mercoledì 12 gennaio 2011

Sevenited!-Prima puntata

Se c'è un numero particolarmente iconografico e rappresentativo nel calcio, quello è il  10. C'è una squadra però che ha legato le sue storie più belle e i suoi campioni migliori a un altro numero di maglia: il 7. Stiamo parlando del Manchester United, la formazione più blasonata d'Inghilterra, alla pari con un Liverpool ormai sempre meno magnificiente. Il numero 7 è stata la casacca che ha accompagnato i più grandi giocatori in senso lato del Manchester United. Da chi incominciare? George Best. Se non il più rappresentativo sicuramente il più talentuoso a disposizione di Matt Busby e che non me ne vogliano Bobby Charlton o Denis Law. Nato a Belfast nel 1946, Best ha rappresentato una vera e propria rivoluzione, in assoluta tendenza con il periodo storico, dove un mondo, quello occidentale, incominciava a prendere la forma che oggi possiamo ammirare(o disprezzare, dipende dai punti di vista). A 17 anni debuttò nello United in una partita di Fa Cup contro il West Bronwich Albion. La partità fini 1 a 0 . Quella partita rappresentò, l'inizio di una carriera, intensa ma troppo fulminea. Best era un'ala destra, di spiccate doti offensive, letale sia in orizzontale che in verticale, con un repertorio totale. Usava tutti e due i piedi, sapeva impostare il gioco e puntava l'area come pochi al mondo, le sue finte e i suoi dribbling hanno fatto impazzire tutti i malcapitati difensori d'Albione e d'Europa. Raggiunse l'apice nel 1968 quando divenne campione d'Europa con il Manchester United sconfiggendo il Benfica di un certo Eusebio. Quell'anno fu anche premiato con il Pallone d'Oro. A 22 anni "Il quinto Beatle" era arrivato in cima alla vetta. Una vetta da cui cadde repentinamente. Il giovane Best, inizia la sua parabola discendente, incominciando ad entrare in intimità con donne, ma soprattutto con l'alcool, la sua vera rovina. Le prestazioni di Best calano, lui non sembra essere più interessato a giocare. A 28 anni, in una stagione culminata con la retrocessione(strano ma vero) dello United in Second Division, Best termina la sua carriera ad alti livelli e inizia un pellegrinaggio che lo porterà prima nei bassifondi inglesi( Stockport County, il Fulham dell'epoca), negli States, nella natia Irlanda del Nord e addirittura in Australia senza però riprendersi mai. La gloria lo abbandona, rimpiazzata da alcool e mignotte di vario genere e George Best lentamente si autodistrugge fino al 2005 anno della morte. Ultimo suo appello ai giovani: "Non morite come me". Probabilmente ignorava che il mito di George Best non morirà mai.

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