come la mette una matrona nella vasca per controllare la temperatura dell'acqua, timidamente e timorosamente. Si fa fatica a vederlo come titolare, figuriamoci come capitano(pardon, come quello che viene dopo il capitano). Due soluzioni potrebbero essere Handanovic e Palacio, giocatori esperti e tra i più talentuosi, ma non necessariamente(soprattutto il Trenza) giocatori di leadership. E allora l'idea che ho(e che hanno in tanti) è semplice ma giusta: diamola a Vidic. E' un campione, è grande, grosso, vecchio il giusto, cattivo, ed ha vestito per anni una fascia altrettanto pesante. L'uomo giusto è lui..
MERCATO: lavorare con metodo
In cuor nostro sognavamo un proprietario che spendesse come il Moratti dei tempi d'oro con la speranza che non lo facesse a cazzo. Non è assolutamente così. L'idea di Thohir è quella di fare investimenti mirati, senza spendere troppo, per rendere l'Inter una squadra economicamente solida cercando di conciliare buoni risultati sportivi al rilancio del brand. L'idea di per se è giusta, anche se si concilia poco con la voglia e la fame di una piazza, che dovrà ritirar fuori il saper soffrire che l'ha contraddistinta per anni. Il primo acquisto è stato Vidic, si ok, non giovane, ma comunque un grande affare. Adesso sono arrivati M'Vila e Dodo, e il naso un po' si storce, perché non sono grandi nomi., almeno all'apparenza. M'Vila è una buona presa che può diventare una grande presa. Era una stellina ai tempi del Rennes, poi ha fatto una scelta d'amore per soldi andando al Rubin Kazan, dove si è perso nel successivo clima di disfacimento generale, facendo le bizze anche in nazionale, dove sembrava pronto per diventare un punto fermo. Un giocatore come lui, poca eleganza, tanta sostanza può diventare perfetto per l'idea che ha Mazzarri, ovvero Kovacic ed Hernanes a giostrare con qualcuno che li protegga dietro e che a tempo perso ti mangia le tibie dell'avversario. Su Dodo discorso diverso. C'è il talento, ma il giocatore è apparso ancora a tratti discontinuo ed è inoltre reduce da un infortunio serio, e un mercato di sole scommesse non va bene ad una squadra che ha bisogno di completare il quadro delle certezze. Bisogna lavorare con metodo, senza l'ansia di avere un superfenomeno fuori portata per i parametri dell'Inter e del calcio italiano, anche con poche risorse ma spese bene, senza però nemmeno sperare di poter fare un mercato di soli giocatori talentuosi che necessitano di rilancio. E soprattutto lavorare in uscita per avere risorse monetarie da spendere, leggere alla voce Guarin e Alvarez. Senza perdersi in suggestioni in stile Pato...
LA MAGLIETTA: ci vuole un po' di rispetto
Mi ero sganasciato dalle risate nel vedere l'orribile maglietta del Milan, poi ho visto la nostra e il sorriso mi si è spento. Righine gessate azzurre su sfondo nero, come un tight di cattivo gusto in una serata in un esclusivo circolo nel superattico al centesimo piano. Non va bene. Più dei giocatori, più di un logo, più di un presidente, a rappresentare una squadra e la sua storia è la maglia, la divisa che indossi, che rappresenta meglio di qualunque altra cosa la ratio morale e storica di una squadra. E la nostra bellissima maglia è a strisce neroazzurre. Poi le puoi fare più strette, più larghe, con un azzurro molto scuro che sembra quasi blu o più chiaro. Ma le righine gessate solo perché sono glamour, trendy, fanno figo, vendono di più, sono irrispettose e insultanti, sia per la storia dell'Inter che per i tifosi dell'Inter. Ci vuole un po' di rispetto
venerdì 23 maggio 2014
Inter anno zero: la fine di un'era. E adesso?
Ieri si celebrava il quarto anniversario della conquista della Champions League e del triplete dell'Inter, il momento più alto della storia neroazzurra al pari del ciclo della prima "Grande Inter" forse anche di più. Quel meraviglioso momento però ormai appartiene al passato e con l'addio di Samuel, Milito e Cambiasso ed il ritiro di capitan Zanetti, avvenuti nelle scorse settimane è ormai arrivato il momento di archiviare il passato in una teca d'oro e di voltare pagina, al termine di una stagione complicata sotto il profilo sia tecnico che societario, con l'arrivo di Thohir alla presidenza e la fine dell'era Moratti, conclusasi con un quinto posto che considerando le premesse della viglia può anche andare, ma che per ovvi motivi non suscita grossi entusiasmi e che considerando che stagione è stata un po' di amaro in bocca lo lascia perché qualcosa in più si poteva fare.
Mazzarri un anno dopo
L'arrivo di Walter Mazzarri, reduce da stagioni di ottimo livello con il Napoli, rappresentava di fatto il vero colpo di mercato di un Inter, che dopo anni di spese ingenti, si è trovata economicamente ridimensionata e impossibilitata a spendere in maniera adeguata, anche a causa di scelte di mercato discutibili e talvolta raccapriccianti della dirigenza. Il mercato estivo prosegue più o meno su questo filone, arrivano Campagnaro(fedelissimo di Mazzarri), Andreolli, Icardi, Belfodil(per cui è stato sacrificato Cassano e anche 10 milioni), Wallace(presto in prestito secco dal Chelsea così per il gusto di sentirsi un po' lo Stoke, un po' il QPR) e Rolando. Ci si deve arrangiare dunque con quello che c'è, ma l'inizio di campionato e confortante. L'Inter è in palla, ha un'idea di gioco più o meno definita, riesce a tenere testa ad avversari più attrezzati e quando non vince ha spesso episodi avversi di svariata matrice. In contumacia Icardi e Belfodil, il tandem Alvarez-Palacio funziona, la mediana è ben assortita e gli esterni corrono. Nella fase centrale della stagione Mazzarri decide che a giocare in appoggio a Palacio non sarà più Alvarez ma Guarin, con l'argentino a fare l'interno nella linea a 5. L'ingranaggio si rompe. Nella fase cruciale del girone di andata arrivano tre pareggi di fila contro Bologna, Parma e Sampdoria, una sconfitta roboante contro il Napoli che di fatto sancisce il declassamento dell'Inter da squadra che può lottare per il terzo posto a squadra che va per il piazzamento Uefa, in mezzo una vittoria stringatissima contro il Trapani ed un derby vinto a fine anno col Milan come cioccolattino alla fine di una portata di rape amarissime e salate. L'anno nuovo incomincia come era finito quello vecchio cioè male, in un gennaio tumultuosissimo dove il mercato ha portato D'Ambrosio(che ha preso il posto di Pereira), Ruben Botta(rientrato alla base dopo essere stato parcheggiato al Livorno) ed Hernanes, il vero colpo dell'anno per l'Inter. In mezzo uno scambio saltato Vucinic-Guarin che ha portato Thohir a mandare via Branca(che aveva finito il bonus per le cazzate) anche alla luce dell'enorme impatto mediatico che aveva avuto quest'idea brillante(si c'è del sarcasmo, a iosa proprio). Hernanes da un quid in più, ma a quest'Inter di quid in più gliene servono almeno 4-5, e i risultati sono sempre quelli. L'Inter fa fatica, esce in malo modo dalla Coppa Italia, quando vince lo fa per inerzia su avversari inferiori, quando perde e pareggia lo fa in maniera tragicomica. Mazzarri dimostra tutti i suoi limiti di natura tattica e mentale. Non sembra adatto all'esigente e vogliosa di riscatto piazza neroazzurra, è evidente che c'è qualcosa che non va nell'impostazione della squadra, ma a cambiare è al massimo la forma, non la sostanza. La conferma che tra lui e l'ambiente non sia nato questo grande amore viene confermato alla penultima giornata contro la Lazio a San Siro, nella partita della qualificazione in EL e del saluto interista a San Siro, Mazzarri viene fischiato. Alla base dei fischi il mancato ingresso di Zanetti del derby, percepito dall'ambiente come uno schiaffo. Ma come sempre c'è il testo tra le righe: "facciamo cagare ma per te va bene così". Il messaggio sembra più o meno quello. A far discutere soprattutto la gestione di Kovacic, il giocatore del futuro dell'Inter reduce da un grande finale di stagione, sul quale Mazzarri non ha puntato deciso sin da subito, e che ha snobbato in momenti in cui gli si sarebbe potuta dare fiduca. Alla fine, anche grazie ai successi negli scontri diretti(unica nota positiva del girone di ritorno) ed al fatto che a giro le inseguitrici si son fermate tra di loro o da sole, l'obiettivo minimo è stato centrato. Si ritorna in Europa, ma senza lode e con qualche nota di infamia. Adesso però lo scenario è cambiato. Della gloriosa era del triplete restano solo bellissimi ricordi, dalla transizione si arriva all'inizio del nuovo ciclo e Mazzarri può lavorare sia dal punto di vista tecnico che ambientale, per dare la sua impronta. La società lo ha confermato e credo che sia la cosa più giusta da fare. Lui in questi giorni ha parlato di difesa a 4(una cosa che a Mazzarri si è vista fare pochissimo, forse mai), segno che ha capito che in una squadra come l'Inter, l'esser legati visceralmente alla propria idea anche se è evidente che non funziona è cosa più rischiosa che saggia. Può fare grandi cose, ma le attenuanti sono finite.
Il prossimo capitano
Una delle scelte difficili a cui sarà chiamato Mazzarri è la scelta del prossimo capitano, anzi per dirla meglio, la scelta di quello che verrà a indossare la fascia dopo Javier Zanetti perché di capitano ce ne è uno solo, lui. Nelle tante occasioni in cui Pupi non è sceso in campo la fascia è andata al vice Cambiasso e in caso di contestuale assenza si è scelto il criterio di anzianità di servizio. E' il motivo questo, per cui, quando tutti gli argentini reduci del triplete sono stati assenti, la fascia è andata prima a Ranocchia e poi addirittura a Nagatomo contro la Juventus. Se il criterio è questo allora la fascia andrà a uno tra i suddetti, il che non è proprio il massimo come idea. Ranocchia da quando è all'Inter non ha mostrato oltre che al carisma la cattiveria necessaria per essere uno stopper(in certi momenti addirittura per essere un calciatore professionista), mentre Nagatomo, uno che in campo da il massimo, corre per 6, e lotta come un Samurai alla fine paga due cose: A il fatto di aver fatto eccellenti cappellate con dovizia nei dettagli negli anni, B(fattore extracalcistico) il fatto di vivere nella diabolica società dell'immagine del XXI secolo. Forse si potrebbe esplorare qualche altra soluzione. Una soluzione molto british football sarebbe quella di dare la fascia al nuovo arrivato Nemanja Vidic, ex capitano dello United, stopper roccioso, granitico e aggressivo(come Ranocchia insomma) che ha tutte le carte in regola per indossare la fascia, ma la scelta presenta fattori di rischio non di poco conto. A quel punto valutando i giocatori sia per militanza che per esperienza, che per la personalità mostrata in campo, il cerchio si restringe e restano due nomi: Rodrigo Palacio e Samir Handanovic. Il primo artillero silenzioso che segna, pressa, corre e lotta senza mai lamentarsi ma con grande grinta, il secondo portierone che quando è in forma non si passa e guai a farlo incazzare. Tra i due sceglierei Handanovic perché sembra quello dalla personalità più espansiva.
Promossi, bocciati e rimandati.
Non è stato un anno entusiasmante e nemmeno facile ma fortunatamente gli elementi positivi all'unisono ci sono stati. Handanovic dopo un periodo difficile si è ripreso alla grande tornando ad essere decisivo. In difesa Rolando è stata la piacevole sorpresa. Oggetto misterioso a Napoli si è materializzato a Milano come uno stopper lento si, ma anche roccioso, intelligente ed in grado di guidare il reparto. A centrocampo Kovacic ed Hernanes hanno dato quello di cui l'Inter ha bisogno, ovvero la qualità, mentre in attacco sia Palacio,(che nonostante venga spremuto come un limone da quando è all'Inter ha fatto pure molti gol), che Icardi(9 gol in 22 gare non intere tutti su azione e alcuni di pregevole fattura) sono promossi a pieni voti. In questo gruppo mi sento di aggiungere Nagatomo che ha tutte le caratteristiche tecniche per ricoprire quel ruolo e lo ha ampiamente dimostrato(non fosse che ogni tanto si perde nel mondo dei fumetti giapponesi). A questo gruppo si aggiunge il già citato Vidic, parametro zero, attempato si, il cui nome è una garanzia e il cui carisma abbinato all'esperienza possono essere fondamentali per una difesa che è stata intermittente. La base sulla quale costruire c'è. Poi ci sono le note più o meno dolenti. In difesa nomi alla mano si potrebbe anche non intervenire, ma il campo sembra dire oggettivamente altro. Campagnaro è partito bene ma poi si è spento, anche a causa dei suoi persistenti problemi fisici. Ha i suoi anni e la coesistenza con gli altri difensori dell'Inter non sembra essere facile e non credo sia felice di fare panchina. Si può sacrificare, anche perché sarebbe una plusvalenza di bilancio che in questi tempi non si butta via. Ranocchia a quanto pare verrà confermato, ma bisogna essere onesti. Da quando è arrivato nel 2011 ha fatto qualche partita buona e troppe partite in cui ha sul groppone la responsabilità di gol che alla fine son costati tanto in termini di risultati e detto sinceramente la svolta tanto attesa non è mai arrivata. Alla prima offerta buona si può anche cedere. A differenza di quest'ultimo Juan Jesus ha dimostrato di avere abbastanza cattiveria e personalità, ma pecca ancora di discontinuità. Va riconfermato, ma se la svolta deve arrivare o arriva adesso o rischia di non arrivare mai più. Concludo con Andreolli. Ha giocato pochissimo e solo perché non c'erano alternative, se l'è cavata tutto sommato bene(specie contro il Napoli) e credo che in una stagione che sulla carta parte per essere lunga possa tornare molto utile alla causa. A centrocampo le note dolenti son troppe. Taider è un incursore che però non ti da ne qualità ne sostanza, ti da la corsa, ma corre male, spesso e volentieri fuori posizione. Concedendogli il privilegio dell'età giovane gli si può anche dare una seconda possibilità, ma va scolarizzato, altrimenti è inutile. Kuzmanovic non è scarso ma in un sistema dinamico come quello di Mazzarri ci sta come il ribes sugli spaghetti al pomodoro. Troppo lento. Ricky Alvarez invece si è confermato come sempre: talentuoso, ma terribilmente discontinuo. Da quando è all'Inter si è sempre mostrato così, non è un giocatore affidabile e tenerlo come riserva ha il senso che ha. Si può cedere sperando di monetizzare, senza avere troppi rimpianti anche laddove esplodesse dopo la cessione. E poi c'è Mister "o salto tutti o la tiro al terzo anello tirando giù due piccioni" Guarin, altro giocatore che si è espresso a sprazzi, che quest'anno, nel momento in cui è stato responsabilizzato ha deluso, e che, sia per aver dichiarato amore alla Juve, sia per prestazioni scadenti tra cui quella del retropassaggio che ha regalato il pareggio al Livorno. Gli è stato rinnovato il contratto fino al 2017, credo più per evitare una svalutazione sul mercato che per fiducia. Alla prima offerta giusta, sui 12-14 milioni, va ceduto, anche qui senza troppi rimpianti, specie se puoi utilizzare il ricavato per acquistare un giocatore più funzionale. Passando agli esterni. Già parlato di Nagatomo, restano da esaminare D'Ambrosio e Jonathan. Il primo non ha infiammato in particolar modo da quando è arrivato a gennaio, non sembra avere doti extra, ma non significa che non sia un giocatore adeguato. Anzi, credo che sia l'esterno giusto per quel sistema, ovvero l'incursore di fascia, che non avrà un gran tocco di palla, che fa il solito cross teso sperando che qualcuno ci arrivi, ma che corre per sei e che lo spazio lo attacca in continuazione. Per altro può giocare indifferentemente in tutte e due le fasce. Da tenere. Su Jonathan il discorso è diverso. Ha giocato bene in molte partite, in altre è stato inguardabile, si è visto che i mezzi tecnici ci sono, ma credo che per il gioco di Mazzarri sia preferibile più un incursore che fa le due fasi, o al massimo un terzino di copertura. Si può tenere, ma si può anche cedere senza troppi rimpianti. In attacco l'unico da prendere in esame tra i giocatori che sono attualmente in rosa, è Ruben Botta. Tanti spezzoni in cui si sono intravisti aspetti positivi, un giocatore che gioca semplice e che non ha problemi ad attaccare lo spazio sia con che senza la palla. Può diventare una risorsa sia a partita in corso che come uomo di rotazione.
Consigli per gli acquisti
E' evidente che le priorità d'azione dell'Inter si concentrano su mediana e attacco, ma anche la difesa va rivista, perché alla fine 42 gol presi in 41 partite ufficiali non son tantissimi, ma se presi quando li ha presi l'Inter e come li ha presi l'Inter allora vuol dire che non è tutto oro ciò che luccica. Partiamo proprio dalla difesa. L'arrivo di Vidic rappresenta un innesto importante e va a colmare il vuoto lasciato da Samuel, ma pensare di confermare tutto il blocco sarebbe un errore. E' chiaro comunque che arrivare ai supertop(top player giovani o nel pieno della carriera) dalle prestazioni ottime e dal prezzo salato è praticamente impossibile. Tra poco ci saranno i mondiali e credo che quello possa essere un buon serbatoio dove andare a pescare, magari facendo un affare importante. In questo momento i nomi che mi vengono in mente sono cinque. Due giocano in Italia e sono Glik tanto forte quanto irruento, e Paletta, che sta mantenendo le promesse di inizio carriera. Gli altri nomi sono meno inflazionati e sono Balanta del River, Lovren del Southampton e Musacchio del Villarreal. Il primo è una bella promessa che potrebbe diventare realtà, il secondo è maturato notevolmente ed ha molta esperienza nonostante non sia vecchio, il terzo ha buoni margini di miglioramento. Sugli esterni si parla di Caner Erkin del Fenerbahce come possibile acquisto a costo zero. Sarebbe un bell'acquisto ma ammetto di avere delle perplessità sul suo utilizzo in una linea a 5 da unico esterno. Se dovesse essere confermato l'acquisto del turco(anche se l'anno prossimo rientra Mbaye, che a Livorno ha fatto vedere che i numeri ci sono ma che manca ancora un po' di esperienza) allora si potrebbe(per me dovrebbe) intervenire sull'altro out, quello di destra. Un nome potrebbe essere Darmian, che nasce come terzino di copertura ma che ha dimostrato anche di essere abbastanza volitivo e propositivo, un altro potrebbe essere un Van der Wiel dato in uscita dopo due stagioni difficili al PSG, che se recuperato sotto il profilo psicofisico, può fare la sua ottima parte. Sulla mediana Mazzarri ha parlato chiaro. Serve un centromediano, uno che ti dia sostanza ma che sia in grado di fare il primo tocco ad inizio azione. Il nome che ha fatto, Luiz Gustavo è il nome giusto. Lui ha messo subito le mani avanti dicendo che arrivarci è difficile. Vero ma fino a un certo punto, se se ne fa un fatto di liquidità, con Guarin e Alvarez si può ricavare una fetta sostanziosa di quello che serve per l'acquisto del cartellino(tra i 18 e i 20 milioni) o tentare anche di usarli come contropartita tecnica. Altrimenti si possono esplorare soluzioni alternative. Si è parlato di Javi Garcia e Mario Suarez, nomi che si possono stare, che hanno caratteristiche simili ma un modo di giocare differente(specie Mario Suarez, molto più incontrista che metodista). Altri due nomi mi vengono in mente tra le opportunità low cost. Il primo è Gary Medel, centrocampista cileno del Cardiff, molto dinamico e coriaceo, che in virtù della retrocessione può andare via ad un prezzo buono, l'altro Leroy Fer, che in realtà è più incursore che metodista, che anche lui gioca in una squadra retrocessa in Championship, ovvero il Norwich, che può andare via anche lui a un prezzo buono e su cui si può lavorare. Nota a margine: rientrerà Laxalt dal Bologna(che non capisco perché non ci abbia puntato specie dal momento in cui ha capito che un Diamanti non è per sempre) a cui secondo me una chance va data assolutamente. Resta l'attacco dove in primis va rimpiazzato Milito(in senso numerico, ne storico ne tecnico), e poi bisogna vedere se le voci che danno Icardi in partenza siano vere o meno. Si è parlato tanto di nomi come Torres e Dzeko. Certo schifo non fanno,anche se il primo è in parabola nettamente discendente, ma credo affiancare un nome di questo spessore a Icardi, può limitarne la crescita e stroncarne la fiducia. Un nome del genere sarebbe perfetto si, ma solo laddove il Canito partisse. Il nome che invece spendo per completare l'attacco è un nome che non so quanto possa piacere ma che penso sia adeguato, specie considerando la stagione da cui è reduce e le sue caratteristiche tecniche: Paulinho del Livorno. Considerando il contesto tecnicamente luttuoso in cui giocava ha fatto quindici gol, alcuni anche di pregevole fattura, si muove molto per essere una prima punta, tecnicamente è completo ed è il classico attaccante che si integrerebbe perfettamente con qualunque tipo di punta. Se il prezzo è ragionevole, io punterei su di lui, oppure aspetterei sempre i Mondiali.
Mazzarri un anno dopo
L'arrivo di Walter Mazzarri, reduce da stagioni di ottimo livello con il Napoli, rappresentava di fatto il vero colpo di mercato di un Inter, che dopo anni di spese ingenti, si è trovata economicamente ridimensionata e impossibilitata a spendere in maniera adeguata, anche a causa di scelte di mercato discutibili e talvolta raccapriccianti della dirigenza. Il mercato estivo prosegue più o meno su questo filone, arrivano Campagnaro(fedelissimo di Mazzarri), Andreolli, Icardi, Belfodil(per cui è stato sacrificato Cassano e anche 10 milioni), Wallace(presto in prestito secco dal Chelsea così per il gusto di sentirsi un po' lo Stoke, un po' il QPR) e Rolando. Ci si deve arrangiare dunque con quello che c'è, ma l'inizio di campionato e confortante. L'Inter è in palla, ha un'idea di gioco più o meno definita, riesce a tenere testa ad avversari più attrezzati e quando non vince ha spesso episodi avversi di svariata matrice. In contumacia Icardi e Belfodil, il tandem Alvarez-Palacio funziona, la mediana è ben assortita e gli esterni corrono. Nella fase centrale della stagione Mazzarri decide che a giocare in appoggio a Palacio non sarà più Alvarez ma Guarin, con l'argentino a fare l'interno nella linea a 5. L'ingranaggio si rompe. Nella fase cruciale del girone di andata arrivano tre pareggi di fila contro Bologna, Parma e Sampdoria, una sconfitta roboante contro il Napoli che di fatto sancisce il declassamento dell'Inter da squadra che può lottare per il terzo posto a squadra che va per il piazzamento Uefa, in mezzo una vittoria stringatissima contro il Trapani ed un derby vinto a fine anno col Milan come cioccolattino alla fine di una portata di rape amarissime e salate. L'anno nuovo incomincia come era finito quello vecchio cioè male, in un gennaio tumultuosissimo dove il mercato ha portato D'Ambrosio(che ha preso il posto di Pereira), Ruben Botta(rientrato alla base dopo essere stato parcheggiato al Livorno) ed Hernanes, il vero colpo dell'anno per l'Inter. In mezzo uno scambio saltato Vucinic-Guarin che ha portato Thohir a mandare via Branca(che aveva finito il bonus per le cazzate) anche alla luce dell'enorme impatto mediatico che aveva avuto quest'idea brillante(si c'è del sarcasmo, a iosa proprio). Hernanes da un quid in più, ma a quest'Inter di quid in più gliene servono almeno 4-5, e i risultati sono sempre quelli. L'Inter fa fatica, esce in malo modo dalla Coppa Italia, quando vince lo fa per inerzia su avversari inferiori, quando perde e pareggia lo fa in maniera tragicomica. Mazzarri dimostra tutti i suoi limiti di natura tattica e mentale. Non sembra adatto all'esigente e vogliosa di riscatto piazza neroazzurra, è evidente che c'è qualcosa che non va nell'impostazione della squadra, ma a cambiare è al massimo la forma, non la sostanza. La conferma che tra lui e l'ambiente non sia nato questo grande amore viene confermato alla penultima giornata contro la Lazio a San Siro, nella partita della qualificazione in EL e del saluto interista a San Siro, Mazzarri viene fischiato. Alla base dei fischi il mancato ingresso di Zanetti del derby, percepito dall'ambiente come uno schiaffo. Ma come sempre c'è il testo tra le righe: "facciamo cagare ma per te va bene così". Il messaggio sembra più o meno quello. A far discutere soprattutto la gestione di Kovacic, il giocatore del futuro dell'Inter reduce da un grande finale di stagione, sul quale Mazzarri non ha puntato deciso sin da subito, e che ha snobbato in momenti in cui gli si sarebbe potuta dare fiduca. Alla fine, anche grazie ai successi negli scontri diretti(unica nota positiva del girone di ritorno) ed al fatto che a giro le inseguitrici si son fermate tra di loro o da sole, l'obiettivo minimo è stato centrato. Si ritorna in Europa, ma senza lode e con qualche nota di infamia. Adesso però lo scenario è cambiato. Della gloriosa era del triplete restano solo bellissimi ricordi, dalla transizione si arriva all'inizio del nuovo ciclo e Mazzarri può lavorare sia dal punto di vista tecnico che ambientale, per dare la sua impronta. La società lo ha confermato e credo che sia la cosa più giusta da fare. Lui in questi giorni ha parlato di difesa a 4(una cosa che a Mazzarri si è vista fare pochissimo, forse mai), segno che ha capito che in una squadra come l'Inter, l'esser legati visceralmente alla propria idea anche se è evidente che non funziona è cosa più rischiosa che saggia. Può fare grandi cose, ma le attenuanti sono finite.
Il prossimo capitano
Una delle scelte difficili a cui sarà chiamato Mazzarri è la scelta del prossimo capitano, anzi per dirla meglio, la scelta di quello che verrà a indossare la fascia dopo Javier Zanetti perché di capitano ce ne è uno solo, lui. Nelle tante occasioni in cui Pupi non è sceso in campo la fascia è andata al vice Cambiasso e in caso di contestuale assenza si è scelto il criterio di anzianità di servizio. E' il motivo questo, per cui, quando tutti gli argentini reduci del triplete sono stati assenti, la fascia è andata prima a Ranocchia e poi addirittura a Nagatomo contro la Juventus. Se il criterio è questo allora la fascia andrà a uno tra i suddetti, il che non è proprio il massimo come idea. Ranocchia da quando è all'Inter non ha mostrato oltre che al carisma la cattiveria necessaria per essere uno stopper(in certi momenti addirittura per essere un calciatore professionista), mentre Nagatomo, uno che in campo da il massimo, corre per 6, e lotta come un Samurai alla fine paga due cose: A il fatto di aver fatto eccellenti cappellate con dovizia nei dettagli negli anni, B(fattore extracalcistico) il fatto di vivere nella diabolica società dell'immagine del XXI secolo. Forse si potrebbe esplorare qualche altra soluzione. Una soluzione molto british football sarebbe quella di dare la fascia al nuovo arrivato Nemanja Vidic, ex capitano dello United, stopper roccioso, granitico e aggressivo(come Ranocchia insomma) che ha tutte le carte in regola per indossare la fascia, ma la scelta presenta fattori di rischio non di poco conto. A quel punto valutando i giocatori sia per militanza che per esperienza, che per la personalità mostrata in campo, il cerchio si restringe e restano due nomi: Rodrigo Palacio e Samir Handanovic. Il primo artillero silenzioso che segna, pressa, corre e lotta senza mai lamentarsi ma con grande grinta, il secondo portierone che quando è in forma non si passa e guai a farlo incazzare. Tra i due sceglierei Handanovic perché sembra quello dalla personalità più espansiva.
Promossi, bocciati e rimandati.
Non è stato un anno entusiasmante e nemmeno facile ma fortunatamente gli elementi positivi all'unisono ci sono stati. Handanovic dopo un periodo difficile si è ripreso alla grande tornando ad essere decisivo. In difesa Rolando è stata la piacevole sorpresa. Oggetto misterioso a Napoli si è materializzato a Milano come uno stopper lento si, ma anche roccioso, intelligente ed in grado di guidare il reparto. A centrocampo Kovacic ed Hernanes hanno dato quello di cui l'Inter ha bisogno, ovvero la qualità, mentre in attacco sia Palacio,(che nonostante venga spremuto come un limone da quando è all'Inter ha fatto pure molti gol), che Icardi(9 gol in 22 gare non intere tutti su azione e alcuni di pregevole fattura) sono promossi a pieni voti. In questo gruppo mi sento di aggiungere Nagatomo che ha tutte le caratteristiche tecniche per ricoprire quel ruolo e lo ha ampiamente dimostrato(non fosse che ogni tanto si perde nel mondo dei fumetti giapponesi). A questo gruppo si aggiunge il già citato Vidic, parametro zero, attempato si, il cui nome è una garanzia e il cui carisma abbinato all'esperienza possono essere fondamentali per una difesa che è stata intermittente. La base sulla quale costruire c'è. Poi ci sono le note più o meno dolenti. In difesa nomi alla mano si potrebbe anche non intervenire, ma il campo sembra dire oggettivamente altro. Campagnaro è partito bene ma poi si è spento, anche a causa dei suoi persistenti problemi fisici. Ha i suoi anni e la coesistenza con gli altri difensori dell'Inter non sembra essere facile e non credo sia felice di fare panchina. Si può sacrificare, anche perché sarebbe una plusvalenza di bilancio che in questi tempi non si butta via. Ranocchia a quanto pare verrà confermato, ma bisogna essere onesti. Da quando è arrivato nel 2011 ha fatto qualche partita buona e troppe partite in cui ha sul groppone la responsabilità di gol che alla fine son costati tanto in termini di risultati e detto sinceramente la svolta tanto attesa non è mai arrivata. Alla prima offerta buona si può anche cedere. A differenza di quest'ultimo Juan Jesus ha dimostrato di avere abbastanza cattiveria e personalità, ma pecca ancora di discontinuità. Va riconfermato, ma se la svolta deve arrivare o arriva adesso o rischia di non arrivare mai più. Concludo con Andreolli. Ha giocato pochissimo e solo perché non c'erano alternative, se l'è cavata tutto sommato bene(specie contro il Napoli) e credo che in una stagione che sulla carta parte per essere lunga possa tornare molto utile alla causa. A centrocampo le note dolenti son troppe. Taider è un incursore che però non ti da ne qualità ne sostanza, ti da la corsa, ma corre male, spesso e volentieri fuori posizione. Concedendogli il privilegio dell'età giovane gli si può anche dare una seconda possibilità, ma va scolarizzato, altrimenti è inutile. Kuzmanovic non è scarso ma in un sistema dinamico come quello di Mazzarri ci sta come il ribes sugli spaghetti al pomodoro. Troppo lento. Ricky Alvarez invece si è confermato come sempre: talentuoso, ma terribilmente discontinuo. Da quando è all'Inter si è sempre mostrato così, non è un giocatore affidabile e tenerlo come riserva ha il senso che ha. Si può cedere sperando di monetizzare, senza avere troppi rimpianti anche laddove esplodesse dopo la cessione. E poi c'è Mister "o salto tutti o la tiro al terzo anello tirando giù due piccioni" Guarin, altro giocatore che si è espresso a sprazzi, che quest'anno, nel momento in cui è stato responsabilizzato ha deluso, e che, sia per aver dichiarato amore alla Juve, sia per prestazioni scadenti tra cui quella del retropassaggio che ha regalato il pareggio al Livorno. Gli è stato rinnovato il contratto fino al 2017, credo più per evitare una svalutazione sul mercato che per fiducia. Alla prima offerta giusta, sui 12-14 milioni, va ceduto, anche qui senza troppi rimpianti, specie se puoi utilizzare il ricavato per acquistare un giocatore più funzionale. Passando agli esterni. Già parlato di Nagatomo, restano da esaminare D'Ambrosio e Jonathan. Il primo non ha infiammato in particolar modo da quando è arrivato a gennaio, non sembra avere doti extra, ma non significa che non sia un giocatore adeguato. Anzi, credo che sia l'esterno giusto per quel sistema, ovvero l'incursore di fascia, che non avrà un gran tocco di palla, che fa il solito cross teso sperando che qualcuno ci arrivi, ma che corre per sei e che lo spazio lo attacca in continuazione. Per altro può giocare indifferentemente in tutte e due le fasce. Da tenere. Su Jonathan il discorso è diverso. Ha giocato bene in molte partite, in altre è stato inguardabile, si è visto che i mezzi tecnici ci sono, ma credo che per il gioco di Mazzarri sia preferibile più un incursore che fa le due fasi, o al massimo un terzino di copertura. Si può tenere, ma si può anche cedere senza troppi rimpianti. In attacco l'unico da prendere in esame tra i giocatori che sono attualmente in rosa, è Ruben Botta. Tanti spezzoni in cui si sono intravisti aspetti positivi, un giocatore che gioca semplice e che non ha problemi ad attaccare lo spazio sia con che senza la palla. Può diventare una risorsa sia a partita in corso che come uomo di rotazione.
Consigli per gli acquisti
E' evidente che le priorità d'azione dell'Inter si concentrano su mediana e attacco, ma anche la difesa va rivista, perché alla fine 42 gol presi in 41 partite ufficiali non son tantissimi, ma se presi quando li ha presi l'Inter e come li ha presi l'Inter allora vuol dire che non è tutto oro ciò che luccica. Partiamo proprio dalla difesa. L'arrivo di Vidic rappresenta un innesto importante e va a colmare il vuoto lasciato da Samuel, ma pensare di confermare tutto il blocco sarebbe un errore. E' chiaro comunque che arrivare ai supertop(top player giovani o nel pieno della carriera) dalle prestazioni ottime e dal prezzo salato è praticamente impossibile. Tra poco ci saranno i mondiali e credo che quello possa essere un buon serbatoio dove andare a pescare, magari facendo un affare importante. In questo momento i nomi che mi vengono in mente sono cinque. Due giocano in Italia e sono Glik tanto forte quanto irruento, e Paletta, che sta mantenendo le promesse di inizio carriera. Gli altri nomi sono meno inflazionati e sono Balanta del River, Lovren del Southampton e Musacchio del Villarreal. Il primo è una bella promessa che potrebbe diventare realtà, il secondo è maturato notevolmente ed ha molta esperienza nonostante non sia vecchio, il terzo ha buoni margini di miglioramento. Sugli esterni si parla di Caner Erkin del Fenerbahce come possibile acquisto a costo zero. Sarebbe un bell'acquisto ma ammetto di avere delle perplessità sul suo utilizzo in una linea a 5 da unico esterno. Se dovesse essere confermato l'acquisto del turco(anche se l'anno prossimo rientra Mbaye, che a Livorno ha fatto vedere che i numeri ci sono ma che manca ancora un po' di esperienza) allora si potrebbe(per me dovrebbe) intervenire sull'altro out, quello di destra. Un nome potrebbe essere Darmian, che nasce come terzino di copertura ma che ha dimostrato anche di essere abbastanza volitivo e propositivo, un altro potrebbe essere un Van der Wiel dato in uscita dopo due stagioni difficili al PSG, che se recuperato sotto il profilo psicofisico, può fare la sua ottima parte. Sulla mediana Mazzarri ha parlato chiaro. Serve un centromediano, uno che ti dia sostanza ma che sia in grado di fare il primo tocco ad inizio azione. Il nome che ha fatto, Luiz Gustavo è il nome giusto. Lui ha messo subito le mani avanti dicendo che arrivarci è difficile. Vero ma fino a un certo punto, se se ne fa un fatto di liquidità, con Guarin e Alvarez si può ricavare una fetta sostanziosa di quello che serve per l'acquisto del cartellino(tra i 18 e i 20 milioni) o tentare anche di usarli come contropartita tecnica. Altrimenti si possono esplorare soluzioni alternative. Si è parlato di Javi Garcia e Mario Suarez, nomi che si possono stare, che hanno caratteristiche simili ma un modo di giocare differente(specie Mario Suarez, molto più incontrista che metodista). Altri due nomi mi vengono in mente tra le opportunità low cost. Il primo è Gary Medel, centrocampista cileno del Cardiff, molto dinamico e coriaceo, che in virtù della retrocessione può andare via ad un prezzo buono, l'altro Leroy Fer, che in realtà è più incursore che metodista, che anche lui gioca in una squadra retrocessa in Championship, ovvero il Norwich, che può andare via anche lui a un prezzo buono e su cui si può lavorare. Nota a margine: rientrerà Laxalt dal Bologna(che non capisco perché non ci abbia puntato specie dal momento in cui ha capito che un Diamanti non è per sempre) a cui secondo me una chance va data assolutamente. Resta l'attacco dove in primis va rimpiazzato Milito(in senso numerico, ne storico ne tecnico), e poi bisogna vedere se le voci che danno Icardi in partenza siano vere o meno. Si è parlato tanto di nomi come Torres e Dzeko. Certo schifo non fanno,anche se il primo è in parabola nettamente discendente, ma credo affiancare un nome di questo spessore a Icardi, può limitarne la crescita e stroncarne la fiducia. Un nome del genere sarebbe perfetto si, ma solo laddove il Canito partisse. Il nome che invece spendo per completare l'attacco è un nome che non so quanto possa piacere ma che penso sia adeguato, specie considerando la stagione da cui è reduce e le sue caratteristiche tecniche: Paulinho del Livorno. Considerando il contesto tecnicamente luttuoso in cui giocava ha fatto quindici gol, alcuni anche di pregevole fattura, si muove molto per essere una prima punta, tecnicamente è completo ed è il classico attaccante che si integrerebbe perfettamente con qualunque tipo di punta. Se il prezzo è ragionevole, io punterei su di lui, oppure aspetterei sempre i Mondiali.
mercoledì 21 maggio 2014
Verso Atletico-Real...che finale sarà?
La stagione 2013/2014 giunge al suo atto conclusivo, per quanto riguarda le competizioni per club. Sabato sera a Lisbona si disputerà la finale di Champions League tra Atletico Madrid e Real Madrid. Per la seconda volta(la prima fu Real Madrid-Valencia 3-0 nel 2000) due squadre spagnole si affrontano in una finale, ma è la prima volta assoluta di una stracittadina nella finale della coppa dalle grandi orecchie. Nella partita che,comunque vada a finire, suggellerà l'egemonia spagnola nel calcio intereuropeo e probabilmente anche internazionale, molteplici sono gli spunti da prendere in analisi.
Regine di Spagna
Per la prima volta a distanza di 5 anni il Barcellona non porta a casa nessuna competizione in ambito nazionale. A far festa proprio Real Madrid ed Atletico. I primi, hanno conquistato la Coppa del Re, battendo prima proprio l'Atletico in semifinale(vendicandosi della sconfitta patita lo scorso anno in finale) e poi il Barcellona, grazie ad un gol stupendo di Bale. In campionato invece a trionfare a 18 anni di distanza i Colchoneros, che al termine di un cammino perentorio, nonostante i tentennamenti delle ultime giornate, hanno portato a casa il successo finale. Un traguardo incredibile considerando il potenziale economico nettamente inferiore a quello che hanno a disposizione sia il Real che il Barcellona a cui si aggiunge la cessione inevitabile di Falcao nel giugno scorso. La dimostrazione che nel calcio i soldi contano, ma che lavorando con metodo si può ancora vincere.
Atletico Madrid: se l'appetito vien mangiando...
Diciamocela tutta. Se qualcuno fosse venuto da noi appassionato di calcio a dirci che l'Atletico Madrid avrebbe fatto questa stagione ci saremmo spanciati dalle risate, ma non perché l'Atletico Madrid è una brutta squadra, negli anni passati ha fatto cose egregie. Lo avremmo fatto perché, tenendo conto del livello della Champions e del fatto che il tuo miglior giocatore l'hai dovuto cedere per quadrare il bilancio, allora è impossibile pure profilare scenari utopistici. Come già detto però, con un lavoro logico, inquadrato e metodico, nel calcio si possono fare grandi cose, anche vincere contro ogni pronostico. Le chiavi del successo Colchoneros? Condizione atletica smagliante, spirito di gruppo, idee semplici e giuste attuate con soluzione di continuità in maniera sempre ottimale. A dirigere l'orchestra Diego Pablo Simeone, allenatore che alla grinta che aveva da giocatore ha abbinato un senso tecnico-tattico che si vede oggi in pochissimi allenatori, che puta caso stanno tutti al vertice. Un gioco quello dell'Atletico Madrid, fatto di lotta, di fatica, di pressing incessante ma anche di bellissime giocate collettive, specie sulle fasce dove i colchoneros hanno dimostrato un eccellente capacità di allargamento del campo. La squadra è molto elastica, tanto lunga e ampia in fase offensiva, quanto compatta e stretta in fase di non possesso. Tantissimi gli uomini chiave della squadra di Simeone, a cominciare dal reparto difensivo, dove i terzini Juanfran e soprattutto Filipe Luis(escluso da Scolari per il mondiale ad appannaggio di Maxwell, scelta incomprensibile) garantiscono spinta e copertura, mentre la coppia di centrali Miranda-Godin(prossimo avversario dell'Italia) si è rivelata per rendimento tra le migliori d'Europa. A impressionare in particolar modo però è il centrocampo dei colchoneros, un centrocampo vastamente assortito e molto duttile, in cui i giocatori sono stati chiamati ad interpretare ruoli diversi in varianti diverse dal centrocampo 2-3 del 4-2-3-1 passando per quello a 4 in linea e sparute volte anche quello a rombo, sempre con ottimi risultati. Difficile scegliere chi è stato il migliore in assoluto, ma viene difficile non menzionare l'eccellente stagione di Koke, esterno destro che ha funto anche da playmaker avanzato con ottimi risultati in termini realizzativi(7 gol e 18 assist tra campionato e coppe), quella di Gabi, capitano e leader non solo umano ma anche tecnico, e quella di Raul Garcia, che grazie alla sua duttilità che gli consente di interpretare tutti i ruoli del sistema dell'Atletico si è saputo ritagliare un suo spazio sia da titolare che da subentrato garantendo oltre alla sostanza, anche un grande apporto in fase offensiva, dimostrandosi elemento prezioso. In attacco l'hombre de la historia si chiama Diego Costa, chiamato al duro compito di non far rimpiangere Falcao dopo esserne stato un'ottima spalla, ha risposto con una stagione strepitosa condita da 36 gol, 7 assist ed una quantità invereconda di botte prese e date(soprattutto prese) per la squadra. A completare il quadro un Villa a fine carriera che però la sua parte l'ha fatta, ed un Adrian che senza particolari acuti(ad eccezione della tibiata che ha aperto la strada alla vittoria contro il Chelsea in semifinale) si è reso utile alla causa. Ingredienti che sommati hanno dato vita ad uno degli imprevisti più piacevoli della storia, ovvero la vittoria della Liga e adesso questa finale. Se l'appetito vien mangiando...
Real Madrid: l'obsesion della decima
Lo scorso anno in questo periodo l'era Mourinho volgeva al termine, portando con se una Coppa del Re, un titolo nazionale, tre semifinali consecutive, e soprattutto tantissime polemiche. Il bilancio del triennio dello Special One non è stato negativo, ma l'ambiente non ha retto la sovrastruttura ideologica del Mou-Pensiero, crollando miseramente negli ultimi tre mesi di stagione. Alla Casa Blanca c'è stata l'ennesima costosissima rivoluzione. Fuori Ozil, Higuain, Kakà, Callejon, Albiol e Carvalho, dentro i talentini spagnoli Carvajal, Illarramendi e Isco, campioni d'Europa con le "Furiette rosse" e reduci da stagioni esaltanti, e soprattutto Gareth Bale, arrivato dal Tottenham per l'invereconda cifra di 100 milioni di euro, che sommata ai 76 milioni già spesi per i tre giovani spagnoli fa un totale di 176 milioni. A dirigere le operazioni è stato chiamato Carlo Ancelotti, uno dei tecnici più vincenti del corrente secolo. L'obiettivo più o meno dichiarato è sempre quello: la decima. Ovvero la Coppa dei Campioni che manca nella bacheca delle Merengues da 12 anni. Ancelotti la Champions League l'ha vinta per due volte con il Milan, non partendo mai necessariamente da favorito e avendo a disposizione ottime squadre ma non le migliori. Il Real parte dunque tra mille polemiche per le spese faraoniche ed una grandissima curiosità nel vedere come si integreranno Bale e colui che è stato spodestato dal trono di acquisto più caro della storia del calcio, ovvero Cristiano Ronaldo, il leader tecnico del Real. La prima parte di stagione è un po' così. Il Real che gioca come giocava l'anno prima con Isco al posto di Ozil e un rampante Carvajal in procinto di fare le scarpe al tristissimo Arbeloa, domina le partite che deve dominare, passa agevolissimamente il girone di Champions, ma negli scontri diretti non brilla e a novembre si infortuna pure Khedira, l'equalizzatore del centrocampo. Poi a gennaio contro l'Espanyol arriva il colpo di genio in stile Pirlo regista: Di Maria mezz'ala e si passa al 4-3-3. L'argentino, che con l'acquisto di Bale diventava una riserva davvero troppo di lusso, trova la sua dimensione ideale in un modulo dove ha licenza di uccidere e campo per correre, sul lato opposto del reparto Modric ha spazio ulteriore per creare e inserirsi, in mezzo Xabi Alonso in posizione leggermente arretrata libero di impostare il gioco. Davanti tre nomi, tre garanzie. Il Real è devastante, ad eccezione dei match di ritorno in campionato contro Barca e Atletico(giocati comunque egregiamente), asfalta praticamente tutto quello che trova, vince come detto la Coppa del Re ed in Champions non fa prigionieri, regolando tre avversarie tedeschetra cui il Bayern campione di tutto, con una semplicità sconvolgente soffrendo soltanto nella partita di ritorno contro il Borussia Dortmund. A qualificazione raggiunta è arrivato il calo che di fatto è costato, nella grande frenata del gruppo di testa della Liga, il titolo spagnolo, andato agli amici Colchoneros. Nessuno lo dice, tutti lo pensano e soprattutto lo sanno. Da quel momento la testa si è proiettata a Lisbona e a sabato sera, perché la decima era lo scopo di partenza, la pressione è tutta sul Real che a differenza dell'Atletico ha tutto da perdere e che laddove dovesse perdere proprio con l'Atletico vedrebbe la materializzazione di quello che per un Merengues è un incubo talmente brutto da non affacciarsi nemmeno in sogno per manifesta violenza psicologica.
Come arrivano le squadre alla finale?
Tantissime motivazioni ma anche tante assenze. Nell'Atletico Madrid è quasi certo il forfait di Diego Costa, e molto probabile quello di Turan, mentre nel Real che sarà già privo dello squalificato Xabi Alonso sono in forte dubbio Pepe, Benzema e Cristiano Ronaldo, tutti e tre infortunati. E' comunque impossibile che questi giocatori scendano contestualmente in campo. Grande è dunque la curiosità di vedere come le due squadre si presenteranno in campo e le ipotesi sono molteplic
Atletico Madrid
Ribadire la pesantezza delle assenze con altre argomentazioni sarebbe lapalissiano, allora vediamo quali potrebbero essere le possibili soluzioni in casa Atletico. Nella partita del titolo, in cui Costa e Turan si sono infortunati, Simeone schierava il 4-4-2 di partenza(con la stessa identica formazione di partenza del match di andata con il Real al Bernabeu), che non è cambiato fino alla terza sostituzione anch'essa forzata di Adrian(che ha sostituito Costa)per Sosa passando al 4-2-3-1. Nei quattro precedenti di stagione una vittoria nel girone di andata, un pareggio e due sconfitte pesanti in coppa del Re. Nelle due sconfitte in Coppa Simeone ha schierato una formazione di qualità con Koke schierato come regista all'andata, pagando pesantemente dazio. Appare molto più probabile dunque che il "Cholo" per questa finale, pur senza rinunciare all'aggressività che caratterizza i colchoneros, decida di vestirsi pesante, come ha fatto nella sfida di ritorno in campionato finito. Probabile dunque che a prendere il posto di Turan sia quel Raul Garcia che quest'anno in campionato ha fatto pure la punta. Di lettura più difficile la sostituzione di Diego Costa. Se da un lato non è così improbabile che Simeone voglia mettere le due punte, dall'altro lato si potrebbero presentare diverse problematiche. La prima è che Adrian-Villa è un attacco troppo leggero da mandare contro la difesa Merengues, la seconda è che in caso di necessità di recuperare il risultato, non avere giocatori puramente offensivi da mandare dalla panchina potrebbe rivelarsi un rischio non da poco. Più probabile mi pare l'utilizzo di un 4-2-3-1, il modulo prediletto dal Cholo, con la conferma in blocco di difesa e centrali di centrocampo(Tiago è in splendida forma attualmente) con l'inserimento di uno tra Diego(che ti garantirebbe qualità di palleggio negli ultimi metri) e Sosa(che ti da un certo tipo di profondità), meno probabile invece la partenza da titolare di Cebolla Rodriguez che però un ruolo in questa partita, potrebbe anche averlo.Non ci sarebbe nemmeno da stupirsi se accanto a Gabi Simeone decida di mettere Mario Suarez per blindare il centrocampo e provare a contenere i rischi. Unica incognita del modulo con unico terminale offensivo gli attaccanti in forma e a disposizione. A livello tecnico Villa non si discute, è il delantero per eccellenza, ma la consistenza fisica è quella che è e lo spunto non è più quello dei bei tempi, Adrian da Villa ha tanto da imparare, ma sicuramente potrebbe dare maggiore profondità all'attacco.
Probabile formazione Atletico Madrid(4-2-3-1)
Courtois; Juanfran, Miranda, Godin, Filipe Luis; Gabi, Tiago(Mario Suarez); Koke, Diego(Sosa), Raul Garcia; Villa
Real Madrid
Più dubbi che certezze in casa Blancos. Non tanto dal punto di vista del canovaccio tattico che dovrebbe rimanere invariato, ma dal punto di vista delle scelte di formazione, difficili, specie considerando le possibili assenze. Partiamo dalla difesa, l'unico sicuro del posto è Sergio Ramos, lo sarebbe stato anche Pepe non fosse che è in dubbio e in quel caso giocherebbe Varane. A rigor di logica i terzini dovrebbero essere Carvajal(ottima stagione) e Marcelo, che però appare meno intoccabile viste le ottime partite di Coentrao(credo che l'unico dubbio sia legato proprio all'out di sinsitra). Dubito che Ancelotti possa stupire tutti e decidere di puntare su Arbeloa che fa i suoi compitini, Qui le ipotesi sono davvero molteplici. Se il sostituto naturale di Pepe risponde al nome di Varane, più difficile sarà scegliere chi giocherà sulla mediana al posto di Xabi e come assemblare l'attacco con la possibile contumacia di uno tra Benzema e Ronaldo. A centrocampo le ipotesi concrete a mio modo di vedere son due: o anche qui gioca il sostituto di Xabi Alonso, ovvero quell'Illarramendi che sicuramente si farà ma che ancora non pare aver sviluppato la personalità giusta a livello europeo, oppure Modric va in cabina di regia e a fare la mezz'ala ci va l'appena rientrato Sami Khedira, la cui sostanza può tornare più che utile in fase di non possesso. E ora passiamo all'attacco. Ancelotti è uno che i suoi rischi se li prende, ma non osa mai troppo. Più inverosimile invece l'utilizzo di Ramos a centrocampo come nel clasico di andata, specie se Pepe non dovesse farcela. Se Benzema e Ronaldo sono contestualmente in dubbio è difficilissimo che li metta tutti e due in campo sapendo che due brucerebbe due sostituzioni e se uno dei due termini di scelta si chiama Ronaldo allora l'altro salta sicuramente, a meno che il portoghese non dia lui forfait. Anche qui le ipotesi sono molteplici. Il vice Benzema è Alvaro Morata, ottima promessa, che ha un buon fiuto del gol ma che rischia di fare un salto troppo grande dopo una stagione da rincalzo(con ottimi numeri sia chiaro ma sempre da rincalzo). A quel punto, tenendo anche conto dell'infortunio grave di Jesè Rodriguez, Di Maria potrebbe tornare al ruolo originale di esterno destro, con Bale a sinistra come nella finale di Coppa del Re, con Ronaldo a fare il centravanti. Meno probabile l'utilizzo di Isco come esterno d'attacco, non è lento ma non ha quel tipo di passo. A quel punto si libererebbe un altro posto a centrocampo e fisiologicamente lo dovrebbe prendere Illarramendi, a meno che non decida di giocare con Casemiro o decida di osare Isco, che in quel ruolo ci ha giocato e che potrebbe trarre giovamento dalla presenza di Khedira che a quel punto diverrebbe certa. Altrimenti si va per gerarchie e giocano i naturali sostituti dei giocatori assenti, cosa di cui, conoscendo Ancelotti, ho qualche dubbio.
Probabile formazione Real Madrid (4-3-3)
Casillas; Carvajal, Ramos, Pepe(Varane), Marcelo(Coentrao); Khedira, Modric; Ilarramendi(Isco); Di Maria, Ronaldo, Bale
Che partita sarà?
Un derby è sempre un derby in qualunque situazione, figuriamoci nel contesto di una finale di CL dove tutto è clamorosamente amplificato, perché la CL può far discutere sulla forma ma non sul contenuto. Da un lato un Atletico Madrid che ha già vinto la Liga e che per quanto mentalmente carico non ha assolutamente nulla da perdere e che comunque vada uscirà tra gli applausi. Dall'altro lato un Real Madrid che ha già vinto un trofeo ma che vuole e in un certo senso deve, vincere il trofeo, pena una stagione che finirebbe sotto damnatio memoriae. Perdere una finale è già dura, perderla con i rivali cittadini, come già detto manco nel peggiore incubo che puoi fare la notte. Il Real partirà con un impressionante quantità di pressione. Che partita sarà dipenderà dalla capacità dei blancos di reggere lo stress e di trasformarlo in motivazione e benzina mentale. Se la squadra sarà capace di farlo allora credo che alla fine il maggior talento del Real, seppur di misura. Ma se il Real mostrerà anche solo un momento di debolezza l'Atletico Madrid non si farà problemi ad approfittarne e porterà a casa la coppa. Al di la di ogni ipotesi ed elucubrazioni tecnico tattiche sarà questo tipo di dettaglio a fare la differenza.
Regine di Spagna
Per la prima volta a distanza di 5 anni il Barcellona non porta a casa nessuna competizione in ambito nazionale. A far festa proprio Real Madrid ed Atletico. I primi, hanno conquistato la Coppa del Re, battendo prima proprio l'Atletico in semifinale(vendicandosi della sconfitta patita lo scorso anno in finale) e poi il Barcellona, grazie ad un gol stupendo di Bale. In campionato invece a trionfare a 18 anni di distanza i Colchoneros, che al termine di un cammino perentorio, nonostante i tentennamenti delle ultime giornate, hanno portato a casa il successo finale. Un traguardo incredibile considerando il potenziale economico nettamente inferiore a quello che hanno a disposizione sia il Real che il Barcellona a cui si aggiunge la cessione inevitabile di Falcao nel giugno scorso. La dimostrazione che nel calcio i soldi contano, ma che lavorando con metodo si può ancora vincere.
Atletico Madrid: se l'appetito vien mangiando...
Diciamocela tutta. Se qualcuno fosse venuto da noi appassionato di calcio a dirci che l'Atletico Madrid avrebbe fatto questa stagione ci saremmo spanciati dalle risate, ma non perché l'Atletico Madrid è una brutta squadra, negli anni passati ha fatto cose egregie. Lo avremmo fatto perché, tenendo conto del livello della Champions e del fatto che il tuo miglior giocatore l'hai dovuto cedere per quadrare il bilancio, allora è impossibile pure profilare scenari utopistici. Come già detto però, con un lavoro logico, inquadrato e metodico, nel calcio si possono fare grandi cose, anche vincere contro ogni pronostico. Le chiavi del successo Colchoneros? Condizione atletica smagliante, spirito di gruppo, idee semplici e giuste attuate con soluzione di continuità in maniera sempre ottimale. A dirigere l'orchestra Diego Pablo Simeone, allenatore che alla grinta che aveva da giocatore ha abbinato un senso tecnico-tattico che si vede oggi in pochissimi allenatori, che puta caso stanno tutti al vertice. Un gioco quello dell'Atletico Madrid, fatto di lotta, di fatica, di pressing incessante ma anche di bellissime giocate collettive, specie sulle fasce dove i colchoneros hanno dimostrato un eccellente capacità di allargamento del campo. La squadra è molto elastica, tanto lunga e ampia in fase offensiva, quanto compatta e stretta in fase di non possesso. Tantissimi gli uomini chiave della squadra di Simeone, a cominciare dal reparto difensivo, dove i terzini Juanfran e soprattutto Filipe Luis(escluso da Scolari per il mondiale ad appannaggio di Maxwell, scelta incomprensibile) garantiscono spinta e copertura, mentre la coppia di centrali Miranda-Godin(prossimo avversario dell'Italia) si è rivelata per rendimento tra le migliori d'Europa. A impressionare in particolar modo però è il centrocampo dei colchoneros, un centrocampo vastamente assortito e molto duttile, in cui i giocatori sono stati chiamati ad interpretare ruoli diversi in varianti diverse dal centrocampo 2-3 del 4-2-3-1 passando per quello a 4 in linea e sparute volte anche quello a rombo, sempre con ottimi risultati. Difficile scegliere chi è stato il migliore in assoluto, ma viene difficile non menzionare l'eccellente stagione di Koke, esterno destro che ha funto anche da playmaker avanzato con ottimi risultati in termini realizzativi(7 gol e 18 assist tra campionato e coppe), quella di Gabi, capitano e leader non solo umano ma anche tecnico, e quella di Raul Garcia, che grazie alla sua duttilità che gli consente di interpretare tutti i ruoli del sistema dell'Atletico si è saputo ritagliare un suo spazio sia da titolare che da subentrato garantendo oltre alla sostanza, anche un grande apporto in fase offensiva, dimostrandosi elemento prezioso. In attacco l'hombre de la historia si chiama Diego Costa, chiamato al duro compito di non far rimpiangere Falcao dopo esserne stato un'ottima spalla, ha risposto con una stagione strepitosa condita da 36 gol, 7 assist ed una quantità invereconda di botte prese e date(soprattutto prese) per la squadra. A completare il quadro un Villa a fine carriera che però la sua parte l'ha fatta, ed un Adrian che senza particolari acuti(ad eccezione della tibiata che ha aperto la strada alla vittoria contro il Chelsea in semifinale) si è reso utile alla causa. Ingredienti che sommati hanno dato vita ad uno degli imprevisti più piacevoli della storia, ovvero la vittoria della Liga e adesso questa finale. Se l'appetito vien mangiando...
Real Madrid: l'obsesion della decima
Lo scorso anno in questo periodo l'era Mourinho volgeva al termine, portando con se una Coppa del Re, un titolo nazionale, tre semifinali consecutive, e soprattutto tantissime polemiche. Il bilancio del triennio dello Special One non è stato negativo, ma l'ambiente non ha retto la sovrastruttura ideologica del Mou-Pensiero, crollando miseramente negli ultimi tre mesi di stagione. Alla Casa Blanca c'è stata l'ennesima costosissima rivoluzione. Fuori Ozil, Higuain, Kakà, Callejon, Albiol e Carvalho, dentro i talentini spagnoli Carvajal, Illarramendi e Isco, campioni d'Europa con le "Furiette rosse" e reduci da stagioni esaltanti, e soprattutto Gareth Bale, arrivato dal Tottenham per l'invereconda cifra di 100 milioni di euro, che sommata ai 76 milioni già spesi per i tre giovani spagnoli fa un totale di 176 milioni. A dirigere le operazioni è stato chiamato Carlo Ancelotti, uno dei tecnici più vincenti del corrente secolo. L'obiettivo più o meno dichiarato è sempre quello: la decima. Ovvero la Coppa dei Campioni che manca nella bacheca delle Merengues da 12 anni. Ancelotti la Champions League l'ha vinta per due volte con il Milan, non partendo mai necessariamente da favorito e avendo a disposizione ottime squadre ma non le migliori. Il Real parte dunque tra mille polemiche per le spese faraoniche ed una grandissima curiosità nel vedere come si integreranno Bale e colui che è stato spodestato dal trono di acquisto più caro della storia del calcio, ovvero Cristiano Ronaldo, il leader tecnico del Real. La prima parte di stagione è un po' così. Il Real che gioca come giocava l'anno prima con Isco al posto di Ozil e un rampante Carvajal in procinto di fare le scarpe al tristissimo Arbeloa, domina le partite che deve dominare, passa agevolissimamente il girone di Champions, ma negli scontri diretti non brilla e a novembre si infortuna pure Khedira, l'equalizzatore del centrocampo. Poi a gennaio contro l'Espanyol arriva il colpo di genio in stile Pirlo regista: Di Maria mezz'ala e si passa al 4-3-3. L'argentino, che con l'acquisto di Bale diventava una riserva davvero troppo di lusso, trova la sua dimensione ideale in un modulo dove ha licenza di uccidere e campo per correre, sul lato opposto del reparto Modric ha spazio ulteriore per creare e inserirsi, in mezzo Xabi Alonso in posizione leggermente arretrata libero di impostare il gioco. Davanti tre nomi, tre garanzie. Il Real è devastante, ad eccezione dei match di ritorno in campionato contro Barca e Atletico(giocati comunque egregiamente), asfalta praticamente tutto quello che trova, vince come detto la Coppa del Re ed in Champions non fa prigionieri, regolando tre avversarie tedeschetra cui il Bayern campione di tutto, con una semplicità sconvolgente soffrendo soltanto nella partita di ritorno contro il Borussia Dortmund. A qualificazione raggiunta è arrivato il calo che di fatto è costato, nella grande frenata del gruppo di testa della Liga, il titolo spagnolo, andato agli amici Colchoneros. Nessuno lo dice, tutti lo pensano e soprattutto lo sanno. Da quel momento la testa si è proiettata a Lisbona e a sabato sera, perché la decima era lo scopo di partenza, la pressione è tutta sul Real che a differenza dell'Atletico ha tutto da perdere e che laddove dovesse perdere proprio con l'Atletico vedrebbe la materializzazione di quello che per un Merengues è un incubo talmente brutto da non affacciarsi nemmeno in sogno per manifesta violenza psicologica.
Come arrivano le squadre alla finale?
Tantissime motivazioni ma anche tante assenze. Nell'Atletico Madrid è quasi certo il forfait di Diego Costa, e molto probabile quello di Turan, mentre nel Real che sarà già privo dello squalificato Xabi Alonso sono in forte dubbio Pepe, Benzema e Cristiano Ronaldo, tutti e tre infortunati. E' comunque impossibile che questi giocatori scendano contestualmente in campo. Grande è dunque la curiosità di vedere come le due squadre si presenteranno in campo e le ipotesi sono molteplic
Atletico Madrid
Ribadire la pesantezza delle assenze con altre argomentazioni sarebbe lapalissiano, allora vediamo quali potrebbero essere le possibili soluzioni in casa Atletico. Nella partita del titolo, in cui Costa e Turan si sono infortunati, Simeone schierava il 4-4-2 di partenza(con la stessa identica formazione di partenza del match di andata con il Real al Bernabeu), che non è cambiato fino alla terza sostituzione anch'essa forzata di Adrian(che ha sostituito Costa)per Sosa passando al 4-2-3-1. Nei quattro precedenti di stagione una vittoria nel girone di andata, un pareggio e due sconfitte pesanti in coppa del Re. Nelle due sconfitte in Coppa Simeone ha schierato una formazione di qualità con Koke schierato come regista all'andata, pagando pesantemente dazio. Appare molto più probabile dunque che il "Cholo" per questa finale, pur senza rinunciare all'aggressività che caratterizza i colchoneros, decida di vestirsi pesante, come ha fatto nella sfida di ritorno in campionato finito. Probabile dunque che a prendere il posto di Turan sia quel Raul Garcia che quest'anno in campionato ha fatto pure la punta. Di lettura più difficile la sostituzione di Diego Costa. Se da un lato non è così improbabile che Simeone voglia mettere le due punte, dall'altro lato si potrebbero presentare diverse problematiche. La prima è che Adrian-Villa è un attacco troppo leggero da mandare contro la difesa Merengues, la seconda è che in caso di necessità di recuperare il risultato, non avere giocatori puramente offensivi da mandare dalla panchina potrebbe rivelarsi un rischio non da poco. Più probabile mi pare l'utilizzo di un 4-2-3-1, il modulo prediletto dal Cholo, con la conferma in blocco di difesa e centrali di centrocampo(Tiago è in splendida forma attualmente) con l'inserimento di uno tra Diego(che ti garantirebbe qualità di palleggio negli ultimi metri) e Sosa(che ti da un certo tipo di profondità), meno probabile invece la partenza da titolare di Cebolla Rodriguez che però un ruolo in questa partita, potrebbe anche averlo.Non ci sarebbe nemmeno da stupirsi se accanto a Gabi Simeone decida di mettere Mario Suarez per blindare il centrocampo e provare a contenere i rischi. Unica incognita del modulo con unico terminale offensivo gli attaccanti in forma e a disposizione. A livello tecnico Villa non si discute, è il delantero per eccellenza, ma la consistenza fisica è quella che è e lo spunto non è più quello dei bei tempi, Adrian da Villa ha tanto da imparare, ma sicuramente potrebbe dare maggiore profondità all'attacco.
Probabile formazione Atletico Madrid(4-2-3-1)
Courtois; Juanfran, Miranda, Godin, Filipe Luis; Gabi, Tiago(Mario Suarez); Koke, Diego(Sosa), Raul Garcia; Villa
Real Madrid
Più dubbi che certezze in casa Blancos. Non tanto dal punto di vista del canovaccio tattico che dovrebbe rimanere invariato, ma dal punto di vista delle scelte di formazione, difficili, specie considerando le possibili assenze. Partiamo dalla difesa, l'unico sicuro del posto è Sergio Ramos, lo sarebbe stato anche Pepe non fosse che è in dubbio e in quel caso giocherebbe Varane. A rigor di logica i terzini dovrebbero essere Carvajal(ottima stagione) e Marcelo, che però appare meno intoccabile viste le ottime partite di Coentrao(credo che l'unico dubbio sia legato proprio all'out di sinsitra). Dubito che Ancelotti possa stupire tutti e decidere di puntare su Arbeloa che fa i suoi compitini, Qui le ipotesi sono davvero molteplici. Se il sostituto naturale di Pepe risponde al nome di Varane, più difficile sarà scegliere chi giocherà sulla mediana al posto di Xabi e come assemblare l'attacco con la possibile contumacia di uno tra Benzema e Ronaldo. A centrocampo le ipotesi concrete a mio modo di vedere son due: o anche qui gioca il sostituto di Xabi Alonso, ovvero quell'Illarramendi che sicuramente si farà ma che ancora non pare aver sviluppato la personalità giusta a livello europeo, oppure Modric va in cabina di regia e a fare la mezz'ala ci va l'appena rientrato Sami Khedira, la cui sostanza può tornare più che utile in fase di non possesso. E ora passiamo all'attacco. Ancelotti è uno che i suoi rischi se li prende, ma non osa mai troppo. Più inverosimile invece l'utilizzo di Ramos a centrocampo come nel clasico di andata, specie se Pepe non dovesse farcela. Se Benzema e Ronaldo sono contestualmente in dubbio è difficilissimo che li metta tutti e due in campo sapendo che due brucerebbe due sostituzioni e se uno dei due termini di scelta si chiama Ronaldo allora l'altro salta sicuramente, a meno che il portoghese non dia lui forfait. Anche qui le ipotesi sono molteplici. Il vice Benzema è Alvaro Morata, ottima promessa, che ha un buon fiuto del gol ma che rischia di fare un salto troppo grande dopo una stagione da rincalzo(con ottimi numeri sia chiaro ma sempre da rincalzo). A quel punto, tenendo anche conto dell'infortunio grave di Jesè Rodriguez, Di Maria potrebbe tornare al ruolo originale di esterno destro, con Bale a sinistra come nella finale di Coppa del Re, con Ronaldo a fare il centravanti. Meno probabile l'utilizzo di Isco come esterno d'attacco, non è lento ma non ha quel tipo di passo. A quel punto si libererebbe un altro posto a centrocampo e fisiologicamente lo dovrebbe prendere Illarramendi, a meno che non decida di giocare con Casemiro o decida di osare Isco, che in quel ruolo ci ha giocato e che potrebbe trarre giovamento dalla presenza di Khedira che a quel punto diverrebbe certa. Altrimenti si va per gerarchie e giocano i naturali sostituti dei giocatori assenti, cosa di cui, conoscendo Ancelotti, ho qualche dubbio.
Probabile formazione Real Madrid (4-3-3)
Casillas; Carvajal, Ramos, Pepe(Varane), Marcelo(Coentrao); Khedira, Modric; Ilarramendi(Isco); Di Maria, Ronaldo, Bale
Che partita sarà?
Un derby è sempre un derby in qualunque situazione, figuriamoci nel contesto di una finale di CL dove tutto è clamorosamente amplificato, perché la CL può far discutere sulla forma ma non sul contenuto. Da un lato un Atletico Madrid che ha già vinto la Liga e che per quanto mentalmente carico non ha assolutamente nulla da perdere e che comunque vada uscirà tra gli applausi. Dall'altro lato un Real Madrid che ha già vinto un trofeo ma che vuole e in un certo senso deve, vincere il trofeo, pena una stagione che finirebbe sotto damnatio memoriae. Perdere una finale è già dura, perderla con i rivali cittadini, come già detto manco nel peggiore incubo che puoi fare la notte. Il Real partirà con un impressionante quantità di pressione. Che partita sarà dipenderà dalla capacità dei blancos di reggere lo stress e di trasformarlo in motivazione e benzina mentale. Se la squadra sarà capace di farlo allora credo che alla fine il maggior talento del Real, seppur di misura. Ma se il Real mostrerà anche solo un momento di debolezza l'Atletico Madrid non si farà problemi ad approfittarne e porterà a casa la coppa. Al di la di ogni ipotesi ed elucubrazioni tecnico tattiche sarà questo tipo di dettaglio a fare la differenza.
martedì 8 aprile 2014
Report: Mondiale: il toto-attacco degli azzurri. Bollettino tecnico
In questo campionato su 18 giocatori in doppia cifra ben 11 sono attaccanti italiani, alcuni davvero a sorpresa, altri confermando più o meno il loro standard. Chi segue costantemente la nazionale sa bene che non tutti questi nomi sono apertamente in lizza per un posto al mondiale, ma ritengo comunque giusto valutarli tutti, anche perché nel calcio non si può sapere mai. Oltre a valutare i giocatori in doppia cifra, valuterò anche altri due giocatori, ovvero Totti, che in doppia cifra non è ma che ha un'ottima media gol e ha sfornato ottime prestazioni, e Osvaldo, che invece è sulla graticola a causa di una stagione che tra Southampton e Juventus non è stata assolutamente esaltante.
Ciro Immobile
Reti 18, gol su rigore 0, partite giocate 28, minuti giocati 2303, media gol 0,64 a partita, Un gol ogni 128 minuti giocati
Dopo una stagione disastrosa al Genoa, Ciro Immobile si è immediatamente riscattato a Torino, dimostrando di non essere un giocatore che era stato tecnicamente "pompato" dal sistema di gioco Zemaniano ai tempi , e che al contrario è un attaccante completo e mobile(non era voluta) in grado di giocare sia per la squadra che di trovare gol con una certa costanza che si muove molto bene sia in orizzontale che in verticale.
Perché si
Perché a rigor di logica il miglior marcatore italiano e un potenziale capocannoniere di lega, va portato anche se non è sicuro della titolarità. A livello tecnico può tranquillamente giocare sia da ariete con accanto una punta leggera, sia accanto alla punta centrale dove può essere contestualmente utile alla squadra ed efficace sotto porta.
Perché no
Se si vuole essere proprio pignoli si può dire che ad alti livelli non è propriamente rodatissimo, che il Torino non è una squadra di vertice e che questo mondiale è un mondiale in cui il livello sarà davvero molto alto. Nota a margine: nelle squadre di vertice ci sono più attaccanti stranieri che italiani
Luca Toni
Reti 16, gol su rigore 1, partite giocate 28, minuti giocati 2606, media gol 0,57 a partita. Un gol ogni 162 minuti
Sorpresa di stagione? Forse. Non tanto per il numero di gol, perché di un campione stiamo parlando, ma per la qualità delle prestazioni fornite fino ad adesso, considerando anche l'elevato numero di assist e di giocate che portano al gol. Tenendo conto che tra poco compirà 37 anni i suoi numeri sono davvero spaventosi. Quando andò all'Al Nassr sembrava avesse imbeccato il viale del tramonto. Oggi sta vivendo una seconda giovinezza, facendo tornare tutti gli appassionato indietro di una decina d'anni, ai tempi della sua definitiva esplosione.
Perché si
Lotta, sgomita, di testa, di corpo, col fisico, fa segnare, segna ed ha già vinto un mondiale. Referenze sufficienti.
Perché no
Perché l'età non è verdissima e le condizioni climatiche che attendono l'Italia al mondiale sono le peggiori. Trasferte lunghe, sbalzi climatici, partite da subito difficili. Non l'ideale per un giocatore che ha la sua età e la sua stazza, anche se a livello fisico ha fatto impallidire gente più giovane di lui quest'anno.
Giuseppe Rossi
Reti 14, gol su rigore 5, partite giocate 18, minuti giocati 1453, media gol 0,77 a partita. Un gol ogni 103 minuti
Il suo rientro dopo due anni ai box per problemi seri alle ginocchia rappresentava oltre che un grande piacere anche una possibile nuova freccia all'arco della nazionale. Effettivamente così è stato. Il figliolo del New Jersey si è ripreso il suo palcoscenico segnando a ripetizione offrendo ottime prestazioni, fino a quando non si è infortunato di nuovo per lo scontro di gioco con Rinaudo in Fiorentina-Livorno. L'ennesimo incidente di percorso di una fase di carriera molto sfortunata. Sta tentando il recupero lampo per i mondiali, è un palcoscenico che merita, ma il futuro è un incognita.
Perché si
Perché è una punta completa, tecnicamente valida, senza troppi fronzoli che gioca bene sia con che senza palla senza mai strafare. L'ideale partner di ogni ariete.
Perché no
Perché bisogna vedere se e come recupera. Già detto delle insidie climatico logistiche che aspettano l'Italia sin da subito, bisognerà valutare se Pepito sia effettivamente in condizione di reggere un mondiale senza pagarne le conseguenze a livello fisico. Non sarà dunque una valutazione da fare troppo a cuor leggero.
Mario Balotelli
Reti 13, gol su rigore 3, partite giocate 24, minuti giocati 1967, media gol 0,54 a partita. Un gol ogni 151 minuti
Le caratteristiche di Balotelli le conosciamo bene. Fisico da prima punta, tessitura tecnica di una seconda punta, un talento enorme un carattere pessimo. A livello tecnico le discussioni sarebbero poche e i numeri di quest'anno alla fine non danno lui grosso torto almeno in campionato. Ma Balotelli resta un giocatore che divide, non piacciono le sue sparate che ancora non è riuscito a smussare, c'è chi gli imputa di non essere ancora un leader e chi lo attacca per gusto o per professione, forte anche del fatto che lui non fa praticamente nulla di quello che è possibile per evitare questa sovrastruttura.
Perché si
A livello tecnico non si discute, ha la fiducia quasi incondizionata di Prandelli che per lui non ha problemi a fare deroghe sul codice etico e che per lui ha avuto sempre un atteggiamento più paterno che sia. Condivisibile o meno che sia, una fiducia di questo tipo al ragazzo può fare e fa solo bene.
Perché no
E'ancora un giocatore scostante, non sempre continuo, nevrotico, che cade sempre nelle provocazioni e che non sempre riesce a controllare i suoi impeti con il rischio di passare da plus a minus in un non-nulla.
Mattia Destro
Reti 13, gol su rigore 0, partite giocate 18, minuti giocati 1115, media gol 0,72 a partita. Un gol ogni 86 minuti
A inizio stagione su FB girava una sua foto che lo ritraeva imbolsito con una barba gonfia, mentre lavorava per riprendersi da un infortunio. Un Totti in forma strepitosa ed un Borriello su cui Garcia non aveva problemi a fare affidamento, facevano pensare per lui tutto fuorché una buona stagione. Abbaglio clamoroso. Dopo una prima stagione difficile Destro si è preso la Roma, lo ha fatto a suon di gol, anche pesanti, trascinando la squadra in contumacia Totti. E non lo ha fatto sempre da titolare fisso come dimostra il suo minutaggio basso. 13 gol, tutti su azione, abbastanza pesanti. Doveva essere un anno di pericolosa transizione. Fino ad adesso è un botto clamoroso.
Perché si
Perché in questa stagione nel momento in cui gli è stata accordata fiducia ha dimostrato di essere incisivo sia da titolare che da subentrato. Quest'ultimo un particolare non da sottovalutare, perché in un mondiale l'importanza di avere soluzioni importanti da mandare dentro in corsa, può risultare decisivo.
Perché no
Altro caso in cui bisogna impegnarsi in pignoleria. Per quanto sia tecnicamente di buon livello e fisicamente ben strutturato può essere un attaccante che in certi momenti in base alle esigenze della squadra è difficile da "accoppiare" in quanto non è un tuttocampista e non ha il guizzo della seconda punta, ma è un discorso molto relativo che dipenderebbe dalle opzioni offerte dalla rosa.
Alberto Gilardino
Reti 13, gol su rigore 4, partite giocate 31, minuti giocati 2694, media gol 0,42 a partita, un gol ogni 207 minuti
Come praticamente sempre negli ultimi anni e in generale nella sua carriera Gilardino è arrivato anche quest'anno in doppia cifra. Magari senza brillare per spettacolarità ma distinguendosi come sempre per efficacia e concretezza. Un uomo d'area di rigore che la sua parte la fa sempre e che sta contribuendo alla stagione tranquilla del Genoa dopo anni di salvezze difficili.
Perché si
Ad oggi Gilardino è il terzo miglior bomber italiano in attività. Non è mai stata una punta che ha brillato per la spettacolarità dei suoi colpi, ma lo ha fatto piuttosto per la sua capacità di vivere l'area di rigore garantendoti costantemente la doppia cifra perché riesce sempre a tenere alta la squadra. Inoltre è un pupillo del c.t. Prandelli, che lo ha lanciato nel grande calcio ai tempi di Parma e che da Gilardino ha sempre ottenuto risultati eccellenti sotto il profilo realizzativo.
Perché no
Perché è comunque un attaccante monodimensionale che ha bisogno di una squadra che giri attorno a lui e che gli fornisca rifornimenti in continuazione per essere efficace. Inoltre è un attaccante che ha vinto praticamente tutto tra cui il mondiale del 2006 e che da dimostrare non ha praticamente nulla. Non sarebbe poi così umiliante lasciare eventualmente il passo, specie se si tratterebbe di lasciare campo a ragazzi più giovani.
Domenico Berardi
Reti 12, gol su rigore 5, partite giocate 24, minuti giocati 1876, media gol 0,5 a partita, un gol ogni 156 minuti
Si sapeva che se questo ragazzo avesse mantenuto lo standard della scorsa stagione, sua stagione d'esordio, si sarebbero viste ottime cose. Appena ha potuto debuttare, una volta scontata la sua squalifica, ha dato conferma delle sue grandi doti, palesandole definitivamente contro il Milan con una roboante quaterna. Quaterna che poi è coincisa con una fase calante della sua stagione, culminata con altre tre giornate di squalifica per una gomitata rifilata a Molinaro a 30 secondi dal suo ingresso in campo. Forse l'impresa fatta contro il Milan gli ha dato una visibilità a cui il giovane attaccante non era ancora preparato, ed il calo può essere consequenziale. A prescindere da ciò il giovane calabrese sembra avere tutti i requisiti tecnici per diventare se non un fuoriclasse quantomeno un'ottimo giocatore.
Perché si
Nella logica di una nazionale che vuole essere camaleontica un giocatore come Berardi ti garantisce la possibilità di giocare sia con due che con tre punte, essendo in grado grazie alla sua tecnica di creare superiorità numerica e di attaccare la porta.
Perché no
Perché è un ragazzo giovane, che a Sassuolo si è affacciato per la prima volta al grande calcio, e perché una scommessa rischiosa non è quello che necessariamente serve alla nazionale. Il non andare al mondiale per questo ragazzo comunque non rappresenterebbe assolutamente una bocciatura, anche perché in questo caso la soddisfazione di essersi messo in luce anche per la nazionale partendo da una piccola realtà come Sassuolo a prescindere da quelle che sono le chance attuali di andare in Brasile, è una grande cosa ed un punto dal quale partire.
Alessio Cerci
Reti 12, gol su rigore 5, partite giocate 32, minuti giocati 2685, media gol 0,37 a partita, un gol ogni 223 minuti
Torino per Cerci ha rappresentato la tappa della maturità, arrivata dopo anni in cui di lui si parlava come un giocatore molto valido ma assolutamente discontinuo e inaffidabile, soprattutto a Firenze dove è stato croce e delizia dei suoi tifosi. Quella di quest'anno è la sua migliore stagione dal punto di vista realizzativo, una stagione in cui è stato molto più costante e in cui oltre che segnare(con Immobile ad oggi costituiscocno il secondo miglior tandem d'attacco in Serie A con 30 reti, dietro soltanto a Llorente-Tevez della Juventus che di reti ne hanno segnate 31 e scusate se è poco), ha servito anche molti assist vincenti.
Perché si
Perché è un giocatore che vede la porta discretamente bene, che sa giocare a servizio della squadra, che sa puntare l'uomo e che rientra nel club di quei giocatori che ti consentono di poter giocare con più assetti d'attacco e di poter cambiare a partita in corso.
Perché no
Anche qui bisogna essere abbastanza pignoli. Qualche difetto del vecchio corso gli è indubbiamente rimasto, talvolta si incaponisce troppo in giocate che sa fare e che non servono e allo stato attuale non sembra un attaccante avvezzo al lavoro sporco pur essendo maturato comunque molto, ma trovatemi una punta felice di fare sempre ripiegamento e farete contento me ma anche tanti allenatori.
Antonio Cassano
Reti 11, gol su rigore 1, partite giocate 29, minuti giocati 2335, media gol 0,38, un gol ogni 212 minuti
Fa discutere sempre, nel bene o nel male. Il primo biennio di Prandelli doveva essere il momento in cui Cassano si riprendeva la nazionale. Così è stato. Poi però qualcosa si è rotto e FantAntonio è uscito dal giro nel momento in cui voleva esserci di più, per quel Mondiale che sogna da una vita e a cui non è mai arrivato. A Parma sta facendo una stagione strepitosa, sia dal punto di vista realizzativo che dal punto di vista delle prestazioni dove con la sua qualità è fulcro e ispiratore della squadra parmense che ha fatto davvero benissimo.
Perché si
Perché è l'unico attaccante italiano(assieme a Totti) ad avere il cervello da regista, che vede benissimo il gioco e che vede bene anche la porta, preferendo comunque l'assist alla finalizzazione. Le sue intuizioni geniali sono quelle che servono a qualunque nazionale che vuole andare avanti con decisione in un percorso di questo tipo. Il Mondiale è la sua ultima occasione per dimostrare alla platea internazionale di essere comunque un campione e la sola sua presenza, rappresenterebbe uno stimolo a fare benissimo in tutti i sensi.
Perché no
Il fattore climatico logistico per un giocatore come Cassano, non proprio giovanissimo e che tendenzialmente non ha i 90 minuti nelle gambe e che rappresenterebbe con ogni probabilità un cambio forzato ad ogni partita. E poi c'è il fattore caratteriale, il vero limite di un potenziale fuoriclasse assoluto ed il motivo per cui anche con Prandelli qualcosa si è rotto. Cassano è sempre stato uno molto spontaneo, anche troppo risultando per questo non sempre apprezzabile. Potrebbe essere, anche se su ho scritto un buon motivo per cui può anche non essere, un elemento destabilizzante, specie considerando che è fuori dal giro da quasi due anni.
Antonio Di Natale
Reti segnate 11, gol su rigore 4, partite giocate 28, minuti giocati 2168, media gol 0,39, un gol ogni 197 minuti
In realtà si è appena infortunato di recente, in maniera nemmeno troppo leggera, non si hanno certezze sul rientro e le probabilità di vederlo al mondiale sono al lumicino. Ma è il secondo cannoniere in attività, ha segnato per ben 4 anni di fila più di venti gol e da 7 anni va in doppia cifra. Merita di essere considerato anche in questa stagione dove le sue cifre sono scese e(puta caso) l'Udinese non sta riuscendo a brillare come negli anni passati.
Perché si
Perché se vuoi una seconda punta affidabile che non giochi per se stessa e che badi molto alla sostanza pur avendo colpi geniali Di Natale fa sempre al caso tuo.
Perché no
Perché comunque lo dovresti recuperare in modo lampo(se recupera) e perché anche lui non è giovanissimo e può pagare dal punto di vista fisico le brutte condizioni ambientali. .
Alberto Paloschi
Reti segnate 10, gol su rigore 3, partite giocate 29, minuti giocati 2208, media gol 0,34, un gol ogni 221 minuti
Per la prima volta nella sua carriera Paloschi ha raggiunto la doppia cifra in Serie A. Per questo giocatore che aveva debuttato in Serie A sei anni fa mettendo in rete il primo pallone della sua carriera dopo 20 secondi potrebbe essere arrivata la stagione che lo porta a quello step successivo tanto atteso ma fino ad ora mai arrivato anche a causa di diversi infortuni che hanno limitato la carriera di un ragazzo che sembrava essere un potenziale erede di SuperPippo Inzaghi.
Perché si
Perché se hai bisogno di un attaccante affidabile che non sia necessariamente una primadonna e che ti possa garantire il suo apporto anche con un minutaggio limitato senza alcun problema nello stare in panchina Paloschi fa al caso tuo.
Perché no
Perché c'è chi ha fatto meglio di lui in termini numerici, perché rientra nel club dei giocatori monodimensionali(anche se tecnicamente non è malaccio) e perché parlare di nazionale A e di mondiale ad oggi è abbastanza prematuro.
Francesco Totti
Reti segnate 7, gol su rigore 2, partite giocate 20, minuti giocati 1291, media gol 0,35, un gol ogni 184 minuti
Quando nel 2006 annunciò che si sarebbe dedicato solamente alla Roma per motivi fisici, divise l'Italia per la sua decisione, ma non ha mai diviso per il suo talento. L'anno scorso Zeman gli ha restituito una seconda giovinezza dal punto di vista fisico, e le sue prestazioni, già comunque buone per un giocatore della sua età, sono migliorate ulteriormente. Totti in questi anni ha sminestrato calcio, con prestazioni vintage che a tratti facevano ricordare il Totti della prima metà degli anni 2000, un giocatore efficace e a tratti devastante. Quest'anno Garcia lo ha dovuto gestire un po' di più sia per gli infortuni sia per un fatto proprio fisico, è pur sempre nel 38esimo anno di età. Le sue prestazioni però parlano per lui, che sotto sotto un altro mondiale lo vorrebbe giocare e che già 4 anni fa aveva dato la sua disponibilità senza ottenere risultati.
Perché si
Perché invecchia il giocatore, ma mai il talento. Totti, miglior marcatore italiano in attività sta dimostrando che oggi, con la giusta abnegazione si può giocare a livelli alti anche ad un età molto avanzata. Questo grazie a Zeman ma anche grazie alla voglia di volere giocare anche quando da dimostrare non si ha materialmente più nulla. Totti porterebbe alla nazionale la qualità autentica, similare seppur con un modo di giocare non proprio identico a quella di Cassano. Una qualità, abbinata alla sua esperienza, che negli ultimi 20 metri di campo può fare la differenza.
Perché no
Vale il discorso fatto per tutti gli over 35 e anche per Cassano, è un mondiale fisicamente impegnativo, dove la condizione fisica deve essere brillante sin da subito e che tale va mantenuta e certamente Totti non si presta idealmente ad una continuità di integrità fisica. In più c'è la scelta di 8 anni fa. Una scelta che ha fatto discutere e che condivisibile o meno, giusta o sbagliata che sia, resta lì, ovvero la decisione di non giocare più in nazionale. Lui aveva raggiunto la vetta e da quella vetta si è ritirato. Probabilmente è più giusto lasciare questa vetrina a ragazzi più giovani o a colleghi che non avranno occasione migliore di questa.
Pablo Osvaldo
Reti segnate 0, gol su rigore 0, minuti giocati 256, media gol 0, gol a partita 0
La stagione che sta vivendo Osvaldo fino ad adesso è stata pessima. Prima l'approdo a Southampton, in una squadra che quest'anno ha fatto sempre bene ma che in PL oltre un certo limite non poteva andare. Probabilmente Osvaldo ha capito subito che i Saints non erano il salto di qualità sperato, ed è il motivo per cui ai Saints non è riuscito a sfondare del tutto pur avendo la fiducia del tecnico che lo ha rilanciato ai tempi dell'Espanyol, ovvero Pochettino e pur avendo fatto vedere anche cose buone, tra cui un gol spettacolare al Manchester City. Il primo treno per andare in Italia lo ha portato a Torino sponda Juve, ovvero il meglio che c'è oggi in Italia, ma lo ha fiondato nella situazione peggiore, ovvero come prima scelta dopo il duo Tevez-Llorente. Ergo una riserva a cui gli spazi si ritagliano a fatica specie se il rendimento non è eccelso. Sono arrivate due reti in EL che hanno fatto salire il bottino a 5 reti. Per uno che deve andare al Mondiale è davvero troppo poco.
Perché si
A livello tecnico parliamo di una punta dal fisico europeo e dalla tecnica sudamericana, uno che è in grado di segnare(anche se non 3000 gol come ebbe a dire una volta), che ha fatto tutte le qualificazioni mondiali segnando 4 reti, contribuendo alla qualificazione ad un mondiale che adesso rischia di sfumargli davanti.
Perché no
Numeri impietosi, rendimento basso, atteggiamenti snervanti che si fa fatica a tollerare specie se i numeri sono questi, ovvero i numeri di un centravanti che non vede la porta o al massimo di un incontrista. Ha un mese di tempo per cambiare la marcia ma per farlo deve giocare di più o essere quantomeno pesantemente incisivo nei pochi minuti che ha a disposizione. E ora come ora non sembra assolutamente in grado.
Ciro Immobile
Reti 18, gol su rigore 0, partite giocate 28, minuti giocati 2303, media gol 0,64 a partita, Un gol ogni 128 minuti giocati
Dopo una stagione disastrosa al Genoa, Ciro Immobile si è immediatamente riscattato a Torino, dimostrando di non essere un giocatore che era stato tecnicamente "pompato" dal sistema di gioco Zemaniano ai tempi , e che al contrario è un attaccante completo e mobile(non era voluta) in grado di giocare sia per la squadra che di trovare gol con una certa costanza che si muove molto bene sia in orizzontale che in verticale.
Perché si
Perché a rigor di logica il miglior marcatore italiano e un potenziale capocannoniere di lega, va portato anche se non è sicuro della titolarità. A livello tecnico può tranquillamente giocare sia da ariete con accanto una punta leggera, sia accanto alla punta centrale dove può essere contestualmente utile alla squadra ed efficace sotto porta.
Perché no
Se si vuole essere proprio pignoli si può dire che ad alti livelli non è propriamente rodatissimo, che il Torino non è una squadra di vertice e che questo mondiale è un mondiale in cui il livello sarà davvero molto alto. Nota a margine: nelle squadre di vertice ci sono più attaccanti stranieri che italiani
Luca Toni
Reti 16, gol su rigore 1, partite giocate 28, minuti giocati 2606, media gol 0,57 a partita. Un gol ogni 162 minuti
Sorpresa di stagione? Forse. Non tanto per il numero di gol, perché di un campione stiamo parlando, ma per la qualità delle prestazioni fornite fino ad adesso, considerando anche l'elevato numero di assist e di giocate che portano al gol. Tenendo conto che tra poco compirà 37 anni i suoi numeri sono davvero spaventosi. Quando andò all'Al Nassr sembrava avesse imbeccato il viale del tramonto. Oggi sta vivendo una seconda giovinezza, facendo tornare tutti gli appassionato indietro di una decina d'anni, ai tempi della sua definitiva esplosione.
Perché si
Lotta, sgomita, di testa, di corpo, col fisico, fa segnare, segna ed ha già vinto un mondiale. Referenze sufficienti.
Perché no
Perché l'età non è verdissima e le condizioni climatiche che attendono l'Italia al mondiale sono le peggiori. Trasferte lunghe, sbalzi climatici, partite da subito difficili. Non l'ideale per un giocatore che ha la sua età e la sua stazza, anche se a livello fisico ha fatto impallidire gente più giovane di lui quest'anno.
Giuseppe Rossi
Reti 14, gol su rigore 5, partite giocate 18, minuti giocati 1453, media gol 0,77 a partita. Un gol ogni 103 minuti
Il suo rientro dopo due anni ai box per problemi seri alle ginocchia rappresentava oltre che un grande piacere anche una possibile nuova freccia all'arco della nazionale. Effettivamente così è stato. Il figliolo del New Jersey si è ripreso il suo palcoscenico segnando a ripetizione offrendo ottime prestazioni, fino a quando non si è infortunato di nuovo per lo scontro di gioco con Rinaudo in Fiorentina-Livorno. L'ennesimo incidente di percorso di una fase di carriera molto sfortunata. Sta tentando il recupero lampo per i mondiali, è un palcoscenico che merita, ma il futuro è un incognita.
Perché si
Perché è una punta completa, tecnicamente valida, senza troppi fronzoli che gioca bene sia con che senza palla senza mai strafare. L'ideale partner di ogni ariete.
Perché no
Perché bisogna vedere se e come recupera. Già detto delle insidie climatico logistiche che aspettano l'Italia sin da subito, bisognerà valutare se Pepito sia effettivamente in condizione di reggere un mondiale senza pagarne le conseguenze a livello fisico. Non sarà dunque una valutazione da fare troppo a cuor leggero.
Mario Balotelli
Reti 13, gol su rigore 3, partite giocate 24, minuti giocati 1967, media gol 0,54 a partita. Un gol ogni 151 minuti
Le caratteristiche di Balotelli le conosciamo bene. Fisico da prima punta, tessitura tecnica di una seconda punta, un talento enorme un carattere pessimo. A livello tecnico le discussioni sarebbero poche e i numeri di quest'anno alla fine non danno lui grosso torto almeno in campionato. Ma Balotelli resta un giocatore che divide, non piacciono le sue sparate che ancora non è riuscito a smussare, c'è chi gli imputa di non essere ancora un leader e chi lo attacca per gusto o per professione, forte anche del fatto che lui non fa praticamente nulla di quello che è possibile per evitare questa sovrastruttura.
Perché si
A livello tecnico non si discute, ha la fiducia quasi incondizionata di Prandelli che per lui non ha problemi a fare deroghe sul codice etico e che per lui ha avuto sempre un atteggiamento più paterno che sia. Condivisibile o meno che sia, una fiducia di questo tipo al ragazzo può fare e fa solo bene.
Perché no
E'ancora un giocatore scostante, non sempre continuo, nevrotico, che cade sempre nelle provocazioni e che non sempre riesce a controllare i suoi impeti con il rischio di passare da plus a minus in un non-nulla.
Mattia Destro
Reti 13, gol su rigore 0, partite giocate 18, minuti giocati 1115, media gol 0,72 a partita. Un gol ogni 86 minuti
A inizio stagione su FB girava una sua foto che lo ritraeva imbolsito con una barba gonfia, mentre lavorava per riprendersi da un infortunio. Un Totti in forma strepitosa ed un Borriello su cui Garcia non aveva problemi a fare affidamento, facevano pensare per lui tutto fuorché una buona stagione. Abbaglio clamoroso. Dopo una prima stagione difficile Destro si è preso la Roma, lo ha fatto a suon di gol, anche pesanti, trascinando la squadra in contumacia Totti. E non lo ha fatto sempre da titolare fisso come dimostra il suo minutaggio basso. 13 gol, tutti su azione, abbastanza pesanti. Doveva essere un anno di pericolosa transizione. Fino ad adesso è un botto clamoroso.
Perché si
Perché in questa stagione nel momento in cui gli è stata accordata fiducia ha dimostrato di essere incisivo sia da titolare che da subentrato. Quest'ultimo un particolare non da sottovalutare, perché in un mondiale l'importanza di avere soluzioni importanti da mandare dentro in corsa, può risultare decisivo.
Perché no
Altro caso in cui bisogna impegnarsi in pignoleria. Per quanto sia tecnicamente di buon livello e fisicamente ben strutturato può essere un attaccante che in certi momenti in base alle esigenze della squadra è difficile da "accoppiare" in quanto non è un tuttocampista e non ha il guizzo della seconda punta, ma è un discorso molto relativo che dipenderebbe dalle opzioni offerte dalla rosa.
Alberto Gilardino
Reti 13, gol su rigore 4, partite giocate 31, minuti giocati 2694, media gol 0,42 a partita, un gol ogni 207 minuti
Come praticamente sempre negli ultimi anni e in generale nella sua carriera Gilardino è arrivato anche quest'anno in doppia cifra. Magari senza brillare per spettacolarità ma distinguendosi come sempre per efficacia e concretezza. Un uomo d'area di rigore che la sua parte la fa sempre e che sta contribuendo alla stagione tranquilla del Genoa dopo anni di salvezze difficili.
Perché si
Ad oggi Gilardino è il terzo miglior bomber italiano in attività. Non è mai stata una punta che ha brillato per la spettacolarità dei suoi colpi, ma lo ha fatto piuttosto per la sua capacità di vivere l'area di rigore garantendoti costantemente la doppia cifra perché riesce sempre a tenere alta la squadra. Inoltre è un pupillo del c.t. Prandelli, che lo ha lanciato nel grande calcio ai tempi di Parma e che da Gilardino ha sempre ottenuto risultati eccellenti sotto il profilo realizzativo.
Perché no
Perché è comunque un attaccante monodimensionale che ha bisogno di una squadra che giri attorno a lui e che gli fornisca rifornimenti in continuazione per essere efficace. Inoltre è un attaccante che ha vinto praticamente tutto tra cui il mondiale del 2006 e che da dimostrare non ha praticamente nulla. Non sarebbe poi così umiliante lasciare eventualmente il passo, specie se si tratterebbe di lasciare campo a ragazzi più giovani.
Domenico Berardi
Reti 12, gol su rigore 5, partite giocate 24, minuti giocati 1876, media gol 0,5 a partita, un gol ogni 156 minuti
Si sapeva che se questo ragazzo avesse mantenuto lo standard della scorsa stagione, sua stagione d'esordio, si sarebbero viste ottime cose. Appena ha potuto debuttare, una volta scontata la sua squalifica, ha dato conferma delle sue grandi doti, palesandole definitivamente contro il Milan con una roboante quaterna. Quaterna che poi è coincisa con una fase calante della sua stagione, culminata con altre tre giornate di squalifica per una gomitata rifilata a Molinaro a 30 secondi dal suo ingresso in campo. Forse l'impresa fatta contro il Milan gli ha dato una visibilità a cui il giovane attaccante non era ancora preparato, ed il calo può essere consequenziale. A prescindere da ciò il giovane calabrese sembra avere tutti i requisiti tecnici per diventare se non un fuoriclasse quantomeno un'ottimo giocatore.
Perché si
Nella logica di una nazionale che vuole essere camaleontica un giocatore come Berardi ti garantisce la possibilità di giocare sia con due che con tre punte, essendo in grado grazie alla sua tecnica di creare superiorità numerica e di attaccare la porta.
Perché no
Perché è un ragazzo giovane, che a Sassuolo si è affacciato per la prima volta al grande calcio, e perché una scommessa rischiosa non è quello che necessariamente serve alla nazionale. Il non andare al mondiale per questo ragazzo comunque non rappresenterebbe assolutamente una bocciatura, anche perché in questo caso la soddisfazione di essersi messo in luce anche per la nazionale partendo da una piccola realtà come Sassuolo a prescindere da quelle che sono le chance attuali di andare in Brasile, è una grande cosa ed un punto dal quale partire.
Alessio Cerci
Reti 12, gol su rigore 5, partite giocate 32, minuti giocati 2685, media gol 0,37 a partita, un gol ogni 223 minuti
Torino per Cerci ha rappresentato la tappa della maturità, arrivata dopo anni in cui di lui si parlava come un giocatore molto valido ma assolutamente discontinuo e inaffidabile, soprattutto a Firenze dove è stato croce e delizia dei suoi tifosi. Quella di quest'anno è la sua migliore stagione dal punto di vista realizzativo, una stagione in cui è stato molto più costante e in cui oltre che segnare(con Immobile ad oggi costituiscocno il secondo miglior tandem d'attacco in Serie A con 30 reti, dietro soltanto a Llorente-Tevez della Juventus che di reti ne hanno segnate 31 e scusate se è poco), ha servito anche molti assist vincenti.
Perché si
Perché è un giocatore che vede la porta discretamente bene, che sa giocare a servizio della squadra, che sa puntare l'uomo e che rientra nel club di quei giocatori che ti consentono di poter giocare con più assetti d'attacco e di poter cambiare a partita in corso.
Perché no
Anche qui bisogna essere abbastanza pignoli. Qualche difetto del vecchio corso gli è indubbiamente rimasto, talvolta si incaponisce troppo in giocate che sa fare e che non servono e allo stato attuale non sembra un attaccante avvezzo al lavoro sporco pur essendo maturato comunque molto, ma trovatemi una punta felice di fare sempre ripiegamento e farete contento me ma anche tanti allenatori.
Antonio Cassano
Reti 11, gol su rigore 1, partite giocate 29, minuti giocati 2335, media gol 0,38, un gol ogni 212 minuti
Fa discutere sempre, nel bene o nel male. Il primo biennio di Prandelli doveva essere il momento in cui Cassano si riprendeva la nazionale. Così è stato. Poi però qualcosa si è rotto e FantAntonio è uscito dal giro nel momento in cui voleva esserci di più, per quel Mondiale che sogna da una vita e a cui non è mai arrivato. A Parma sta facendo una stagione strepitosa, sia dal punto di vista realizzativo che dal punto di vista delle prestazioni dove con la sua qualità è fulcro e ispiratore della squadra parmense che ha fatto davvero benissimo.
Perché si
Perché è l'unico attaccante italiano(assieme a Totti) ad avere il cervello da regista, che vede benissimo il gioco e che vede bene anche la porta, preferendo comunque l'assist alla finalizzazione. Le sue intuizioni geniali sono quelle che servono a qualunque nazionale che vuole andare avanti con decisione in un percorso di questo tipo. Il Mondiale è la sua ultima occasione per dimostrare alla platea internazionale di essere comunque un campione e la sola sua presenza, rappresenterebbe uno stimolo a fare benissimo in tutti i sensi.
Perché no
Il fattore climatico logistico per un giocatore come Cassano, non proprio giovanissimo e che tendenzialmente non ha i 90 minuti nelle gambe e che rappresenterebbe con ogni probabilità un cambio forzato ad ogni partita. E poi c'è il fattore caratteriale, il vero limite di un potenziale fuoriclasse assoluto ed il motivo per cui anche con Prandelli qualcosa si è rotto. Cassano è sempre stato uno molto spontaneo, anche troppo risultando per questo non sempre apprezzabile. Potrebbe essere, anche se su ho scritto un buon motivo per cui può anche non essere, un elemento destabilizzante, specie considerando che è fuori dal giro da quasi due anni.
Antonio Di Natale
Reti segnate 11, gol su rigore 4, partite giocate 28, minuti giocati 2168, media gol 0,39, un gol ogni 197 minuti
In realtà si è appena infortunato di recente, in maniera nemmeno troppo leggera, non si hanno certezze sul rientro e le probabilità di vederlo al mondiale sono al lumicino. Ma è il secondo cannoniere in attività, ha segnato per ben 4 anni di fila più di venti gol e da 7 anni va in doppia cifra. Merita di essere considerato anche in questa stagione dove le sue cifre sono scese e(puta caso) l'Udinese non sta riuscendo a brillare come negli anni passati.
Perché si
Perché se vuoi una seconda punta affidabile che non giochi per se stessa e che badi molto alla sostanza pur avendo colpi geniali Di Natale fa sempre al caso tuo.
Perché no
Perché comunque lo dovresti recuperare in modo lampo(se recupera) e perché anche lui non è giovanissimo e può pagare dal punto di vista fisico le brutte condizioni ambientali. .
Alberto Paloschi
Reti segnate 10, gol su rigore 3, partite giocate 29, minuti giocati 2208, media gol 0,34, un gol ogni 221 minuti
Per la prima volta nella sua carriera Paloschi ha raggiunto la doppia cifra in Serie A. Per questo giocatore che aveva debuttato in Serie A sei anni fa mettendo in rete il primo pallone della sua carriera dopo 20 secondi potrebbe essere arrivata la stagione che lo porta a quello step successivo tanto atteso ma fino ad ora mai arrivato anche a causa di diversi infortuni che hanno limitato la carriera di un ragazzo che sembrava essere un potenziale erede di SuperPippo Inzaghi.
Perché si
Perché se hai bisogno di un attaccante affidabile che non sia necessariamente una primadonna e che ti possa garantire il suo apporto anche con un minutaggio limitato senza alcun problema nello stare in panchina Paloschi fa al caso tuo.
Perché no
Perché c'è chi ha fatto meglio di lui in termini numerici, perché rientra nel club dei giocatori monodimensionali(anche se tecnicamente non è malaccio) e perché parlare di nazionale A e di mondiale ad oggi è abbastanza prematuro.
Francesco Totti
Reti segnate 7, gol su rigore 2, partite giocate 20, minuti giocati 1291, media gol 0,35, un gol ogni 184 minuti
Quando nel 2006 annunciò che si sarebbe dedicato solamente alla Roma per motivi fisici, divise l'Italia per la sua decisione, ma non ha mai diviso per il suo talento. L'anno scorso Zeman gli ha restituito una seconda giovinezza dal punto di vista fisico, e le sue prestazioni, già comunque buone per un giocatore della sua età, sono migliorate ulteriormente. Totti in questi anni ha sminestrato calcio, con prestazioni vintage che a tratti facevano ricordare il Totti della prima metà degli anni 2000, un giocatore efficace e a tratti devastante. Quest'anno Garcia lo ha dovuto gestire un po' di più sia per gli infortuni sia per un fatto proprio fisico, è pur sempre nel 38esimo anno di età. Le sue prestazioni però parlano per lui, che sotto sotto un altro mondiale lo vorrebbe giocare e che già 4 anni fa aveva dato la sua disponibilità senza ottenere risultati.
Perché si
Perché invecchia il giocatore, ma mai il talento. Totti, miglior marcatore italiano in attività sta dimostrando che oggi, con la giusta abnegazione si può giocare a livelli alti anche ad un età molto avanzata. Questo grazie a Zeman ma anche grazie alla voglia di volere giocare anche quando da dimostrare non si ha materialmente più nulla. Totti porterebbe alla nazionale la qualità autentica, similare seppur con un modo di giocare non proprio identico a quella di Cassano. Una qualità, abbinata alla sua esperienza, che negli ultimi 20 metri di campo può fare la differenza.
Perché no
Vale il discorso fatto per tutti gli over 35 e anche per Cassano, è un mondiale fisicamente impegnativo, dove la condizione fisica deve essere brillante sin da subito e che tale va mantenuta e certamente Totti non si presta idealmente ad una continuità di integrità fisica. In più c'è la scelta di 8 anni fa. Una scelta che ha fatto discutere e che condivisibile o meno, giusta o sbagliata che sia, resta lì, ovvero la decisione di non giocare più in nazionale. Lui aveva raggiunto la vetta e da quella vetta si è ritirato. Probabilmente è più giusto lasciare questa vetrina a ragazzi più giovani o a colleghi che non avranno occasione migliore di questa.
Pablo Osvaldo
Reti segnate 0, gol su rigore 0, minuti giocati 256, media gol 0, gol a partita 0
La stagione che sta vivendo Osvaldo fino ad adesso è stata pessima. Prima l'approdo a Southampton, in una squadra che quest'anno ha fatto sempre bene ma che in PL oltre un certo limite non poteva andare. Probabilmente Osvaldo ha capito subito che i Saints non erano il salto di qualità sperato, ed è il motivo per cui ai Saints non è riuscito a sfondare del tutto pur avendo la fiducia del tecnico che lo ha rilanciato ai tempi dell'Espanyol, ovvero Pochettino e pur avendo fatto vedere anche cose buone, tra cui un gol spettacolare al Manchester City. Il primo treno per andare in Italia lo ha portato a Torino sponda Juve, ovvero il meglio che c'è oggi in Italia, ma lo ha fiondato nella situazione peggiore, ovvero come prima scelta dopo il duo Tevez-Llorente. Ergo una riserva a cui gli spazi si ritagliano a fatica specie se il rendimento non è eccelso. Sono arrivate due reti in EL che hanno fatto salire il bottino a 5 reti. Per uno che deve andare al Mondiale è davvero troppo poco.
Perché si
A livello tecnico parliamo di una punta dal fisico europeo e dalla tecnica sudamericana, uno che è in grado di segnare(anche se non 3000 gol come ebbe a dire una volta), che ha fatto tutte le qualificazioni mondiali segnando 4 reti, contribuendo alla qualificazione ad un mondiale che adesso rischia di sfumargli davanti.
Perché no
Numeri impietosi, rendimento basso, atteggiamenti snervanti che si fa fatica a tollerare specie se i numeri sono questi, ovvero i numeri di un centravanti che non vede la porta o al massimo di un incontrista. Ha un mese di tempo per cambiare la marcia ma per farlo deve giocare di più o essere quantomeno pesantemente incisivo nei pochi minuti che ha a disposizione. E ora come ora non sembra assolutamente in grado.
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